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STORIA DEL DIRITTO I 9/10/2014
Longobardi .
Nel 565 muore Giustiniano che tanto aveva fatto per riconquistare l’Italia . Il sogno di
Giustiniano però durò poco perché nel 568 – 569 , i Longobardi guidati da Alboino ,
discendono dalla Pannonia ( odierna Ungheria ) , arrivano in Italia e dilagano
velocemente nella Pianura Padana dove solo Pavia resiste fino al 572 . Dopo la
conquista , nel 572 , Pavia diventerà capitale del regno longobardo . Progressivamente
poi i longobardi scendono verso il centro e verso il sud . Etimologicamente il sostantivo
longobardo deriva dal tedesco antico lang bart che significa lunga barba . I Longobardi
vengono descritti come una popolazione molto veloce e soprattutto nemica della romanità.
Questi toni però a volte risultano esagerati perché i Longobardi al tempo di Giustiniano
erano stati in contatto con la civiltà romana , anche loro erano diventati milites federatii e
avevano ottenuto come dono da parte dell’imperatore Giustiniano il Norico , un regione
che corrispondeva all’attuale Austria , parte della Baviera , parte della Slovenia nord –
occidentale e all’ arco alpino nord – orientale, oltre alla Pannonia . In Pannonia , secondo
il racconto di Paolo Diacono , storico antico che scrive l’ Historia Longobardorum ( Storia
dei Longobardi ) , i Longobardi rimasero ben 42 anni . Durante la permanenza in
Pannonia il loro comportamento fu di sottomissione nei confronti dell’imperatore romano ;
non solo , avevano partecipato alla guerra di riconquista dell’Italia sotto la bandiera
bizantina e anche dopo l’invasione dell’Italia ( 575 ) un contingente di milites longobardi
era tornato a combattere sotto le insegne imperiali . Nei primi anni la spedizione di
Alboino trovò resistenze da parte dei bizantini . L’invasione e il primo insediamento da
parte dei Longobardi non sembrano travolgere in maniera violenta le aristocrazie agrarie e
gli organi di governo cittadini e neanche le strutture ecclesiastiche . Nel giro di poco tempo
però tutte queste strutture appena elencate vengono annientate dai Longobardi perché
ovviamente con l’occupazione militare e lo stanziamento di un’intera popolazione in armi
sui campi coltivati e nelle terre già occupate , la popolazione guidata da Albino cominciò a
sterminare e a prendere il sopravvento . Al re Alboino ,che rimarrà alla guida del suo
popolo dal 569 al 572 , succederà il figlio Clefi . Dopo Clefi , che regnerà dal 573 al 575 ,
abbiamo un periodo di interregno che durerà una decina di anni fino a quando nel 584
verrà eletto re Autari che regnerà fino al 590 e poi dopo Autari abbiamo Agilulfo , il figlio
Adaodaldo e successivamente il più importante , Rotari che regnerà dal 636 al 652 . Fino
ad Autari (584) il potere regio dei Longobardi veniva definito evanescente perché la
strategia che fu adottata durante l’occupazione militare del territorio della nostra penisola
aveva disperso i conquistatori in tanti distretti militari autonomi che erano disposti e
riconoscevano l’autorità del re solo in tempo di guerra ma non in tempo di pace .
Dall’inizio dell’invasione in Italia , il re Alboino aveva distaccato i distretti militari in farae e
le farae stabili poi diedero origine ai ducati . Le farae erano corpi di spedizione militari
guidati da un dux , cioè da un generale . Fara, ae deriva dal tedesco antico fahren che
significa unità militari in viaggio quindi i Longobardi si dispongono nella nostra penisola
con questa procedura . Successivamente Paolo Diacono attribuisce alla parola fara anche
il significato di parentela però se andiamo a ben vedere anche il significato di parentela
non contrasta con il significato di distretto militare in viaggio perché la struttura
dell’esercito longobardo era composta da nuclei familiari . Il termine fara è rimasto nella
toponomastica italiana perché ancora oggi ritroviamo località nella nostra penisola che si
chiamano fara e il termine è corredato o dal nome di una famiglia gentilizia o dal nome di
una regione o dal nome di un santo . Infatti esistono ancora oggi Fara Fliorum Petri in
provincia di Chieti , Fara Sabina in provincia di Rieti e ancora Fara San Martino sempre in
provincia di Chieti . Il nome di queste località è la chiara e precisa testimonianza di come
quelle zone siano state occupate dai Longobardi. Il risultato di questa invasione , come
sostiene il Prof. Montorzi “ a macchia di leopardo” , è quello della creazione di ducati
autonomi per niente disposti all’obbedienza in tempo di pace che dopo l’assassinio di Clefi
( 575 ) , si rifiutano di eleggere un successore e portano avanti 10 anni di anarchia o
interregno . Tornando a Clefi , questi inaugura una politica molto forte contro i domini
romani e questa politica durerà anche nel periodo di interregno . Molti dei proprietari
romani vengono uccisi , altri fuggono e quelli che restano riescono a sopravvivere solo se
cedono una terza parte dei loro prodotti a Longobardi e in più devono accettare che in un
terzo dei loro campi si installino stabilmente nuclei famigliari longobardi . Nel periodo di
interregno intanto inizia una pressione abbastanza forte dei Franchi e dei Bizantini che
costringerà i Longobardi a darsi una struttura istituzionale più efficiente e quindi a
costituirsi in regno . Ecco che nel 584 viene eletto re Autari. Autari fa un serio programma
di restaurazione e cerca almeno ci prova una struttura politica unitaria e indipendente che
cercherà di tenere uniti i Longobardi . Già nella successione di questo re si intravede un
cambiamento perché con la elezione di Autari a re viene a manifestarsi uno dei più
evidenti caratteri del nuovo regnum perché re Autari viene eletto dai duchi . Certamente
Autari è figlio di Clefi , quindi si ha una successione ereditaria al trono che però è de facto
( di fatto ) però de iure ( secondo la legge ) quello che da titolo giuridico e fondamento e
quindi legittimità ai poteri del re è la sua elezione da parte dei duchi . Anche grazie al
potere che avevano nell’elezione del re , i duchi continuano ad avere una voce decisiva in
molti affari del regno e da un certo punto di vista possono anche continuare a mantenere
una discreta indipendenza perché eleggono sì re Autari però ottengono dal re il
riconoscimento di un legame stabile con un territorio e con la città più importante di questo
territorio . Per riuscire ad ottenere questo i duchi accettano e subiscono una misura
abbastanza onerosa cioè attribuiscono al sovrano metà di tutte le loro sostanze . Tutto ciò
è uno stratagemma di re Autari per accentrare il potere nelle sue mani e di conseguenza
indebolire il potere ducale . La linea istituzionale in realtà è molto labile , sia sul versante
regio , sia sul versante ducale perchè il re ha titolo per esercitare un potere dentro
l’ordinamento ducale ( titolare di metà delle sostanze dei duchi ) ma nello stesso modo il
duca ha titolo per esercitare anche lui un suo potere perché resta titolare dell’altra metà
delle sostanze . Questo significa che nello stesso ducato hanno titolarità sia il re che il
duca . Non sarebbero sorti problemi se duca e re fossero stati d’accordo fra loro ma in
realtà non ci fu accordo e integrazione bensì contrasto e concorrenza di poteri . Tra i
pochi anni del regno di Autari e la metà del VII e in particolare con il regno di Rotari , si
vengono a formare e a definire le due amministrazioni locali delle terre regie e ducali , cioè
la curtis locale e la curtis regia , la prima per i beni del duca , la seconda per i beni del re
. La curtis regia viene amministrata in nome e per conto del re da un gastaldo . Il gastaldo
ha alle sue dipendenze vari soggetti , dallo scudaliscio a vari auctores , per gestire ad
amministrare i beni dominicali e più propriamente il gastaldo e suoi collaboratori
convogliano nelle casse regie i redditi dei beni di pertinenza reale , provvedono a
riscuotere le compensazioni che in sede giudiziaria venivano inflitte dai tribunali locali alle
parti colpevoli e infine avevano compiti militari e rappresentavano il re negli affari , agivano
in suo nome e rappresentavano il re anche in giudizio. Nella parte della curtis ducale , il
duca aveva poteri identici al gastaldo e il duca esercitava questi poteri o direttamente
anche lui aveva dei rappresentanti . Il duca aveva poi poteri più consistenti che si
fondavano nella acquisita indipendenza militare e si estendevano su tutta la terra del
ducato . Il duca poi esercitava poteri giurisdizionali , applicando le consuetudini del popolo
e poteri politici . Non tutte le città però avevano un duca e quelle città che il re riesce a
recuperare alla corona sono governate solo dal gastaldo regio che assomma su di se i
poteri suoi e quelli ducali . Nelle città dove non c’è il duca , come per esempio Piacenza ,
Parma , Modena , si realizza una struttura istituzionale unitaria , ancora abbastanza
lontana comunque da un regno ben formato e costituito, questo perché sia attorno al re
che attorno al duca manca una rete organizzata di uffici e su questo fronte abbiamo la
differenza più grossa con l’esperienza costituzionale che fanno le regioni che sono
soggette all’amministrazione bizantina. Non solo , manca anche l’idea di continuità e di
omogeneità nel territorio perché alcuni ducati non sono contigui l’uno all’altro ma
continuano ad esistere zone indipendenti o ancora peggio legate alle sedi italiane
dell’impero bizantino . In tutto questo manca anche l’idea e la dignità del regnum e
soprattutto l’idea che l’unità e la dignità del regnum devono essere espresse con il tipico
simbolo della regalità e della corona . Fino agli inizi del VII secolo non vi è traccia di
corona regia e neanche della cerimonia di incoronazione che aveva un significato politico
– istituzionale molto importante e pregnante perché con l’incoronazione il soggetto che
viene incoronato da quel momento acquista la plenitudo potestatis ( pieni poteri ) . Manca
anche l’idea che un regno debba avere una sua capitale. Abbiamo detto che Pavia diverrà
poi la capitale del regno ma siamo già alla fine del 500 ; non solo , nonostante Pavia
venga fatta capitale del regno nelle fonti è difficile che Pavia venga identificata come caput
regni ( capitale del regno ) o civitas regia. ( città regia ) Infine manca anche la figura
dell’impiegato e del funzionario , perché i c.d fideles ( fedeli ) che circondano il sovrano ,
svolgono mansioni modeste caratterizzate dal leg