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HOMAS ANN
13 Thomas Mann,,
M F , Bologna, il Mulino, 2005, p. 126.
ARINO RESCHI
14 La montagna incantata,
T M , Milano, Corbaccio, 2011, p. 441.
HOMAS ANN 9
risvegliato, afferma: “Lo sapevo che era un sogno” . Questo è il
15
momento della sua svolta, dell’epifania, di rivelazione del vero
significato della vita : Hans capisce che dietro all’armonia, qui mostrata
16
dai giovani sulla spiaggia, si nascondono violenza e brutalità. 17
Secondo Marino Freschi , con la neve arriva il divino nell’esistenza
18
quotidiana di un borghese qualunque. Ma Castorp, a differenza
dell’uomo comune, ha compreso il meccanismo e decide di vivere, non
più in solitudine nel sanatorio: alla fine lascia infatti il sanatorio per
tornare ai suoi doveri di borghese e cittadino, nonché combattere in
guerra. Ed ecco quindi che dalla montagna incantata scende verso la
collina infernale, verso un destino sconosciuto. Questo finale sembra
quasi essere una recessione verso l’inizio del romanzo, in cui Hans era
un borghese, che credeva nei tradizionali valori della sua classe sociale
e cercava di trovare un equilibrio interiore. Sembra dunque che Hans
Zauberberg
abbia compiuto un’evoluzione verso la morte. Infatti lo viene
letto come Bildungsroman di crescita verso la morte. Questo è un tema
assai caro a Mann: il desiderio di morte è presente nell’uomo, poiché “la
vita acquista valore nella consapevolezza della sua negazione”. 19
Castorp è un eroe debole e l’aver deciso di andare a combattere lascia
credere al lettore che la morte sia ormai vicina per lui, anche se l’autore
non dà segnali chiari di quale sia il suo effettivo destino. L’ipotetica
morte di Hans, con cui termina il romanzo, è metafora della decadenza
dell’intera società tedesca, dove a questo punto nessun cambiamento è
più possibile, se non la disfatta della Germania, ormai manifesta a
Thomas Mann. Non è da ignorare il fatto che l’autore interrompe la
20
scrittura del romanzo proprio a causa dello scoppio della guerra:
cercava di esaminare la società del tempo, alle porte del grande conflitto
e lo fece anche scrivendo lavori impegnati politicamente. Come riporta
Thomas Mann,
Freschi (Marini Freschi, 2005), Mann capisce che il suo
15 La montagna incantata,
T M , Milano, Corbaccio, 2011, p. 462.
HOMAS ANN
16 http://users.quipo.it/messina/scuola/Joyce/epifania.html (consultato il 15.08.2015).
17 http://cronachebabilonesi.blogspot.it/2015/04/la-montagna-incantata-di-thomas-mann.html
(consultato il 15.08.2015).
18 Thomas Mann,
M F , Bologna, il Mulino, 2005, p. 127-131.
ARINO RESCHI
19 Thomas Mann,
M F , Bologna, il Mulino, 2005, p. 132.
ARINO RESCHI
20 http://letteratura.passioneperlacultura.it/index.php/personaggi/513-hans-castorp (consultato il
25.07.2015). 10
paese sta “sacrificando la migliore gioventù e con essa [...] il
germanesimo” . Se prima l’autore aveva la speranza di recuperare il
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germanesimo e i valori tradizionali, ora si rende conto che il mondo sta
entrando in una crisi irreversibile, in cui l’uomo borghese ottocentesco è
destinato alla morte. Ecco dunque che Mann crea la figura di Hans
Castorp come rappresentante di questa società in declino, in cui si cerca
sempre la realizzazione della medietà, che non è altro che ricerca di
equilibrio tra simpatia per la morte e amore per l’umanità, conciliazione
tra vita e spirito. Solo alla fine del conflitto, con la Repubblica di
Weimar, si avrà nuovamente la speranza di poter conciliare gli opposti,
tornando alla grandezza culturale che la Germania aveva vissuto.
III. GLI EDUCATORI DI HANS CASTORP Zauberberg
Come già spiegato nel primo capitolo, lo si inserisce nel
sottogenere più specifico del romanzo di formazione. Non è definito
infatti come Entwicklungsroman, bensì come Bildungsroman. Se
l’Entwicklungsroman è costituito dall’evoluzione psicologica e culturale
del protagonista, nel Bildungsroman questo sviluppo avviene in
relazione alle esperienze che vive a contatto con il mondo esterno. Nella
Montagna incantata la formazione di Hans Castorp giunge al suo
compimento grazie allo stretto contatto con Lodovico Settembrini e Leo
Naphta, che vengono definiti come i suoi educatori. Il loro pensiero è
contrapposto e Hans Castorp si trova all’interno di questa lotta
ideologica, che culmina in un duello finale portando al suicidio di
Naphta, che si spara in testa.
Lodovico Settembrini è un italiano, devoto a Carducci, che crede nella
razionalità illuministica. Per questo rappresenta il tradizionale borghese
ottocentesco, fedele ai principi di Ordnung, Disziplin e Leistung.
All’inizio in Settembrini è possibile riconoscere il profilo di Thomas
Mann: era nato in una grande famiglia borghese anseatica ed era quindi
cresciuto con questi principi tradizionali. Lui era un artista e nella sua
famiglia non si sentiva appagato, nonostante comunque la rispettasse
sempre. Nonostante la sua vocazione artistica, restò sempre fedele ai
21 Thomas Mann,
M F , Bologna, il Mulino, 2005, p. 93.
ARINO RESCHI 11
valori della sua classe di appartenenza. Viveva dunque in contrasto tra
il suo essere artista e l’appartenere alla borghesia, ossia un conflitto tra
l’arte e la vita. Questo spiega anche il concetto di simpatia per la morte
che caratterizza le scelte di Castorp.
L’affinità tra Settembrini e Mann è dimostrabile anche dal fatto che
l’italiano diventa suo portavoce, difendendo e lottando per la
democrazia e per i diritti umani. Sarà proprio Settembrini a incitare
Castorp ad avventurarsi nella montagna con gli sci: “Ma sì, ma sì,
ingegnere, lo faccia senz’altro! Non chieda nulla a nessuno e lo faccia
[...] subito prima che gli passi la voglia! [...] Non le farà male, purché sia
ragionevole e non voglia esagerare” . Come si può dedurre dalle sue
22
parole, Settembrini incoraggia il protagonista ad uscire dal sanatorio,
da quell’ambiente chiuso e monotono, per inoltrarsi nella natura, nella
realtà esterna. Motto che emerge più volte nel corso del romanzo è
infatti “placet experiri”, ossia “il piacere di sperimentare”. E’ infatti lo
stesso Settembrini a proporsi a Hans come suo mentore ed educatore. 23
Il nome di Settembrini, rimanda a Luigi Settembrini, scrittore e
patriota italiano del XIX secolo; il suo aspetto fisico invece fa subito
pensare a Ruggero Leoncavallo, autore e compositore napoletano.
La figura di Leo Naphta rappresenta l’antagonista ideologico di
Settembrini: di origini ebree, è un gesuita comunista hegeliano-
marxista. Rappresenta l’estremismo, che Mann rifiuta in nome della
medietà, mostrandosi come nichilista e pessimista irrazionale. Se
l’umanista ha fiducia in una ripresa della società con la possibilità di
migliorare l’animo umano, Naphta invece è consapevole che le masse
non sono in grado di emanciparsi e tanto meno lo è il singolo individuo.
Da buon nichilista, crede che l’esistenza umana sia priva di senso, di
scopo e di valore. La sua tendenza comunista, anarchica e fascistoide fa
sì che la sua religione non sia solo cristiana, ma anche panteistica. 24
Anche la concezione del tempo che Settembrini e Naphta hanno è
opposta, conforme al loro pensiero: se per l’illuminista il tempo è
22 La montagna incantata,
T M , Milano, Corbaccio, 2011, p. 442.
HOMAS ANN
23 http://cronachebabilonesi.blogspot.it/2015/04/la-montagna-incantata-di-thomas-mann.html
(consultato il 15.08.2015).
24 https://de.wikipedia.org/wiki/Der_Zauberberg#Settembrini (consultato il 25.07.2015).
12
lineare ed è scandito verso il futuro, per l’estremista invece si smarrisce
in durata. Questo loro contrasto continuo porta Hans Castorp a
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oscillare costantemente tra le due diverse ideologie, cercando di
arrivare ad una conciliazione. Castorp dunque non sceglie né Naphta
né Settembrini e viene detto chiaramente: “Non starò dalla parte di
Naphta e nemmeno da quella di Settembrini, sono chiacchieroni tutti e
due”. Thomas Mann non vuole che uno tra questi due personaggi
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abbia ragione, dal momento che Castorp trova comunque la sua strada.
Evidente però è una simpatia maggiore per Settembrini.
Il suo arrivo a Davos è comunque dovuto al cugino Joachim Ziemssen,
ricoverato al sanatorio a causa della tubercolosi. Joachim fa conoscere la
montagna a Castorp, anche se non ha mai perso il contatto con il mondo
reale. La sua visione della vita piuttosto rigida e disciplinata lo porta ad
essere definito nel romanzo come l’incarnazione del tradizionale spirito
militare tedesco, che vuole regolare la libertà dell’individuo e morire
per una giusta causa. Infatti giungerà alla morte per rispondere alla
chiamata alle armi e adempiere al suo lavoro. Per questo la morte per
Joachim non è una sconfitta, tanto infatti da morire soddisfatto. In
questo Mann fa un po’ di ironia: se Joachim, che ha sempre saputo cosa
voleva, si trova a non potersi unire alle manovre militari, Hans Castorp
invece, che ha sempre cercato di raggiungere quello stadio di medietà
in cui gli opposti raggiungono un compromesso, ha deciso di
immergersi nella guerra. A differenza del cugino, Joachim non è un
dilettante e la sua moralità non viene contestata dall’autore.
27
Un’altra figura che può sicuramente essere considerata centrale nel
processo verso la maturità di Castorp è indubbiamente Clawdia
Chauchat. In questo caso subentrano due nuovi temi, quello dell’amore
e quello dell’erotismo. Clawdia è innamorata di Mynheer Peeperkorn,
mentre di Settembrini e di Naphta sostiene che non sono abbastanza
umani, sentimentalmente parlando, per lei. E’ una figura piuttosto
passiva e allo stesso tempo irrazionale, l’esatto opposto di Settembrini.
E’ proprio questa mancanza di razionalità che la conduce alla sua
25 Thomas Mann,
M F , Bologna, il Mulino, 2005, p. 129.
ARINO RESCHI
26 Thomas Mann,
M F , Bologna, il Mulino, 2005, p. 132.
ARINO RESCHI
27 http://www.cliffsnotes.com/literature/m/the-magic-mountain/character-analysis/joachim-
ziemssen (consultato il 25.08.2015). 13
sottomissione all’olandese e a sedurre Castorp. Infatti Castorp si
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innamora ben presto di lei ed è anche per lei che prolunga il suo
soggiorno a Davos. I lineamenti di Clawdia gli ricordano il suo
compagno di sc