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Estratto del documento

Grazie al ripetersi di fissazioni e schemi di esplorazione oculo-motoria, ciascuno di questi elementi

percettivi da luogo ad assemblamenti cellulari che vengono integrati in una costellazione

neuronica corrispondente a tutto lo stimolo. SI raggiunge così l’identità della figura.

Si tratta di una processo di apprendimento lento e prolungato che ha luogo grazie ad una sorta di

esplorazione interiorizzata.

L’apprendimento percettivo secondo Bruner

Bruner intende lo sviluppo psichico non come una costruzione di strutture, ma come sequenza

delle modalità attraverso le quali il bambino rappresenta la sua esperienza e costruisce il suo

mondo. Le modalità esecutive, iconiche e simboliche di rappresentazione incidono sulla vita

mentale del bambino e costituiscono importanti strutture per il funzionamento intellettuale anche

nell’adulto.

La rappresentazione esecutiva consiste nello stabilire relazioni fra oggetti in funzione delle azioni

da essi evocati; quella iconica compare quanto il bambino è in grado di raffigurarsi il mondo

mediante un’immagine che è relativamente indipendente dall’azione. La percezione costituisce

essenzialmente un processo di categorizzazione(costruzione di un sistema di categorie) in base al

quale confrontare e classificare gli stimoli, di volta in volta, percepiti.

In funzione di questo processo il bambino diventa più abile nell’effettuare azioni di codifica della

realtà circostante, tendendo presenti le relazioni esistenti fra i diversi attributi degli oggetti.

La teoria della differenziazione percettiva dei Gibson

Secondo Gibson le stimolazioni sensoriali presentano un ordine intrinseco determinato dalle

proprietà e dalle relazioni esistenti fra gli stimoli dell’ambiente. Tali stimoli sono distribuiti

spazialmente e temporalmente e rappresentano una fonte ricca di informazione: compito del

soggetto è ricercarle e saperle estrarre dalla realtà.

È essenziale quindi la capacità dell’organismo di procedere ad un’appropriata selezione delle

informazioni sensoriali e di cogliere le relazioni fra di esse esistenti. In questo processo assume un

peso rilevante l’esperienza in quanto grazie ai ripetuti incontri con le stimolazioni prodotte

dall’ambiente, il soggetto può affinare le proprie strategie esplorative.

I Gibson sottolineano l’importanza dell’apprendimento percettivo che consiste nel passaggio da

una non-utilizzazione ad una utilizzazione delle informazioni sensoriali che corrispondo a proprietà

dell’oggetto presenti fin dall’inizio.

Lo sviluppo percettivo consiste nell’affinamento della differenziazione in cui vi sono due fenomeni

fondamentali: la percezione di caratteristiche distintive (cioè una proprietà di un oggetto definita

secondo una dimensione bipolare – grande, piccolo - liscio, rugoso) e l’individuazione di relazioni

invarianti (rapporti che rimangono stabili ed immutati nelle modificazioni spazio-temporali cui va

soggetto lo stimolo).

Werner intende la teoria della differenziazione in modo più ampio e globale, sostenendo che nello

sviluppo infantile si procederebbe da uno stato di relativa globalità e mancanza di

indifferenziazione ad uno stato di maggiore differenziazione e ad una crescente organizzazione

gerarchica.

2. Lo sviluppo percettivo e lo sviluppo cognitivo

La percezione rientra nel vasto ambito delle funzioni cognitive in quanto costituisce una modalità

primaria, immediata e diretta di conoscenza e fornisce informazioni a forme più elevate di tale

conoscenza.

All’interno dei rapporti esistenti tra lo sviluppo percettivo e quello cognitivo si possono individuare

due momenti o periodi successivi:

- Primo periodo: di ordine percettivo (dalla nascita ai 5-6 anni), rapido progresso entro i

singoli ambiti percettivi che consente la strutturazione del campo percettivo secondo i

principi di figura-sfondo, la differenziazione dei rapporti spaziali e la percezione della

profondità. Questo sviluppo è connesso con la maturazione fisiologica degli apparati

sensoriali e del sistema nervoso. I processi percettivi, quindi, sembrano orientare lo

sviluppo intellettivo più di quanto quest’ultimo influenzi i primi.

- Secondo periodo: di ordine percettivo-cognitivo (dai 6 anni all’adolescenza), graduale

sviluppo dei processi cognitivi più elevati e influenza sullo sviluppo della percezione. I livelli

raggiunti dall’intelligenza influenzano e orientano l’ulteriore sviluppo della percezione

stessa (es. capacità di cogliere i rapporti tra le diverse parti o percepire i diversi

orientamenti di una forma e le relazioni spaziali.

3. La percezione del neonato e nel primo anno di vita

Diversi studi hanno accertato che il feto è soggetto sia a rumori endogeni intrauterini sia a fonti

sonore esterne, quali la voce umana e la musica.

Per quanto concerne l’effetto acustico della parola, Querleu et al. (1988) hanno accertato

l’esposizione prolungata alla voce materna suscita l’acquisizione di preferenze per la voce della

madre, per la lingua materna e per specifiche sequenze parlate o cantate.

Le stimolazioni prenatali parteciperebbero allo sviluppo dei processi di trattamento dei segnali da

parte dei sistemi recettivi.

Grazie all’introduzione di nuovi metodi di indagine, il neonato appare oggi come una organismo

dotato di un livello significativo di competenza percettiva in grado di rispondere in modo selettivo

alla diverse caratteristiche della stimolazione ambientale.

Procedure comportamentali:

o Il paradigma della preferenza di fissazione (Fantz, 1958): è stato possibile verificare che i

neonati, fin dalla prima settimana di vita, guardano più a lungo superfici strutturate

rispetto a superfici omogeneamente colorate.

o Il paradigma della assuefazione-recupero: tendenza dei neonati a preferire stimoli nuovi

rispetto a stimoli familiari. In un primo momento la presentazione di uno stimolo induce

uno stato di decremento dell’attenzione e determina una condizione di assuefazione o

abituazione allo stimolo stesso. Nella fase immediatamente successiva, in seguito

all’esposizione di uno stimolo nuovo, il neonato recupera l’attenzione verso la novità.

Esiste una precisa relazione tra preferenza per stimoli familiari e stimoli nuovi in funzione

dei tempi di familiarizzazione. Se quest’ultima è breve, si ha la prima forma di preferenza;

se è prolungata si registra la seconda.

o Il paradigma del condizionamento operante: in un primo momento, quando il neonato

produce un determinato comportamento prescelto dallo sperimentatore riceve in rinforzo.

Il ripetersi di questa associazione consente la comparsa sistematica del comportamento

desiderato. In un secondo momento, una volta che è consolidato l’apprendimento si

osservano risposte del neonato rispetto a variazioni dello stimolo condizionante.

PERCEZIONE NEL PRIMO ANNO DI VITA

 Fin dalla nascita, il neonato è in grado di eseguire movimenti oculari congiunti e di

inseguimento;

 Sono capai di cogliere la differenza di luminosità e sono sensibili al contrasto di chiarezza: il

lattante non ha una visione caotica, confusa e offuscata ma è in grado di mettere a fuoco le

immagini e di fruire di una visione adeguatamente nitida;

 Il neonato è in grado di discriminare stimoli diversamente colorati e distinguono il rosso

rispetto al blu e al verde

L’attenzione focalizzata

Alla nascita e alle prime settimane, il mondo visivo del neonato è limitato ad uno spazio a lui

prossimo in cui però esercita le sue capacità che sono sufficienti per consentirgli di percepire

numerosi aspetti dell’ambiente. La sua attività è governata fin dall’inizio dai processi di attenzione.

Questo orientamento esplorativo è guidato dalla novità e dalla rilevanza degli stimoli, mentre nei

mesi successivi si hanno sempre più manifestazioni di attenzione focalizzata.

Il bambino piccolo appare in grado in esplorare l’ambiente attraverso la fissazione visiva,

preferendo certi stimoli ad altri (attenzione selettiva): esempio, posto di fronte ad una figura

piana, il neonato tende ad esplorare una singola caratteristica del margine esterno. A due mesi

mostra una preferenza per i contorni interni; dalla prima settimana di vita discrimina i contorni

curvi, mostrando una preferenza per questi rispetto a quelli rettilinei. All’esplorazione visiva, si

affianca anche la capacità di esplorare gli oggetti afferrandoli e manipolandoli con le mani.

E’ interessante notare che già a 4-5 mesi compaiono differenze individuali nello stile attentivo,

connesse con lo stile cognitivo complessivo e con le modalità di interagire con l’ambiente: i

soggetti che hanno tempi di fissazione più brevi fanno ricorso a strategie più efficaci per

l’acquisizione delle informazioni (dal generale al particolare) rispetto a quelle impiegate dai

soggetti che fissano lo stimolo più a lungo (viceversa).

L’organizzazione percettiva

 2-3 mesi: percezione di parti all’interno dell’articolazione figura-sfondo (il neonato non è

in grado di organizzare stimoli in totalità unitarie, governate secondo le leggi della Gestalt);

 3-4 mesi: percezione del carattere globale della configurazione;

 Fine dei 2 mesi: costanza percettiva (capacità di percepire oggetti come dotati di qualità

invarianti nonostante il variare delle condizioni fisiche di stimolazione). In particolare,

costanza della grandezza e costanza della forma. Il neonato è così in grado di percepire una

certa identità e stabilità degli oggetti, riuscendo a riconoscere il medesimo oggetto in

situazioni parzialmente differenti.

 Dalla seconda settimana di vita: percezione della profondità, capacità del neonato di

cogliere la tridimensinalità di oggetti virtuali;

 Preferenza dei neonati per stimoli in movimento; a 5 mesi sono in grado di discriminare

differenti qualità di trasformazioni cinetiche.

La percezione del volto umano

Processi percettivi nei riguardi del volto umano da parte del neonato: detezione (capacità di

individuare le caratteristiche invarianti che definiscono un volto), discriminazione e

riconoscimento. La preferenza del neonato per il volto è favorita dal grado di contrasto e

dall’organizzazione delle fattezze del volto stesso. All’inizio il neonato orienta più frequentemente

lo sguardo verso i contenuti esterni del volto; successivamente predilige le parti interne (occhi e

bocca).

 Ad un mese di vita, il neonato risponde con il sorriso ad un volto reale che si avvicina o ad

una sagoma ovale nella qual sono disegnati due punti ben evidenti; poi mostrano interesse

per la bocca

 A due mesi sono in grado di dis

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ciccina.ale di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Mai Carla.