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PRIMA PROVA ESAME DI STATO
TEMA: LO SVILUPPO LINGUISTICO
Con l’espressione sviluppo linguistico si fa riferimento allo sviluppo di tutte
quelle abilità che consentiranno al bambino di comunicare. Il primo modo con
cui il neonato comunica è il pianto. Questo è un mezzo estremamente efficace
poiché evoca una risposta di accudimento e si manifesta in modi differenti che
vengono riconosciuti come tali dal caregiver. Un’altra forma comunicativa
precoce è il sorriso e, in generale, le espressioni emotive facciali. In questa fase
si costruisce l’interazione diadica, in cui il comune oggetto di attenzione è
l’altro. A partire dai 5 mesi il campo dell’interazione si allarga e il bambino
inizia a scoprire e ad interagire con l’ambiente circostante e inizia a produrre
gesti come il gaspring, cioè movimenti della mano di afferramento
anticipatorio. A questi segnali l’adulto risponde dirigendo il proprio sguardo
verso l’oggetto e glielo porge o commenta verbalmente instaurando quindi un
vero e proprio scambio comunicativo. Intorno agli 8-9 mesi il bambino sviluppa
l’intenzionalità comunicativa elaborando delle protorichieste: il bambino utilizza
l’adulto per raggiungere uno scopo attraverso le vocalizzazioni, il pianto, il
gaspring. Questi primi comportamenti intenzionali denotano che il piccolo si sta
costruendo una rappresentazione integrata del mondo in cui esistono scambi
comunicativi continui. Questa integrazione si consolida intorno ai 10/12 mesi,
periodo in cui gli scambi comunicativi diventano protodichiarativi. Lo sviluppo
della capacità di comprendere e produrre suoni passa, nel primo anno di vita,
dall’emissione di suoni inarticolati alle prime parole. Lo sviluppo linguistico è da
sempre stato oggetto di studio di ricercatori che hanno tentato di dare una
spiegazione al complesso rapporto tra la predisposizione innata dell’individuo e
l’influenza dell’ambiente culturale. I maggiori esponenti che hanno studiato
l’acquisizione del linguaggio verbale sono: Chomsky, Vygotskij e Bruner . Un
contributo rilevante giunge da Chomsky, secondo il quale il bambino
possiederebbe in maniera innata una predisposizione ad acquisire le regole
grammaticali proprie della lingua grazie all’esistenza di un dispositivo innato
imputato all’ acquisizione del linguaggio (Language Acquisition Device –
LAD). Si tratta di un programma biologico per imparare a parlare che
corrisponde ad una grammatica universale. La posizione innatista di Chomsky
ha esercitato una forte influenza sugli studi successivi introducendo una sorta
di rivoluzione, in quanto il linguaggio infantile non veniva più visto come una
rozza imitazione di quello adulto bensì come un processo attivo, creativo e
guidato da regole. Tuttavia, alcuni aspetti della sua posizione considerati poco
convincenti sono diventati in seguito oggetto di critiche. Innanzitutto, si
considera il linguaggio indipendente sia dall’intelligenza sia dalla capacità
comunicativa. In secondo luogo, la competenza linguistica precede
l’esecuzione, ovvero il bambino possiede le regole prima di saperle usare.
Infine, i discorsi che il bambino ascolta nell’ambiente in cui vive sono
considerati irrilevanti per l’acquisizione della lingua materna, e pertanto il
modo in cui gli adulti parlano ai bambini viene trascurato come possibile
oggetto di indagine.
Contrariamente a queste ipotesi, si pone l’approccio funzionalista che assegna
all’interazione sociale una posizione di rilievo nella comprensione dello sviluppo