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Lo Statuto albertino
Durante la prima metà del XIX secolo in Italia si verificarono
insurrezioni popolari che spinsero alcuni sovrani a concedere le
prime costituzioni, denominate semplicemente statuti.
Fra questi statuti, il più importante per la storia italiana è lo Statuto
così chiamato perché fu concesso dal re di Sardegna
albertino, il 4 marzo 1848. Questo Statuto venne
Carlo Alberto,
progressivamente applicato ai vari territori conquistati dalle truppe
del Regno di Sardegna e dai volontari garibaldini e divenne la
legge fondamentale del a partire dalla sua
Regno d’Italia,
proclamazione, avvenuta nel 1861. Come abbiamo osservato in
precedenza, lo Statuto albertino è una costituzione ottriata, breve, e
flessibile. Quest’ultimo carattere ha consentito di modificarne il
testo con facilità, in occasione dei rilevanti cambiamenti sociali e
politici che hanno caratterizzato la storia italiana dal 1861 fino alla
fine della seconda guerra mondiale, periodo durante il quale lo
Statuto albertino è sempre rimasto in vigore. Esso è composto di
e contiene l’indicazione dei poteri e del ruolo del re, il
84 articoli
riconoscimento di alcuni diritti e doveri dei cittadini (riportati in 9
articoli) e le modalità di formazione e di funzionamento degli
organi costituzionali dello Stato.
I dello Stato previsti nello Statuto albertino
poteri fondamentali
erano distinti e attribuiti a organi differenti. Il potere legislativo
era esercitato collegialmente dal re e dalle due camere, una di
nomina elettiva, detta Camera dei deputati (o Camera bassa), e una
di nomina regia, detta Senato, i cui componenti venivano scelti e
nominati a vita, nell’incarico, dal sovrano
La Camera dei deputati, pur essendo di nomina elettiva, era, in
realtà, eletta da una parte molto limitata del popolo. Infatti,
dall’elettorato attivo erano escluse tutte le donne e gli uomini che
non possedevano tre particolari requisiti: compimento del
venticinquesimo anno di età, capacità di leggere e scrivere e
pagamento di un certo (ossia un tributo pagato dai cittadini
censo
allo Stato) annuo.
Alle prime elezioni del Regno d’Italia (1861) presentavano i requisiti
di elettorato attivo (ossia potevano esprimere il loro voto) meno di
500.000 persone. Le statistiche di allora ci segnalano che solo la
metà degli aventi diritto si presentò a votare per scegliere i 443
deputati da eleggere.