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CORSO DI DIDATTICA GENERALE e PEDAGOGIA SPECIALE
Didattica = scienza dell’insegnamento che ha come quadro teorico fondativo la filosofia che informa la psicologia
umanistica e la pedagogia e si avvale del prodotto di tutte le scienze dell’educazione.
Didassi = azione dell’insegnamento (in correlazione con matesi);
Matesi –Matetica = Scienza che studia l'atto apprenditivo e pertanto le condizioni, le strategie, la natura e laqualità
dell’apprendimento che l'essere umano può realizzare.
(R.TITONE, "Metodologia didattica"- PAS-Verlag-Zurigo- 1969 e Psicodidattica- La Scuola- Brescia- 1977)
In passato la didattica era l'unica scienza dell'insegnamento e studiava solo il come trasmettere le
competenze, ma siccome non sempre dove c'è insiegnamento c'è apprendimento (e viceversa), si è
cominciato a dare importanza anche all'apprendimento.
Lo scopo basico della Teoria Generale della Didattica è articolato in due assi:
1. Miglioramento (continuo) dell‘Insegnamento, studiare e approfondire come si può migliorare
l'insegnamento.
2. Miglioramento (continuo) dell‘Apprendimento.
Non necessariamente chi si occupa di didattica deve essere un docente o uno che si occupa di dati;
il ricercatore si deve preoccupare di come una persona apprende e quali sono i modi per farla
apprendere nel modo più efficace.
La didattica è una disciplina molto versatile; molti settori (compreso quelle delle scienze motorie) si
sono avvicinati alla didattica, e hanno dei metodi.
Cos’è l’insegnamento?
È trasmettere saperi e abilità; è facilitazione, stimolo all'autoacquisizione.
«Il termine italiano insegnare deriva dal verbo latino insignare attestato in epoca tarda: si trattava di
un composto di in e signare, cioè propriamente segnare, tracciare dei segni, delle indicazioni, con
riferimento, nel linguaggio della scuola, all’istruzione di coloro che imparavano, quasi un mettere dei
contrassegni nella mente delle giovani generazioni. E d’altra parte nel latino classico esisteva anche
il verbo insignire col valore appunto di marcare con contrassegni. Il significato principale di
insegnare è ancora quello originario di far imparare qualcosa a qualcuno: il collegamento fra i due
verbi è così intenso che già nel Duecento [DI ALBERTANO DA BRESCIA,BEATRICE CONTESSA DA
una delle primissime attestazioni di insegnare
CAPRAJA, "Trattati morali di Albertano, giudice di Brescia", 1278]
nella nostra lingua si ritrova nella frase ‘volontà d’aparare…’, cioè di imparare, ’… e d’insegnare’. E
spesso nell’uso popolare anche attuale si adopera proprio imparare con il senso (riflessivo) di
insegnare. Ciò che s’insegna non è necessariamente limitato a un repertorio nozionistico e
sostanzialmente astratto, anche se è vero che gli insegnanti per antonomasia sono quelli che
operano nella scuola, al fine di far apprendere le diverse discipline: abbiamo così l’insegnante di
lettere, di matematica, di musica, di educazione fisica o di religione, cioè tutti coloro che costituiscono
il corpo docente. Si ricorderà che docere, nel latino classico, significava appunto insegnare, mentre
per imparare si usava discere da cui la nostra parola dotta discente per allievo, scolaro. » [Tratto da
http://www.educational.rai.it/lemma/testi/educazione/insegnare.]
• Trasmissione di conoscenze e di esperienze con cui si istruisce qualcuno in una disciplina o, più in
generale, si forniscono stimoli alla crescita psicologica e intellettuale della persona: i. della
matematica, dell'elettronica; dare, impartire un i. • Ciò che una persona o anche un'opera, una
situazione insegna; ammaestramento, precetto: trarre insegnamento dall'esperienza (prospettiva
riflessiva dell’insegnamento)
[Tratto da www.dizionari.corriere.it]
Insegnamento per:
trasmissione
• pratica guidata
• esperienza
• insight
• imitazione
• gioco
•
Cos’è l’apprendimento?
Maturare competenze, conoscenze e acquisire abilità, con il fine di una modificazione permanente
del proprio comportamento. Le prospettive dell'apprendimento (ovvero le caratteristiche
CORSO DI DIDATTICA GENERALE e PEDAGOGIA SPECIALE
dell'apprendere) prevedono:
• assimilare, memorizzare, interiorizzare: IMMAGAZZINAMENTO
• capire, comprendere, intuire: CONCETTUALIZZAZIONE
• scoprire, cercare, provare, applicare: RICERCA E OPERATIVITÀ
«processo intellettivo attraverso cui l’individuo acquisisce conoscenze sul mondo che,
successivamente, utilizza per strutturare e orientare il proprio comportamento in modo duraturo»
[ERNEST R. HILGARD, GORDON H.BOWER , "Teorie dell‘apprendimento", Milano, Franco Angeli Editore, 1987]
«modificazione relativamente permanente del comportamento che ha luogo per effetto
dell’esperienza»
[JOHN WILLIAM ATKINSON, "La motivazione", Bologna, Il Mulino, 1973]
«C’è apprendimento quando un individuo manifesta un nuovo comportamento, e che dopo essersi
manifestato si mantiene nel tempo»* [GIULIANA MAZZONI, "L’apprendimento", Roma, Carocci, 2000]
L’apprendimento, inteso come capacità, è condizione propedeutica per l’Educazione. Non è, in
definitiva, concepibile l’Educazione di soggetti non apprendenti, ovvero incapaci di apprendere. Per
riflesso, le forme educative possono essere declinate in altrettante forme di apprendimento (es.
Educazione Valoriale -> Apprendimento valoriale, Educazione fisica -> apprendimento attività
motorie, ecc..).
Apprendimento per:
scoperta
• pratica guidata
• imitazione
• auto apprendimento
• esperienza
•
L'apprendimento non è solo conoscere, ma anche un processo di acquisizione di conoscenze che
sono poi utilizzate per orientare il proprio comportamento in modo duraturo.
Conoscere è il primo passo verso l'apprendere. L'apprendimento è condizione propedeutica per
l'educazione: un soggetto che non può apprendere non può essere educato: se un soggetto può
apprendere, può essere educato in base a ciò che apprende. Da questa riflessione, a cascata, si
hanno una miriade di conseguenze; ad esempio un bambino che viene giudicato incapace di
apprendere non può andare a scuola; seguirà un percorso alternativo, ma non andrà a scuola.
Come capire se un soggetto può apprendere o no? Se non è capace di immagazzinare, se non è
capace di contestualizzare, se non è capace di essere operativo e di agire.
LA PEDAGOGIA DI COMENIO CI INTERROGA SE SIA GIUSTO INSEGNARE TUTTO A TUTTI
Se c'è un pedagogista che ha superato l'ambito culturale del proprio tempo per farsi idealmente nostro contemporaneo,
quello è certamente Comenio, nome latinizzato di Jan Amos Komensky, un Ceco nato a Nivnice, in Moravia, il 28 marzo
1592 e morto in esilio, a Naarden, non distante da Amsterdam, il 15 novembre 1670. Il suo nome è legato al grande
rinnovamento della pedagogia europea verificatosi del XVII secolo e l'impronta da lui impressa nella storia di questa
disciplina è ancor oggi profonda e notevolmente attuale.
Figlio di un mugnaio, studiò teologia e divenne pastore della chiesa dei Fratelli Boemi, poi vescovo di Leszno,
impegnandosi al tempo stesso nell'ambito dell'educazione, dirigendo scuole e scrivendo opere pedagogiche che gli
diedero una vasta celebrità. Le persecuzioni religiose che caratterizzano le vicende dell'Europa centrale all'epoca della
Guerra dei Trent'anni lo costrinsero ad abbandonare la sua terra e a vivere quasi sempre in esilio. In particolare, i suoi
sogni di rinnovamento culturale e spirituale del popolo ceco, culminati nel progetto di una vasta enciclopedia che avrebbe
dovuto racchiudere l'intero scibile umano (precorrendo di un oltre un secolo gli illuministi francesi) vennero infranti
dall'esito infausto della battaglia della Montagna Bianca, nel 1620, che videro gli Asburgo e i Gesuiti scatenare una
durissima repressione anti-protestante in Boemia, la quale ebbe anche caratteri di germanizzazione forzata a danno della
popolazione slava e provocò una massiccia emigrazione politica di quanti non poterono o non vollero piegarsi a tali
avvenimenti. Comenio, in particolare, soggiornò a lungo in Svezia, su richiesta di quella corte (erano gli anni della
folgorante avanzata in Germania di Gustavo Adolfo, il "re delle nevi") e viaggiò fra l'Inghilterra, ove risiedette nel biennio
dal 1641 al 1642, l'Ungheria e le Province Unite, ovunque cercando di fondare scuole e di realizzare - tra mille difficoltà -
il suo grande ideale pedagogico.
Un incendio, nel 1596, causò la perdita di buona parte delle opere da lui scritte. Fra quelle che ci sono pervenute,
ricordiamo Janua linguarum reserata (1631), Schola materna (1633), Methodus linguarum novissima (1648),Didactica
magna (1657), Orbis sensualium pictus (1658),la Pampaedia (una delle sette parti di un'opera molto più vasta, rimasta
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incompiuta); e infine quello che si può, a giusto titolo, considerare il suo testamento spirituale,Unum necessarium (1668),
che tratta della pace universale.
Come pedagogista, il suo ideale era quello di omnes omnia docere, insegnare tutto a tutti, attraverso una formazione
integrale della personalità che deve investire sia la sfera della vita spirituale che quella della vita civile. Per lui, educare è
vivere, tuttavia per educare è necessario individuare con chiarezza gli obiettivi da realizzare, nonché il metodo con cui si
intende trasmettere il sapere. Come per i grandi filosofi del Rinascimento italiano - Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e
Tommaso Campanella - egli parte dal presupposto che l'uomo è un microcosmo che riassume le caratteristiche dell'intero
universo, del quale costituisce la sintesi e il momento dell'autocoscienza, gettando un ponte tra sostanza materiale e
sostanza spirituale, tra finito e infinito. In questo senso, egli persegue il fine di un superamento del dualismo cartesiano e
ciò, forse, spiega almeno in parte la freddezza che caratterizzò l'unico incontro tra Comenio e Cartesio, avvenuto ad
Amsterdam, mentre il primo era diretto a Stoccolma.
Le idee centrali del suo pensiero pedagogico sono, oltre alla pansofia (insegnare tutto a tutti, senza distinzione di ceto
sociale o di sesso), l'indagine e l'imitazione della natura, considerata maestra insuperabile (tanto che il suo realismo
pedagogico è stato definito naturalistico e non storico,