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L'ITALIA PREROMANA

L'Italia primitiva fu un mosaico di genti molto differenti tra loro per razza, lingua, civiltà: etruschi, celti, sanniti, liguri, veneti, sardi ecc, erano popoli diversi, che si erano stanziati in Italia e che coesistettero sino al momento in cui furono sottomessi dai romani.

Quando Roma divenne lo stato dominante, le varie etnie italiche furono 'romanizzate', ossia progressivamente assimilate al suo potere e alla sua civiltà. Persino gli etruschi persero completamente il senso della nazione e dimenticarono la loro lingua.

La funzione di Roma fu dunque tanto unificatrice quanto livellatrice, non soltanto in Italia, ma in vaste zone del mondo. 'Tu hai fatto una sola patria di genti diverse' (Rutilio Namaziano, poeta della tarda antichità)

Questa funzione venne esaltata per una ragione ideologica: Roma giustificava così il suo potere.

LO STANZIAMENTO DI DIVERSE CIVILTÀ

In Italia i primi abitanti

Neolitici furono coloro che, nel corso dell'VIII millennio a.C., probabilmente provenendo dalle coste del Libano e della Siria, si stanziarono nelle Puglie. Nel nord della penisola possiamo ricordare - tra gli altri - l'insediamento di Pienza (Toscana), quello della Grotta delle Arene Candide, in prossimità di Finale Ligure, e quello di Fiorano nel modenese. Poi, sul finire dell'età della pietra, nell'Italia meridionale si verificò l'apprendimento delle tecniche per fondere e lavorare il metallo. Nasce così nella penisola la figura dell'artigiano specializzato che per guadagnarsi da vivere deve spostarsi di villaggio in villaggio, offrendo i suoi servizi; e, inizialmente, per la sua familiarità con il fuoco, al quale si attribuivano virtù magiche, egli è anche considerato detentore di conoscenze e di poteri misteriosi. In questa fase la necessità di procurarsi metallo determina un aumento degli scambi commerciali.

E culturali. Tra gli insediamenti possiamo ricordare quello di San Mauro di Buccino (Campania) e quelli di Gioia del Colle e Andria (Puglia). Nel II millennio a.C. (età del bronzo), in Italia si erano già stanziate alcune popolazioni di stirpe non indoeuropea. I liguri, che si erano stabiliti nel territorio compreso tra la foce dell'Arno, l'Appennino tosco-emiliano e l'attuale Liguria, spingendosi poi fino alla Provenza, avevano inizialmente occupato parte dell'attuale Piemonte e della Lombardia. Figuravano inoltre i sardi, stanziati in buona parte della Sardegna; gli elimi, stanziati nella parte occidentale della Sicilia, e forse gli etruschi. Verso la fine del millennio, a questi si aggiunsero alcune popolazioni di stirpe indoeuropea, tra cui i falisci-latini (nella zona a sud del Tevere fino al Circeo), i siculi-sicani (nella parte orientale e centrale della Sicilia) e gli itali-enotri (in Calabria), dal cui nome i greci trassero quello di

Italia. L'organizzazione sociale di queste popolazioni era ancora rudimentale. In Lombardia, Veneto e Trentino esse vivevano in abitazioni di legno, dette palafitte, le quali erano sostenute da pali infitti sul fondo di terreni paludosi, acquitrini, fiumi e laghi. La funzione originaria delle palafitte era di isolare le abitazioni dall'umidità, ma a partire dal 1600 a.C. circa nacquero degli insediamenti palafitticoli su terra, costruiti al fine di eliminare i rischi dellostraripamento delle acque. In seguito questi insediamenti vennero circondati da argini possenti. Si sviluppò allora la cosiddetta civiltà terramaricola (''terra grassa''). A differenza della civiltà palafitticola (basata prevalentemente sulla caccia) la civiltà della ''terramare'' aveva un'economia a carattere misto, che affiancava alla caccia l'allevamento e l'agricoltura e conosceva la rotazione delle colture, che consentiva il

miglior sfruttamento della terra. Sempre a partire dal 1600 a.C. circa, lungo l'Appennino si sviluppò la civiltà appenninica, prevalentemente basata sulla pastoria. Essa praticava la transumanza e utilizzava sepolture a dolmen, costruite poggiando su due lastre verticali una lastra orizzontale, come una copertura. Attorno al 1000 a.C. giunse in Italia il popolo degli umbri, che si stanziò nella regione del Po (dove oggi si trova Bologna). In questa zona si sviluppò la civiltà villanoviana. I suoi resti furono rinvenuti nell'Ottocento a Villanova. Questi sono rappresentati da oggetti di bronzo e di ferro, e da urne biconiche a copertura. Grazie a questi reperti, sappiamo che la civiltà villanoviana non praticava l'inumazione, ma l'incinerazione dei defunti e che conosceva l'uso del ferro. Sempre nel 1000 a.C., giunsero nel nostro territorio due popolazioni di stirpe illirica (gli illiri abitavano la costa dell'attuale Dalmazia):

i veneti e gli apigi. I primi si stanziarono nell'arco nord-orientale della penisola, i secondi nelle Puglie. Nell'VIII secolo a.C. i greci colonizzarono vaste zone dell'Italia meridionale, fondando numerose città sulle coste della Magna Grecia e in alcune isole. Infine nei secoli VI e V a.C. giunsero in Italia i celti, originariamente stanziati nelle steppe attorno al Mar Caspio. Questo popolo, tra il 2000 e il 1500 a.C., aveva raggiunto la zona tra il Reno e il Danubio, e da qui era partito per stanziarsi in Britannia, Irlanda, Spagna, Francia e nella pianura padana. Quando vennero in contatto con i romani, i celti furono da questi denominati galli. La civiltà nuragica si sviluppò in Sardegna. Le tracce che di essa ci restano sono rappresentate da possenti strutture architettoniche, costruite tra i secoli XI e VII a.C. Queste opere sono torri in forma di cono tronco, costruite con grandi blocchi di pietra e chiamate dagli abitanti nuraghi.

dell'isola nuraghos. Alti fino a 20 metri, i nuraghi a volte sono distribuiti in modo da formare un villaggio attorno a una torre principale (come a Barumini), nella quale la popolazione si riuniva in caso di pericolo. Altre volte sono collegati tra loro e collocati in posizioni strategiche: consentivano così di svolgere un'efficace funzione difensiva a favore della popolazione, che viveva in villaggi (adiacenti ai nuraghi o a poca distanza da essi) composti da capanne circolari con muri a secco. Il numero delle capanne che componevano il villaggio variava da quaranta a duecento. La civiltà nuragica ha lasciato anche notevoli menhir (pietre conficcate nel terreno), le celebri tombe dei giganti e, infine, una gran quantità di bronzetti, oggetti di ferro, di ambra e di pasta di vetro. La civiltà nuragica presentava una divisione della popolazione in due classi: quella dei pastori e dei contadini, e quella dei guerrieri. Grazie alle risorse minerarie dell'isola,

la civiltà nuragica era ricca. Essa sviluppò un'avanzata tecnica di lavorazione dei metalli, di cui restano tracce nelle armi, negli utensili e negli oggetti votivi. La civiltà nuragica ebbe il suo momento di massimo splendore a partire dal 1200 a.C.; quindi decadde progressivamente, fino a perdere ogni caratteristica originale e dissolversi dopo la conquista cartaginese, nel VI a.C. GLI ETRUSCHI Nel II millennio a.C. un popolo dalle origini misteriose era stanziato nella parte centro-settentrionale dell'Italia, e particolarmente nella zona che oggi corrisponde alla Toscana: erano gli etruschi. Le città etrusche più importanti erano Veio, Tarquinia, Cere, Populonia, Vetulonia, Chiusi, Vulci, Perugia, Cortona, Fiesole, Volterra e Arezzo. Esse erano organizzate come città-stato: erano dunque entità politiche autonome, come le pòleis greche. In età arcaica erano governate da un re elettivo detto lucumone, con carica vitalizia.

deteneva il potere giudiziario, comandava l'esercito ed era assistito da un Consiglio degli anziani formato da esponenti che appartenevano alla classe aristocratica.

Attorno agli inizi del VI secolo a.C. il re venne sostituito da magistrati eletti annualmente e la monarchia lasciò il posto a una repubblica di tipo aristocratico, il cui potere risiedeva nelle mani del Senato.

Gli etruschi non furono mai uno stato unitario, probabilmente perché la loro opposizione era tale da non temere rivali in Italia, e da non richiedere un'organizzazione centralizzata.

Nato come civiltà agricola, grazie alla fertilità dei campi e alla ricchezza del sottosuolo il mondo etrusco sviluppò ben presto una fiorente attività commerciale, sia marittima che terrestre, basata sulla possibilità di scambiare metalli grezzi e lavorati con stoffe, avori e cristalli messi a disposizione dai fenici e dai cartaginesi.

Non meno fiorente fu la metallurgia, concentrata in

città come Arezzo e Populonia. Il popolo degli etruschi fu il primo a tentare un processo di unificazione del territorio italiano, processo che sarebbe riuscito in seguito dai romani. Dall'odierna Toscana, gli etruschi iniziarono a estendere il loro dominio sia verso nord che verso sud. Varie zone della pianura padana videro sorgere città etrusche: tra i secoli VIII e V a.C. Marzabotto, sull'Appennino tosco-emiliano, Felsina, Mantova, Piacenza furono popolate da etruschi. Verso sud la loro espansione dilagò oltre il Tevere; verso l'interno fu bloccata dalle selvagge popolazioni dell'Appennino e si orientò lungo le coste giungendo fino in Campania, dove però gli etruschi cozzarono contro la barriera delle colonie greche. Gli etruschi conquistarono anche terre oltremare. Grazie alle loro potenti flotte, per un certo periodo ebbero il dominio del Mar Tirreno e riuscirono a occupare una zona della Corsica. Nel VI secolo a.C. gli etruschi vissero il

periodo di maggiore espansione. Ma già dagli inizi del V secolo a.C. gli etruschi iniziarono a declinare: furono cacciati da Roma e nel 474 a.C. la loro flotta fu distrutta dai greci. Inoltre, alla fine del VI secolo a.C., i celti iniziarono a dilagare oltre le Alpi e distrussero le città etrusche della pianura padana, mentre contemporaneamente i romani iniziavano a premere da sud. Il declino etrusco nel secolo seguente fu lento ma inesorabile; tra la seconda parte del IV secolo e la prima del III secolo a.C. tutta l'Etruria fu sottomessa a Roma e cessò di esistere come entità politica autonoma. L'influsso della religione etrusca su quella romana fu notevole. Furono gli etruschi a trasmettere a Roma la pratica dell'aruspicina, o divinazione attraverso il volo degli uccelli, e quella di analizzare il fegato degli animali sacrificati per trarne de

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Publisher
A.A. 2020-2021
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valentina928 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia antica e medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Sassari o del prof Cantarella Eva.