vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
TEORIA DELLA RADICE (di Benveniste) [rafforzamento della teoria laringale]
teoria dei primi anni del ‘900 ed ancora in vigore
Benveniste parte dell’idea che le radici indoeuropee siano trilittere, cioè costituite da Consonante,
Vocale, Consonante, dove la vocale è la vocale fondamentale dell’apofonia, ovvero [e]. Quindi la
radice indoeuropea sarebbe CeC.
Benveniste insiste sul fatto che si tratti di una radice trilittera perché trilittere, per meglio dire
triconsonantiche, sono le radici del semitico (ma sono completamente diverse perché sono
triconsonantiche, mentre quelle indoeuropee sono CeC).
Comunque già ai primi del ‘900 si parlò di una certa somiglianza fra lingue indoeuropee e lingue
semitiche, che c’è sicuramente se si confronta la famiglia indoeuropea con altre famiglie
linguistiche, come quelle asiatiche o quelle dell’America o dell’Australia.
Partendo dalla radice che è CeC, Benveniste suppone che i lessemi indoeuropei siano date
dall’unione della radice più un suffisso: quindi si avrebbe un TEMA I: CeC e un TEMA II più
suffisso; quello che cambia è il grado apofonico. Per cui nel TEMA I si avrebbe la radice di grado
normale e il suffisso di grado ridotto, quindi: CeC + suffisso soltanto Consonante.
Nel TEMA II, invece, si ha la radice al grado ridotto e il suffisso al grado normale (CC + suffisso
[C]). L’esempio migliore che fa Benveniste è quello del verbo “pregare”.
In lituano: per-s-u (lett. persciu) —> lasciando stare la [u], si avrebbe: CeC + C;
in latino: pr-ec —> qui si ha la radice al grado ridotto (pr), e il suffisso al grado normale (ec).
Come si spiega il fatto che nel latino ci sia [c] e nel lituano ci sia [ʃ]? Perché il lituano è una lingua
satem. Quindi se si dovesse ricostruire, si ricostruirebbe *per-ḱ (TEMA I); *pr-eḱ (TEMA II).
Un altro esempio di Benveniste è quello della radice per “lavoro”:
in greco: (w)eg- (la w cade) —> *wer-g- questo è TEMA I; il TEMA II sarà *wr-eg.
Il TEMA II si trova anche nel greco nel verbo, che sarebbe originariamente *wr-eg-jo, che poi per
motivi interni al greco diventa “rezo”. Ma la cosa che interessa è solamente *wr-eg-.
[in germanico corrisponde, appunto, “work” (la [k] per la legge di Grimm)]
Però c’è un problema: quando Benveniste dice che le radici indoeuropee sono CeC, cosa succede
quando una radice inizia per vocale? Per esempio: il verbo “ag-o” in greco (che in italiano è
diventato “agire”), allora come si spiega? Si spiega con la teoria laringale, in quanto si avrebbe
*H₂eg e quindi in questo modo si ha CeC.
Quindi la teoria della radice e la teoria laringale si rafforzano una con l’altra. L’idea è che non ci
siano radici che inizino per vocale, perché quelle che apparentemente iniziano per vocale in realtà
avrebbero la laringale iniziale.
______________________________________________________________________________
Greco: aud-é (voce) —> con la teoria laringale si ricostruisce: *H₂ew-d (la [u] si scrive come
l’approssimante [w] per convenzione, anche perché deve essere consonantico).
- *H₂ew-d: TEMA I; *H₂w-ed- TEMA II.
Indiano: vàd-ati (parlare) —> nel grado ridotto, le laringali si vocalizzano in [i] all’interno di parola.
Ad inizio di parola invece cadono (tranne in greco dove si vocalizzano pure [e], [a] ed [o]).
Quindi da *H₂w-ed- si ha —> vad- (H₂ cade, [w] diventa [v] ed [e] diventa [a]).
______________________________________________________________________________
Latino: aug-eo (accrescere) —> TEMA I: *H₂ew-g; TEMA II: *H₂ew-eg
Indiano: vak-sati (accrescere) —> vag- (dal TEMA II: H₂ cade; la [w] diventa [v], la [e] diventa [a], la
[g] rimane però, siccome dopo c’è [s], che è sorda, si ha il fenomeno comunissimo di
assimilazione, per cui vag-sati diventa vak-sati.