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Questa è la parte formale. Il problema, in quest’etimologia, è la semantica, perché si deve
spiegare perché questa ciambella possa avere la stessa etimologia del verbo “fuggire”.
È vero che in greco e in latino la radice assume il significato di “fuggire”, però l’immagine
del fuggire viene da quella di “piegarsi, voltarsi, girarsi” (si dice, ad esempio, “l’esercito si
ripiega”). Quindi il significato originario del verbo è quello di “curvare, curvarsi, piegarsi”.
Quando si fugge si ripiega. Questo è anche confermato da una parola inglese: “bow”, il cui
significato è sia “inchino” e “arco” (quindi parole omografe. derivano dalla stessa parola
germanica, poi in inglese la pronunzia si è sviluppata diversamente).
L’arco è curvo, e quando ci si inchina ci si curva; quindi il verso indoeuropeo
originariamente aveva a che fare con “curvarsi, piegarsi”, quindi si spiega benissimo il
nome della ciambella perché è curva. L’immagine del “piegarsi, curvarsi” può essere, ed è,
una metafora per “sottomettersi, fuggire”. D’altronde, quando si vuole indicare
sottomissione, ci si inchina, quindi il segno della sottomissione è il piegarsi, curvarsi. E
questo addirittura non è solo un fatto dell’indoeuropeo, ma si trova anche nella Bibbia,
dove la parola per piegarsi indica anche il fuggire.
Ora che la semantica è stata spiegata, però, viene fuori un discorso molto importante: che
è quello della metafora concettuale: l’idea che il piegarsi indica anche il sottomettersi, il
fuggire, in fondo è una metafora. Il fatto che una stessa metafora possa occorrere in varie
parti del mondo (rif. alla Bibbia - mondo ebraico, quindi semita), in varie lingue, ed è come
se noi ragionassimo per metafore cioè come se le metafore fossero un modo per
rappresentare le condizioni di vita.
Metafora concettuale ≠ metafora linguistica, che è quella che trovano i poeti. Ad esempio,
nel ‘600 il corallo indicava la bocca, l’avorio i denti; oppure le metafore si trovano nella
lingua comune: quando diciamo “il piede” del tavolo, “i piedi” della montagna, l’immagine è
tratta dal corpo umano (oggetti visti come se fossero esseri umani).
Oltre alle lingue metafore linguistiche, quindi vi sono anche delle metafore concettuali, cioè
un modo di concettualizzare il rappresentare la realtà.
La metafora concettuale poi si sviluppa in metafore linguistiche.
Quella più famosa, che è stata studiata a partire dagli anni ’80 del ‘900, è “la discussione è
una guerra” (Lakoff e Johnson) —> è una metafora concettuale che poi si esplica in varie
unità linguistica perché c’è chi attacca, chi si ritira, chi prende posizione, chi vince, chi
perde. Quindi la discussione è rappresentata negli stessi termini di una guerra.
Tutte queste metafore a monte derivano dalla metafora concettuale “la discussione è una
guerra”; altre metafore concettuali sono “l’amore è un viaggio”, “bene è sù, male è
giù” (metafore linguistiche: mi sento sù/giù; è salito di grado; è di condizione sociale
bassa/alta), “il tempo è denaro” (met. linguistica: perdere, guadagnare, risparmiare
tempo(=denaro)). Generalmente le metafore concettuali sono legate alla cultura.
Ci sono culture in cui, per esempio, la metafora concettuale “il tempo è denaro” non
esisteva (mondo latino); gli stessi Lakoff e Johnson hanno notato che in determinate
culture (in genere quelle occidentali), dove la discussione è espressa attraverso i termini
della guerra, perché si potrebbe rappresentare in un altro modo, per esempio si potrebbe
dire “la discussione è una rappresentazione teatrale” in cui ci sono i partecipanti, gli attori
(protagonista ecc…), quelli che hanno parti secondarie, “prendere parte a una
discussione” ecc… Quindi anche le metafore concettuali sono legate alla cultura di una
popolazione, e possono anche cambiare, cioè possono essere diverse in altre culture o
possono non esserci.
[La metafora concettuale di *fheng(h) è “fuggire è piegarsi” che è una metafora molto
diffusa (in quanto si trova anche nella Bibbia (mondo semitico) e si trova anche nel mondo
animale].