Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Linguistica Pag. 1 Linguistica Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Linguistica Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Interrogativa multipla e il costrutto "who plays what?"

Questo tipo di interrogativa multipla costituisce un calco sintattico sul costrutto inglese "who plays what?" alla cui di usione ha probabilmente contribuito anche il titolo di un noto annuario dibiogra e di personaggi più o meno celebri: «who’s who?». Titolo tradotto in Italia come "chi è?", anche se varrebbe precisamente "chi è chi?" O meglio "chi è cosa?" dato che la prima domanda siriferisce all’entrata del lemma (per esempio Sergio Marchionne) e la seconda al contenuto dellascheda (manager italo canadese, nato a Chieti e così via). Non è raro leggere oggi titoli come "chi fa che cosa?" (usato per blog, siti internet, riviste periodiche) o sentire domande come "chi ha scritto che cosa?" (per esempio la canzone: la canzone è di Mogol- Battisti: ma chi ha scritto checosa? Mogol il testo, Battisti la musica»).

La trasmissione del prestito• Un prestito passa da una lingua

settentrionale) sono avvenuti in diverse fasi storiche. Nel periodo dell'Impero Romano, il latino era la lingua predominante in entrambe le regioni. Tuttavia, con le invasioni barbariche e l'arrivo dei Franchi, si è verificato un rapporto di superstrato, in cui la lingua franca dei Franchi ha influenzato alcuni tratti delle lingue locali. Successivamente, durante il Medioevo, si è verificata un'azione di sostrato, in cui la lingua provenzale ha influenzato il francese parlato nella regione settentrionale. Questo è avvenuto dopo un periodo di bilinguismo, in cui le due lingue coesistevano. Infine, si è verificata un'azione di adstrato, in cui il francese ha subito l'influenza del provenzale per il suo prestigio. Questo è stato particolarmente evidente durante il periodo del trovatore, in cui la poesia provenzale era considerata di grande valore culturale. Oggi, con l'avvento dei mezzi di comunicazione di massa, i prestiti linguistici avvengono principalmente attraverso i media. Tuttavia, è importante ricordare che in passato i contatti tra le lingue avvenivano attraverso guerre, commerci e scoperte geografiche. In conclusione, i contatti tra il francese e il provenzale sono avvenuti in diverse fasi storiche e hanno influenzato reciprocamente le due lingue. Questo fenomeno è comune quando ci sono contatti linguistici tra due lingue e può avvenire attraverso un rapporto di superstrato, un'azione di sostrato o un'azione di adstrato.

meridionale) sono stati molto intensi n dal Medioevo.

  • Bisogna tener conto, infatti, dei rapporti di superstrato dovuti alle dominazioni carolingia e, limitatamente all'Italia meridionale, normanna e angioina.
  • Ma anche degli stretti rapporti commerciali intrattenuti con la Francia dai mercanti italiani.
  • Un altro elemento fondamentale per il contatto tra parlate italiane e lingue galloromanze fu il rapido di ondersi dei modelli letterari delle chansons de geste 'canzoni di gesta', poemi epici in antico francese.
  • Nel Medioevo, i campi del prestito vanno dal lessico elementare a quello militare e della vita di corte, a quello speci co dell'amor cortese.
  • L'in usso del francese si riduce drasticamente nel Quattrocento, e nel Cinquecento il rapporto di prestigio tra le due lingue è addirittura capovolto: l'italiano sia erma, infatti, come lingua della cultura in tutta l'Europa rinascimentale.
  • Ben più
Settecento, l'influenza della cultura francese si fa sentire in modo consistente attraverso l'arrivo di nuovi termini lessicali legati alla vita sociale e alla moda. Inoltre, l'esportazione delle idee illuministe porta all'utilizzo massiccio di francesismi nel lessico filosofico e intellettuale, a partire dal nuovo significato di "lumi" e "illuminato". È difficile trovare un settore nel Settecento in cui la presenza dei gallicismi non sia abbondante. Oltre alla grande quantità di prestiti linguistici che arrivano in questi anni (tra cui boulevard, brochure, cronometro, misantropo, purè, sarcasmo, suicidio), è importante sottolineare la dimensione sociale assunta da questo fenomeno, che si diffonde dai testi pratici alle scritture private (come lettere e diari) fino alle opere letterarie. Un esempio significativo può essere trovato nei romanzi di consumo, che raggiungendo ampi strati della popolazione, diventano un potente veicolo per la diffusione dei francesismi. Durante il Settecento, la cultura francese esercita un'influenza notevole sulla società e sulla lingua italiana.

triennio rivoluzionario (1796-1799) e nel successivo quindicennio napoleonico, vastaeco ha la propaganda delle nuove idee democratiche. Si di ondono così numerosi termini militari (come caserma, fucile, gendarme, uniforme) e soprattutto politici.

Negli anni della Repubblica Cisalpina, anche il settore dell’amministrazione risulta ovviamente saturo di prestiti francesi.

Notevole è l’immissione di prestiti francesi ancora no al primo Novecento: i francesismi mantengono una grande importanza negli ambiti tradizionali.

Ma i francesismi si a ermano anche in settori nuovi come quello ferroviario, lo sport, ol’automobilismo.

Inglese

La storia degli scambi linguistici tra Italia e Inghilterra prende consistenza soprattutto nel Rinascimento, quando la moda italianizzante si di onde presso la nobiltà inglese, così come accadeva un po’ in tutta Europa.

Curioso a tal proposito il caso legato al nome di Machiavelli. Il

Il nome Machiavelli ha avuto particolare fortuna in Inghilterra grazie al gioco analogico con Devil o evil "diavolo, male" / match-evil che chiede al nome già demonizzato del Segretario fiorentino una nuova giustificazione pseudoetimologica. Erano dunque possibili frasi come "Machevill that evil none can match" "Machiavelli a cui nessun nome è pari" o scomposizioni analitiche dell'aggettivo Machievellian come "Match avillain", traducibile più o meno come "pari ad un villano".

Dalla metà del Cinquecento cominciano a essere pubblicate grammatiche d'italiano in inglese, e nel 1598 è il grande dizionario bilingue di John Florio: "A worlde of wordes".

Nel Seicento, comincia a verificarsi l'inversione di tendenza: l'interesse inglese per la cultura italiana diminuisce, mentre in Italia comincia a diffondersi tra gli intellettuali una certa anglofilia.

Battistrada in questa direzione è il letterato e scienziato Lorenzo Magalotti che inserisce nella sua relazione di un viaggio in Inghilterra numerosi anglicismi.

Ma la diffusione dell'inglese rimane scarsa per tutto il Settecento, e anche l'anglomania dello scrittore torinese Giuseppe Baretti (sua la prima attestazione della parola anglicismo) e dei fratelli milanesi Pietro e Alessandro Verri, esponenti di spicco dell'Illuminismo italiano, si risolve in un'ammirazione culturale alla quale non fa seguito un vero travaso linguistico.

Nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento un maggiore numero di anglicismi si diffonde grazie alla lingua dei giornali e alle traduzioni di grandi romanzieri.

La fortuna dei romanzi di autori come lo scozzese Walter Scott o come l'americano James Fenimore Cooper contribuisce a diffondere un certo numero di anglicismi, vincendo le resistenze del passato.

È solo con la fine della seconda

guerra mondiale, tuttavia, che il fenomeno dell’anglicismo assume le dimensioni attuali: i tre quarti degli anglicismi non adattati presenti nell’italiano contemporaneo entrano nella nostra lingua dopo il 1950.
  • Molti sono i nomi dei singoli sport che entrano in italiano già alla fine dell’Ottocento; numerosi sono poi gli anglicismi legati allo spettacolo: oltre al mondo del cinema hollywoodiano col suo star-system, si può citare l’ambiente televisivo, in cui sempre più spesso si sentono parole come anchor-man ‘presentatore’, audience e share, pay tv, home video.
  • Dominata dall’inglese è poi la musica: dalle definizioni degli stili ai tecnicismi come riff ‘frase musicale’.
  • Ai prestiti veri e propri si aggiungono anche gli anglolatinismi o anglogrecismi (ovvero parole di etimo classico giunte a noi tramite l’inglese) e gli pseudoanglicismi: vocaboli, questi ultimi, dall’aspetto inglese, che

però non esistono né in inglese né in americano.

In alcune lingue speciali – come quella dell'informatica – il lessico tecnico è quasi esclusivamente inglese, e lo stesso vale per alcuni gerghi, come il cosiddetto "aziendalese".

In ne, sono soprattutto i media a o rire l'immagine di un italiano (arti cialmente) saturo di parole ed espressioni angloamericane.

Spagnolo e portoghese

Fino al XV secolo, l'uso dello spagnolo sull'italiano consiste quasi esclusivamente nel ruolo d'intermediario per la diffusione degli arabismi.

Gli spagnolismi veri e propri passati nell'italiano durante il Medioevo sono infatti pochissimi: si possono ricordare maiolica, dobla e gli aggettivi etnici basco e ispano.

Più significativo l'apporto dello spagnolo ai dialetti dell'Italia meridionale, a contatto con la Spagna già dalla fine del Duecento.

Solo con lo

  1. Per stabilizzarsi del dominio aragonese nell'Italia meridionale cominciarono a distinguersi in italiano parole castigliane come infante 'principe reale', posata 'posto apparecchiato a tavola', gala 'sfarzo, lusso'.
  2. Quando poi nel Cinquecento la Spagna di Carlo V divenne lo stato più potente d'Europa, lo spagnolo divenne la lingua straniera più di uso anche in Italia.
  3. Molte sono le voci della marineria e della navigazione che in questo periodo arrivano in italiano dalle lingue iberiche: per esempio doppiare, otta, risacca, nostromo, rotta. Molte anche le voci generali come brio, complimento, regalo.
  4. Arrivano in italiano anche molte voci esotiche, provenienti sia dall'America sia dall'Asia attraverso lo spagnolo e il portoghese.
  5. L'uso di prestiti dalle lingue iberiche è invece scarso nel periodo che va dal Settecento al primo Novecento.

Spagnolo e portoghese:

I contatti tra Spagna e

Italia si fecero molto stretti durante la guerra civile spagnola: entrarono così in italiano caudillo (riferito al dittatore Francisco Franco), falange (nome del movimento politico di tipo fascista da lui fondato nel 1933), falangista e falangismo.
  • Negli ultimi decenni, il fenomeno degli iberismi si è fatto nuovamente consistente, grazie soprattutto agli apporti provenienti dall'America Latina.
  • Si tratta in prevalenza di parole e locuzioni legate alla rivoluzione cubana e in genere ai movimenti di liberazione degli stati sudamericani.
  • Altri prestiti dalle lingue iberiche sono invece legati al distinguersi delle telenovelas e al linguaggio calcistico, al fascino della musica e della danza.

Lingue germaniche medievali e tedesco

  • I più antichi germanismi che sopravvivono ancora oggi in italiano sono prestiti entrati in latino già prima del IV secolo, come brace (dal germanico)

braso- ‘carbone ardente’), sapone (sapo‘sostanza per tingere i

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beccaaaa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Gnes Matteo.