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INDOEUROPEO ANT. INDIANO GRECO-EOLICO LATINO GERMANICO

rimane una ṛ a (ar/ra)-o(or/ro) o (or) u (ur)

*ṛ rimane una ḷ a (al/la)-o(ol/lo) o (ol) u (ul)

*ḷ a (a) a (a) e (em)/i (in) u (um)

*ṃ a (a) a (a) e (en)/i(in) u (un)

*ṇ

EX di *ṛ —> antico indiano: mṛt-à (morto); indoeuropeo *mṛt-os; in latino: mort-uus;

eolico: mròtos > bròtos (fatto di eufonia) (morto/mortale —> rif. ad ambrosia);

germanico: murd (con legge di Verner).

[le sonanti o si comportano tutte e 4 allo stesso modo, o si comportano alle stesso modo a

coppia: quindi le liquide e le nasali)

- Prefisso negativo degli aggettivi in italiano:

in-, che è anche in latino (a- .. del greco: alfa privativo).

- Prefisso negativo degli aggettivi in inglese: “un-”.

Questi prefissi, che sono sicuramente prefissi negativi degli aggettivi ancora produttivi,

sono esito di una sonante —> la sonante nasale ṇ, che in latino diventerebbe “en” (poi in

diverse situazioni in posizione iniziale è diventata “i”, quindi poi, per analogia si è diffuso

“in”; in greco diventa “a-”; in antico indiano diventa pure “a-”; nelle lingue germaniche “un-”

(ancora produttivo)

- Questa ṇ è il grado ridotto di “ne”, che è una negazione (per esempio in latino troviamo

in neque, nec), e quindi “n” mantiene il significato negativo.

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Numero 7 —> antico indiano: “saptà”; greco: “heptà”∾; latino: “septem”;

germanico: “sißun”.

- ricostruzione indoeuropeo: *sep(t)’ṃ

la [s] iniziale davanti a vocale diventa un’aspirata [h] (greco);

- per la [p], nel gotico si applica la legge di Verner

- per la [t] c’è un problema perché si dovrebbe ricostruire una [t], spesso in alcune lingue

è stata eliminata (cioè il gruppo consonantico è stato semplificato); quindi si mette tra

parentesi perché nel gotico non potrebbe esserci, per le condizioni della legge di

Verner: l’accento funziona perché è dopo, il contesto sonoro (o tra vocali o vocale e

sonorante): se ci mettessimo la [t] la legge di Verner non potrebbe agire, quindi la forma

gotica è senza la [t]. (nella ricostruzione si mette tra parentesi a causa del gotico)

- nell’ultimo passaggio è difficile scegliere tra la ṃ e la ṇ: il problema è che il latino

preferisce la terminazione in ṃ e il gotico preferisce quella in ṇ. Quindi si devono

osservare le altre lingue per stabilire se si tratta di una ṃ o di una ṇ (è una ṃ, ma

questo non si nota dalle lingue prese in considerazione).

- l’accento ‘ si prende dal latino e dal greco;

Processo inverso: con il verbo mangiare —> indoeuropeo: “ed-o” (mangio):

—> in antico indiano: “ad-o”; in greco: “ed-o”; in latino: “ed-o” (però non è attestato,

solamente la radice); in gotico: “it-an” (poi eat, in inglese).

Ritorniamo al verbo legare: in antico indiano si ha “bandh” (come nome è “parente”);

in gotico: “bind-an”; cerchiamo di formare la forma del greco: innanzitutto le sonore

aspirate dell’indoeuropeo nel greco diventano sorde aspirate, e poi fricative:

quindi “phenth-eròs” —> però questa non è la forma definitiva quindi —> legge di Verner:

penth-eròs.

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In latino si ha l’aggettivo “albus”, che uno dei due aggettivi per “bianco”: albus/candidus, la

stessa cosa per nero: ater/niger —> ma non sono sinonimi: perché albus=bianco opaco/

candidus= bianco lucido, brillante. (Da “albus” in italiano viene: “alba” e “albume”.)

Per nero: ater= nero opaco/niger= nero lucido. (questo per dire che il latino ha delle

differenziazioni che l’italiano non ha)

Quindi, in latino si ha “albus” (bianco); in greco: “alph-oùs”(aggettivo per bianco);

nell’antico inglese: ælb-itu (cigno) —> si possono mettere a confronto.

Quindi si ricostruisce: *albh-

(- bh perché: in greco diventa sorda aspirata, in latino all’interno di parola perde

l’aspirazione e nelle lingue germaniche, con la legge di Grimm, diventa sonora semplice.)

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RICOSTRUZIONE CULTURALE: SANTA BRIGITTA (Campanile)

Si parte dal fatto che i Santi protettori dell’Irlanda sono San Patrizio e Santa Brigitta. Di

San Patrizio vi è una traccia storica, mentre il lavoro è condotto su Santa Brigitta.

L’idea è questa: quella che viene venerata come santa, Santa Brigitta, è l’erede di una

divinità celtica tradizionale dello stesso nome: quindi c’era presso i Celti una dea Brigitta

che poi diventò presso i Cristiani Santa Brigitta.

Le notizie che noi abbiamo su Santa Brigitta le possiamo trasferire alla legenda della Dea

pagana Brigitta, e dobbiamo cercare vedere di vedere se questa Dea Brigitta abbia

qualche corrispettivo presso altre popolazioni indoeuropee —> Ricostruzione culturale.

Intanto si comincia dal nome: il nome in qualche modo significa “alta”. Questo epiteto di

“alta”, nel mondo vèdico , è dato all’Aurora (primo indizio).

1

Secondo indizio: Santa Brigitta, e quindi la Dea Brigitta, aveva nonno e padre dai nomi

parlanti (i nomi parlanti sono quelli che descrivono); quindi il nome del padre è Neo

(equivalente di “nero”), il nome del nonno significa “nero e cupo”.

Poi si dice che Santa Brigitta nasce al sorgere del sole, e la madre la partorisce “con un

piede dentro e un piede fuori casa” (fatto simbolico) —> la Dea Brigitta aveva le

caratteristiche della dea vèdica, e quindi della dea indoeuropea dell’Aurora: l’Aurora è

figlia della notte, è nipote della notte più profonda, l’Aurora si ha quando appare la luce, è

a metà tra luce e il buio, tra il giorno e la notte, infatti la madre la partorisce “con un piede

dentro e un piede fuori”. Quindi chiaramente la Dea Brigitta rispecchia la Dea indoeuropea

dell’Aurora. Non solo: Santa Brigitta (e quindi la Dea Brigitta) è collegata spesso con le

fiamme, fiamme che però non bruciano, in sostanza sono fiamme di luce (rossa): ex. text:

“[…] certi vicini videro la casa ove era la ragazza (Santa Brigitta) fiammeggiare. Sì che ne

era fatta fiamma di fuoco dalla terra al cielo, ma quando vennero a portare aiuto alla casa

il fuoco scomparve”. Anche la Dea vèdica dell’Aurora è collegata con le fiamme che non

bruciano e con la luce. L’Aurora indoeuropea è anche ispiratrice di poesia (questo si vede

dai testi vèdici) e si dice anche di Brigitta che i poeti la adoravano, quindi Brigitta è la Dea

dei poeti, l’Aurora vèdica era ispiratrice di poesia: al risveglio i poeti pregano e la preghiera

è anche poesia, quindi si vede il collegamento fra l’Aurora e la poesia.

Infine, la Dea greca dell’Aurora ha un figlio che si chiama Memnon (che a sua volta si

chiama Eos). Questo nome in realtà non è stato etimologizzato però de Saussure suppose

che il nome originario fosse Menmon, cioè con uno scambio tra le due nasali.

Ma se si parte da Menmon, si ha “Man man” (in antico indiano) che vuol dire “pensiero,

poesia”. Quindi anche qui si trova la connessione tra l’Aurora e la poesia, in questo caso la

connessione si trova nell’Aurora greca che ha un figlia che porta il nome di “pensiero,

poesia”. Quindi, anche se i nomi sono diversi, si è trovato dei tratti comuni alla dea Brigitta

(che è irlandese e poi è santa, ma originariamente era la Dea indoeuropea dell’Aurora, del

mondo indiano e del mondo greco. Anche il fatto che ci siano più Aurore [sono tre sorelle],

questo è un tratto in comune alla cultura irlandese e alla cultura vèdica).

Infine c’è un altro tratto della Dea greca dell’Aurora, che manca in Santa Brigitta: la Dea

dell’Aurora ha il carro. Questo tratto nelle storie indiane ed irlandesi manca

completamente. —> Questo è un modello tipico di ricostruzione culturale perché questa

volta il confronto non è stato fatto solamente sulla lingua, ma è stato anche fatto sulla

cultura e sui testi: confrontando i testi, interpretandoli (perché quello che conta è

1 I vada sono i libri sacri degli indiani, i più antichi che si hanno.

l’interpretazione), sono stati trovati dei tratti comuni alle tre Dee dell’Aurora, e siccome

l’Irlanda è molto lontana dall’India (sia nello spazio che nel tempo [i testi sono distanti nel

tempo]), e altrettanta distanza c’è dal mondo greco. Il fatto che le tre Dee dell’Aurora

abbiano questi tratti comuni, si spiega facilmente con il fatto che in realtà si tratta della

Dea indoeuropea dell’Aurora, cioè si tratta di una divinità molto antica e della fase comune

alle popolazione indoeuropee, prima della diaspora.

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ETIMOLOGIA DEL VERBO ANDARE ITALIANO

In latino il verbo andare non c’è, andare si dice “eo”, che è un verbo breve (ed essendo

una parola breve è soggetta a scomparire); un altro verbo andare è il verbo “vado” (vado

in italiano è rimasto come parte del paradigma).

Andare si trova anche in altre lingue romanze, neolatine:

in francese —> aller; in spagnolo —> ir (sarebbe “eo”); provenzale: anàr.

Ora il problema è l’etimologia di andare: era stata proposta per andare una derivazione da

“adire” (verbo “eo” in infinito “ire”, “adire” è un composto [“eo”:”adeo”/“ire”:”adire]).

Vi sono due mutamenti: da “adire” si arriverebbe ad “are” (con cambio di coniugazione del

passato dal latino al romanzo: ex: tremare/tremere (lat.)); e poi si è arrivati ad “adare” (in

andare c’è in più la nasale) - Ex. inverno/iverno, ivernus —> è stata inserita la nasale nel

passaggio dal latino all’italiano.

Quindi, di per sè, il passaggio da adire-andire-andare oppure adire-adare-andare non

sarebbe impossibile, ma è piuttosto difficile, dato che è un verbo che poi h

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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher hardrockmetallover97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Glottologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Aliffi Maria Lucia.