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Le vocali

Nel nostro sistema linguistico i luoghi di realizzazione delle vocali sono cinque.

Differenza tra vocali e consonanti:

Le vocali sono il prodotto della voce in senso stretto e letterale, quindi suoni, poiché hanno origine dalla vibrazione delle corde vocali, mentre le consonanti sono il prodotto della chiusura o qualunque altro convenzionale impedimento della libertà del canale orale, in seguito ai quali si producono dei rumori.

Il triangolo vocalico:

  • la /a/ è una vocale bassa
  • la /ɛ/ e la /ɔ/ sono medio-basse
  • la /e/ e la /o/ sono medio-alte
  • la /i/ e la /u/ sono alte

Trubeckoj (1890-1938) distingueva tra vocali chiare e scure (non richiesto).

Caratteristiche delle singole vocali:

  • Il suono /e/ è caratterizzato da una media apertura orale
  • Il suono /o/ è caratterizzato da una media apertura orale con arretramento del luogo diaframmatico (quindi velarità)
  • Il suono /i/ è caratterizzato da un'apertura minima orale e da avanzamento del luogo diaframmatico e aprocheilia

Il suono /u/ è caratterizzato da apertura minima orale con arretramento del luogo di articolazione e conseguente velarizzazione e procheilia.

TRASCRIZIONE FONETICA VS TRASCRIZIONE FONEMATICA

La trascrizione fonetica è la rappresentazione più dettagliata possibile del maggior numero di suoni.

La trascrizione fonematica, invece, riproduce le caratteristiche fonologiche e non si occupa delle particolarità della pronuncia che non hanno valore distintivo.

Valore distintivo: un parlante che non è calato in una lingua standard ma che si comprende ugualmente.

Possibili trascrizioni fonetiche di "fare": ['fare], ['fæ re], ['fɑ re]

L'uso di una variante piuttosto che di un'altra non determina nessuna distinzione di significato. Pertanto si dice che i tre foni non creano tra loro delle opposizioni distintive. Li definiamo "allofoni".

Allofono: è uno stesso fono che varia in contesti linguistici specifici.

La trascrizione fonetica riporterà le differenze rilevate.

Nella pronuncia a seconda dell'effettiva realizzazione (ci dà informazioni sul parlante, da dove viene). La trascrizione fonematica o fonologica (/.../) riporta la variabile più frequente e normale parola "fare" (in questo caso) sono quelli distinti al fine di capire quali tra i foni delladel significato (riporta lo standard).

La fonologia descrive il modo in cui i suoni di una lingua sono organizzati. Pertanto la fonologia studia ciò che ogni parlante di una certa lingua sa di quella lingua stessa.

I suoni visti in questa prospettiva-I fonemi sono suoni minimi che servono a distinguere tra loro significati. Hanno la funzione di differenziare i suoni tra loro, pertanto ogni fonema deve avere una sua riconoscibile identità. [Se non si conosce il fonema, non lo si riconosce. In certe lingue è irrilevante distinguere un fonema simile da un altro, in altre lingue è indispensabile distinguerli ai fini della comprensione stessa]

In una data

lingua può essere irrilevante ai fini della distinzione un fonema che si pronuncia /v/ o /f/, mentre in un'altra lingua questa distinzione è cruciale. Gli elementi distintivi che differenziano i fonemi da quelli somiglianti si definiscono "tratti" e si indicano con un + o con un -.

Descrizione di /p/: [-sonoro, + bilabiale, + occlusivo]

Descrizione di /k/: [-sonoro, + velare, + occlusivo]

In linea di principio dunque, fonemi con tratti parecchio dissimili potrebbero concorrere a una rappresentazione marcatamente dissimile di significato.

Nozione di coppia minima:

Pollo-bollo, fanno-panno, dato-dado.

In ogni lingua possono esserci delle serie fonemiche ricorrenti, dette serie minime:

pazzo, pezzo, pizzo, pozzo, puzzo - pane, mane, tane, cane, vane, nane, rane, lane [alcune sequenze sono consentite, altre no]

Suoni un po' diversi tra loro possono rappresentare in realtà lo stesso fonema (metafonema). Di un fonema possono darsi diverse

realizzazioni/pronunce: ad esempio: caro-caaro // cavo-Al contrario in lingue come l'inglese l'allungamento vocalico è distintivo di "segmento"-Nozione il segmento in linguistica è una porzione della catena parlata (è una sezione di enunciato compresa tra due limiti del parlato, es. due pause) "soprasegmentale"-Tratto Prìncipi-princìpi (si è persa la finale lunga distintiva) àncora-ancòra / guàrdala guarda l'à-Nozione di parola fonologica questione dell'accento primario o secondario-Accento frasale-I CLITICI-In alcune lingue l'accento è fortemente normato e addirittura fisso mentre in Italiano è libero-TONI ogni scambio culturale il discorso del parlante è riempito da molte voci differenti"-"In parole, i gesti e le azioni non hanno un significato fisso e definitivo, ma sono semplici-"Le indizi che acquisiscono un senso specifico e concreto

solo all'interno di un dato contesto, unico e irripetibile" La comparsa della cultura è connessa alla capacità di produrre una gamma precisa, fine e complessa, di suoni vocalici. Senza un preciso apparato vocale non è possibile parlare. F. ALBANO LEONI: "La sillaba è anche una qualsiasi successione di picchi e valli di sonorità riconoscibile anche in certi versi animali" (FAL 2009, 183) Il fonema per alcuni linguisti non è una cosa improvvisa, c'è stato un lungo processo di apprendimento di questi segnali minimi, che poi diventano inconsci. Suoni anche minimi possono essere significativi di per sé. La "apofonia onomatopeica": VON GABELENTZ (1840-1893): - ha creduto di individuare lingue (es. quelle batak) dove si verificano fenomeni come questo: dzarar/ dzirir/ dzurur Il suono cambia e cambia anche il significato, come se il suono che cambia indicasse la grandezza dell'oggetto (es. suono /i/ =

FONOSIMBOLISMO - Si associano significati ai suoni minimi

ELVIRA ASSENZA: il lessico di ciascuna lingua tende a riassumersi intorno a suoni simili per esprimere significati simili

ROMAN JAKOBSON (1896-1982): metteva in rapporto le prime azioni linguistiche infantili e il linguaggio profetico

S. CRIPPA (1990,490): "Il senso comune distingue tra linguaggio normale ed anormale" [anche il linguaggio incomprensibile può assumere un significato]

Il 'dire' è riconducibile al mythos oltre che al logos: dimensione olofrastica/dimensione discreta

Il gesto ha una storia del linguaggio = collega l'origine del linguaggio al "gesto". [tra le varie ipotesi sull'origine]

Il gesto è rappresentato in maniera assolutamente sincronica (si rappresentano movimenti di epoche lontane come se fossero movimenti di oggi) - non sappiamo come si muovevano in passato - anche il "gesto" ha subito

mutazioni.-Novità dell'apparato vocale umano(se ne avrebbe evidenza solo con Homo Neanderthalensis)-Homo Sapiens: acquisizione definitiva della postura eretta, aumento dell'encefalo, ristrutturazione delle ossa craniche, cambiamento in apparato vocale.-Ipotesi del protolonguaggio: "Bioprogramma" linguistico in base al quale gli esseri umani apprendono il linguaggio, con una competenza che però si è via via evoluta.[??] Il protolinguaggio era già parlato da Homo Erectus [??]-Rudimentale articolazione di un linguaggio [1m8-3 anni fa]-Si trattava di: Linguaggio telegrafico, privo di grammatica, la cui comprensione si basava su aspetti pragmatici fortemente contestualizzati [elementi sciolti]. Successivamente con Homo Sapiens si passa al linguaggio vero e proprio.[Riconfigurazione del tratto vocale. Origine della sintassi.]Uno dei contesti più importanti della linguistica è la socio-linguistica(origine sociale del linguaggio) chelingua. I morfemi possono essere liberi o legati. I morfemi liberi sono parole autonome che possono esistere da sole, come ad esempio "casa" o "amico". I morfemi legati, invece, sono unità che non possono esistere da sole e devono essere collegati ad altri morfemi per avere significato, come ad esempio il suffisso "-mente" che trasforma un aggettivo in un avverbio, come "velocemente". LA STRUTTURA DELLE PAROLE: Le parole possono essere analizzate in base alla loro struttura interna. Esistono parole semplici, formate da un solo morfema, come ad esempio "cane". Ci sono anche parole composte, formate da due o più morfemi, come ad esempio "portaombrelli". Inoltre, ci sono parole derivate, che sono formate da un morfema base a cui viene aggiunto un affisso, come ad esempio "leggibile" (da "leggere" + "-bile"). LA FLESSIBILITÀ DELLE PAROLE: Le parole possono essere flessibili o non flessibili. Le parole flessibili possono cambiare la loro forma per indicare diversi casi grammaticali, come ad esempio il plurale o il genere. Ad esempio, il sostantivo "cane" può diventare "cani" al plurale. Le parole non flessibili, invece, mantengono la stessa forma indipendentemente dal contesto grammaticale, come ad esempio gli avverbi o le preposizioni. In conclusione, la morfologia è una parte fondamentale della linguistica che si occupa dello studio della struttura delle parole e dei meccanismi per cui si formano e si trasformano. Attraverso l'analisi dei morfemi e della struttura delle parole, è possibile comprendere meglio il funzionamento delle lingue e la loro organizzazione grammaticale.

lingua.

Es: riapplaudiamo → ri-applaudi-amo

definì → de-fin-ì

Morfema derivazionale

Esempi con morfema derivazionale -ist-

camionista, affarista, aforista, volleista, piduista, voyeurista, zapatista, zarista.

[Sto indicando qualcuno che fa un'attività legata al significato del primo morfema]

Esempio: AMAVA

Base tematica: AM- (dà significato)

Desinenza: -AVA (dà informazione grammaticale)

Caratteraccio: morfemi che modificano il significato del tema(Alterazioni e derivazioni)

Il morfema può essere lessicale (informazione semantica, significato -particolare-) e grammaticale (informazione generale, es. genere, numero, ecc...)

→ info chiuse, significato immediato.

Es. gatto (Tema, radice, suffisso, …)

-SEGMENTAZIONE (flessione, declinazione, suffissazione, …)

-TRASFORMAZIONE –

-I morfemi lessicali rientrano in un sistema aperto si verificano delle innovazioni(aumenta il patrimonio lessicale, si dimentica parte del lessico,

se ne cambia la funzione,ecc...)RADICE-TEMA-DESINENZA-AFFISSO

La radice (parte centrale) garantisce il significato lessicale del termine (dell'intero campo semantico).

Tema forma derivata (ma non ancora una parola completa).

es. dalla radice AM- si formano:

  • il tema nominale AMOR-
  • Temi aggettivali AMABIL- / AMOREVOL-
  • Temi verbali AMER- / AMAV- / ecc...
  • I deverbali: nomi derivati da verbi

Raddoppiamento:

  • in alcune lingue assume un carattere morfologico
  • in alcune lingue si ottiene il plurale (es. indonesiano)
  • in Italiano indica un superlativo (es. piano piano)

Compatibilità tra Morfologia e Sintassi: la MORFOSINTASSI

es. swaili NITAKUPENDA / it. Io ti amerò / ingl. I will love you

Morfemi legati e liberi

  • liberi: ri-fare, ri-vedere, ag-giorn-ament-o
Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
50 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fabiolamazz di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Manco Alberto.