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ITALIANO REGIONALE TRASCURATO;

Modello innovativo in quanto incorpora con specifica attenzione la diamesia e

considera lo standard una varietà scritta.

Parlato =/= Orale → Orale = prodotto con la bocca. Leggere una poesia non rende il

testo un testo parlato.

• Sabatini, 1985

ITALIANO STANDARD;

ITALIANO DELL’USO MEDIO (neo-standard); scritto e parlato, definito per la prima volta

REGIONALE DELLE CLASSI ISTRUITE;

REGIONALE DELLE CLASSI POPOLARI.

Elenca 30 caratteristiche linguistiche dell’uso medio.

Tiene in considerazioni diverse variabili, anche quella diamesica che non appare nelle

definizioni.

• Berruto, 1987

Evidenzia la natura continuista della variazione linguistica.

Tiene in considerazione l’influenza reciproca di scritto e parlato.

Considera la continua influenza mediatica sulla lingua.

Asse della diafasia suddiviso ...

• Antonelli

ITALIANO DIGITATO

ITALIANO STANDARD DI TIPO SCOLASTICO 6

30/09

In tutti i modelli è presente il riferimento, per lo meno implicito, all’italiano standard

(letterario, normativo, scolastico) ed è prevista l’esistenza di una variante regionale.

Da Sabatini in poi: modello di italiano corrente, chiamato dell’uso medio, neostandard, comune,

semistandard. Diversa focalizzazione sul rapporto con la varietà normativa.

Presenza di una varietà bassa non sensibile alla variabile diatopica, italiano popolare. 7

Le ultime e più innovative tengono presente il canale della diamesia, es. antonelli parla

dell’italiano digitato.

I due estremi della diamesia vanno avvicinandosi → lo scritto contamina il parlato, ma

soprattutto il parlato influenza lo scritto. Esistono addirittura casi in cui lo scritto fa mimesi

del parlato.

ITALIANO STANDARD

Varietà linguistica posseduta da persone colte (diastratia) e assunta anche implicitamente

come modello da tutti i parlanti e gli scriventi e viene prescritta come esemplare

nell’insegnamento (italiano standard normativo). Anche utilizzata negli scritti scientifici,

tecnici e burocratici.

Per definizione privo di influenze regionali anche dal punto di vista fonetico Varietà scritta

oppure astratta, ideale.

Caratteristiche definitorie delle lingue standard (e dunque dell’italiano standard) secondo

Berruto:

• Stabilità, garantita da istituzioni in grado di stabilire una norma → Sviluppo lento.

• Capacità di intellettualizzazione, si presta a descrivere concetti astratti e complessi di ogni

genere.

• Prestigio, chi lo utilizza è riconosciuto come virtuoso. Utilizzato nei testi letterari e ufficiali.

• Funzione unificatrice, raggruppa e conferisce identità.

L’italiano standard si è formato a partire dal fiorentino degli autori del 300 e dei

grammatografi del 500. Gli anglicismi e gli stranierismi penetrano nel lessico italiano

ampliandone il lessico ma non modificando la struttura portante della lingua.

Anni 60s → nascita di generazione italofona → completa padronanza dell’Italiano; no

diglossia funzionale; utilizzo da parte dei nuovi media → italiano neostandard.

ITALIANO NEO–STANDARD

• Durante la guerra la popolazione si è trovata costretta a mescolanze geografiche forzate che

hanno costretto l’utilizzo dell’italiano e non dei dialetti per permettere la comunicazione.

• Tutta la popolazione ha dovuto avere a che fare con la burocrazia, che parla italiano.

• Diffusione del giornalismo.

Questi tre fattori portano a un’ampia diffusione italofona, che accetta fenomeni che l’italiano

standard riterrebbe inaccettabili. 8

Questa varietà è più semplificata, più attenta alle esigenze comunicative, più interferita al

parlato. Accoglie inoltre diversi sistemi fonologici non più fortemente connotati

diatopicamente.

I dati morfologici sono interni alla struttura del sistema linguistico e non universali.

03/10 e 04/10

Tratti fonetici

Accoglimento di diversi sistemi fonologici:

Strutture morfologiche più importanti dell’italiano neostandard:

Semplificazione dei pronomi: “lui” e “lei” come soggetto; “ci” invece di “vi”

• specialmente in funzione avverbiale.

“Gli unificato”: “Gli” tende a sostituire “loro” o “a loro” → giustificato dal punto di vista

• paradigmatico: pronome atono monosillabico

Incapsulatore “ciò” sostituito da indicatori deittici: “Questo”, “Quello”...

• Interrogative K o W: (bisogna rispondere con un costituente, spesso sostituito da un

• elemento K o W) “Che cosa” sostituito da “cosa” (coloritura diatopica settentrionale) o

“che” (centro-meridionale). “Come mai” invece di “perché”. → parole singole sostituite

da perifrasi.

Che polivalente

• Connettivo polifunzionale: “che” sostituisce “il quale”, “la quale” e diventa connettivo

subordinativo polifunzionale, non solo nelle relative (es. prendi l’ombrello che piove)

Relativa debole: Ancora considerata substandard. In generale il numero dei connettivi

relativi tende a ridursi (es. la ragazza che le ho dato il libro)

Riduzione dei connettivi subordinativi: pochi e con usi specifici, spesso sintagmatici.

• 9

Lessicalizzazione dei clitici: creazione di unità inscindibili di clitico+verbo (Es. Io non

• ci sto → si perde il valore locativo di “ci”). Registrate come nuove entrate nel

vocabolario.

Interrogativo sintagmatico “come mai?”: elemento analitico sostituisce quelli

• sintetici come nel passaggio dal latino all’Italiano

Grammaticalizzazione: La particella collegata al verbo funziona da segnaposto per un

• argomento verbale. (Es. Domani Marco viene a scuola. Lo so =/= so.)

Presente pro-futuro: con restrizioni di tipo semantico e sintattico.

• Futuro epistemico o di supposizione: futuro usato con valore modale e non

• temporale.

Imperfetto onirico, ludico, di cortesia: sostituisce il condizionale, non ha funzione

• temporale, ma modale: modo della contro-fattualità, delle cose impossibili o

realizzabili solo in condicione.

Passato prossimo che sostituisce il passato remoto: forme più regolari

• 04/10

Questi fatti sono sempre stati presenti nell’italiano parlato e anche nello scritto non

sottoposto a pressioni di ordine normativo formale. (Es. Patto Capuano presenta dislocazione a

sinistra)

Il parlato è massimamente economico – si condividono tempo e spazio ed un’enciclopedia di

conoscenze → posso fare economia linguistica e dare per scontato.

Spesso ha funzione puramente empatica – stringere relazioni, mostrare interesse o rispetto,

non comunicare nulla di preciso.

Lo scritto deve essere massimamente esplicito → si evitano i riferimenti cataforici ed

anaforici pronominali, sostituiti con quelli nominali 10

Non è necessario usare trucchi particolari per indicare qual è la cosa importante nel testo. Si

usano piuttosto elementi linguistici quali avverbi “proprio questo...”.

LA SALIENZA DEGLI ARGOMENTI

Gli enunciati sono solitamente costruiti in modo che l’elemento importante (rematico) stia a

destra. Ciò che è dato o facilmente inferibile sta a sinistra.

Parte rematica (importante) a destra

Parte tematica (data o inferibile) a sinistra – può anche non esserci

Alcuni costrutti servono ad indicare lo statuto pragmatico di un referente.

Io bevo il caffè. Elemento rematico: tutto. → l’economia espressiva può essere fatta solo se c’è

un’enciclopedia condivisa.

Strumenti per dire ciò che è rematico e ciò che è tematico:

Trucchi di tipo sintattico – alterazione della struttura normale del discorso per suggerire

all’interlocutore la presenza di un’anomalia referenziale e far scattare una rivalutazione di tipo

semiotico del discorso che faccia intendere qual è il tema e quale il rema. (es. dislocazione a

sinistra: il caffè lo bevo → sta dove normalmente sta il tema dunque deve essere tematico;

oppure dislocazione a destra: lo bevo il caffé)

Trucchi di tipo prosodico – si pronuncia con più energia o si modifica la curva melodica.

- dislocazione a destra – parlato

- dislocazione a sinistra – sia scritto sia parlato

- che presentativo

- frase scissa: es. è Marco che bussa alla porta – soprattutto parlato

- frase pseudo scissa: es. che bussa alla porta è Mario - 05/10

Italiano Popolare 11

Varietà storica, studiata dagli anni ’60 su testi scritti da una popolazione semi-colta, senza

formazione linguistica e con basi dialettofone → creazione di un’interlingua

Varietà storica perché è una varietà linguistica in via d’estinzione (come d’altronde lo sono i

dialetti). Anche se uno studio condotto in Svizzera su degli ha rivelato l’utilizzo di costrutti

SMS

e lessico dialettali che però non implicano una reale conoscenza (competenza attiva) del

dialetto. Spesso utilizzo di espressioni dialettali non appartenenti alla regione di provenienza,

ma introdotti medialmente (soprattutto romanesco e napoletano) → Eteroglossia: cambio di

codice funzionalizzato all’espressività.

L’italiano popolare può anche essere inteso come interlingua che ha come punto di partenza

non un dialetto, ma una lingua alloglotta.

Italiano popolare = varietà di approssimazione all’italiano normativo/neostandard. Vari gradi

a seconda delle caratteristiche della lingua di partenza, all’interazione del parlante (italiano

imparato solo per immersione o per studio) e quanto è disposto a rinunciare alla lingua di

partenza

Un esempio di italiano popolare sono le lettere censurate scritte durante la guerra da semi

colti. → Italiano popolare unitario.

Foneticamente questo italiano è molto marcato, ma è impossibile dedurlo da documenti scritti

come le lettere.

Presenza di segnali discorsivi, appartenenti a diverse parti del discorso utilizzati

funzionalmente nel discorso perlato per prendere parola. 07/10

Caratteristiche salienti:

Nessuna paragrafazione.

• Scarsissima interpunzione.

• Sintassi discorsiva, paratattica, giustappositiva, poche subordinate. Nessun segnale di

• organizzazione del discorso.

Presenza di dialettalismi.

• Irregolarità ortografica.

• Elementi diacritici assenti.

• Resa grafica della suddivisione delle parole (l’avaligia).

• Resa dell’accento, della pronuncia.

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
20 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vale_tvb_97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Prada Massimo.