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L’intervista televisiva: si tratta delle dichiarazioni a caldo rilasciate dai politici (modalità ben nota al
pubblico grazie al frequente uso che se ne fa nei telegiornali). Si è di fronte ad un’oralità spontanea
e ad esempi di parlato informale, senza pianificazione pregressa. I testi sono basati sull’esiguità del
tempo a disposizione (frasi brevi e ad effetto, uso di parole chiave). Il destinatario è generico e
vasto e si tratta di una comunicazione unidirezionale.
Il discorso preregistrato: è il discorso di un singolo esponente politico, appositamente destinato alla
registrazione e alla messa in onda televisiva (discorsi di fine anno dei presidenti della Repubblica,
“discesa in campo” di Berlusconi nel 1994 a reti Mediaset unificate). Il discorso registrato è un testo
preparato per iscritto e destinato a essere enunciato oralmente, ma si tratta di un’oralità fortemente
controllata: in primo luogo per la pianificazione del discorso, in secondo luogo per l’attenzione ai
tratti paralinguistici, alla mimica, all’intonazione e alla modulazione della voce. Nell’impatto
mediale avranno un peso anche la scenografia, la regia e il posizionamento del parlante, per cui si
può parlare di un’oralità non solo trasmessa, ma pienamente recitata.
La politica sui giornali
La carta stampata è uno dei mezzi più datati di diffusione del messaggio politico. Consideriamo qui
la stampa quotidiana, dove i testi politici costituiscono una presenza fissa, rappresentando l’esempio
migliore della cosiddetta “campagna elettorale permamente”.
L’intervista giornalistica: si colloca a cavallo fra i testi primari e i testi secondari. Riguardo al
rapporto oralità-scrittura occorre distinguere fra i due momenti della creazione del testo (il
momento del confronto) e della fruizione (la pubblicazione a stampa). L’intervista viene creata
oralmente, ma si tratta di un’oralità mediata, poiché il colloquio verte su temi e domande
preimpostate; l’intervista viene successivamente fruita tramite un canale scritto e questo passaggio
comporta due livelli di trasformazione: normalizzazione e riformulazione del contenuto. Il carattere
della comunicazione (se si prescinde dal momento dell’effettivo scambio col giornalista) è
unidirezionale.
Il pastone: è il testo principe della cronaca giornalistica, ed è il risultato della commistione di testi
primari e di testi secondari: si tratta di un testo misto, montato per mezzo di notizie d’agenzia,
citazioni, parafrasi dei discorsi politici, tagli, riformulazioni e commenti (mischia quindi testi
primari e secondari).
L’editoriale: è un esempio di testo secondario: non contiene quasi mai citazioni fedeli o
riformulazione appartenenti a testi primari, poiché è costituito quasi interamente da contenuti di tipo
interpretativo (opinioni, giudizi, commenti). Gli editoriali sono perciò testi argomentativi, che
interessano per i loro aspetti retorici e stilistici e per le scelte lessicali. Gli editoriali sono il prodotto
di scritture individuali e formazioni culturali e professionali molto diverse, perciò ne deriva una
ricca varietà linguistica (spesso ci si imbatte in vere e proprie deformazioni o innovazioni lessicali).
Gli editoriali si rivolgono al grande pubblico dei lettori (comunicazione unidirezionale), ma sono
usati anche dall’autore della testata come strumenti per veicolare il proprio messaggio e distinguere
la propria voce, per cui possono anche essere considerati una forma trasversale di comunicazione
bidirezionale con i politici (anche se a distanza).
La politica in radio
Rispetto all’autorevolezza dei giornali e alla popolarità e pervasività della televisione, la funzione e
il ruolo della radio nella comunicazione politica risultano solitamente inferiori, ma non vanno
sottovalutati.
Nei palinsesti radiofonici si trovano testi politici primari e secondari, arricchiti dai testi prodotti
dagli ascoltatori. I contesti più frequenti sono i confronti a più voci, i faccia a faccia tematici e gli
incontri fra il giornalista e il singolo politico: al variare del contesto e dei partecipanti mutano
ovviamente anche le regole e il funzionamento dello scambio dialogico (lunghezza interventi,
alternanza dei turni, prevalenza del dialogo sul monologo, ecc.). Si mantengono in generale buoni
libelli di bidirezionalità.
Dal punto di vista della lingua, il messaggio politico radiofonico condivide i tratti dell’italiano
parlato radiofonico e molti caratteri dell’italiano trasmesso propri del canale in questione (tratti
dell’oralità come pause, autocorrezioni, modulazione del tono e della voce. Di norma ci si trova di
fronte a strategie di esposizione e di argomentazione semplici, lineari e con un buon grado di
esplicitezza. L’oralità politica radiofonica si colloca comunque di solito nella sfera più alta del
parlato colloquiale.
Il comizio
È la forma più tradizionale di comunicazione politica non mediale. Ancora oggi è ben radicato nella
politica locale. Nell’ambito della politica nazionale, il comizio è invece ampiamente sostituito dalle
forme di comunicazione televisiva, ma è ancora utilizzato spesso e volentieri da quei movimenti che
della ritualità e del simbolismo comunicativo fanno un segno della propria appartenenza politica
(Lega Nord).
I discorsi pronunciati nei comizi si basano su testi scritti concepiti per la realizzazione orale in una
situazione comunicativa che vede emittente e destinatario fortemente coinvolti fra loro e
ideologicamente compatti. La costruzione del testo mira perciò alla conservazione e al
rafforzamento di questa identità ideologica: risultano quindi diffusi i riferimenti alle vicende interne
al partito o al movimento e l’esibizione di un linguaggio d’“appartenenza”. Il rapporto
comunicativo è unidirezionale, poiché il destinatario è presente alla comunicazione, ma non
interviene.
L’intervento parlamentare
Come il comizio, anche l’intervento parlamentare è, dal punto di vista formale, un testo orale che si
fonda su un testo scritto. Tuttavia, a differenza del comizio, il testo tiene conto del contesto
istituzionale in cui verrà pronunciato ed è dunque un esempio di parlato formale, di tipo
unidirezionale (che può essere fruito anche in versione trascritta dal resoconto stenografico, che
presenta però modificazioni di forma e lingua).
La relazione congressuale
La relazione congressuale presenta dinamiche comunicative in parte analoghe a quelle del comizio:
essa è un testo orale, basato su una versione scritta e articolato in momenti ben riconoscibili.
Il grado di formalità di questa tipologia e la distanza o la vicinanza tra scrittura e oralità dipendono
da una serie di fattori: lo stile comunicativo del personaggio e il suo universo semantico o lessicale,
la fase in cui è articolato il discorso (spontaneità, lettura formale vincolata al testo, ecc.), il tipo di
congresso.
Le tesi programmatiche
Le tesi programmatiche sono testi scritti “puri”, nati e destinati alla diffusione scritta, e delineano i
fondamenti teorici e ideologici dell’azione politica di un dato movimento o partito in una
determinata epoca storica.
Dal punto di vista linguistico interessano in primo luogo per l’aspetto lessicale: si tratta di fonti
probabili per il reperimento di lessico e di terminologia politica settoriale, mentre si rivelano meno
efficaci per l’analisi dei livelli sintattici e stilistici individuali, poiché sono attribuibili ad una
pluralità di mittenti. Si tratta inoltre di testi “lenti”, che per loro natura si sottraggono alle forme
brevi dei testi politici veicolati dalla diffusione televisiva e dei nuovi media.
La pubblicità elettorale e i manifesti
Si tratta di forme brevi di comunicazione scritta, sia per le modalità di realizzazione del testo, sia
per il modo in cui possono essere fruite. Sono caratterizzate da una scrittura concentrata, in cui
predominano la nominalizzazione e lo stile brillante (elementi che li accomunano alla
comunicazione pubblicitaria).
Il manifesto è, insieme al comizio, il più antico canale della comunicazione politica. Oggi, il
manifesto non ha perduto la sua importanza nell’ambito della comunicazione politica, ma anzi pare
vivere una nuova e florida stagione, accostandosi sempre di più agli standard imposti dalla
pubblicità: i manifesti presentano un’impostazione simile per tutti i movimenti, con il leader di
partito posto al centro dell’immagine, il testo principale e infine lo slogan, accompagnato dal
simbolo del partito. La ricorrenza di un medesimo slogan facilità sia la memorizzazione che la
veloce identificazione con lo schieramento, e inoltre inserisce il manifesto in un’ottica di serialità
che crea un effetto di narrazione. Accanto all’elemento verbale, ha uguale importanza l’elemento
iconico, a cui è affidata buona parte della strategia di persuasione: immagini e colori richiamano la
simbologia del partito di riferimento. Si tratta chiaramente di un rapporto unidirezionale.
La politica in Internet
Il ricorso al web come mezzo di comunicazione in campagna elettorale risale alle elezioni
presidenziali americane nel 1992 (Clinton), mentre in Italia la prima significativa esperienza di
comunicazione elettorale online risale alle elezioni politiche del 2001.
In campagna elettorale ai siti internet si attribuiscono tre funzioni principali: la funzione
informativa, la funzione di mobilitazione e la funzione interattiva.
La novità della lingua di internet sta nel conglobare in sé caratteristiche diverse, che prima non
avevano mai convissuto insieme: velocità, alti tassi di informalità, natura scritta nei messaggi ma al
contempo carattere effimero di molti di essi, possibilità di comunicazione sincrona.
I siti di partiti e candidati si presentano tutto sommato più come serbatoi di testi provenienti da e
destinati ad altri contesti diamesici, piuttosto che come contesti e mezzi di comunicazione
autosufficienti e autonomi. Ancora poco sfruttate sono inoltre le possibilità interattive di utilizzare il
sito come luogo di discussione e contatto con gli elettori, per cui risulta ancora difficile parlare di
comunicazione bidirezionale in questo ambito, poiché la libertà di intervento dell’utente è ancora
piuttosto limitata.
Inoltre, risulta difficile parlare in maniera omogenea della lingua della Rete, poiché essa è il
prodotto di livelli molto diversi di comunicazione telematica.
4. Studi e momenti della lingua politica nel Novecento
Uno sguardo d’insieme
La ricerca sulla lingua politica nel Novecento si &