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PRONOMI CLITICI
I pronomi clitici sono sempre adiacenti al verbo, non possono essere usati in isolamento, sono
fonologicamente atoni e non si possono usare per mettere in risalto il pronome. Essi possono trovarsi in
posizione pre o postverbale: hanno una posizione preverbale (proclisi) con le forme finite del verbo, mentre
hanno posizione postvebale (enclisi) con le forme non finite; con l’imperativo negativo di prima e seconda
plurale e seconda singolare espresso da “non+infinito”, può assumere entrambe le posizioni. I pronomi clitici
presentano quattro manifestazioni del caso: accusativo, dativo, locativo, partitivo-genitivo. Il pronome
“loro” presenta delle peculiarità: è formalmente uguale al corrispondente libero “loro” ma non è preceduto
da “a”, è l’unico ad avere sempre posizione postverbale, coi tempi composti può essere usato dopo
l’ausiliare, può non essere adiacente al verbo, non può essere usato come clitico di ripresa di elementi
dislocati a sinistra (*A quei due, do loro io una bella punizione) e inoltre non è atono.
I clitici accusativi corrispondono a dei SN con funzione di oggetto diretto (ti saluto, le vedo, ecc.); al clitico
“lo” può corrispondere una proposizione argomentale con funzione di oggetto diretto, che può essere
completiva oggettiva formata da “che+verbo finito” o da “di+infinito” (Carlo ha giurato che ha detto la
vertità/Carlo lo ha giurato), o di interrogative indirette (Mi chiedo dove sia Carlo/Me lo chiedo anch’io). Il
clitico “lo” può essere sostituito a un complemento predicativo se questo è riferito al soggetto (Maria sembra
intelligente, ma non lo è).
I clitici dativi corrispondono a dei SP (a SN) chiamati oggetto indiretto (Gli/mi/ti/ecc. ha regalato un libro),
con SP (a SN) complementi delle preposizioni improprie se il SN si riferisce a un essere animato, altrimenti
si usa il “ci” (Mi è caduto addosso/Ci sono andata contro).
Il clitico locativo “ci” sostituisce diversi tipi di SP: può avere funzione di complemento di moto a luogo o
stato in luogo (Ci abitiamo da un anno/Ci vado domani) solo se il SP locativo è un argomento selezionato dal
verbo, cui corrisponde un ruolo semantico che costituisce un tratto essenziale dell’evento (non
circostanziali); oppure può corrispondere a complementi preposizionali selezionati dal verbo: a SN se si
riferisce a esseri animati (Pensavo spesso a lui, ora non ci penso), su SN (Ci rifletterò), con SN in
sostituzione di SP che indicano compagnia o strumento (Ci esco raramente/Ci dipingo sempre).
Il clitico partitivo-genitivo “ne” corrisponde a un SP introdotto da “di” o “da”, che può essere
complemento sia di verbi che di nomi: fra i complementi verbali ci sono quelli di argomento (Ne abbiamo
discusso ieri (della questione)), con i verbi che indicano movimento (Ne sono fuggito) o per indicare un
complemento simile al complemento di causa efficiente con essere+participio (Ne sono sconvolto); fra i
complementi nominali si ha un uso genitivo indicante il possessore (Ne ho conosciuto il padre), un uso
partitivo corrispondente a un SN con l’articolo partitivo (Hai comprato del latte? Sì, ne ho comprato) o alla
parte omessa di un SN quantificato (Ne ho visti tre).
I PRONOMI RIFLESSIVI
Anche i riflessivi hanno i pronomi liberi e i clitici; l’unica forma che varia è quella della terza persona: “sé”
come pronome libero e “si” come clitico. Possono essere accompagnati dall’aggettivo “stesso”. Per l’oggetto
diretto e indiretto si possono usare entrambe le forme, mentre per i complementi delle altre preposizioni si
usano i riflessivi liberi (Fa tutto per sè; Pensi solo a te); la presenza di “stesso” è obbligatoria quando il
riflessivo ha funzione di oggetto diretto (Ama te stesso). I riflessivi hanno caso accusativo o dativo, quindi
corrispondono a un complemento oggetto diretto o indiretto (Mi sono guardato allo specchio; Quando vi
comprate la macchina?).
I riflessivi hanno un uso solo anaforico, quindi solo quando sono coreferenziali con il soggetto della frase;
se il riflessivo si trova in una subordinata, esso corrisponde al soggetto di essa (Gianni ha pregato Mario di
non punirsi). Il riflessivo si usa anche quando l’evento si esercita su referenti che sono legati al soggetto da
un rapporto di appartenenza inalienabile (parti del corpo, ecc.) e alienabile (Vestiti, ecc.), ma solo quando
l’azione che il soggetto esercita sull’oggetto interessato è interpretata come compiuta dall’esterno (Lavarsi i
capelli, tagliarsi le unghie/aprire gli occhi, alzare la mano).
Pronomi riflessivi possono anche avere un’interpretazione reciproca con i verbi attivi al plurale (Si stanno
guardando da un’ora), ma solo con i riflessivi clitici.
Esistono verbi, detti inaccusativi pronominali, che si usano nella forma riflessiva, ma la riflessività va
intesa come un generico coinvolgimento del soggetto nell’evento: verbi come “muoversi, alzarsi, spostarsi,
ecc. e verbi inerentemente pronominali come “accorgersi, pentirsi, fidarsi, ecc.”; con essi non è mai possibile
usare il pronome riflessivo libero.
ORDINE RELATIVO DEI CLITICI
Quando due clitici vengono usati insieme, l’ordine relativo è fisso:
-il dativo precede gli altri (glielo darò, me l’ha comprata, ecc.)
-il locativo precede l’accusativo e il riflessivo di terza persona, ma non quello di prima e seconda (ce li
hanno messi/mi ci hanno messo); è esclusa la forma “ci ci”
-il “si” impersonale segue tutti gli altri clitici tranne il partitivo (lo si è visto/se ne discute)
-il partitivo segue tutti gli altri clitici (me ne hanno parlato, te ne compro due)
CAPITOLO 7 – I SINTAGMI INTERROGATIVI
I sintagmi interrogativi sono sintagmi che si trovano nelle frasi interrogative, utilizzate per compiere atti
linguistici di domanda: le interrogative totali vertono sull’intera frase, per cui la risposta può essere Sì o No
(Sei stanco?; E’ arrivato Giorgio?), mentre le interrogative parziali vertono su un solo costituente della
frase (Quanto latte hai comprato?; Chi hai visto?). Le interrogative parziali sono caratterizzate dalla presenza
di elementi specifici, detti elementi X: essi possono far parte di un SN come determinanti (quanto, quale,
che, ecc.) oppure possono costituire un sintagma (chi, che cosa, come, dove, ecc.). “Chi e che cosa” sono
elementi X corrispondenti a SN (Chi hai visto? Quel bambino); il “chi” si usa per referenti animati, il “che
cosa” per quelli non animati. “Come, dove e quando” corrispondono a SP o SAvv (Come cuoci la carne? Al
forno/Lentamente); “dove” e “quando” possono essere preceduti da una preposizione (Da dove vieni?).
“Perché” corrisponde a un SP (Perché sei tornata? Per la pioggia).
PARTE 3
CAPITOLO 1 – NOZIONI GENERALI
SUBORDINAZIONE
La struttura frasale su cui si organizza tutta la frase complessa è la frase principale; in una frase complessa,
uno o più costituenti sono rappresentati a loro volta da strutture di tipo frasale: le proposizioni o frasi
subordinate, che saranno tante quante sono le forme verbali nell’intera frase complessa. Le frasi che
contengono una subordinata sono le frasi matrice di essa. Le proposizioni sono in genere introdotte da un
complementatore: il più tipico è “che”, altri servono ad esprimere particolari relazioni, come il “se” che
esprime ipotesi, “appena” che è una forma temporale, ecc. Alcuni tipi di frasi non possono avere il
complementatore, in altre esso è sostituito da un sintagma, come nelle interrogative e nelle relative (Non so
con chi sia uscita/Non conosco il ragazzo con cui vuoi uscire).
COMPLESSI VERBALI E FRASI RIDOTTE
Esistono frasi in cui compare più di una forma verbale, le quali vanno a forare un complesso verbale e non
frasi separate; dall’altra parte, mentre in una struttura verbale abbiamo una sola relazione predicativa,
esistono anche frasi ridotte con una sola forma verbale ma più relazioni predicative.
In un complesso verbale si ha un’unica struttura predicativa, quindi si ammette un’unica negazione; inoltre
le due forme verbali si comportano come un’unità per quanto riguarda la posizione dei clitici e la costruzione
del “si” passivo (Farò dare la merenda/Non farò dare la merenda/Gli farò dare la merenda/Si farà dare la
merenda). Sono complessi verbali anche quelle costruzioni formate da ausiliare + gerundio o participio, a
cui si da il nome di perifrasi verbali.
Nelle frasi semplici, gli elementi costitutivi di una struttura predicativa si comportano come costituenti
della frase matrice, e inoltre si ha la mancanza della forma verbale (Mario considera Gianni
innocente/Gianni è innocente).
CLASSIFICAZIONE DELLE PROPOSIZIONI
Le proposizioni si classificano in base: alla loro forma ovvero al modo del verbo, alla funzione che
svolgono nella frase matrice ovvero fra quelle che fungono da argomento della frase matrice (soggetto e
oggetto diretto), proposizioni che fungono da elemento extranucleare (temporali, causali, ecc.) e proposizioni
che modificano elementi nominali con funzione attributiva (relative).
CAPITOLO 2 – FRASI RIDOTTE
Le frasi ridotte sono costituite da un soggetto semantico e da un predicato non verbale, che sono nello
stesso rapporto che si ha nelle frasi con essere di tipo predicativo e di localizzazione. Se il rapporto è
predicativo, il predicato piò essere un SN, un SA o un SP (Credevo Piero il tuo migliore amico/innocente/di
più sani principi), mentre se il rapporto è di localizzazione il predicato sarà un SP o un SAvv (Credevo Piero
in casa/qui). Il soggetto semantico piò essere realizzato dall’oggetto diretto del verbo testa della frase, come
negli esempi precedenti, dal soggetto (Piero sembra innocente), o dal complemento delle preposizioni con e
senza (Dorme con le finestre aperte). Negli esempi visti finora la frase ridotta costituisce la realizzazione di
un attante del verbo da cui dipende, in precisione l’oggetto dei verbi “credere” e “sembrare”; un unico attante
viene realizzato da due costituenti indipendenti: dall’oggetto diretto e dal complemento predicativo,
dall’oggetto diretto e dal complemento di luogo, dal soggetto e dal complemento predicativo. In altri casi la
frase ridotta costituisce un elemento extranucleare indipendente o riferito a un argomento (soggetto o oggetto
diretto) del verbo testa (Maria mi rincorse affannata/Piero mangiava la carne fredda). La relazione soggetto-
predicato nelle frasi ridotte si man