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FONOLOGIA

Foni, fonemi, allofoni fono. Un

Ogni suono producibile dall’apparato fonatorio umano rappresenta un potenziale suono del linguaggio, detto

fono è la realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio.

Quando i foni hanno valore distintivo, cioè si oppongono sistematicamente ad altri foni nel distinguere e formare le parole

fonemi.

di una determinata lingua, si dice che funzionano da

fonetica. fonologia.

I foni sono le unità minime in I fonemi sono le unità minime in La fonologia studia l’organizzazione e

il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico.

Prendiamo in esempio la parola “mare” /’mare/. Scrivendo “pare” /’pare/, la “m” e la “p” sono in opposizione fonematica

tra di loro. La parola mare è formata da quattro fonemi: /m/, /a/, /r/, /e/; in trascrizione fonematica si usano le “/” piuttosto

che “[]”. Essa è una trascrizione larga, perché non si preoccupa dei dettagli (come la trascrizione fonetica), ma solo

di

di ciò che ha valore distintivo. Ciascuno dei fonemi viene identificato per opposizione, mediante la “prova

commutazione”, un procedimento che consiste nel confrontare un’unità in cui compaia il fono di cui vogliamo

dimostrare se è o no fonema con altre unità della lingua che siano uguali in tutto tranne che nella posizione in cui sta il

fono in oggetto.

Le vocali e le consonanti non sono mai in opposizione tra di loro, ma le vocali sono sempre in opposizione con le vocali

e le consonanti con le consonanti.

fonema

Il è dunque l’unità minima di seconda articolazione del sistema linguistico.

allofoni

Gli del fonema sono foni diversi che costituiscono realizzazioni foneticamente diverse di uno stesso fonema, ma

prive di valore distintivo. La [n] dentale e la [ ] velare sono allofoni del fonema /n/ dentale (perché è il più frequente).

η

Quindi [ ] è allofono di /n/.

η

Coppia minima. È una coppia di parole che sono uguali in tutto tranne che per la presenza di un fonema al posto di un

altro in una certa posizione. Esempio coppia minima: [ mare~ pare]; questa coppia minima identifica i fonemi /m/ e /p/.

′ ′

Per dimostrare che un fono è un fonema, bisogna allora trovare delle coppie minime (anche solo una).

Fonemi e tratti distintivi

I fonemi sono i più piccoli segmenti a cui si arriva nella scomposizione del significante dei segni linguistici. Essi, pertanto,

non possono essere ulteriormente scomposti, ma possono essere analizzati sulla base delle loro caratteristiche. Un

fonema si può quindi definire come un fascio di proprietà articolatorie che si realizzano in simultaneità. Esempio: la /m/ è

definibile come una “nasale bilabiale sonora”.

LA MORFOLOGIA (APPUNTI)

struttura interna

La morfologia è lo studio della del segno linguistico, l’ambito classico di studio della parola.

La parola:

• La nozione di parola ha diverse accezioni, vale a dire famiglie di senso

• Nel suo complesso può essere intesa come minima combinazione di elementi dotati di significato (i morfemi)

costruita spesso attorno ad una base lessicale.

• Un morfema è l’unità minima di prima articolazione, il più piccolo pezzo significante di una lingua portatore di

significato proprio (es. dentale= dent­, ­al, ­e)

Per accezione intendiamo una famiglia di sensi, inteso il senso come la realizzazione individuale mai del tutto ripetibile di

un significato linguistico. Il senso è quello che si realizza a livello della parola.

Nella maggior parte dei significati posso divedere dei gruppi di sotto­significati.

L’accezione è quella che i lessicografi segnano con i numeretti nel dizionario.

L’accezione più importante è la parola nel segno linguistico (ferro da stiro).

“essere al verde”, è un unico significato, quindi un unico segno linguistico.

“capostazione” è un segno solo.

parola grafica,

Noi intendiamo la parola come è la seconda accezione di segno e intendiamo ciò che sta tra due spazi

bianchi. Un significante di un unico segno linguistico può consistere di più parole grafiche. La parola grafica è l’accezione

grafica più intuitiva. Essa è però una cattiva definizione se la usiamo come primaria anche perché si riferisce allo scritto.

parola fonologica,

È stata opposta una terza accezione che vale solo per il parlato, ed è la un agglomerato di sillabe

che si raggruppa attorno ad una sillaba accentata. È basata sulla struttura fonica dei significanti e ha valore distintivo.

“La casa” è una parola fonologica. “Vedo la casa” due parole fonologiche. Essa è un uso della parola basata sul parlato

che è differente dallo scritto ed è basato su criteri fonologici.

“giocare e giocano”: la differenza è che possiamo utilizzare giocano in contesti dove c’è una quantità maggiore di uno,

quindi è una differenza grammaticale.

“(They) play” e “(to) play”: se noi diciamo che il segno è un’unità inscindibile tra significato e significante, tradotto hanno

segni diversi.

significati diversi, e quindi sono

4 accezione: forme flesse (esempio giocare giocano) di una cosa che è molto simile o uguale.

Lessema: unità astratta della parola da cui derivano tutte le forme flesse. Giocare e giocano sono due forme flessa dello

stesso lessema.

lemma

Il è la forma sotto la quale il lessema è elencato sotto nel dizionario.

Accezione morfo­lessicale: la parte della parola che esprime il lessema (la radice): gioc­o, che sono due morfi.

Bambino: bambin­o. la “o” sta per maschile singolare, ma in gioco, la o non significa la stessa cosa, quindi non sono gli

stessi morfemi.

il significante è solo la controparte del significato e viceversa e tutti e due insieme sono il segno.

locuzione polirematica.

L’ultima accezione è quella della Si parla di locuzione polirematica quando abbiamo a che fare

con un lessema il cui significato complessivo non coincide con la somma dei significati dei singoli costituenti.

Esempio: essere al verde. Il significato complessivo di essere al verde non è uguale alla somma di significati di

essere+al+verde.

Nell’analisi morfologica ci sono tantissime difficoltà.

1)parola come segno linguistico

2)parola grafica

3)parola fonologica

4)lessema e lemma

5)forme flesse

6)morfo­lessicale

7)parola polirematica

Rassegna:

il morfema è l’unità pertinente a livello di sistema, è una forma e riguarda la maniera in cui in una lingua articolato

l’insieme dei significati.

Il morfo è la realizzazione concreta del morfema a livello delle parole, del singolo atto linguistico.

Gli allomorfi son l’insieme dei diversi morfi che realizzano un morfema e il singolo allomorfo, di conseguenza, è la

variante formale di un morfema, cioè è ciascuna delle forme diverse in cui può presentarsi uno stesso morfema.

La classe astratta del maschile singolare in italiana è data dalla “o”, dalla “a”, dalla “e”, da niente. Si parla allora si

allomorfi.

Normalmente la relazione tra il morfema e i suoi morfi è trasparente, p.e: gattino, gattina,

c’è però anche il caso del cosiddetto suppletivismo.

Possiamo classificare i morfi in base alla posizione o alla funzione.

Posizionale:

affissi, prefissi, suffissi, infissi (al centro della parola), circonfissi (tedesco), transfissi (arabo).

Funzionale:

morfi lessicali e morfi grammaticali, che si dividono in derivazionali e flessionali.

LA MORFOLOGIA (LIBRO)

La morfologia studia le entità autonome della lingua: le parole. L’ambito d’azione della morfologia è la forma, o meglio la

struttura della parola.

parola

La viene dunque definita come la minima combinazione di elementi minori dotati di significato, i morfemi,

costruita spesso attorno a una base lessicale che funzioni come entità autonoma della lingua e che possa quindi

rappresentare isolatamente un segno linguistico compiuto o comparire come unità separabile costitutiva di un

messaggio.

Criteri:

1. L’ordine dei morfemi è rigido e fisso (gatt­o ma non o­gatt);

2. I confini di una parola sono punti di pausa potenziale nel discorso;

3. La parola è separabile e separata nella scrittura;

4.foneticamente la pronuncia di una parola non è interrotta ed è caratterizzata da un unico accento primario.

Provando a scomporre parole in pezzi più piccoli di prima articolazione, cioè tali che vi sia ancora associato un

morfemi.

significato proprio isolabile, troviamo allora dei Esempio: dentale. Questa parola è formata da tre morfemi:

dent­ ; al ; e.

N.B due morfemi con lo stesso significante non hanno sempre lo stesso significato. Per esempio, nella parola studente, il

morfema dent­ non esiste: il morfema in causa deve ricomparire come isolabile con lo stesso significato, con lo stesso

prova di commutazione.

apporto al significato globale della parola che lo contiene. Per verificare ciò, si usa la

MORFEMA è dunque l’unità minima di prima articolazione, il più piccolo pezzo di significante di una lingua portatore di

un significato proprio, di un valore e una funzione precisi e individuabili, e riusabile come tale. Esso è la minima

associazione di un significante e un significato. Il significato di una parola è dato dalla somma e combinazione dei

significati dei singoli morfemi che la compongono.

Monema (sinonimo di morfema): con il suffisso –ema in linguistica si designano le unità minime fondamentali di un dato

livello di analisi viste come unità astratte, di langue, mentre con il suffisso –o si designano le corrispondenti unità

concrete, di parole. morfo

Quindi: il morfema è l’unità pertinente a livello di sistema. Il è un morfema inteso come forma, dal punto di vista

del significante, prima e indipendentemente dalla sua analisi funzionale e strutturale. Es: il morfema del singolare è

realizzato dal morfo –e.

L’allomorfo è la variante formale di un morfema, che realizza lo stesso significato di un altro morfo equifunzionale con

cui è in distribuzione complementare: è ciascuna delle forme diverse in cui si può presentare uno stesso morfema. Per

dire che si tratta dello stesso morfema, l’elemento individuato deve sempre avere lo stesso significato e si deve trovare

nella medesima posizione nella struttura della parola.

Esempi: quello che

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A.A. 2015-2016
48 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara.de1996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Koesters Gensini Sabine Elisabeth.