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La morfologia, insieme alla sintassi, forma la grammatica. Compito specifico della

morfologia è trasformare il lessema variabile in forma di parola, ossia in sintagma

minimo. Nei lessemi variabili la forma di parola presenta un componente lessicale e un

cant -are).

componente morfologico (ex:

Il lessema variabile, in base alla sua classe del lessico, deve caratterizzarsi secondo

certe categorie, assumendo uno dei morfemi che questa prevede (ex: il nome deve

caratterizzarsi secondo la categoria del numero, assumendo il morfemi del singolare

del plurale). L’assunzione di un morfema comporta l’attivazione del morfo che lo

manifesta, cui corrispondono diverse strategie di manifestazione. In uscita vi è la

forma di parola, il sintagma minimo. Lessico e morfologia presentano notevoli

giardin-),

diversità: il lessema da solo comunica significato (ex: il componente

-o

morfologico da solo non comunica nulla; le classi del lessico contengono un numero

elevato di lessemi, il numero di morfemi è chiuso e ristretto; il lessico evolve

celermente, nella morfologia i cambiamenti sono rari e lenti, e comportano

trasformazioni radicali nel sistema linguistico. È necessario cogliere le differenze tra

cant-erell-are,

processi di strutturazione del lessico e processi morfologici: per esempio

presenta un formativo (un suffisso), che non va confuso con il componente

(-are);

morfologico la morfologia presenta il carattere dell’obbligatorietà, cioè è un

sistema chiuso e molto sistematico, prevede un preciso numero di forme, mentre il

lessico è un sistema aperto e flessibile.

7.2. Morfologia e tipologia delle lingue cant-iamo

Consideriamo la manifestazione dei morfemi: la forma di parola manifesta

più morfemi (genere verbale, diatesi attiva, modo indicativo, tempo presente, numero

-iamo.

plurale, prima persona), tutti manifestati dal morfo È una forma compatta, non

ulteriormente scomponibile. Analizzando invece l’imperfetto indicativo italiano

(cantavo, cantavi, eccetera) cant-,

notiamo che il componente lessematico è mentre il

av-

componente morfologico è composto da due parti: - indica l’imperfetto, la

desinenza finale indica persona e numero. Queste due parti sono considerate due

cantiamo

distinti morfi. In tutti i morfemi sono dentro un unico morfo, abbiamo perciò

un procedimento flessionale; nell'imperfetto abbiamo invece un fenomeno di

agglutinazione. Nel primo caso il manifestante morfologico non è ulteriormente

scomponibile, nel secondo invece sì. Un manifestante morfologico non ulteriormente

scomponibile si chiama morfo. Il morfo è il significante (o strategia di manifestazione)

di uno o più morfemi. Il componente morfologico è invece l’insieme dei morfi presenti

in una forma di parola.

I sistemi linguistici si possono classificare in base alla morfologia: 1) lingue isolanti o

analitiche: non presentano morfologia o presentano morfologia ridotta (cinese,

vietnamita); 2) lingue sintetiche: possiedono una morfologia, si distinguono in

agglutinanti e flessive; a) agglutinanti: lingue in cui prevalgono i componenti

morfologici formati da più morfi (ungherese, giapponese); b) flessive: lingue che

tendono ad avere componenti morfologici di un solo morfo (italiano, francese, tedesco,

russo). La maggior parte delle lingue non rappresenta un tipo puro, l'imperfetto

italiano è infatti un caso di agglutinazione in una lingua prevalentemente flessiva.

7.3. Categoria morfematica, morfema e morfo

La forma di parola "cantiamo" presenta sei categorie morfematiche, cioè sei insiemi di

morfemi. In ogni categoria ci sono più morfemi, alternative possibili per formare una

certa forma di parola. Categoria morfematiche e morfemi variano da una lingua

all’altra.

7.4. Categorie morfematiche e classi del lessico

dormo o

La forma di parola è portatrice con il suo componente morfologico - di diversi

morfemi. Il componente morfologico è determinato dalla classe cui il lessema

appartiene. La forma di parola di una certa classe del lessico si caratterizza entro

determinate categorie morfematiche (in italiano: nome rispetto a genere nominale e

numero; verbo rispetto a genere verbale, diatesi, modo, tempo, numero, persona, e a

volte genere nominale; aggettivo qualificativo rispetto a grado, numero, genere).

7.5. Il calcolo delle forme di parola

Lingue agglutinanti e lingue flessive costruiscono il componente morfologico in modi

diversi, caratterizzando i morfi in base a natura semiotica e numero. Natura semiotica:

nelle lingue agglutinanti vi è un rapporto diretto ed esclusivo fra morfema e morfo.

Numero: nelle lingue agglutinanti coincide con il numero delle forme di parola (numero

di morfi superiore, e componente morfologico più complesso); nelle lingue flessive si

manifestano in un unico morfo tutti i morfemi della forma di parola (numero di morfi

minore). Il numero delle forme di parola può essere calcolato. Consideriamo un

aggettivo latino, tipica lingua frazionale, che ha tre forme per il genere, due per il

numero, e sei per il caso: senza considerare il grado abbiamo dunque 36 forme,

considerando il grado (positivo, comparativo e superlativo) 108 forme. Il calcolo è più

complesso se fra le categorie morfematiche vi è un rapporto di implicazione

gerarchica. Ad esempio nella morfologia verbale italiana il tempo è subordinato al

modo, implicato dal modo. In questi casi il numero delle forme si ottiene calcolando

separatamente i morfi implicati da ciascun morfema e sommando i risultati.

7.6. Morfemi fissi e liberi

Alcuni morfemi sono fissi, cioè legati al singolo lessema, altri sono liberi. Per esempio

in italiano nel sostantivo il morfema del genere nominale è fisso (un sostantivo è

maschile o femminile), mentre quello del numero è libero (può essere sia singolare che

plurale); nell’aggettivo sono entrambi liberi; nel verbo il morfema del genere verbale è

fisso (transitivo o intransitivo), tutti gli altri morfemi sono invece liberi.

7.7. Strategie di manifestazione dei morfemi: i morfi

7.7.1. Morfo zero e morfo -1

Morfo zero: manifesta uno o più morfemi attraverso l’assenza di un componente

morfologico manifesto; realizza un sintema minimo, costituito da un unico elemento di

cui risulta significativa la presenza o l’assenza. Un caso è il singolare del sostantivo

boy-ø/boys.

inglese, che si distingue dal plurale perché non presenta alcun segnale >

Il morfo -s realizza il morfema del plurale quando è presente e il morfema del singolare

rek-a/rek-ø).

quando è assente (come in russo il genitivo plurale del femminile >

Morfo -1: una delle forme di parola manca di un suono che fa parte del lessema stesso

vert,

(ex: realizzazione fonetica del maschile dell’aggettivo francese che si distingue

verte t

dal femminile per l’assenza del fonema in fine di parola.).

7.7.2. Amalgama morfematico canta, -a

Amalgama morfematico: morfo che manifesta più di un morfema (in

manifesta numerosi morfemi). Nelle lingue flessive l'amalgama è il morfo tipico.

7.7.3. Sincretismo

Sincretismo: omonimia a livello morfologico, morfemi diversi della stessa categoria

morfematica presentano la stessa manifestazione, dunque due o più morfi diventano

che io veda, che tu veda,

indistinguibili. Un esempio è il congiuntivo presente italiano (

che gli veda) in cui le tre forme sono sincretiche rispetto alla persona. Invece nel caso

canta,

di forme di parola come che può essere terza persona singolare dell’indicativo

presente o seconda persona singolare dell’imperativo, non si tratta di sincretismo ma

città,

di omonimia. Un altro caso è il sostantivo che è sincretico rispetto al numero

(singolare e plurale sono identici), oltre ad essere un morfo ø. In caso di sincretismo

bisogna ricorrere al contesto per individuare la forma di parola, la distinzione viene

recuperata tramite disambiguazione, cioè inferenza. Tutte le strutture intermedie

possono essere utilizzate per la disambiguazioni, ma non di rado per interpretare una

forma di parola dal punto di vista morfologico bisogna ricorrere al livello semantico.

Osservazione: ambiguità e ridondanza. Ridondanza: ripetizione di un segnale,

contrasta con sincretismi e omonimie riducendo l’ambiguità del testo (anche sotto

forma di tautologia). Ridondanza e tautologia possono rendere il messaggio pesante e

noioso se eccessive, ma possono anche far operare nell'interlocutore il principio di

buona volontà, spingendolo a ricostruire un significato "nascosto" che giustifichi

l'eccessiva ripetizione semantica. Opposta alla ridondanza è l’equivocità, o ambiguità,

che corregge la ridondanza. Queste due debolezze della comunicazione, se si

compensano a vicenda, permettono di ridurre il rischio di farsi fraintendere e quello di

annoiare.

7.7.4. Morfo discontinuo

Morfo discontinuo: manifestante morfologico che si realizza in modo discontinuo,

prima e dopo il lessema. In "hai cant-ato" diatesi attiva, modo indicativo, tempo

passato prossimo, numero singolare e seconda persona sono morfemi manifestati in

hai…-ato.

amalgama dal morfo discontinuo Il morfo discontinuo può coinvolgere più di

una parola fonologica (si parla di forme composte), che costituiscono un'unica forma di

parola (ex: "era stata raccontata", unica forma di parola formata da tre parole

fonologiche). Le forme composte non vanno confuse con le costruzioni fraseologiche.

7.7.5. Suppletivismo morfologico

Suppletivismo morfologico: è costituito da due forme dello stesso verbo che non hanno

sono fui).

nemmeno un fonema in comune (ex: italiano e Il suppletivismo morfologico

è il fenomeno per cui si utilizzano significanti lessematici totalmente diversi per lo

stesso lessema.

Diverso è il suppletivismo lessicale. Nel caso del genere del sostantivo dei viventi

troviamo diversi casi: a) un unico lessema maschile o femminile indica sia maschio che

(volpe, aquila);

femmina b) due lessemi, simili ma di genere diverso, indicano

(gatto/gatta, leone/leonessa);

rispettivamente maschile e femminile c) due lessemi

totalmente diversi, di genere diverso, indicano i viventi maschio e femmina: si parla in

(uomo/donna, pecora/montone).

questi casi di suppletivismo lessicale

7.7.6. Allomorfia

Allomorfia: lo stesso morfema si manifesta in modi diversi, cioè più morfi

rappresentano lo stesso morfema (ex: in italiano il morfema del modo verbale infinito

-áre,-ere,-ére,-íre).

ha quattro manifestazioni diverse, Se non c’è libertà di scegliere un

morfo piuttosto che un altro si

Dettagli
A.A. 2018-2019
22 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Appunti_Unicatt di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Gatti Maria Cristina.