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LA SCUOLA DI PRAGA
Da qui si valorizzò il concetto di struttura. Rispetto de Saussure la scuola di Praga cercò di
integrare meglio diacronia e sincronia con metodi strutturali nello studio diacronico.
Elaborò la teoria “prospettiva funzionale della frase”, e teorizzo il “tema”, il “rema”, il “dato”
e il “nuovo”. I contributi più originali riguardarono tuttavia l’ambito fonologico.
Sergeevic Nicholaj Trubeckoj
Si impegnò nella prima e più complessa teoria fonologica strutturale
La teoria fonologica trubeckojana: si appropriò della distinzione di langue e parole e quella
di cuhleriana tra espressione , appello, rappresentazione. Per lui i significati li “langue”
sono studiati dalla fonologia e i significati di “parole” dalla fonetica, mentre l’espressione e
l’appello dalla fonostilistica; dal punto di vista della rappresentazione gli elementi fonici
possono svolgere tra funzioni: cumulativa (identificazione unità che si susseguono nella
frase), delimitativa (indicano il confine tra unità diverse), distintiva (differenziano untià
fornite di significato). Il “fonema” è l’insieme delle proprietà fonologicamente pertinenti di
una forma fonica quanto le forme foniche prendono parte a opposizioni fonologiche
(distintive) solo per mezzo delle loro proprietà fonologicamente pertinenti; sono le unità
minime del sistema fonologico.
Due suoni differenti possono essere considerati fonemi solo se svolgono una funzione
linguistica distintiva, altrimenti sono semplici varianti. Con al prova di commutazione è
possibile individuare se due suoni sono fonemi o varianti di fonemi: nelle coppie minime è
possibile stabilire lo stato fonologico delle due unità in questione.
Classificazione delle unità fonologiche
Ordinò una classificazione delle unità fonologiche. Il tipo di struttura di un sistema
fonologico dipende dalla distribuzione dei vari generi di opposizioni. Un sistema è tanto più
semplice quanto più numerose sono le opposizioni multilaterali e proporzionali che
contiene.
Limiti della metodologia trubeckojana
Il lavoro di sintesi però presentò alcuni difetti, riguardanti le opposizioni.
Roman Jakobson
Estese le leggi strutturali e funzionali del sistema sincronico all’evoluzione diacronica e
elaborò il sistema dei tratti distintivi sottostante al sistema fonologico rappresentando un
superamento della concezione saussuriana e classica praghese. 26
l principio binaristico
I suoni del discorso sono formati da combinazioni di tratti prodotti simultaneamente,
distintivi e non distintivi. Il codice registra i distintivi di una lingua, le loro combinazioni in
insieme di tratti concomitanti (fonemi) e la combinazione dei fonemi di unità superiori.
Alcuni tratti distintivi si basano su opposizioni “binarie”: un fonema può essere
caratterizzato da un presenza (+) o assenza (-) di singoli tratti. I tratti sono un numero
limitato. Le opposizioni binarie sono 12.
Tratti: espressivi (atteggiamento emotivo del parlante), configurativi (divisioni
dell’enunciato in unità grammaticali), distintivi (distinzione delle unità linguistiche),
prosodici (tono, forza, quantità), inerenti (riconoscibili per sè.
Ogni fonema si compone di tratti di fasci, i fonemi sono concatenati in sequenze, nelle
quali la struttura di base è la sillaba.
Ma questo schema ha dei limiti.
Principio gerarchico di organizzazione del linguaggio
La combinazione di tratti distintivi in fonemi si attua diversamente nelle varie lingue, ma è
disciplinata da leggi universali. Il principio gerarchico presiede l’organizzazione strutturale
del linguaggio: implica che l’unità complessa supponga unità semplici e non viceversa.
Sembra tanto evidente e così poco originale, che però fu lui il primo a costruirci un
principio! Chiappate sù tutti quanti!!!!! Se ve eravate acorti potevate fallo voialtri!!!!!!
Anzi questa legge fu essenziale nel meccanismo del linguaggio.
Le funzioni costitutive dell’atto linguistico
La dottrina delle funzioni rimase un abbozzo: solo due funzioni furono prese in
considerazione, ovvero la “funzione comunicativa” verso il mondo del significato, e la
“funzione poetica” verso il segno stesso, mette in evidenza il valore autonomo del segno.
Questa teoria delle funzioni fu poi rielaborata, con contributo significativo di Bhuler
secondo cui la lingua è un organo che risponde a funzioni differenti a seconda del rapporto
che il mondo delle cose, il mittente e il ricevente. Si aggiunge quindi a mittente,
destinatario e contesto, messaggio, contatto, e codice. Ogni atto comunicativo realizza
tutte e 6 le funzioni.
Asse sintagmatico e asse associativo
I due assi ipotizzati da Saussere furono usati da Jakobson per classificare una quantità di
fenomeni distinti. Con l’asse sintagmatico gli elementi vengono scelti, con quello
associativo vengono associati e combinati in sequenza ordinata.
La linguistica nel quadro delle altre scienze
La linguistica non sarebbe altro che una parte della semiologia (la scienza dei segni).
Jakobson definì la linguistica la scienza semiologica più avanzata.
Andrè Martinet
Operò nel solco della tradizione praghese intervenendo a tre livelli:
Intese la fonologia come interpretazione dei fatti fonetici sotto il profilo funzionale tanto
• da sottoporre a sistematica revisione il modello di Trubeckoj
Condusse a nuovi sviluppi l’interdipendenza tra sincronia e diacronia
• Elaborò un nuovo modello generale di analisi
•
L’economia dei mutamenti fonetici
Una teoria di analisi storica e fonologica, per applicare ai problemi concreti, fu decisiva per
il rinnovamento del metodo storico. La comunicazione è il fine del linguaggio, l’atto
comunicativo comporta dispendio fisico e psichico, un costo per immagazzinare i tratti di
lingua . La tendenza a ridurre il costo del funzionamento si pone in contrasto con
l’esigenza di conservare le distinzioni in atto, dalle quali dipendono le capacità
comunicative di un sistema. Il mutamento fonologico di Martinet armonizzò due esigenze:
la massima efficacia comunicativa e il minimo sforzo. L’uomo tende a ordinare le unità
dell’espressione in serie parallele per raggiungere un risultato migliore con il minimo 27
sforzo. Il principio economico regola in modo significativo i mutamenti fonologici che
intervengono nelle lingue dal punto di vista diacronico.
La doppia articolazione
La doppia articolazione è composta dai “morfemi” (grammatica), “lessemi” (lessico), unità
minime portatrici di significato ma che rappresentano meri pezzi di significante, in cui unità
di prima articolazione possono essere ulteriormente scomposte.
Grazie ad essa la lingua si struttura in base al principio di economicità e al principio di
combinatorietà, così con un numero limitato di unità di seconda articolazione (fonemi) la
lingua costituisce un processo combinatorio, crando un numero teoricamente illimitato di
unità dotate di significato (lessemi o morfemi). Ma questo non era sufficiente.
LA SCUOLA DI COPENHAGEN
Viggo Brøndal
Ricercò una serie di categorie universali, dalla cui combinazione sarebbe stato possibile
definire tutti gli aspetti del linguaggio. Partendo dal principio di binarietà funzionale,
distinse un lo positivo e uno negativo a cui aggiunge neutro e complesso.
Luis Trolle Hjelmslev
Dopo la morte di Brøndal, Luis si caratterizzò per le ricerche su lingue o gruppi di lingue
storiche e il lato metodologico-istituzionale.
La teoria del linguaggio
Elaborò un teoria linguistica derivata dalle tesi saussuriane: una teoria linguistica che
voglia identificare la struttura specifica del linguaggio attraverso un sistema
esclusivamente formale di premesse deve cercare una costanza che non sia ancorata a
una qualche realtà fuori del linguaggio, ma che sia quel che fa di una lingua una lingua, e
che fa una lingua particolare identica a se stessa in tutte le sue manifestazioni.
La descrizione della lingua deve essere empirica e deduttiva, adeguata e arbitraria, allo
stesso tempo realistica e a-realistica. Lo scopo della teoria è fornire un metodo per il quale
un testo può essere descritto in maniera non contraddittoria ed esauriente, valido per tutti.
Oggetto della linguistica doveva essere la forma della lingua. Ed elemento costante
caratterizzante le relazioni.
Ogni lingua da forma alla sostanza ritagliando arbitrariamente la materia del contenuto e
dell’espressione a livello di processo e a livello di sistema.
Oggetto di analisi della glossematica è la forma pura.
Principio e forma dell’analisi
Il principio di analisi si realizza nel riconoscimento delle dipendenze, in quanto le parti
analizzate altro non sono che punti di un’intersezione di fasci di linee di dipendenza:
ricorre a tre gruppi di termini per descrivere i componenti dell’analisi a seconda che sia un
processo, o sistema, o entrambi.
Le dipendenze in cui un termine presuppone l’altro sono “interdipendenze”, quando un
termine presuppone l’altro ma non viceversa sono “determinazioni”, se nessuno dei due
termini presuppone l’altro sono “costellazioni”.
La “solidarietà” è l’interdipendenza tra i termini di un processo, la “complementarierà” è tra
i termini di un sistema, la “selezione” è la determinazione tra i termini di un processo, la
“specificazione” tra i termini di un sistema, le “combinazioni” sono costellazioni entro un
processo, le “autonomia” entro un sistema.
La “classe” è l’oggetto sottoposto all’analisi, “componenti” della classe sono gli oggetti
registrati da una singola analisi.
Il segno è una funzione che unisce il contenuto e l’espressione. Hjelmslev suggerisce di
utilizzare il termine segno come nome dell’unità che consiste della forma del contenuto e
della forma dell’espressione, stabilita della solidarietà della funzione segnica, questa unità
28
a due facce si volge all’esterno verso la sostanza dell’espressione e all’interno verso la
sostanza del contenuto.
La “materia” è il fattore comune a tutte le lingue, una massa che viene articolata e formata
in maniera diversa a seconda delle diverse lingue.
Glossematica, pleramatica, cenematica
La conoscenza di un oggetto presuppone la conoscenza di una forma e di un luogo per
l’intermediazione di una form