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CLASSI DI NOMI ESEMPI
Zeroargomentali perlopiù esprimono eventi Ieri sera il temporale è durato due ore
→
atmosferici o naturali
Monoargomentali eventi a un partecipante, che La nascita di Lucia ha rallegrato tutti
→
può avere un ruolo attivo o passivo nell’evento Il tuffo di Lucaè stato spettacolare
Biargomentali eventi a 2 argomenti, uno dei Ho ascoltato la telefonata di Gianni alla madre
→ 1 2
quali è il soggetto del nome (argomento con La paura di Paolo per i cani era evidente
1 2
maggiore importanza strutturale), che può essere attivo
o passivo
Triargomentali il sintagma nominale è complesso, Il rinvio del giocatore della palla nell’area
→ 1 2
perciò uno dei 3 argomenti è espresso (in ita) dalla avversaria è stato inaspettato
3
locuzione preposizionale “da parte di”
La valenza del nome, comunque, non è mai obbligata da un punto di vista sintattico alla
stessa maniera in cui lo sono gli argomenti del verbo, e in effetti il sitagma nominale è
sintatticamente completo anche senza gli argomenti. [
questo ha portato molti studiosi a dubitare
che nel caso del nome si possa effettivamente parlare di valenza; tuttavia gli argomenti se non sono ]
espressi sono spesso recuperabili nel contesto o sono presenti a livello di interpretazione della frase
La valenza è un criterio primariamente semantico, cioè l’insieme dei partecipanti all’evento
denotato dal nome e presenti a livello di interpretazione semantica della frase in cui il nome
compare. Nel caso del nome questa valenza non è saturata nella sintassi come per il verbo,
ma rimane per lo più opzionale. Ci sono gradi diversi di opzionalità legati alla forza razionale
del nome. In alcuni casi l’argomento è difficilmente omissibile poichè il significato del nome
è in buona parte determinato da quello dell’argomento (l’assegnazione dei compiti è stata
difficile). In questi casi il nome ha un’alta forza relazionale ed è quindi piu simile al verbo.
L’individuazione degli argomenti del nome è sfalsata anche dal fatto che il nome di evento
può avere anche significati non eventivi rispetto ai quali non ha argomenti (la costruzione
della casa durò 3 mesi = ev, la costruzione è alta due piani = non ev.). La valenza del nome
non è mai espressa sintatticamente in modo diretto (leggere il giornale -> la lettura del
giornale). Oltre a essere espressa da un sintagma preposizionale la valenza del nome può
essere espressa da un aggettivo possessivo o da un aggettivo argomentale (la decisione
governativa). Il fatto che l’argomento/i non siano mai legati direttamente al nome ma
espressi da sintagmi preposizionali, porta ad un superficiale annullamento delle differenze
tra argomenti stessi e quindi al’ambiguità nell’interpretazione del loro ruolo (
la paura di paolo
10
dei cani- se “Paolo” viene omesso “la paura dei cani” diventa ambiguo perchè può significare sia che
).
siano i cani ad avere paura, sia che i cani causino paura in qualcuno
Nel caso di nomi derivati da verbi si può supporre che i loro argomenti equivalgano a quelli
del verbo corrispondente (che il nome derivato erediti la struttura ad argomenti del
rispettivo verbo), ma non è necessariamente così nè per il numero di argomenti nè per la
prominenza strutturale di uno rispetto ad un altro.
Per spiegare la prominenza prendiamo ad es. il verbo abbattere (trans. biargom.) e
confrontiamolo col nome derivato abbattimento e coi sintagmi nominali:
“l’amministrazione ha abbattuto il palazzo” “l’abbattimento del palazzo”
*”l’abbattimento dell’amministrazione”
Il nome abbattimento nel significato di “demolizione” ammette l’argomento che per il verbo
costituisce il paziente (il palazzo) e non l’agente (l’ammin.). Un nome come questo è detto
nome passivo, la cui semantica è orientata verso il partecipante che subisce le conseguenze
dell’azione. [
In italiano l’argomento agente di un nome passivo può essere espresso a queste
condizioni: attraverso la locuzione preposizionale “da parte di”, in seconda posizione rispetto al
] Il fatto che l’argomento agente sia espresso
paziente, preferibilmente non come unico argomento
con più naturalezza se è espresso anche l’argomento paziente e che l’ordine di espressione
più naturale sia paziente-agente, mette in evidenza il fatto che l’argomento agente è
strutturalmente dipendente da quello paziente e viceversa. L’argomento con maggiore
prominenza strutturale è comunque considerato il soggetto. Non tutti i nomi derivati da
verbi transitivi però si comportano come abbattimento; nomi come acquisto possono avere
due interpretazioni, una passiva e l’altra attiva:
“Luca ha acquistato una macchina” “l’acquisto della macchina” (passiva)
“l’acquisto di Luca” (attiva)
Notiamo quindi che il nome può mettere in luce una porzione specifica dell’evento al quale si
riferisce, e in presenza di più argomenti metterne in evidenza uno, quindi assegnare a questo
la prominenza strutturale. Se la prominenza che il nome attribuisce ai suoi argomenti è
diversa da quella del verbo da cui deriva, la struttura argomentale del nome e quella del
verbo corrispondente sono diverse.
CLASSI DI NOMI DINAMICITÀ DURATA TELICITÀ ESEMPI
Nome di stato spesso designano stati Paura
→
psicologici o fisici di persone Stanchezza
- + -
Nomi di processo indefinito costituiti Il bere (troppo)
→
da fasi temporali che si susseguono non Il mangiare (in
proiettate verso un punto finale; sono fretta)
tipicamente rappresentati dall’infinito + + -
verbale nominalizzato di verbi
processuali, spesso usato al posto del
“regolare” nome d’azione
Nomi di processo definito nonostante Camminata
→
si riferiscano a eventi che si protraggono Costruzione
nel tempo e che in un certo momento
hanno termine, si dividono in due
categorie: la prima (camminata) denota
eventi costituiti da frasi identiche una +
all’altra, la seconda (costruzione) eventi + +
costituiti da fasi diverse perchè nello -
volgersi dell’evento c’è una progressione
verso il punto culminante. Sono questi
ultimi che indicano eventi propriamente
telici 11
Nomi istantanei indicano eventi che Partenza
→
hanno fine nel momento in cui iniziano Colpo
perchè hanno luogo in un punto del tempo.
Una sottoclasse importante è quella dei
nomi di una (sola) volta, singoli + - +
segmenti di eventi potenzialmente più
ampi (l’evento del colpire prevede più
colpi)
b) AKTIONSART intesa secondo le caratteristiche principali del dinamismo, della durata e
→
della telicità. I nomi possono essere distinti in:
Per individuare le proprietà azionali dei nomi si possono utilizzare i tes normalmente usati
per i verbi:
- per verificare se un nome si riferisce a un evento che ha durata bisogna vedere se
ammette l’espressione “durare (per) x tempo” : i nomi istantanei non l’ammettono
- per verificare i diversi tipi di nomi durativi basta vedere se ammettono l’espressione “è
avvenuto/ha avuto luovo/è successo”: solo i nomi stativi non l’ammettono
- per vedere se un nome si riferisce a un processo definito o indefinito, e in questo
secondo caso se è anche telico o no, si possono fare altre verifiche ad es, vedere quali
nomi ammettono “per un tempo x” (consentita da tutti), “di un tempo x” (solo da nomi
di processo definito delimitato ma non telico), “in un tempo x” (solo da nomi di processo
definito delimitato e telico).
Tra un verbo e il nome ad esso correlato l’Aktionsart non coincide per forza e anzi dipende
spesso dal tipo di nome. Il verbo camminare indica un processo non delimitato, ma il nome
camminata no, perchè attraverso la nominalizzazione l’evento del camminare è diviso in
porzioni che hanno una durata, ma anche ognuna una limitazione temporale. Come i verbi,
anche i nomi consentono spesso più di una classificazione; ad es., i nomi di entità possono
presentarsi sia come nomi di massa che come numerabili, i nomi di evento possono denotare
sia l’atto del verbo (una costruizione lenta) sia l’entità che risulta da tale atto (una
costruzione solida).
5 SISTEMI DI CLASSI DI PAROLE NELLE LINGUE
Tutte le lingue del mondo hanno più i una classe di parole, ma non tutte hanno lo stesso numero
di classi e le stesse classi. Per le classi chiuse (articoli, pronomi, congiunzioni, preposizioni)
esempi sono il latino e il russo moderno, che non hanno articoli. Per le classi aperte (nomi, verbi,
aggettivi, avverbi) esempi sono lo yurok (lingua parlata nella California nordoccidentale) e il
samoano (lingua austronesiana), che non hanno aggettivi.
Prima di tutto si deve stabilire un criterio universalmente valido che permetta di identificare
coon chiarezza quante e quali classi di parole una lingua ha (l’insieme di quete è il sistema di
classi di parole) e metterle a confronto con quelle di altre lingue. È un’operazione complicata
perchè la distinzione tra le classi può avvenire in modi diversi, attraverso distinzioni lessicali,
morfologiche o sintattiche. Una lingua ideale è quella che ha sistematicamente una diversa radice
lessicale per ogni singola parola appartenente ad una diversa classe. Il tunumiisut (dialetto inuit
parlato nella costa orientale della Groenlandia) si avvicina alla lingua ideale, perchè c’è
un’opposizione chiara ne lessico tra due classi di radicali che sono o solo nominali o solo verbali,
ma è un caso raro. Normalmente nelle altre lingue una stessa radice lessicale serve per formare
parole di classi lessicali diverse (colpo/colpire, nage/nager). Il criterio morfologico non è
sufficiente: ci sono molte lingue che hanno morfologia scarsa o che, pur avendola, non
distinguono la classe delle parole attraverso le modificazioni della loro forma, ma con la
posizione sintattica che le parole possono occupare nelle frasi (cinese); la variazione morfologica
tra le lingue è molto ampia e i paradigmi che le lingue usano per distinguere le classi lessicali
sono molto diversi tra loro. Neanche il criterio semantico/nozionale/ontologico è sufficiente, anzi
è il più debole. [ Come detto nel § 3, in base a questo criterio è stabilita una corrispondenza tra la
strut