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Le classi di parole

Esistono una serie di dimensioni lungo le quali il lessico è altamente organizzato e può essere considerato una struttura. Una di queste dimensioni è quella delle classi di parole, un'altra è quella delle reti lessicali e un'altra ancora quella delle relazioni tra le parole.

Classi di parole: insieme delle parole di un lessico i cui membri condividono una o più caratteristiche dal punto di vista del comportamento morfologico o sintattico (chiamata anche categoria grammaticale, lessicale o parte del discorso).

Il numero delle classi di parole è variabile. Per l'italiano, dal punto di vista morfologico, l'elenco tradizionale prevede nove classi distinte in classi variabili (nomi, verbi, aggettivi, articoli, pronomi) e classi invariabili (avverbi, preposizioni, congiunzioni, interiezioni). Dal punto di vista lessicale è possibile distinguere tra classi aperte (nomi, verbi, aggettivi, pronomi) e classi invaria

chiuse (articoli, pronomi, interazioni, congiunzioni). Le classi di parole sono state da sempre un tema abbastanza discusso anche nell'antichità greca con Dionisio, Trace e Apollonio Discolo e nell'antichità latina con Prisciano. Da questo derivano una serie di considerazioni:

  1. L'appartenenza di una parola ad una classe si manifesta generalmente a più livelli contemporaneamente, cioè la parola mostra al contempo caratteristiche specifiche su più piani della lingua. Ad esempio, in italiano, il nome è:

    • flesso per genere e numero (proprietà morfologica)
    • preceduto da articoli (proprietà distribuzionale)
    • modificato da aggettivi (proprietà sintattica)
  2. Nelle lingue del mondo alcune classi non mancano mai (es. classe del nome e del verbo che possono essere considerate classi basiche)

  3. Le parole possono appartenere a più classi. Molto frequente in lingue che hanno una scarsa morfologia.

  4. E'

Possibile individuare sottoclassi e sottoinsiemi. Per i verbi è possibile individuare classi diverse in base al numero degli argomenti che richiedono.

2. CLASSI MORFOLOGICHE, SINTATTICHE E SEMANTICHE

La classe di parole può essere definita in modo indipendente su base morfologica, sintattica e semantica.

Morfologica: è stata la prima ad essere osservata in modo sistematico. Il latino per esempio usa il sistema dei CASI. Soltanto alcune parole (es. lupus) e non altre (es. videre) sono flesse per il caso (nominativo, accusativo ecc..)

Sintattica: è ritenuta da molti studiosi più utile di quella morfologica. Avviene secondo due modalità principali:

  • Analisi delle combinazioni che una parola consente sul piano sintagmatico (alcune parole e non altre sono precedute da articolo: es. "il colpo" e non "il frettolosamente")
  • Analisi della modificazione sintattica alla quale una parola si presta (soltanto alcune parole e non altre

Ammettono di essere modificate da avverbio: es. mangiare bene ma non pasto bene)

Semantica: un modello semantico ritenuto fondamentale da molti linguisti moderni è quello che distingue tra:

  1. parole che si riferiscono ad entità (bicchiere, acqua, cane)
  2. parole che attribuiscono una proprietà alle entità (Il sole risplende)
  3. parole che esprimono le qualità delle entità (un ombrello rosso).

3. RAPPORTI TRA IL SIGNIFICATO E LA CLASSE DI PAROLE

L'esistenza di convergenze tra le categorie ontologiche (proprietà formali) e le categorie linguistiche sottolinea lo stretto rapporto esistente tra la categorizzazione concettuale e la categorizzazione linguistica.

Per rendere conto in modo sistematico di queste convergenze, Lyons ha elaborato una classificazione tripartita delle categorie ontologiche principali chiamate generalmente entità, distinte in base al loro ordine.

Entità di primo ordine: persone, luoghi, cose sono cose che

Esistono nel tempo Entità di secondo ordine: cose che accadono o hanno luogo nel tempo.
Entità di terzo ordine: fatti possibili, cose fuori dal tempo e dallo spazio.
Così come le entità di primo ordine, le entità di secondo ordine possono essere osservate in quanto avvengono nel mondo ma la loro percezione è più concettuale rispetto a quelle di prima entità (es. mentre la palla è palpabile, l'evento di calciarla non lo è). Quelle di terzo ordine invece non possono essere osservate.
I nomi di secondo ordine sono nomi che si riferiscono a realtà di secondo ordine (tramonto): Lyons nota che in realtà nel caso del tramonto ci si riferisce a un evento che accade nel tempo e non a un oggetto fisico. Alla luce di questi fatti risulta inappropriato sostenere che i nomi designano sempre entità di primo ordine.
Molti altri studiosi hanno sottolineato che l'esistenza delle due categorie.

verbo esprime dal punto di vista grammaticale. In base a questo parametro si possono distinguere classi come quelle dei verbi transitivi, intransitivi, riflessivi, causativi. (struttura grammaticale del verbo) • analisi del modo in cui il verbo si combina con altri elementi nella frase. In base a questo parametro si possono distinguere classi come quelle dei verbi di stato, di azione, di percezione, di movimento. (combinazione sintattica del verbo) Le classificazioni dei verbi possono variare a seconda degli autori e delle teorie linguistiche adottate.verbo esprime dal punto di vista aspettuale ( aktionart). Si possono distinguere classi come quelli dei verbi di stato, verbi di cambiamento puntuale, verbi di processo.
  • Proprietà della valenza. Si possono distinguere verbi zerovalenti, monovalenti, bivalenti.
  • Infine, c'è la transitività che è bene tenere su un altro piano perché attraversa tutte tre le dimensioni citate prime.
I primi due criteri sono semantici; mentre gli altri due possono essere sia semantici che sintattici. Nella classificazione tradizionale, un verbo è transitivo quando è accompagnato da un complemento oggetto o diretto (cioè legato direttamente al verbo); mentre è intransitivo quando non può essere accompagnato da un complemento diretto. I verbi transitivi possono essere resi generalmente passivi, mentre gli intransitivi no. I verbi intransitivi da un punto di vista sintattico si suddividono in due classi:
  • Inergativi: verbi che in

italiano nei tempi composti selezionano l'ausiliare avere- Inaccusativi: selezionano l'ausiliare essere (sono dei verbi intransitivi particolari perché i loro soggetti possiedono alcune caratteristiche tipiche degli effetti dei verbi transitivi, possono essere ad esempio sostituiti con il pronome "ne")

Per perfezionare la classificazione tradizionale dei verbi transitivi e intransitivi è utile il criterio della valenza.

Il modello della valenza, formulato da Tesniere, è basato sull'idea che in una frase si costruisca attorno ad un verbo un insieme di elementi che rappresentano i partecipanti all'evento che il verbo esprime: alcuni di questi sono essenziali (argomenti), altri sono accessori (circostanti o circostanziali).

Un elemento può essere argomento in un caso e accessorio in un altro: questo è il PRIMO MOTIVO per cui è difficile calcolare la valenza.

Es. Luca abita a Parigi (argomento)

Luca ha conosciuto Lucia

a Parigi (accessorio)

SECONDO MOTIVO: Alcuni verbi consentono di non esprimere uno dei loro argomenti, altri implicano argomenti che comunemente non esprimono.

Argomento default: ho parcheggiato (la macchina)

Argomento ombra o shadow: ho pettinato i capelli con il pettine (viene incorporato un partecipante all'evento del verbo)

Argomento nascosto o hidden argument

È necessario operare una distinzione tra valenza sintattica e valenza semantica: la prima corrisponde all'insieme degli argomenti di un verbo che devono essere obbligatoriamente espressi; mentre la seconda corrisponde all'insieme degli elementi implicati dal verbo a livello logico-semantico.

Un'interpretazione ampliata della nozione di struttura argomentale è la nozione di frame semantico proposto da Fillmore: un frame semantico è la struttura cognitivo-concettuale evocata da un verbo, della quale fanno parte un insieme di partecipanti, frame elements, tra cui alcuni sono argomenti.

e altri sono accessori. ES. frame "viaggio" include "viaggiatore, origine, direzione, percorso, mezzo di trasporto ecc.. elementi accessori associati a questo frame sono: durate, distanza, bagaglio, scopo ecc.. Il criterio della valenza è suddiviso in altri criteri:

SOTTOCATEGORIZZAZIONE: contorno sintattico del verbo

RESTRIZIONI SULLA SELEZIONE: sono limiti di tipo semantico imposti dai verbi alla selezione dei propri argomenti.

RUOLI TEMATICI: informazione relativa al ruolo che gli argomenti svolgono nell'evento che il verbo descrive.

AKTIONSART: riguarda il modo in cui l'evento che il verbo esprime è presentato dal punto di vista delle fasi temporali che lo compongono: Le principali caratteristiche secondo cui è possibile classificare i verbi sono: dinamismo, durata, telicità, iteratività, ingressività, incrementalità.

4.2 CLASSI DI NOMI

Considerando i nomi che si riferiscono a un'entità parliamo di

NOMI DI PRIMO ORDINE; mentre i nomi che si riferiscono a un evento sono NOMI DI SECONDO ORDINE. I nomi però non codificano sempre le entità così come si presentano nella realtà. Si parla in questo caso di SEINSART: bisogna classificare un nome in base all'entità a cui si riferisce. Questa classificazione è detta ONTOLOGIA. Si può classificare un nome in base a:

  • oggetto fisico/oggetto astratto
  • oggetto animato/oggetto inanimato
  • oggetto naturale/manufatto
  • Massa informe/oggetto delimitato.

Dal punto di vista linguistico la distinzione più importante è quella tra: NOMI di MASSA e NOMI NUMERABILI: QUESTI SONO quelli di PRIMO ORDINE.

NOMI DI SECONDO ORDINE:

  • NOMI D'AZIONE: nomi che derivano da verbi con aggiunta di suffissi (es. camminata): processo chiamato NOMINALIZZAZIONE ovvero che porta alla creazione di un nome a partire da un elemento linguistico che non lo è
  • NOMI che designano EVENTI ma non derivano da verbi (es.
Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
18 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher robyang94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lessicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Caruso Valeria.