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Indigente: una serie intitolata ai mendicanti è l'opera del francese Callot.
Pezzenti, straccioni, vagabondi si accalcano numerosi nell'arte figurativa cinque- seicentesca. L'origine di indigente è il latino indigere che significava necessitare, essere sprovvisto, avere bisogno. Indigere in latino esprimeva dunque il senso di una condizione cui non ci si rassegnava e che si desiderava cambiare. Oggi un indigente è un disagiato o bisognoso. Chi la usa aggiunge alla sfortunata condizione di chi non dispone dei mezzi di sussistenza una forte carica di disprezzo. Si può anche essere bisognosi d'altro, povero e misero possono esprimere anche il valore negativo di un'offesa: povero di spirito e ingenuo o sprovveduto.
Laico: uno stato è laico se dichiara la sua neutralità in campo religioso e le sue decisioni sono indipendenti da un possibile condizionamento da parte della chiesa. Sinonimi sono: a religioso a confessionale, i contrari: confessionale.
clericale. Quando le scelte in campo politico oscolastico sono radicali parliamo di laicismo. Suggerisce l'indipendenza dello Stato dalla chiesa. Un individuo è laico se battezzato e fedele alla chiesa cattolica ma non riveste alcun ufficio. Possono dirsi laici enti, movimenti che difendono la propria autonomia, del proprio pensiero, da condizionamenti politici o di carattere dogmatico. Un prete laico è un'assistente spirituale non credente al servizio di persone malate e sofferenti anche esse non credenti.
Millantatore: il termine vanaglorioso sottolinea di una persona che millanti la superbia mista alla spavalderia. Il fatto di vantare pregi o qualità che non possiede o di spacciare per proprie azioni straordinarie mai compiute. Il millantatore, parente strettissimo di spacconi, sbruffoni e fanfaroni. Si è ricavata ispirazione da commedie, poemi cavallereschi e altro, a Roma può diventare un chiacchierone.
Morigerato: un pittore che può
Essere considerato il ritratto della morigeratezza, che è riuscito a iniettare nei suoi dipinti di una miscela di garbo e buongusto, equilibrio misura ed eleganza è Diego Velazquez. Alla base di morigerato c'è il participio passato di morigerare, significava educare alla moderazione, la sua origine è il latino. Una persona morigerata è una persona temperata, misurata, regolata, cortese nei modi e rispettosa delle regole. La morigeratezza quando si sta in tavola consiste nel comportamento corretto di cui doveva dar prova il perfetto commensale. Il morigerato non oltrepassa la giusta misura e si tiene al riparo da ogni eccesso.
Nemesi: indica la giustizia riparatrice che ricade sui discendenti dei responsabili di un torto, un'ingiustizia, se la nemesi è storica anche nazioni e popolazioni. Nemesi è una parola di origine greca, la dea a cui diede il nome era il simbolo della giustizia vendicatrice. Vegliava in questo mondo per il castigo.
dei colpevoli e nell'altro con estremo rigore li puniva. Severi magiusti erano i suoi castighi.
Ostico: una lettura ostica è ardua, complessa, complicata. Un avversario ostico è temibile oppure pericoloso, i nemici del supereroe Spiderman sono vari, tra cui Venom un parassita di origine aliena che si insinua nell'organismo ospitante e Dottor octopus con i quattro lunghi tentacoli metallici. Ai significati se ne aggiungeva un altro: bevande ostiche, erano cibi e bevande sgradevoli, disgustosi e ripugnanti. L'origine di ostico è il latino osticus: ostile enemico che significò anche straniero.
Pantagruelico: l'area sensoriale del gusto ha molto in comune con la sfera del tatto. L'esagerata sontuosità di un banchetto indica che è pantagruelico. L'appetito pantagruelico è esagerato, insaziabile e spropositato. È perfetto per famelici ghiottoni, un pranzo luculliano è più adatto a commensali che siano
Raffinati buongustai. L'origine è letteraria comedonchisciottesco, per dire a qualcuno che è inutilmente sfrontato, spavaldo si ricollega la figura di Rabelais. Il primo dei romanzi di Nasier era intitolato Pantagruel dal nome del gigantesco personaggio protagonista della smisurata fame. Anche da Gargantua, il padre, è nato l'aggettivo gargantuesco: può essere gigantesco un corpo, un amore, un piacere, o la dimensione gustativa.
Paventare: sono tante le sfaccettature di un sentimento di paura e i suoi gradi di intensità. Il latino pavor è l'agitazione di chi trema per l'attesa, l'ansia della trepidazione, si collegano anche spaventare e paventare. In italiano vuol dire intimorirsi, spaventarsi ma più precisamente immaginare che l'evento spiacevole che incute paura possa verificarsi. Paventare vuol dire prospettare, il pensiero che qualcosa possa piombare improvviso su di noi per sconvolgere le nostre vite.
alleggerisce paventare in prevedere. Perciocchè: la congiunzione perciò che oggi è avvertita come letteraria. È sinonimo di perché, poiché, dato che, il suo valore è dunque causale. Anticamente poté significare anche affinché, non si usano più perciò sia che e perciò fosse cosache.
Perpetrare: si possono perpetrare oltre a un tradimento, un furto, un omicidio, un misfatto e un'ingiustizia. Tutte azioni illecite, criminose, disoneste. Equivalenti più generici di perpetrare sono compiere, attuare, portare a termine. Di un reato, un atto illegale si può anche macchiare ma macchiarsi è intransitivo e perpetrare è transitivo. L'origine di perpetrare è un verbo latino, aggiungeva il riferimento alla fine di una guerra, al mantenimento di una promessa e alla celebrazione di un rito. Nell'antica lingua di Roma era un derivato di compiere. Patrare trovava applicazione in
campo giuridico e in ambito politico militare in cui l'esercizio dell'inganno sono argomenti familiari. Il pater patriatus era il titolo attribuito a chi capeggiava, nella Roma repubblicana, una speciale delegazione: sacerdoti incaricati di appianare i contrasti o dichiarare guerra. La formula era indispensabile per sigillare il patto o decretarne la violazione nel caso in cui Roma avesse deciso di dare inizio alle ostilità. Petulante: chi è petulante chiede spesso qualcosa ripetutamente. Tra le voci dal significato prossimo ci sono insistente e fastidioso, ci può apparire anche inopportuno, impertinente. Sono numerose le figure petulanti prodotte dalla narrativa, cinema, teatro e televisione, registrate con vari appellativi. Come il Grillo parlante di Pinocchio o Sheldon Cooper in The Big Bang Theory. Proviene dal latino peto. Petulante era sinonimo di insolente e sfacciato. Petulante suggerisce una persona che appaia noiosa o molesta. Un altroVocabolo latino perdire sfrontato era procax. Un impudico e uno spudorato sono ambedue senza pudore e il pudore può rinviare al contegno oppure al ritegno in fatto di modalità del comportamento. Una prominenza dell'agire, valida per spudorati come impudichi, che riscontriamo in un vecchio significato letterario di petulante accolta in questo esempio verghiano del Mastro don Gesualdo.
Ponderare: vuol dire soffermarsi a pensare, prima di prendere una decisione, valutandone attentamente i pro e contro: ponderare una situazione. Sinonimo: soppesare. Nella versione di Josè Ribera una convertita Maria Maddalena è colta proprio nell'atto di meditare. Un antico significato di ponderare è pesare, attestato almeno fino al 500. L'antica lingua di Roma usava già ponderare per il concreto e l'astratto. Soppesare deriva da pesare e contempla entrambe le astrazioni e le operazioni. Si può soppesare un oggetto prezioso per capire quanto pesa.
I vantaggi di una scelta e gli svantaggi di un affare.Protervia: petulante è chi non ha riguardo a far conoscere i suoi capricci con presunzione. Protervo dimostra inclinazioni di arroganza in modo spiacevole. Procace offende col pretendere, i cui desideri sono anch'essi un'offesa. Il termine discende da una voce del latino tardo, esprime quell'audace superbia, misto di prepotenza e insolenza. Alla superbia la protervia aggiunge il disprezzo di chi preferisce ostentare la sua superiorità anziché trattenerla in un altezzoso silenzio. Protervo può aggiungere la violenza con cui porta il suo attacco all'interlocutore del momento. Protervo ha la piena consapevolezza che ogni suo atto sia la manifestazione di una superiorità permanente.
Pusillamine: mostra di non possedere la forza d'animo o di volontà necessaria a fronteggiare un problema, indica una persona poco coraggiosa. Ben rispecchiato dal letterario pavido. Appena un
gradino sopra il pusillamine con una carica denigratoria troviamo vili, vigliacchi ecodardi. Il latino tardo da cui discende è un composto di piccolo e coraggio. Su tante parole legate all'infanzia incombe quasi il peso di una condanna: un bamboccio è un idiotamanovrabile con facilità; Una ragazzata e un'azione compiuta in modo superficiale, una mente piccina è limitata.
Redarguire: aggiunge al richiamo l'asprezza dei toni, lo avvicina al rimbrottare. Un tempo si poteva anche redarguire qualcosa: criticare un'azione, disapprovare un comportamento, che lo accostava a biasimare e ammonire. Si poteva anche redarguire una teoria, cioè controbattere.
Redimere: chi vuol redimere qualcuno è intenzionato a salvarlo, riscattarlo dalla povertà, dall'infelicità o ricondurlo sulla retta via perché vive nella disonestà, sottrarlo a una condizione di schiavitù. Si può redimere una cosa per liberarla.
da una situazione di crisi. Se sono io a volermi redimere è perché intendo liberarmi da qualcosa che mi opprime. Redimere possiede anche un significato economico finanziario: riacquistare, riscattare un debito versando la somma di denaro necessaria per liberarlo. Il suo passaggio dall'ambito economico alla sfera religiosa si deve agli effetti dei cambiamenti linguistici intervenuti nel latino dei cristiani. In età pagana i significati astratti negativi prevalevano su quelli positivi, ma con l'avvento del cristianesimo il quadro si è ribaltato. Reprobo: l'origine della parola è il latino giuridico ed ecclesiastico reprobus ed è un derivato del verbo reprobare. Un reprobo è una persona malvagia o crudele, dannata. Un tempo poteva attribuirsi alle cose: il mondo, un senso, una voglia. In prediche e altri testi religiosi ai reprobi vengono opposti i giusti. I reprobi abitano la Babilonia, luogo simbolico di concentrazione di ognimale.Sbilenco: un discorso, un ragionamento sbilenco è mal costruito, zoppicante o traballante, incoerente. Un tavolo, un mobile sbilenco è storto: pende da un lato.