Linguistica generale - nozioni generali
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parentesi quadra con il segno più o meno davanti. Ci sono invece altri fonemi che si distinguono tra
loro non per la presenza o assenza di tratti ma per la maggiore o minore gradazione di questi e
quindi le opposizioni non si diranno binarie ma come accade ad esempio in italiano con la
graduali
chiusura delle vocali.
I tratti distintivi possono essere funzionali o ridondanti cioè quelli meno importanti che non
distinguono ma che si limitano a differenziare 2 fonemi . solo se i tratti funzionali di un fonema
vengono meno quelli ridondanti diventano a loro volta fondamentali perché rimangono gli unici in
grado di distinguere un fonema da un altro. L’elemento di opposizione binaria positivo si dice
invece il tratto negativo si dice I principali tratti distintivi sono
MARCATO NON-MARCATO.
stati fissati dalla scuola di Praga e sono:
[+ vocalico] che marca le vocali ma non le nasali, le occlusive, le affricate, le fricative e le
approssimanti;
[+consonantico] che marca quelle che non marca il tratto + vocalico e anche le laterali e le vibranti,
ma non le consonanti e le approssimanti che invece sono caratterizzate dai tratti [-vocalico][-
consonantico];
[+compatto] che si riferisce allo spettrogrammo dell’aspetto, come anche il tratto [+diffuso]
[+sonoro]
[+nasale]
[+continuo]
[+stridulo] che ha una articolazione più complessa e produce quindi suoni più taglienti e rumorosi;
[+bloccato] per le articolazioni complesse, come le ingressive e le avulsive rispetto a quelle
normali;
[+teso]
[+forte]
[+grave] che corrisponde ad articolazioni periferiche;
[+acuto] per le articolazioni centrali, cioè quelle dentali e palatali;
[+bemollizzato] che indica l’abbassamento di alcuni componenti di alta frequenza
[+dieseizzato]è il contrario del precedente anche se non sempre i due tratti sono opposti tra loro
perché non bisogna dimenticare che un tratto bemollizzato non è opposto ad uno dieseizzato ma ad
uno non-bemollizzato.
Non tutti gli studiosi sono però d’accordo con questa classificazione e alcuni rappresentanti della
fonologia generativa come Halle e Chomsky hanno sostituito o aggiunto alcuni tratti:
[+sillabico] se funge da apice sillabico e si riferisce sia a consonanti che a vocali;
[+sonorante] per la sonorità spontanea, e questi due tratti sostituiscono il tratto [+vocalico];
[+ostruente] per le occlusive, fricative, affricate e approssimanti;
[+alto] al posto di [+diffuso]
[+basso] al posto di [+compatto]
[+posteriore] e [+anteriore] che sostituiscono i tratti [+grave] e [+acuto]
[+coronale] che implica il sollevamento della corona della lingua e può sostituire il
tratto[+dieseizzato]
[+arrotondato]
[+medio]
in alcuni contesti l’opposizione fra due fonemi viene meno perché manca l’unico tratto che li
distingueva e si ha il fenomeno della esito della neutralizzazione è
neutralizzazione:
l’ARCIFONEMA.
Oltre ai tratti distintivi intrinseci, esistono altri tratti chiamati che cioè
tratti distintivi prosodici
non sono specifici di un singolo fono ma che variano tra i foni in base alle circostanze come accade
ad esempio per le vocali che in alcuni casi sono lunghe e in altri sono brevi. Non ci sono però delle
regole specifiche per spiegare questo fenomeno visto che abbiamo detto che variano in base alle
situazioni. Questi si chiamano anche perché più che al fonema sono legati
tratti sovrasegmentali
alla sillaba o all’enunciato. I tratti prosodici principali sono la che si riferisce al tempo in
DURATA
cui viene mantenuta l’articolazione del fono e può essere breve o lunga e si indica con i due punti
(:) anche se in alcune lingue la durata ha valore fonologico perché le parole hanno significato
diverso in base se sono scritte e pronunciate con una vocale lunga o con una breve come accede in
latino, l’INTENSITà che dipende dalla pressione dell’aria espiratoria contro l’ostacolo che
incontra; l’ALTEZZA che dipende dalla frequenza di apertura e chiusura della glottide, più sono
brevi le vibrazioni e più è alta la frequenza.
L’ACCENTO serve a mettere in risalto una sillaba rispetto alle altre e può essere ( o
INTENSIVO
espiatorio) che mette in risalto la sillaba con la’umento di intensità con cui è prodotta e si indica con
un accento(alto) prima della sillaba accentata. L’accento può essere principale o secondario, e in
questo secondo caso l’accento si mette in basso. L’accento principale è sempre successivo a quello
secondario. L’accento invece evidenzia la sillaba attraverso l’aumento dell’altezza e
MUSICALE
quindi della frequenza delle vibrazioni laringee e si scrive con un trattino in alto sulla sillaba da
accentare ( ci sono delle lingue musicali in cui vengono usati questi accenti particolari).
L’accento principale può collocarsi in diverse posizioni nella parola in base alle lingue; alcune
come l’italiano, l’inglese, lo spagnolo e il tedesco sono dette al accento libero; altre lingue sono
dette invece ad accento fisso perché l’accento si può trovare in una sola posizione, come nel
francese in cui l’accento si colloca sempre nell’ultima sillaba. Nelle lingue inh cui è fisso, la’ccento
ha valore demarcativi, nelle altre invece ha valore culminatico perché mette in risalto la sillaba.
L’accento può anche avere valore fonematica perché la presenza o meno dell’accento crea delle
coppie minime, come in capi e capì. Le variazioni di frequenza delle vibrazioni sono responsabili
dell’intonazione e in generale si osserva una graduale diminuzione dell’altezza detta declinazione
naturale.
La è l’unità minima di aggregazione dei foni; è aperta se termina per vocale, chiusa se
SILLABA
invece finisce per consonante. La sillaba è formata dall’attacco( che a sua volta può essere formato
da uno o più foni come ma-no e tre-no); nucleo che è la parte indispensabile e può essere semplice o
ramificato (semplice se è formato da una vocale breve, ramificato da una vocale lunga). La coda ha
una sonorità decrescente rispetto al nucleo e anche questa può essere formata da uno o più foni (
tren-to o herbst). APPUNTI OFFERTI DA WWW.UNIMAGAZINE.IT
COPYRIGHT 2006 TUTTI I DIRITTI RISERVATI
MATERIA: Linguistica generale
NOME DOCENTE: M. Lucia Aliffi
ANNO: Programma: 2005/2006
CORSO DI LAUREA: LINGUE MODERNE PER IL WEB; LINGUE E CULTURE MODERNE
(IL LIBRO “: Aliffi, Fonetica e fonologia. Palermo 2002” è utilizzato anche nel corso di
laurea OPERATORE DEL TURISMO CULTURALE)
LIBRO: Graffi - Scalise, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla Linguistica.
Bologna, Il Mulino 2002(capp. 1, 2, 3,5, 6, 7, 8; inoltre : par. 1.3. del cap. 10)
Graffi - Scalise, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla Linguistica.
Bologna, Il Mulino 2002(capp. 1, 2, 3,5, 6, 7, 8; inoltre : par. 1.3. del cap. 10)
CAPITOLO 1. CHE COS’è IL LINGUAGGIO?
La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio umano; tutti noi infatti possediamo un
linguaggio, un modo di comunicare che viene definito naturale, anche se noi oggi parliamo di
linguaggi diversi come quello dei media, degli animali, dell’informatica ecc… questi sono
sicuramente diversi dal linguaggio naturale anche se hanno in comune il fatto di essere dei
sistemi di comunicazione, servono cioè a trasmettere informazioni da un individuo, l’emittente
ad un altro che si chiamerà ricevente o destinatario. Anche se abbiamo capito che questi
linguaggi hanno come fine la comunicazione, non vuol dire che facciano tutti parte dello stesso
sistema. Infatti, anche se i linguaggi possono essere uguali nella funzione, non è detto che
siano uguali nella struttura: in questo infatti il linguaggio naturale, chiamato anche umano è
molto diverso da quello animale, dei computer. Si pensa che solo gli esseri umani siano in
grado di comprendere il linguaggio umano e che neanche gli animali più intelligenti riescano a
farlo. La linguistica si occupa dello studio del solo linguaggio umano: con “scientifico” si
intende lo studio delle metodologie e dei problemi di quella scienza. Le caratteristiche di
un’analisi scientifica sono:
Il formulare ipotesi generiche a proposito di una molteplicità di fatti particolari. Ogni
¾ scienza infatti si trova di fronte a fenomeni molto diversi tra loro ed è quindi necessario
creare delle leggi generali che riescano a spiegarli tutti;
Il secondo aspetto riguarda la formulazione delle ipotesi in modo chiaro e
¾ comprensibile; il discorso scientifico deve essere molto esplicito e basarsi su fenomeni
ripetibili in modo che la validità dei risultati raggiunti sia visibile a tutti. Anche nella
linguistica occorrono una serie di regole che possano gestire la totalità del linguaggio e
anche la sua terminologia deve essere molto precisa.
La linguistica non è una disciplina normativa ma DESCRITTIVA: il suo scopo non è infatti quello
di indicare cosa si deve o non si deve fare e dire ma spiegare quello che si dice con delle regole
generali; ogni lingua ha inoltre delle varietà nei suoni, nelle strutture che è necessario
conoscere per esprimersi in modo corretto nei vari contesti. La scienza normativa si occupa
proprio di definire quali sono le forma buone o quelle da evitare nelle espressioni, invece ciò
che vuole fare lo studio scientifico è spiegare ciò che effettivamente si dice e come avviene il
meccanismo linguistico negli esseri umani.
Il linguaggio umano si differenzia dagli altri linguaggi per una caratteristica particolare: è
DISCRETO,mentre gli altri linguaggi sono CONTINUI. Discreto significa che i suoi elementi si
distinguono in modo chiaro gli uni dagli altri (ad esempio /p/ e /b/ per quanto possano essere
simili, danno risultati molto diversi all’interno della lingua per la formazione delle parole), e
non ci sono segnali intermedi tra un elemento e un altro, al contrario di ciò che accade invece
in una lingua continua, dove è possibile specializzare sempre di più un elemento, come accade
ad esempio nella danza delle api. Un’altra caratteristica che distingue questi due linguaggi è
che il linguaggio degli animali è formato da un numero finito di segni, invece le parole del
nostro linguaggio non sono finite: anche se il numero dei segni è limitato, la loro composizione
dà luogo ad un numero infinito di parole e frasi: questo si ottiene grazie al metodo della
RICORSIVITÀ che permette di creare discorsi sempre nuovi inserendo alcune frasi all’interno di
altre e così via… da una frase semplice (maria mi ha colpito) si passa ad una complessa (i
ragazzi dicono che maria mi ha colpito) cioè una frase composta da una frase principale e da
una o più dipendenti o secondarie. Questo metodo di inserire sempre nuove frasi all’interno di
quella principale, fa sì che non ci sia un limite alla lunghezza delle frasi e dei discorsi. Quindi
possiamo dire che IL NUMERO DELLE FRASI POSSIBILI IN UNA LINGUA NATURALE è INFINITO,
anche se questo accade solo in linea di principio perché “effettivamente” è impossibile creare
una frase tanto lunga, sia per questioni di tempo, che di spazio. C’è quindi un contrasto tra la
capacità potenziale e la realizzabilità effettiva: uno di questi due aspetti è chiamato
COMPETENZA, l’altro ESECUZIONE.
La differenza tra gli uomini e gli animali sta anche nella costituzione del corpo perché il nostro
apparato fonatorio è diverso da quello delle scimmie ed è questo che fa fallire alcuni
esperimenti per insegnare a parlare alle scimmie anche se non viene eliminata la loro capacità
di acquisire il linguaggio umano. Se infatti alcune scimmie riescono a pronunciare alcune
parole, non sarebbero comunque in grado di fare discorsi e frasi complesse perché le proprietà
del linguaggio sono specifiche solo della specie umana. Anche se uomini e animali riescono ad
intendersi, non comunicano con lo stesso linguaggio (questo è quello che si intende con due
linguaggi uguali dal punto di vista funzionale perché entrambi tendono verso la comunicazione,
ma non dal punto di vista della struttura). Ci sono poi alcuni linguaggi che hanno le stesse
proprietà del linguaggio umano, cioè la discretezza e la ricorsività come il linguaggio
dell’informatica; la differenza consiste nella dipendenza dalla struttura. In questo caso le
nozioni di grammaticalità e agrammaticalità sono importanti, anche se agrammaticale non
significa scorretto, ma formato male dal parlante nativo di quella lingua (come capire se si
accordano bene i verbi di quella lingua o se le parole di una frase sono nel giusto ordine). Il
concetto di grammaticalità è una caratteristica essenziale della competenza del parlante
nativo. Nelle lingua naturali infatti le frasi non sono semplici successioni di parole ma ognuna
di queste dipende dalle altre, come il fatto che i verbi vengono accordati in base ai loro
soggetti: è questo che si intende con DIPENDENTI DALLA STRUTTURA.
Se in inglese c’è una sola parola per linguaggio e lingua, language, in altre lingue come
l’italiano la differenza è più netta.
si intende la capacità degli esseri umani di sviluppare un sistema di
Con LINGUAGGIO
comunicazione distinto dagli altri; la LINGUA è invece la forma specifica che questa assume,
per questo parlando degli esseri umani si parla di linguaggio al singolare, mentre le lingue sono
tante. Le lingue tra loro non possono differire più di tanto perché sono comunque tutte
realizzazioni dello stesso linguaggio.
Gli elementi uguali in tutte le lingue si chiamano UNIVERSALI LINGUISTICI una
caratteristica invece specifica delle varie lingue è l’ordine delle parole, lo studio di tutti questi
elementi è oggetto della tipologia linguistica. Lo studio della lingua e del linguaggio è alla base
della linguistica elaborata dallo studioso americano Chomsky, chiamata grammatica
generativa.
CAPITOLO 2. CHE COSÈ UNA LINGUA?
Le lingue storico-naturali sono basate su più livelli: quello dei suoni, delle parole, dei significati
e i nativi di quelle lingue devono conoscere tutti questi livelli. La lingua si può studiare sia
SINCRONICAMENTE( cioè senza considerare la variabile tempo) che DIACRONICAMENTE
cioè spiegandone i suoi mutamenti nel corso del tempo. Un fenomeno sincronico è studiare
degli elementi simultanei, un fenomeno diacronico è invece la sostituzione di un elemento con
un altro nel corso del tempo ( ad esempio la caduta delle consonanti finali nel passaggio dal
latino all’italiano come in rosam →rosa). Una lingua, per i parlanti nativi, è un atto naturale
perché essi riescono ad esprimersi senza problemi e non hanno bisogno di pensare a cosa
stanno dicendo o a come funzioni il loro linguaggio. Sin dalla nascita infatti siamo circondati da
atti linguistici che però presuppongono delle conoscenze linguistiche specifiche anche se
implicite ( ad esempio per supplicare o minacciare usiamo dei toni diversi) e anche per creare
determinati suoni c’è tutto un lavoro da fare, pompare aria dai polmoni, farla passare
attraverso la laringe e la trachea. Poi dopo aver prodotto i suoni questi vengono pronunciati
non singolarmente ma con un’unica emissione di fiato, quindi oltre al lavoro per creare i suoni
c’è un altro lavoro che mette insieme i pezzi della parola. Altri sforzi si fanno quando ai verbi o
ai nomi si aggiungono prefissi, suffissi, che non sono sempre uguali….
Una LINGUA è quindi un sistema articolato su più livelli che si può anche definire un “sistema
di sistemi” studiati singolarmente dalle varie scienze (fonologia per i suoni, morfologia per le
parole, semantica per i significati…); le unità di ogni sistema sono interdipendenti tra loro, i
suoni sono collegati l’uno all’altro e così le parole.
La lingua è sia scritta che parlata, anche se l’espressione orale prevale rispetto a quella scritta
per diversi motivi:
∗ Ci sono intanto alcune lingue che sono soltanto orali come lo era il somalo fino al 1972,
anche se non ci possono essere lingue naturali che siano solo scritte e mai parlate visto
che le lingue nascono per comunicare;
∗ Il bambino impara prima a parlare in modo del tutto naturale e poi a scrivere attraverso
degli insegnamenti specifici;
∗ Quando ci sono dei cambiamenti nella lingua, la parte orale è molto più veloce di quella
scritta ad acquisirli e lo scritto è più difficile che cambi perché tende invece a
mantenersi inalterato nel tempo ( specie per le lingue “fossilizzate” come il latino che
ormai è solo una lingua scritta).
Questo non deve però farci pensare che la lingua scritta non sia importante ma anzi lo scritto e
il parlato fanno da appoggio l’uno all’altro.
Ogni atto linguistico è un fatto irripetibile perché anche se pronunciassimo tante volte la stessa
parola, i suoni ottenuti non sarebbero mai perfettamente uguali anche se il significato a cui
alludiamo è sempre lo stesso. Quindi la stessa vocale /a/ si può realizzare in modi diversi, è
questo il livello CONCRETO, fisico, che dipende dagli organi della fonazione. Invece tra la
vocale /a/ e la vocale /e/ c’è oltre ad una differenza di pronuncia anche una differenza di
significato (manto-mento): la loro differenza è quindi linguistica perché si creano parole
diverse.
Ferdinand de Saussure, il fondatore della linguistica strutturale indicò una serie di distinzioni
per studiare meglio la linguistica, come quella tra significante e significato e quella tra langue e
parole. La PAROLE è l’esecuzione linguistica realizzata da un individuo come qualcosa di
concreto. La LANGUE è invece qualcosa che preesiste dagli individui, è la lingua della
collettività, sociale e astratta. Anche se l’individuo può realizzare “atti di parole”, non può
modificare la langue perché è il sistema di riferimento collettivo attraverso cui si formano le
parole. La PAROLE è attuazione e realizzazione, la LANGUE è invece potenzialità.
Un’altra importante distinzione fatta da Jakobson è quella tra CODICE e MESSAGGIO e anche
questi due elementi si basano sulla distinzione tra astratto e concreto. Il codice è infatti solo un
insieme di potenzialità, necessario però per creare il messaggio che ne è la realizzazione
concreta ( ad esempio le singole lettere, sono da sole delle unità astratte ma quando si
combinano tra loro formano cose concrete, i messaggi).
Una terza distinzione basata su questi livelli astratto/concreto è data da Noam Chomsky tra
competenza ed esecuzione. La COMPETENZA è tutto ciò che l’individuo sa della propria
lingua, invece l’ESECUZIONE è quello che l’individuo fa quando parla. Se l’esecuzione
corrisponde abbastanza bene al concetto di “parole” di Saussure, la competenza è invece molto
diversa dalla “langue” perché la langue è sociale, è una caratteristica di tutta la comunità
linguistica, la competenza è invece una caratteristica del singolo parlante anche se con questa
si ottiene comunque la comunicazione perché è condivisa da chi parla la stessa lingua. La
competenza è quindi semplicemente l’insieme delle competenze linguistiche che un parlante
competenza
possiede e può essere fonologica, morfologica, sintattica e semantica. La
fonologica consiste nel distinguere i suoni della propria lingua da quelli di altre lingue e capire
come i suoni si possono accoppiare tra loro e quali no ( es. pane ma non pnae anche se le
lettere all’interno sono uguali). Si deve anche saper dividere le parole in sillabe, riconoscerne
competenza morfologica è invece relativa alla conoscenza delle parole della
gli accenti… La
lingua, quelle parole scritte allo stesso modo ma che hanno significati diversi come ancora e
ancòra, saper distinguere le parole della propria lingua da quelle di altre lingue, saper creare
parole più complesse partendo da quelle semplici, creare parole nuove per allargare il proprio
competenza sintattica serve a formare vari tipi di frasi
vocabolario con suffissi e prefissi. La
come quelle interrogative che si formano partendo da una normale frase dichiarativa… Riesco
competenza semantica
così ad ottenere frasi molto lunghe senza alcuna difficoltà. La
riguarda invece la conoscenza del significato delle parole e il cercare di creare relazioni di
significati tra le parole come la sinonimia o l’antonimia, cioè due parole opposte per significato.
La GRAMMATICA DEI PARLANTI è quindi l’insieme delle conoscenze che ognuno ha nella mente
e che si forma attraverso delle esperienze acquisite all’interno della comunità linguistica di
origine: il bambino costruisce una grammatica a partire da alcuni dati che già possiede
chiamati dati linguistici primari. Una lingua è un codice formato da due componenti essenziali:
le unità e le regole che combinano tra loro le unità.
Ogni parola è un SEGNO, cioè l’unione tra SIGNIFICANTE e SIGNIFICATO. Il segno ha diverse
proprietà: notte, botte, cotte;
∗ DISTINTIVITà ad esempio la differenza tra
∗ LINEARITà cioè il segno che si estende nello spazio se è scritto e nel tempo se è
orale. questo implica una successione ( la parola LA ha un significato diverso rispetto a
AL e anche se le lettere sono uguali è diverso il risultato se mettiamo prima la A o la L).
∗ ARBITRARIETà nel senso che non c’è nessuna legge in natura che impone di associare
al significante /libro/ quel particolare oggetto corrispondente, infatti allo stesso oggetto
corrispondono parole diverse nelle altre lingue (livre, book). L’associazione tra i due
termini deriva invece da una specie di accordo convenzionale nella società tra i parlanti
di quella lingua. La disciplina che studia i segni è chiamata SEMIOTICA detta anche
SEMIOLOGIA.
LO SCHEMA DELLA COMUNICAZIONE:
Le componenti necessarie per la comunicazione sono 6, ad ognuna delle quali corrisponde una
funzione linguistica diversa (lo schema è creato da jakobson):
1. PARLANTE o emittente al quale viene associata una funzione emotiva, visto che
il parlante esprime i suoi stati d’animo;
2. REFERENTE, al quale si associa una funzione referenziale, che è una funzione
informativa, neutra ( es. il treno parte alle 6);
3. MESSAGGIO, al quale si associa una funzione poetica, è forse la funzione più
complessa e si realizza quando il messaggio inviato all’ascoltatore è costruito in
modo che l’ascoltatore stesso deve ritornare sul messaggio per capire come è
fatto. Se il messaggio infatti è semplice, il ricevente lo capisce subito, altrimenti
lo deve analizzare (es. nella frase “nel mezzo del cammin di nostra vita” ci
chiediamo che cos’è il mezzo del cammino?);
4. CANALE ha una funzione fatica, è quella che facciamo quando vogliamo
verificare che il canale funzioni bene (mi senti? ci sei?);
5. CODICE con la funzione metalinguistica che si ottiene quando il codice viene
usato per parlare del codice stesso, come quando cerchiamo a parole di spiegare
degli elementi linguistici;
6. ASCOLTATORE o RICEVENTE con la funzione conativa che si ottiene
sottoforma di comando o esortazione per il ricevente perché modifichi il suo
comportamento (es. “Non sputare per terra!”)
La lingua ufficiale che si parla in Italia è chiamata ITALIANO STANDARD, anche se l’italiano
non è unico per tutto il paese e oltre ai tanti dialetti esistono anche gli italiani regionali che si
dividono in tre grandi gruppi, del nord, del centro e del sud, una via intermedia tra l’italiano
standard e i tanti dialetti. Il sistema all’interno è ancora più complesso visto che all’interno
ogni lingua è stratificata sia socialmente che geograficamente:
ITALIANO SCRITTO
9 ITALIANO PARLATO FORMALE
9 ITALIANO PARLATO INFORMALE
9 ITALIANO REGIONALE
9 DIALETTO DI KOINè
9 DIALETTO DEL CAPOLUOGO DI PROVINCIA
9 DIALETTO LOCALE
9
L’italiano scritto è la forma più aulica della lingua, quella dei discorsi ufficiali delle leggi, dei
temi in classe. Il parlato formale è quello delle conversazioni di un certo livello, il parlato
informale è invece quello che si usa in famiglia, con gli amici, è spontaneo e piuttosto rapido. Il
dialetto di Koinè è all’incirca quello di una regione dialettale. In uno stesso luogo ci possono
quindi essere diversi registri, con codici e sottocodici che servono ad identificare i gruppi
sociali. Il dialetto è una forma di comunicazione a tutti gli effetti e non un codice secondario,
l’unica differenza sta nell’importanza socioculturale e dal numero di persone che le parlano. Un
pregiudizio sbagliato è che ci sono delle lingue logiche per eccellenza, come il latino e il greco,
ma non è così perché tutte le lingue hanno una loro logica interna per essere apprese e
tramandate. Non ci sono inoltre lingue più belle o prestigiose delle altre, lingue più facili e altre
più difficili.
CAPITOLO 3. LE LINGUE DEL MONDO
Dal punto di vista LINGUISTICO ci sono 3 modi di classificazione delle lingue del mondo:
GENEALOGICO e TIPOLOGICO e AREALE. Col primo criterio, quello GENEALOGICO si
dice che due lingue appartengono alla stessa famiglia linguistica se derivano dalla stessa
lingua originaria, dalla stessa lingua madre come nel caso delle lingue neolatine o
romanze(italiano, francese, spagnolo, portoghese ecc… che derivano tutte dal latino). Le lingue
romanze derivano poi da un altro gruppo più grande, quello delle lingue indoeuropee, che
costituiscono una stessa famiglia linguistica, l’unità genealogica massima. Le unità di livello
inferiore si chiamano gruppi o classi che a loro volta si articolano in sottogruppi o rami e così
via…
In base invece al secondo criterio, TIPOLOGICO si dice che due lingue sono dello stesso tipo
se hanno un certo numero di caratteristiche in comune, a prescindere dal fatto che facciano o
meno parte della stessa famiglia linguistica. Questa è la classificazione più difficile perché una
lingua può essere correlata ad una lingua per alcune caratteristiche, e ad un’altra lingua per
altre caratteristiche e queste due collegate tra loro ecc… Se due lingue collegate
tipologicamente possono venire dalla stessa lingua madre, non è detto che necessariamente
debba avvenire il contrario.
La terza classificazione è quella AREALE o GEOGRAFICO cioè classificare le lingue in base al
continente in cui sono parlate, ma anche questo è un criterio non-linguistico perché non si
basa sulle caratteristiche delle lingue ma sulla loro distribuzione sul territorio. Queste lingue
parlate nella stessa area formano una LEGA LINGUISTICA, come accade ad esempio nel caso
di cinese e giapponese che però non derivano dalla stessa lingua madre o ancora quella delle
lingue balcaniche che si chiamano così proprio per il territorio d’appartenenza solo che
all’interno il serbo-croato, il bulgaro e il macedone appartengono al gruppo slavo, il romeno al
gruppo romanzo e il greco e l’albanese formano gruppi a se stanti. Una delle caratteristiche
comuni di queste lingue è l’assenza dell’infinito e “voglio mangiare” diventa “voglio che
mangio” invece una caratteristica comune a bulgaro, macedone, albanese e rumeno è la
posposizione dell’articolo e “la casa” diventa “casa la”.
Nel mondo ci sono oltre 6000 lingue diverse solo che alcune hanno milioni di parlanti come
l’inglese e il cinese, altre solo poche migliaia come gli indiani d’America o gli aborigeni
australiani.
Ci devono essere quindi dei precisi criteri di classificazione(ad esempio da 9, attribuito alle
lingue con oltre un milione di parlanti, fino alla grandezza 0, per quelle ormai estinte.
Nell’ordine di grandezza 8 troviamo l’arabo, il francese, il tedesco, lo spagnolo, l’italiano è
invece nel gruppo 7 cioè quelle lingue che hanno tra + di 10 milioni e – di 100 milioni di
parlanti). Il numero di parlanti si determina anche in base anche a coloro che parlano la
seconda lingua e non solo che usa quella lingua come lingua originaria, anche se non è detto
che tutti sappiano parlarle correttamente. Anche se questo criterio di classificazione può essere
importante dal punto di vista socio-politico, non differenzia una lingua morta da una parlata.
Un altro criterio è quello. le lingue del mondo hanno alcune caratteristiche comuni definite
universali linguistici(anche se le relazioni tra le lingue non si possono limitare a queste
caratteristiche comuni).
Le famiglie linguistiche più studiate sono:
LA FAMIGLIA INDOEUROPEA;
9 LA FAMIGLIA AFRO-ASIATICA che comprende numerose lingue parlate, alcune anche
9 estinte di Egitto, Libia, Tunisia, Marocco, del Medio-Oriente (Israele, Siria Giordania), e
ancora l’arabo, l’ebraico e l’egiziano antico.
LA FAMIGLIA URALICA: che comprende lingue parlate nell’Europa orientale come il
9 finlandese o finnico, l’estone, l’ungherese e altre lingue della Russia;
LA FAMIGLIA SINO-TIBETANA di cui fanno parte il cinese mandarino, il tibetano e il
9 birmano;
LA FAMIGLIA NIGERKORDOFANIANA per le lingue parlate in Africa del Sud del Sahara ;
9 LA FAMIGLIA ALTAICA per le lingue dell’Asia centrale come il mongolo e il turco.
9
Altre famiglie linguistiche di minore importanza sono l’austro-asiatica , le amerindiane (parlate
degli indiani d’america). Ci sono anche delle lingue ISOLATE di cui non si può dimostrare
“parentela” con altre lingue come il basco in Europa, e in Asia il Giapponese e il Coreano. Sono
state fatte inoltre alcune proposte che cercano di accoppiare le lingue più piccole in una sola
famiglia, come le oltre 50 lingue diverse parlate dagli indiani d’america che si possono
classificare in 6 sole specie; Greenberg propose invece di unire le lingue di tutta l’america in 3
sole fasce: settentrionale, centrale e meridionale, ma tante altre proposte sono state
accantonate altre accettate.
La famiglia linguistica indoeuropea
Verso i primi decenni dell’800 si scoprì che il sanscrito, un’antica lingua dell’India ha delle
caratteristiche comuni con latino e greco e per sancire questa nuova “parentela” fu creato il
termine “indoeuropeo” detto anche ario-europeo o indogermanico.
Questa grande famiglia a sua volta si divide in diversi gruppi:
INDOIRANICO formato dal gruppo indiano e da quello iranico a cui appartengono il
sanscrito, il vedico, lo hindi e lo urdu. Il gruppo iranico a sua volta si divide in due parti,
quella delle lingue occidentali (persiano antico e moderno, curdo e avestico) e quello
delle lingue orientali a cui appartiene ad esempio l’afgano.
TOCARIO a cui appartengono due lingue ormai estinte;
ANATOLICO dal nome dell’antica Anatolia dell’Asia minore che oggi è la Turchia;
ARMENO formato solo da questa lingua;
ALBANESE anche questo parlata da una sola lingua parlata non solo in Albania ma
anche in Kosovo e in alcune zone della Jugoslavia e in alcune regioni dell’Italia
meridionale dovuta alle migrazioni;
SLAVO diviso in tre sottogruppi: quello orientale con russo, bielorusso e ucraino; quello
occidentale con polacco, greco, slovacco e poi quello meridionale con bulgaro,
macedone, sloveno e serbo-croato.
BALTICO che comprende il lettone, il lituano e altre lingue oggi estinte come il
prussiano antico;
ELLENICO rappresentato da una sola lingua, il greco, ufficiale non solo in Grecia e a
Cipro ma anche in alcune zone di Bulgaria e Albania;
ITALICO che si divide in due sottogruppi, quello orientale tipico di alcune lingue
antiche dell’Italia come l’osco, l’umbro e il sannita; il secondo è invece quello
occidentale del latino e delle altre lingue neolatine o romanze tra cui le più importanti
sono portoghese, spagnolo, francese, italiano e catalano.
GERMANICO anche questo diviso all’interno in 3 sottogruppi: il germanico
settentrionale per le lingue nordiche, svedese, norvegese, olandese, islandese; l’unica
lingua del sottogruppo orientale è il gotico, oggi estinta, invece il gruppo occidentale si
divide in due rami, l’anglofrisone con frisone e inglese e il ramo neederlando-tedesco
che comprende l’olandese, il tedesco e alcune lingue sudafricane ( quelle dei boeri);
CELTICO con le lingue parlate nell’era cristiana che oggi si limita alle isole britanniche e
si divide in gaelico 8irlandese e gaelico di Scozia) e britannico (gallese, cornico e
bretone).
Ora che è stata fatta questa classificazione, si vede come la divisione delle lingue non debba
per forza coincidere con la divisione geografica, ad esempio le lingue europee non sono parlate
sono in Europa e in India e anche all’interno dei territori l’unità politica non necessariamente
corrisponde a quella linguistica perché la stessa lingua può essere lingua ufficiale in diversi
paesi oppure uno stesso paese può avere più lingue ufficiali, anche una per ogni regione e la
cosa si complica se consideriamo anche i diversi dialetti…
Ci sono inoltre lingue che non devono per forza esprimere un soggetto all’interno delle frasi, e
quelle che invece devono avere necessariamente un soggetto espresso. Nel primo caso si parla
di una lingua PRO-DROP come nel caso dell’italiano, nel secondo caso abbiamo invece lingue
NON PRO-DROP come l’inglese. Questo è un altro criterio fondamentale per la distinzione e la
classificazione delle lingue.
Come abbiamo detto, la classificazione TIPOLOGICA consiste nel trovare elementi comuni nelle
varie lingue, da ricercare nella struttura delle parole, dei gruppi di parole o di frasi; si parla
così di una tipologia MORFOLOGICA e di una SINTATTICA.
I tipi morfologici riconosciuti sono: isolante, agglutinante, flessivo(analitico o sintetico) e
ISOLANTE è caratterizzato da una mancanza quasi
polisintetico (o incorporante). Il tipo
totale di morfologia, come per i nomi senza caso, genere e numero, i verbi senza differenza di
persona, tempo… Ad esempio in cinese il verbo viene messo all’infinito e poi altre particelle a
parte indicano se deve essere letto al presente, al passato. Da un punto di vista il cinese e
l’inglese potrebbero essere raggruppate perché hanno alcuni elementi in comune, come il fatto
che in tutte e due le lingue gli aggettivi sono invariabili in genere e numero, la coniugazione
dei verbi ha una sola forma per tutte le persone, tranne per la terza persona singolare e la
costruzione della frase è molto rigida. L’inglese ha quindi molte caratteristiche tipiche di una
AGGLUTINANTE, ad
lingua isolante come il cinese. Il secondo tipo linguistico è quello
esempio nel turco ogni parola ha tanti suffissi quante sono le relazioni (plurale, nominativo,
FLESSIVO invece le diverse relazioni grammaticali sono espresse da un
accusativo). Nel tipo
unico suffisso come latino, greco, italiano e nella maggior parte delle lingue europee ( ad
esempio in latino il suffisso –ibus esprime sia l’ablativo che il plurale, mentre in turco ogni
relazione ha una sua forma, quindi avremmo dovuto usare un suffisso per l’ablativo e uno per
il plurale). Una caratteristica delle lingue flessive è che possono esprimere le funzioni
grammaticali attraverso l’uso di vocali diverse all’interno della stessa parola, è il fenomeno che
conduco/condussi). Questo fenomeno non si
viene chiamato FLESSIONE INTERNA (esco/uscii,
limita solo ai verbi ma è un vero è proprio processo per la produzione di nuove parole e per
questo si parla a volte di tipologia INTROFLESSIVA. Tra le lingue flessive dobbiamo inoltre
distinguere il sottotipo analitico e quello sintetico: il primo realizza relazioni grammaticali
tramite più parole, invece quello sintetico si concentra su una parola sola. Nel tipo
POLISINTETICO una sola parola può esprimere tutte le relazioni che in altre lingue si
esprimono con una frase, ad esempio nell’eschimese “una grande barca” si esprime con la
parola “barca” più l’accrescitivo.
Si è visto quindi come le lingue abbiano sempre qualche caratteristica comune con le altre, non
esistono per questo dei tipi “puri”.
La tipologia sintattica si occupa di classificare le lingue in base all’ordine delle parole, in base
alla presenza di preposizioni o posposizioni: una lingua che usa ad esempio la posposizione al
posto della preposizione è il giapponese dove “cena dopo” significa “dopo cena”: è una lingua
speculare rispetto all’italiano. Altre caratteristiche riguardano l’ordine di soggetto,verbo e
complementi o della posizione nome/aggettivo o ancora quella del genitivo rispetto al nome. Le
relazioni tra questi 4 gruppi si può riassumente in 4 costruzioni principali:
SVO/PR/NG/NA
VSO/PR/NG/NA
SVO/PO/GN/AN
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Palermo - Unipa o del prof Aliffi Lucia.
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