LINGUISTICA DI AUSTIN
Il parlante è dunque realizzatore di un'azione e la realizzazione di tale azione è un atto perlocutivo.
Austin afferma che dire qualcosa equivale quindi, a compiere tre atti simultanei:
un atto locutorio, un atto illocutorio, un atto perlocutorio.
L'atto locutorio è la produzione fisico-acustica dell'atto linguistico, ma anche la sua organizzazione
sintattico-semantica. E siccome parlare non si esaurisce nel dire qualcosa, perché chi parla intende che il
proprio interlocutore recepisca ciò che viene detto, l’atto locutorio è anche un atto illocutorio. Per realizzare
un atto illocutorio è sufficiente che il parlante formuli un espressione con la quale si obbliga a compiere
determinate azioni, l'ascoltatore la comprenda e accetti le sue condizioni.
L'atto illocutorio sortisce un effetto sull'ascoltatore, sui suoi sentimenti e sui suoi pensieri e sulle sue azioni e
per questo l’atto illocutorio è un atto perlocutorio, ossia un atto eseguito col dire qualcosa: ispirare,
impressionare, imbarazzare, intimidire, persuadere..., azioni linguistiche che sortiscono sul destinatario un
effetto corrispondente ad un intenzione del parlante. La forza perlocutoria si può dedurre in base all'effetto
dell'atto linguistico sull'ascoltatore.
Inoltre Austin classificò gli atti linguistici in cinque classi:
1) verdittivi: con cui si esprime un giudizio, un verdetto (valutare, condannare, ecc.)
2) esercitivi: con cui si fa riferimento all'esercitazione di un potere (ordinare, licenziare,ecc.)
3) commissivi: con cui ci si assume un obbligo o la dichiarazione (promettere, giurare, ecc.)
4) espressioni di comportamento: che includono la nozione di reazione ai comportamenti degli altri
(scusarsi, ringraziare ecc.)
5) espositivi con i quali si chiariscono ragioni, si argomenta (affermare, negare, spiegare, ecc.)
Searle operò una risistemazione della teoria di Austin, ridisegnò la tripartizione austiniana dell'atto
linguistico in modo tale da recuperare la base proposizionale del significato sottoforma di atto linguistico
stesso, quindi secondo Searle compiere un atto linguistico consiste nel:
1) esprimere parole che realizzano l'atto espressivo
2) attribuire a tali parole una predicazione ed una referenza: atto preposizionale.
Questi due atti corrispondono all'atto locutorio di Austin, l'atto illocutivo e l'atto perlocutivo restano invariati.
Searle sosteneva anche che l'analisi della comunicazione linguistica conduce inevitabilmente allo studio
degli aspetti pragmatici del linguaggio: compiere un atto linguistico significa impegnarsi in un
comportamento governato da regole, regole s'intende comunicative, non grammaticali. Searle classifica gli
atti linguistici come segue:
1) rappresentativi: caratterizzati dallo scopo illocutorio di impegnare il parlante alla verità della
proposizione espressa (asserire, concludere, ecc.)
2) direttivi: il cui scopo illocutorio consiste nel far fare qualcosa all'interlocutore (richiedere, domandare,
ecc.)
3) commissivi: come Austin, che impegnano il parlante a fare qualcosa nel futuro (promettre, minacciare,
offrire, ecc. )
4) espressivi: il loro scopo illocutorio coincide con l'espressione dello stato psicologico relativo al contenuto
prorposizionale (scusarsi, ringraziare, ecc.)
5) dichiarativi: il loro contenuto proposizionale coincide con uno stato del mondo, questi verbi provocano
cambiamenti immediati nello stato di cose istituzionale (scomunicare, battezzare, ecc.).
La tipologia searliana non è costruita sistematicamente, mancano infatti, altri tipi di atti linguistici: gli atti
indiretti, ossia quelli in cui la forza illocutoria, lo scopo, non è esplicito, ma deve essere inferito dal contesto.
Inoltre la teoria di Searle, focalizzando l'attenzione sulle intenzioni del parlante, non tiene conto delle
interazioni tra parlante ed ascoltatore, accantonando quindi il processo di negoziazione tra parlante ed
ascoltatore e rendendo passivo il ruolo dell’ascoltatore.
Fu Grice[6], con la sua teoria delle implicature, a modificare i limiti della teoria searliana, affermando che è
possibile trarre da un dato enunciato un certo numero di inferenze o implicature. Le implicature intese da
Grice sono un recupero di informazioni implicite contenute in uno scambio comunicativo ad esempio:
a. hai visto la mostra di van Gogh?
b. non, non mi appassionano i pittori olandesi
In questo scambio l’emittente a implica che b conosca van Gogh e sappia che è un pittore, mentre b
presuppone che a sappia che van Gogh è un pittore olandese; inoltre a opera un recupero sintattico della frase
del tipo: no, non ci sono andato perché...
Dunque la nozione di implicatura fornisce una spiegazione esplicita di come sia possibile intendere più di
quanto si dica effettivamente in un processo comunicativo.
linguistica testuale
1. Introduzione
Per poter analizzare i fenomeni complessi di una lingua solitamente si prendono in considerazione i vari
elementi che la compongono in maniera separata: lo studio dei suoni (fonetica), lo studio del lessico
(morfologia), lo studio delle frasi e dei periodi (sintassi). Nell’uso concreto del linguaggio però, il
comportamento linguistico non si manifesta semplicemente sotto forma di suoni, parole, frasi e clausole, ma
piuttosto sotto forma di un intreccio organico, caratterizzato dal fatto che gli elementi che lo compongono
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sono strutturati in maniera particolare. Questo intreccio organico di elementi prende il nome di testo .
2 Il concetto di testo e la linguistica testuale
Il testo è un messaggio reale e completo, i cui singoli elementi sono organizzati in maniera coerente ed
assumono un significato compiuto, rivolto ad uno scopo ben preciso. L’emissione di un messaggio verbale
(l’atto linguistico), infatti, non è mai fine a se stessa, ma è sempre animata da un intenzione ed è sempre
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finalizzata ad uno scopo .
Oggi il termine “testo” è riferito anche alle conversazioni. Da un punto di vista quantitativo un testo può
essere costituito da più frasi, ma anche da una frase sola o da una singola parola, addirittura un espressione
quale: “Shh!” può essere considerata un testo se inserita in un contesto appropriato, ad esempio se prodotto
da un'insegnante in una classe rumorosa, “shh!” sortisce l'effetto di ottenere silenzio. “Shh!” quindi è un
testo che stabilisce un rapporto comunicativo e influisce sulla realtà circostante modificando una situazione
(dal chiasso al silenzio).
A partire dal concetto di testo si è sviluppato un nuovo settore nell’ambito degli studi linguistici: la
linguistica del testo, che consiste in un corpo di nozioni e di metodi di analisi dedicate ad affrontare il modo
in cui è organizzato un testo. La linguistica testuale parte dall'ipotesi che il testo sia costituito da frasi, ma
non sia riducibile a frasi, perché esso ha una propria peculiare struttura.
Il testo viene considerato come un sistema, un insieme di elementi che costituiscono una globalità di
funzioni. Mentre la lingua è un sistema virtuale di selezioni possibili, ma non ancora realizzate, il testo
rappresenta un sistema attualizzato in cui sono state eseguite e realizzate certe selezioni possibili per dar
forma ad una determinata struttura.
L'elaborazione di una teoria del testo si prefigge quindi, come scopi principali:
a) la specificazione di ciò che fa di un atto linguistico un testo (quali sono le leggi della sua
strutturazione, in che cosa consiste la sua coerenza ecc.),
b) la definizione del concetto di competenza testuale,
c) la differenziazione dei vari tipi di testo.
Ogni atto linguistico viene avviato secondo una precisa intenzione comunicativa, la prima fase di produzione
di un atto linguistico è infatti, la sua progettazione: chi produce un messaggio ha l'intenzione di raggiungere
un certo fine tramite esso: diffondere ciò che sa, ottenere un'adesione ad un suo progetto ecc. Dopo la fase di
ideazione del messaggio si passa alla fase di sviluppo, che serve a precisare e a collegare fra loro le idee
trovate. Infine il messaggio viene strutturato dal punto di vista grammaticale, ma affinché un messaggio
diventi un testo occorrono alcuni requisiti fondamentali, requisiti che de Beaugrande e Dressler hanno
schematizzato in sette criteri di testualità: coesione, coerenza, intenzionalità, accettabilità,
3 Testo dal latino textus, participio passato di texere: intessuto. La parola textus si afferma abbastanza tardi in latino, con Quintiliano,
come uso figurato del participio passato di texere: metafora che vede il complesso linguistico del discorso come un tessuto; il testo è
dunque il tessuto linguistico di un discorso.
4 La teoria delle funzioni della lingua ha una lunga tradizione nelle scienze del linguaggio, poiché la lingua viene utilizzata praticamente in tutte le
attività umane, ne risulta che le funzioni della lingua possono essere praticamente infinite; vari studiosi, a partire da Buhler negli anni ‘30, hanno
cercato di classificare le funzioni in modo schematico. La classificazione più nota è sicuramente quella proposta da Jakobson, che comprende 6
funzioni orientate in senso psicologico e sociologico.
informatività, situazionalità e intertestualità. I primi due criteri sono incentrati sul testo, i criteri di
intenzionalità ed accettabilità sono orientati verso il parlante-ascoltatore, i criteri di informatività e
situazionalità servono a collocare il testo nella situazione comunicativa e il criterio di intertestualità
garantisce la definizione dei diversi tipi testuali. Il testo è per de Beaugrande e Dressler una unità
comunicativa, frutto di un processo comunicativo per comprendere il quale non si può prescindere né dagli
aspetti più strettamente linguistici, né dagli aspetti che riguardano il contesto di produzione (gli atteggiamenti
di chi lo produce e di chi lo riceve e la cornice comunicativa).
La teoria di Dressler e Beaugrande è rivolta principalmente alla definizione delle operazioni e dei principi
generali che regolano le unità testuali nei processi d’uso del sistema linguistico.
3. I sette criteri di testualità
Questi sette criteri valgono come principi costitutivi della comunicazione mediante testi: se uno o più criteri
non sono soddisfatti al punto tale che la comunicazione ne risulta compromessa, il testo è considerato un
non-testo. 5
3.1 La coesione
La coesione è l'insieme di meccanismi di cui un testo si serve per assicurare il collegamento tra le sue parti al
livello superficiale. Il grado di coesione testuale è dato quindi dalla sintassi superficiale del testo: le
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ripetizioni, le ellissi, i