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LINGUISTICA GENERALE
dato interrogato da persone di verse (medico, linguista...) fornisce riposte diverse. Possiamo
spiegare questo fatto dicendo che abbiamo una distinzione tra oggetto formale e oggetto
reale, lo stesso fenomeno diventa un oggetto formale diverso a seconda della scienza che lo
interpreta e a seconda del tipo di domande che gli vengono poste, però il dato con cui si
confronta è sempre lo stesso. Possiamo dire che noi e un medico ad esempio abbiamo
oggetti formali differenti in quanto poniamo domande diverse, questo comporta che l’oggetto
formale di una scienza è limitato rispetto a un oggetto. Il riduzionismo è l’atteggiamento
dello scienziato che pretende di spiegare tutto il dato, tutta la realtà soltanto con la propria
disciplina; Es. il linguista che afferma: “Tutto è il linguaggio” Forma di riduzionismo, quello
che dico io con la mia competenza scientifica è la realtà, non si considera il fatto che la
realtà è molto più complessa (riduzionismo tipico del inizio del 900: teorie scientifiche che
pretendono di ridurre la realtà a una spiegazione di tipo economico). Nel rapporto tra il
discorso scientifico e il dato c’è da una parte il fatto di ricordare che il mio punto di vista è
parziale, ma dall’altra parte devo considerare che quello che arrivo a dire dal mio punto di
vista è rilevante, ha una grande potenza esplicativa e dà delle risposte. Un altro aspetto
ancora del discorso scientifico sta nel guardare il dato: Es. c’è un iceberg, e una nave va a
sbattere, un primo dato è l’iceberg, un secondo dato è la barca, un altro elemento è il fatto
che l’80% dell’iceberg è sommerso dall’acqua, questa conoscenza viene sviluppata da
un’esperienza. Davanti al dato è ragionevole immaginare che ci sia sempre qualcos’altro
dietro, come con l’iceberg, bisogna immaginare che sia solo la punta dell’iceberg e che sotto
ci sia tutto il resto, quello che appare nasconde qualcos’altro e richiede di essere completato
per poter essere spiegato; questa è la consapevolezza dello scienziato che non deve
fermarsi alla prima risposta, deve capire davvero come è il dato, deve girarci attorno. Il dato
è PARTICOLARE, la parola rimanda a “parte”, quindi il dato è una particella della realtà, ma
il particolare non è parziale, quindi il dato non è tutto è solo una parte; parziale= una parte
di; non tutto. Il particolare è una parte che rimanda al tutto, che mi consente di capire
l’insieme, il tutto del fenomeno; quindi guardare un particolare significa saper guardare i dati
così come sono nella loro piccolezza però saperli guardare con una sguardo che sa che
quel particolare rimanda a qualcosa di più grande (iceberg) uno sguardo parziale invece
guarda pensando che sia tutto lì, che non ci sia nient’altro. Lo sguardo dello scienziato
consiste nel guardare un particolare e considerarlo come un indizio, il suo è uno sguardo
particolare.
Come si svolge il passaggio dal dato singolo alla totalità? Dal particolare al tutto?
Ci sono 3 percorsi: processi di astrazione (ABS-TRARRE tirare via).
1.GENERALIZZAZIONE: Luigi da piccolo ha iniziato a vedere il gatto del vicino, poi osserva
il gatto della nonna, poi due gatti per la strada, tutti di versi fra loro ma tutti hanno la coda,
quindi a un certo punto luigi cresce e dopo aver visto un po’ di gatti inizia a formulare un
discorso in cui dice “tutti i gatti hanno al coda”, In questo caso Luigi dice TUTTI, ma lui non
ha visto tutti i gatti e fa una GENERALIZZAZIONE, cioè a partire da un numero limitato di
gatti si generalizza pensando che siano tutti. Qui l’astrazione è molto llimitata,
semplicemente sostituisco a “molti gatti” “tutti i gatti”; il contenuto del mio discorso scientifico
non va al di là di quello che io ho visto; questo è un processo molto diffuso. Pur essendo un
tipo di astrazione limitata e molto aderente alla realtà comporta un certo rischio, perché
quando io mi stacco dal dato per dare la mia interpretazione c’è un rischio, il rischio di
incontrare un giorno un gatto senza coda (gatti giapponesi) in questo caso si finisce nella
FALSIFICAZIONE.
27/11/2014 L’ASTRAZIONE p.70
28/11/2014
Un elemento costitutivo del discorso è che non sia contraddittorio, la contraddizione richiede
di essere risolta immediatamente; questo tema della contradizione emerge per la prima volta
nello SCETTICISMO, cioè quando il contesto del discorso esce dalla realtà, nel discorso non
interessa più la sua connessione reale con la realtà, ma è un momento in cui si sottolinea la
dimensione sentimentale del discorso, per suscitare un’adesione basata sull’emozione, non
LINGUISTICA GENERALE
sulla ragione. La figura di Aristotele inizia a lavorare in questo contesto, la città di Atene è
caratterizzata da questo contesto culturale, A. si preoccupa di recuperare il nesso tra il
discorso e la realtà, perché si rende conto che un discorso che si è sganciato dalla realtà è
un discorso che si sfalda poco a poco, perde di consistenza e diventa pericoloso, può dire
tutto il contrario di tutto, non c’è nessun criterio di verifica, e questo mette a rischio la
democrazia; quindi Aristotele quando riflette sulla natura del discorso e individua i 3 fattori:
pathos, logos ed ethos; in primo luogo riequilibra tutti questo fattori, la componente della
ragionevolezza è il logos. A questo punto Aristotele entra in conflitto con gli scettici, e sfida lo
scettico per verificare quanto sia sostenibile la posizione scettica, la prima richiesta che gli fa
è quella di dare un giudizio e qui lo scettico si rifiuta di prendere delle decisioni e dare un
giudizio sulla realtà, perché la sua posizione è quella di costruire un discorso che può essere
a caso (es. Questa opera d’arte è bella o brutta? Niente risposta..) A questo punto Aristotele
arretra il livello della domanda e chiede “ ma tu quando parli puoi dire semplicemente che
questo è un libro?” e anche qui lo scettico non prende decisione, perché la posizione è
talmente radicale che lo scettico non prende mai una posizione e non afferma nemmeno
quello che vede, in quanto dire “questo è un uomo” implica già una realtà e lo scettico si
rifiuta di dare un giudizio su quello che gli viene posto davanti. Aristotele gli fa un’altra
domanda “ma tu almeno quando dici una parola, per te quella parola vuol dire qualcosa
oppure vuol dire qualsiasi cosa?” lo scettico non sa cosa rispondere perché se dice che una
parola per llui ha un senso significa che lo scettico ammette che non tutto sempre è
indeterminato, ma c’è un punto in cui io uso una parola sensatamente e io voglio dire
qualcosa di preciso, ma a questo punto lp scettico non sarebbe più scettico; oppure lo
scettico potrebbe dire che quando usa un nparola non intende dire qualcosa di preciso, non
ha un senso da associare a quella parola. Aristotele conclude dicendo che se lui afferma che
se quel parlare non ha alcun senso per lui, lui non è un uomo ma è un tronco, e il rumore
che produce non significa niente. Questo processo è la critica di Aristotele allo scetticismo,
lo critica portando lo scettico a contraddirsi, sia che risponda sì, sia che risponda no. Questa
critica è chiamata CONFUTAZIONE, cioè portare l’interlocutore in un vicolo cieco, la
confutazione è un processo logico attraverso il quale porto l’interlocutore in contraddizione;
questa non è una dimostrazione ma è una verifica del suo comportamento verbale e alla fine
emerge che il suo comportamento verbale è insostenibile. Confutando lo scettico Aristotele
fa emergere il principio di NON CONTRADDIZIONE, che deve stare alla base di qualsiasi
atto comunicativo, nel momento in cui parlo e attribuisco un senso a ciò che io dico sto
applicando questo principio. Non c’è bisogno di dimostrarlo questo principio, basta
comunicare con un linguaggio sensato per applicarlo; è un principio fondamentale. Io non
posso dimostrare allo scettico che lui non ha ragione, ma posso solo confutare lo scettico
facendo venire fuori attraverso il dialogo che la sua posizione è contraddittoria; è un principio
talmente fondamentale che non può essere dimostrato.
Aristotele introduce questo principio parlando del linguaggio, è un punto di contatto fra il
linguaggio e il pensiero, lo mette in luce riflettendo sulla natura del linguaggio ed è proprio
nel dialogo con lo scettico che emerge la riflessione sulla non contraddizione. Il problema di
A. nei confronti degli scettici è il loro modo di parlare e il loro linguaggio; ogni volta che noi
parliamo applichiamo il principio di non contraddizione.
Nel principio c’è il nesso fondamentale tra il linguaggio, la realtà e la ragione.
COSA SIGNIFICA LòGOS?
1. Discorso, parola 2. Ordine, ragione e quindi anche come capacità di ragionamento
dell’uomo. 3. Calcolo
Logos è una parola polisemica, il calcolo si riconduce a un uso della ragione, in un
contesto particolare; il problema è quello del collegamento tra il valore di logos come
discorso e come ragione, ordine, calcolo; per noi non è immediatamente evidente il
rapporto, il concetto di ragione non è subito associato al discorso, nella lingua greca
discorso e ragione erano la manifestazione della stessa realtà, quindi nella lingua greca
il collegamento è diretto. Si capisce quindi perché Aristotele ricorre subito alla ragione e
realtà parlando del linguaggio. In questo capitolo è fondamentale il legamento con la
realtà e il discorso.
LINGUISTICA GENERALE
L’altro aspetto fondamentale riguarda l’organizzazione del discorso, la prima riflessione
sull’articolazione del discorso viene da Platone, che descrive il discorso in uno dei suoi
dialoghi e si chiede come è fatto il logos, quali sono le parti del discorso? La prima
risposta è che mettere insieme delle parole a caso non è un discorso, ma la frase
“l’uomo impara” sì, le parti che unisco devono essere legate l’una all’altra e devono
essere sensate N+V, questa è la struttura minima del logos. Questo contributo è molto
limitato.
03/12/2014
Predicati- argomenti.
Rapporto tra testo e senso, abbiamo il testo nel suo insieme che ha un certo preciso
senso, e vediamo come è costituito il testo in modo tale che faccia emergere il senso. Il
senso non è solo