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FONETICA/FONOLOGIA E MORFOLOGIA

Livello Fonema Morfema astratto

Livello Fono Allofono Morfoconcreto Allomorfo

Allomorfia: morfi differenti che fanno capo allo stesso morfema ma compaiono in contesti differenti.

Suoni stridenti: affricate e fricative

Il morfema del plurale in inglese

  • [-s] dopo consonanti sorde [k, t, p, f]
  • [-z] dopo consonanti sonore [b, g, d, v, l, m, n, r] e vocali
  • [-ɪz] dopo consonanti stridenti [s, z, ʃ, tʃ, ʤ]

I suoni stridenti sono quei suoni che vengono prodotti con una frizione per via dell'attrito del flusso d'aria.

I tre morfemi hanno una distribuzione complementare (non contrastiva), esattamente come gli allofoni, e per questo sono detti allomorfi. Il termine morfema designa propriamente una unità astratta che è rappresentata a livello concreto da un allomorfo (o morfo). Generalmente un morfema è rappresentato da un solo allomorfo. Vi sono casi però in cui un morfema può essere rappresentato da più allomorfi.

Graficamente il plurale regolare inglese è marcato con una o con . Foneticamente invece si riscontrano tre realizzazioni diverse [], [] e [-ɪz]: infatti si dice cat[] con la sibilante sorda, ma dog[] con la sibilante sonora e das[-ɪz] con un suono vocalico più la sibilante sonora. Ognuno di questi tre allomorfi compare in contesti definiti e in quei contesti gli altri allomorfi non possono comparire. In casi come questi, si dice che i tre allomorfi hanno distribuzione complementare. L'articolo maschile in italiano La forma maschile plurale dell'articolo determinativo in italiano si presenta con due allomorfi: e . "Gli" compare: ___sC, ___dz, ___ʃ, ___ɲ, ___V, ___j/w, ___pn/ps, ___ks. "I" compare in tutti gli altri contesti. Il prefisso negativo in- Il prefisso negativo in- compare in forme diverse. Es. in-, ir-, il-, im- A seconda di come comincia la parola a cui si unisce. Es. in+abile -> inabile, in+ragionevole -> irragionevole.

in logico -> illogico. Suppletivismo è un caso estremo di allomorfia che si verifica quando, all'interno di una serie morfologica (flessiva o derivazionale), abbiamo radicali diversi che intrattengono evidenti rapporti semantici senza evidenti rapporti formali.

Flessione: il verbo andare ha due radici suppletive -> vad- e and- (io vado, noi andiamo).

Derivazione: acqua -> idrico, fuoco -> pirico. Rapporto semantico ma nessuna somiglianza formale.

Il suppletivismo può essere sia forte che debole. È forte quando c'è alternanza dell'intera radice. Es. Chieti - teatino. È debole quando tra i due membri c'è una qualche base comune riconoscibile e la differenza è di singoli segmenti fonologici. Es. Piacenza - piacentino.

Il suppletivismo debole è quindi molto simile all'allomorfia tradizionale. La differenza è che il suppletivismo non è riconducibile a regolarità di carattere fonologico.

Un criterio al quale si fa ricorso per distinguerli è quello della "distanza fonologica" che si basa sul conto del numero di segmenti diversi tra una forma e l'altra. Entrambe le forme b. e c. si differenziano per un segmento: [ts:] - [t] nel caso di b., [t:] - [ts:] nel caso di c. Mentre la prima alternanza si ritrova quasi esclusivamente in nomi etnici (es. Fidenza - fidentino) e rappresenta una regola fossile, la seconda è una regola che serve a spiegare diverse forme alternanti dell'italiano (es. Marte -> marziano).

a. Chieti - teatino -> rapporto lessicale -> suppletivismo forte

b. Arezzo - aretino -> suppletivismo debole

c. Corretto - correzione -> rapporto espresso da una regola -> allomorfia

Il suppletivismo rappresenta dunque il polo estremo dell'allomorfia: il primo è un'alternanza senza motivazioni fonologiche, la seconda si esprime attraverso un'alternanza motivata.

fonologicamente. Come si "formano" le parole? Nella sua grammatica latina, Varrone distingueva due tipi di procedimenti per formare le parole.

- Declinatio naturalis: variazione naturale della forma della parola a seconda delle diverse funzioni e posizioni all'interno della frase.

- Declinatio voluntaria: variazione arbitraria della forma della parola, che crea nuove parole.

La morfologia si divide in:

- Flessione: processi che creano forme (flesse) di un dato lessema. Corrisponde alla declinatio naturalis.

- Formazione delle parole (o dei lessemi): processi che creano nuovi lessemi. Corrisponde alla declinatio voluntaria. All'interno della formazione delle parole si trovano i processi di derivazione e composizione, tipi principali di processi usati per creare nuovi lessemi. Ci sono anche altri processi di formazione di parola.

Derivazione

La derivazione crea nuove parole (lessemi) della lingua aggiungendo un morfema legato (detto affisso) a una forma libera già esistente.

(ovvero unlessema). Ci sono tre tipi possibili di processi derivazionali:

  • Prefissazione: se l'affisso si aggiunge a sinistra della parola, allora l'affisso sarà un prefisso. Es. ex- + marito -> ex-marito, stra- + bello. La prefissazione è un processo che non cambia la categoria della base: il verbo resta verbo e ciò vale anche per le altre categorie.
  • Suffissazione: se l'affisso si aggiunge a destra della parola, allora l'affisso sarà un suffisso e il processo si chiamerà di suffissazione. Es. dolce + -mente -> dolcemente, fama + -oso -> famoso. I suffissi dell'italiano possono essere raggruppati in grandi categorie, che possono anche incrociarsi. Per es. c'è la classe dei suffissi deverbali che comprende suffissi che formano nomi da verbi. Tali suffissi formano nomi d'azione o deverbali astratti che in certi casi possono concretizzarsi e diventare "nomi risultato", vale a dire nomi concreti.
non può essere espressa da un singolo termine. La composizione può essere di due tipi: - Composizione sintagmatica: le due parole sono collegate da una preposizione o da un'altra parola di collegamento. Es. casa di campagna, tavolo da lavoro. - Composizione morfologica: le due parole sono collegate direttamente senza l'uso di una preposizione o di una parola di collegamento. Es. cavolo rapa, girasole. Derivazione e composizione sono i principali processi di formazione delle parole in italiano. Oltre a questi, esistono anche altri processi come la conversione, l'acronimia, l'onomatopea, l'abbreviazione, ecc. che contribuiscono ad arricchire il vocabolario della lingua italiana.

è nascosta, non è fisicamente presente, ma tuttavia è recuperabile. Es.capostazione -> capo (della) stazione.

Flessione

La flessione non forma nuovi lessemi, ma forme flesse di un dato lessema. Es.AMARE: amai, amo, amò..

La flessione è realizzata tramite morfemi legati che si aggiungono a basi che necessitano di marche grammaticali di qualche tipo. Quello che la flessione fa è dotare una parola (semplice o complessa) di informazioni grammaticali, relative alle cosiddette categorie grammaticali -> tratti morfosintattici (poiché danno istruzioni rilevanti sia in morfologia che in sintassi) e parapòmena (grammatica di Dionisio Trace) si distinguono tramite diverse categorie. Queste categorie assumono dei valori, rappresentati dai tratti. Le categorie morfosintattiche sono ad esempio il numero, il genere, il caso, il modo, il tempo, l’aspetto ecc. I tratti morfosintattici sono invece i valori che ogni categoria può assumere.

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      Categoria numero, con nomi al singolare l'aggettivo assume tratto singolare, e con nomi al plurale l'aggettivo assume tratto plurale. I tratti di due categorie coesistono nell'aggettivo: maschile singolare, maschile plurale ecc. In italiano anche il verbo si può flettere, e le categorie sono il tempo, l'aspetto, il modo, la diatesi. A loro volta, queste categorie conterranno tratti: es. la categoria "tempo" conterrà i tratti di presente, futuro ecc. Nomi e verbi si influenzano reciprocamente tramite il fenomeno dell'accordo. Parole appartenenti a classi di parole diverse si flettono in modo diverso, ovvero presentano delle categorie grammaticali diverse.

      Categorie grammaticali:

      • Genere
      • Numero
      • Caso
      • Persona
      • Tempo
      • Modalità/Modo
      • Diatesi (voce)
      • Aspetto/Azionalità

      Genere:

      Possibili valori della categoria di GENERE:

      • Maschile
      • Femminile
      • Neutro (presente in latino, tedesco, russo). In olandese il suffisso diminutivo -(t)je
      n ha un genere neutro, ma sono classificati come maschili o femminili. Tuttavia, alcune lingue hanno forme neutre per i nomi. Ad esempio, in olandese, il nome "stoel" (sedia) diventa "stoeltje" (sediolina) per indicare una forma neutra. Allo stesso modo, in alcune lingue indigene americane come l'algonchino, i nomi possono essere classificati come animati o inanimati. Inoltre, ci sono sistemi di genere più complessi in alcune lingue, come lo swahili, in cui i nomi possono essere classificati in diverse classi di genere. È importante notare che il genere grammaticale non sempre coincide con il genere semantico. Ad esempio, in russo, il genere può essere presente anche nei verbi al passato. Ad esempio, "on pisal" significa "lui scrisse" mentre "ona pisala" significa "lei scrisse". L'attribuzione di genere varia da lingua a lingua. Ad esempio, la parola "fiore" è maschile in italiano ma femminile in spagnolo ("la flor"). In conclusione, il genere dei nomi può essere influenzato da fattori grammaticali e semantici e può variare da lingua a lingua.
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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisafesti2000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Masini Francesca.
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