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COMPOSIZIONE
E’ l’unico processo morfologico a combinare due morfemi lessicali.
La categoria dei composti non è una categoria omogenea. I composti costituiscono una categoria che
combina due morfemi lessicali, ma a seconda dei rapporti che si instaurano tra i due morfemi lessicali si
creano delle sottocategorie. Il criterio è dettato dalla presenza o meno tra i due morfemi lessicali di un
rapporto gerarchico: uno dei due morfemi è più importante dell’altro (testa).
- composti endocentrici: il centro del composto (testa) è interno al composto stesso.
Nel definire il significato complessivo del composto si può fare un test che fa riferimento ai tratti
semantici: “è un x”. Uno dei due elementi passa al composto nel suo complesso la maggior parte dei tratti
di significato. L’altro è l’elemento modificatore che aggiunge specificazioni ulteriori alla testa.
Il secondo test fa riferimento ai tratti morfologici: la testa determina anche i tratti morfologici.
In composti di questo tipo è possibile individuare una gerarchia tra i costituenti che li compongono.
La testa è il primo dei due elementi all’interno del composto: l’ordine con cui si susseguono testa e
modificatore all’interno dei composti non è universalmente valido, ma può variare da una lingua all’altra,
all’interno di una stessa lingua tende ad avere forti correlazioni con ordini di altro tipo.
L’italiano è una lingua in cui generalmente all’interno dei composti la testa precede il modificatore.
In inglese sistematicamente la testa si colloca a destra e questo ordine modificatore-testa è molto più
rigido che in italiano, questo perché la morfologia del nome e del verbo è più ricca che in inglese.
Delle due diverse strategie di composizione quella produttiva, in base alla quale si creano nuovi composti,
è la prima (testa a sinistra); gli altri composti derivano da prestiti di altri lingue che costruiscono i propri
composti con la testa a destra.
Es. camposanto, capostazione, pescecane, cassaforte, caposaldo, terraferma, cartapesta, ecc
honeymoon, bedroom, newspaper, housewife, raincoat, hometown, daytime ecc
terremoto, gentiluomo, malumore, malaria, ferrovia, scuolabus
modello latino ←|
| |→
|
terrae motus: e del genitivo (complemento di specificazione) che modificava la testa (motus)
flessione della testa:
• capostazione > capistazione
cassaforte > casseforti; caposaldo > capisaldi.
se N + A: Si flettono sia testa che aggettivo.
pescecane > pescicani/pescecani; pesce palla >pesci palla
se N + N:
In alcuni casi il parlante ancora riconosce la testa del composto.
Pomo d’oro > pomidoro → pomodoro > pomodori
- composti esocentrici: non hanno al proprio interno la testa, ma al di fuori. I due elementi che formano
il composto sono posti sullo stesso piano.
Nessuno concorre a definire il significato complessivo della parola. Nessuno dei due passa i tratti
morfologici all’intero composto.
In italiano questi costrutti sono abbastanza problematici da definire: una gerarchia tra i due elementi è
presente; l’elemento nominale sarebbe il corrispondente complemento oggetto della forma finita del
verbo.
In inglese il morfema lessicale verbale è a tutti gli effetti la testa del composto.
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Es. pellerossa, portacenere, battipanni, senzatetto, centrotavola, ecc
blue-eyed, long-haired, lioneheart
dormiveglia, bagnasciuga, andirivieni
V + V: aspirapolvere, portafogli, cavatappi, lavapiatti, portadocumenti
V + N:
housekeeper, lifesaver, nutcracker, ecc
nessuna flessione
• pellerossa, purosangue, senzatetto
pettirosso > pettirossi
parafulmine > parafulmini, passaporto > passaporti
se V + N masch: aspirapolvere, portacenere, cavatappi, battipanni
se V + N femm./pl:
- composti coordinativi: entrambi gli elementi possono costituire la testa del composto.
E’ una categoria abbastanza ristretta in italiano.
Es. cassapanca, portafinestra
flessione di entrambe le teste
• cassapanca > cassepanche
sordomuto > sordimuti
ALLOMORFIA
L’allomorfo è la variante formale di un morfema che realizza lo stesso significato di un altro morfo
equifunzionale con cui è in distribuzione complementare.
E’ la variante di un morfema che realizza lo stesso significato del morfema corrispondente: cambia la
forma, lo stesso morfema all’interno di una lingua può presentarsi sotto forme diverse che realizzano lo
stesso significato. La selezione di una realizzazione del morfema (allomorfo) è legata al contesto.
cat-[s] [s]
dog-[z] [z] PLUR.
dish-[iz] [iz]
Sono in gioco i processi di assimilazione che entrano in gioco spesso all’interno di una lingua.
Questi tre diversi morfi realizzano lo stesso significato (tutti e tre realizzano il plurale): nei contesti in cui
ricorre uno, non possono ricorrere gli altri due.
[il] + CV (il gatto, il topo)
+ C[r] /C[j] (il treno, il pieno)
[lo] +[s]C (lo sbaglio)
+[ts]/[dz] (lo zio, lo zaino)
+[j] (lo iettatore)
+ CC (lo psicologo)
[l] + V (l’abito)
+ [wo] (l’uovo)
L’allomorfia interessa ampiamente i morfemi grammaticali derivativi, soprattutto i prefissi.
Il prefisso negativo in-
[in]-utile/[in]-toccabile/[in]- naturale
[im]-battibile / [im]-mutabile
[iŋ]-cauto
[iɱ]-fallibile
[iɲ] -civile
[il]-leggibile
[ir]-realizzabile
-ale / -are:
Il suffisso suffisso che si applica ai nomi per creare gli aggettivi. Sono variante di uno stesso
suffisso, perché questa coppia sta in disposizione complementare: se è presente uno non si trova l’altro.
-are
I morfemi lessicali a cui si applica condividono tutti uno stesso elemento: è la presenza del suono
laterale [l]. In presenza di due laterali una delle due cambia il modo di articolazione e diventa vibrante
(*LUN – ALE → LUN – ARE).
DISSIMILAZIONE: uno dei due suoni si dissimula cambiando il modo di articolazione (ARBOREM → ALBERO).
Foneticamente “globale” [gLo’bale], quindi non ci sono due suoni identici che si possano dissimilare tra
loro, sono già due suoni diversi quindi non scatta la regola di dissimilazione.
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[kultu’rale]: la presenza della vibrante alveolare blocca la dissimilazione; non c’è bisogno che la [l] si
dissimili in [r] visto che dopo la prima [l] è già presente una vibrante.
Settiman-ale sol-are glob - ale
post-ale lun-are cultur- ale
vit-ale pol-are
mort-ale famili-are
centr-ale line-are
Anche i morfemi lessicali sono soggetti agli stessi fenomeni di allomorfia: si possono avere morfemi
lessicali che veicolano lo stesso significato pur differenziandosi nella forma.
L’allomorfia altera le forme del morfema lessicale entro certi confini abbastanza prevedibili.
Sied-/sed- od-/ud- vad - and- dev-/do(bb/v)-
Sied-o suon-o odo vado Devo
sied-i suon-i odi vai devi
sied-e suon-a ode va deve
sed-iamo suon-iamo (son-iamo) udiamo andiamo dobbiamo
sed-ete suon-ate (spn-ate) udite andate dovete
sied-ono suon-ano odono vanno devono
Sedeo
sedes
sedet
sedemus
sedetis
sedent
Nel passaggio dal latino all’italiano ha operato un processo di scissione, di dittongazione per cui una [e] è
ɔ
diventata il dittongo [jɛ] ([o] > [w ]).
Nella prima e seconda persona plurale non è presente nessun processo di dittongazione, perché la [e] non
è più accentata non producendo il dittongo e quindi il morfema lessicale è rimasto -sed.
Il mutamento fonetico opera con regolarità, ma finisce per produrre delle irregolarità.
Talvolta le lingue possono cercare di ripristinare un certo grado di regolarità.
In italiano antico la stessa allomorfia si ritrovava nella prima e nella seconda forma plurale di “suonare”.
Queste due irregolarità sono state rese identiche alle altre forme: l’analogia è un fenomeno che regolarizza
i fenomeni di allomorfia.
E’ possibile riscontrare anche all’interno dei paradigmi irregolari dei fenomeni di regolarità. Nel caso dei
paradigmi di questo tipo se due morfemi lessicali sono all’interno del paradigma, si può prevedere che uno
dei due comparirà alla prima e alla seconda persona del plurale.
E’ la stessa forma che poi compare all’infinito.
valg-/val- vin[k]/vin[tʃ] cono[sk]-/cono[ʃ:]
valgo vin[k]o cono[sk]o
vali vin[t ʃ]i cono[ ʃ:]i
vale vin[t ʃ]e cono[ʃ:]e
valiamo vin[t ʃ]iamo cono[ʃ:]amo
valete vin[t ʃ]ete cono[ʃ:]ete
valiamo vin[k]ono cono[sk]ono
Nel supplettivisimo non sussiste nessuna somiglianza formale tra i due allomorfi.
Quando si parla di verbi regolari e irregolari non c’è mai una distinzione netta.
Allomorfia del verbo italiano e continuum lessico-grammatica
LESSICO -----------------------------------------------------------------------GRAMMATICA
Forme supplettive Forme regolari
e “irregolari”
essere dolere finire vincere sedere amare
avere venire stringere udire mangiare
fare tenere piangere lavorare
stare cenare
andare cliccare
dire anticausativizzare
sapere
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Il lessico è il repertorio di tutti i singoli morfemi (tutte le singole parole in quanto composti da morfemi
lessicali, derivativi e grammaticali) e vengono poi combinati tra loro sulla base della grammatica. Mentre
nella grammatica c’è ciò che può essere prodotto sulla base delle regole, gli elementi del lessico devono
essere interiorizzati dal parlante in modo da costituire i singoli elementi a cui il parlante ha accesso per
comporre parole, frasi, ecc. All’interno del lessico ci sono forme che non sono prevedibili sulla base delle
regole della grammatica: verbi come “essere”, “avere” e “fare” sono irregolari e il parlante non le può
creare attraverso regole produttive, ma le deve memorizzare.
C’è una correlazione tra la maggior/minore regolarità e la sua frequenza: le forme del polo lessicale sono
verbi estremamente frequenti e quindi il parlante li memorizza con facilità, è in grado di imparare a
memoria quali siano le diverse forme del predicato.
Un verbo raro dovrà necessariamente avere una flessione totalmente regolare per poter essere coniugato
correttamente dal parlante.
Tra questi due poli ci sono tutte quelle classi intermedie in cui i verbi sono soggetti a fenomeni di
allomorfia, però graduabili da un polo di maggiore regolarità (più vicino al polo grammaticale, produttivo e
prevedibile) e altri al polo lessicale. “Sedere” e “udire” alternano soltanto due diversi morfemi lessicali e li
alternano sempre restringendo que