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CAPITOLO IV: COME E' FATTA UNA LINGUA: LA FONOLOGIA SEGMENTALE, I FONEMI
Parole e frasi sono entità a due facce:
- Significante, che regola le possibili realizzazioni foniche
- Significato, che regola i possibili usi della parola o frase per riferirsi a cose esterne da esse.
Le enunciazioni o parole: sono le concrete realizzazioni individuali di una parola o frase;
Le espressioni: sono le realizzazioni del significante sia fatte con la voce e percepite con l'udito, quindi fonico-uditive, sia fatte con la scrittura e percepite con la vista, quindi grafico-visive.
Sensi: i particolari usi e realizzazioni di un significato e, tra queste, gli usi referenziali delle parole, cioè quelli per cui una parola o frase si riferiscono ad una situazione o cosa di fatto, che diciamo referente.
Il significante è analizzabile decomponendosi a 2 livelli: segmentale e soprasegmentale.
Il livello segmentale è analizzabile in segmenti. Nel parlato questi sono FONOLOGIA.
SEGMENTALE: rappresentati da suoni, nelle scritture alfabetiche, da lettere. I segmenti sono detti fonemi. Un fonema è la classe o la famiglia di suoni cui appartiene il suono che udiamo. Nella realizzazione dei suoni che rappresentano i fonemi di un significante opera la coarticolazione. La sostituzione di un fono all'altro, detta commutazione, non dà luogo ad un diverso significante. Non troviamo in Italiano una coppia minima, cioè una coppia di parole uguali in tutto il resto e differenti perché in una c'è una a breve e in un'altra un a lunga.
Per esempio, due foni /a/ e /a/, che in italiano sono varianti di uno stesso fonema /a/, appartengono invece a due distinti fonemi /a/ e /a/ in latino, friuliano, inglese e tedesco. In queste lingue la commutazione di un suono vocalico breve con uno lungo dà o può dar luogo a parole diverse.
Ma in una stessa lingua si può avere l'azzeramento, la neutralizzazione, della
distinzione tra due fonemi in certe posizioni: per esempio l'italiano standard distingue /e/ (io pesco) da /e/ (il pesco) in sillaba tonica, ma in altre posizioni la distinzione si neutralizza. La commutabilità: due entità linguistiche rappresentano realizzazioni di una stessa classe se in una data lingua la loro commutazione non è possibile o non porta mai a diversi significati. I fonemi sono classi o famiglie delle minime unità segmentali commutabili. Ogni fono ha una fase d'impostazione o catastasi, una di tenuta e una di risoluzione o metastasi. Ciascuna fase ha una sua durata nel tempo e si proietta in un segmento interno al segmento complessivo del fono. Per esercitare la loro funzione di differenziazione di significanti i fonemi devono avere a loro volta caratteristiche che li differenziano. Non tutte le caratteristiche differenzianti i foni hanno rilevanza al fine di distinguere due fonemi. Tratti fonologicamente rilevanti oDistintivi o pertinenti sono quelli che in una data lingua svolgono la funzione di differenziare una famiglia di foni, un fonema da altri. Il concetto di rilevanza o pertinenza o distintività collegato a quello della commutabilità con effetti sul significato, è centrale in tutta l'analisi linguistica.
I tratti dei fonemi sono studiati dalla fonetica, distinta dalla fonologia. I fonemi sono di numero limitato. Lo scarto tra combinazioni possibili (circa 700) e i fonemi di una lingua danno il grado di ridondanza dei sistemi fonematici, rispetto alla combinabilità naturale dei tratti articolatori. Si stima che, facendo una media generale del numero di fonemi esistenti in ciascuna delle varie lingue, il numero medio di fonemi sia circa 31. (L'italiano ha un numero medio di fonemi).
Ridondanza fonologica: ciò è data sia dalla completa diversità di fonemi presenti ("/mari/" è diverso da "/tubo/") sia dal diverso disporsi degli
stessi fonemi ('rima 'mari 'mira). Calcolo combinatorio: in una combinatoria chiamiamo disposizione (D) con ripetizione iraggruppamenti in cui: 1) le n unità di base della combinatoria possono occorrere più di una volta in un gruppo, sono ripetibili, distinguendo così un gruppo da un altro. 2) i due gruppi anche a parità d'unità che li compongono, sono diversi secondo la disposizione od ordine delle unità. N indica il numero d'unità di base della combinatoria e k indica il numero dei posti di una classe di raggruppamenti: così, nella nostra abituale numerazione decimale araba, si ha n=10. Rispetto ai fonemi, considerati come unità di base di una combinatoria, i significanti delle parole potrebbero considerarsi disposizioni con ripetizione. In effetti mi'rai diverge 'rima perché ne ripete uno degli elementi; e, invece, 'mira è diverso da 'rima grazie al
diverso disporsi degli stessi fonemi. Per esempio, una parola italiana di 11 fonemi, come /soste’nevano/, ha intorno a se più di 18 milioni dimiliardi di forme lunge di 11 fonemi non utilizzate. C’è nelle lingue un apparente enorme spreco di risorse causato di regole di restrizione alla combinabilità. La è l’insieme degli innumerevoli disturbi che altera la trasmissione di un testo scritto o di RIDONDANZA un discorso parlato.
CAPITOLO V: LA FONOLOGIA SOPRASEGMENTALE: SILLABA, ACCENTO, INTONAZIONE.
La fonologia soprasegmentale studia fenomeni fonologici quali la sillabazione, l’accentazione, la parola fonologica; l’intonazione o prosodia. La sillabazione è un principio linguistico universale. In tutte le lingue, i fonemi si combinano tra loro aggregandosi in sillabe. La sillaba è un aggragato di fonemi costituito da un vocoide V intorno cui C° V° C° possono disporsi dei contoidi C. la sillaba è
Le consonanti antevocaliche di una sillaba hanno durata prossima a zero. Le consonanti postvocaliche che chiudono la sillaba, durano 1 mora. In qualunque lingua, le sillabe chiuse sono necessariamente lunghe, quale che sia la quantità di V. In italiano, la quantità di V è regolata automaticamente dalla struttura sillabica e dalla posizione dell'accento. Il tempo di una sillaba tonica italiana è sempre pari ad una lingua, mentre le atone sono lunghe se chiuse, brevi se aperte. In lingue in cui, come il latino, inglese, tedesco, friuliano, le vocali di egual timbro possono essere sia lunghe sia brevi nello stesso contesto sillabico: sono brevi le sillabe aperte con vocale breve, lunghe le sillabe aperte con vocale lunga.
L'accento è un altro universale linguistico, connesso alla sillabicità del significante. Le sillabe di ciascuna parola fonologica si aggregano intorno ad una sillaba tonica o accentata. La parola fonologica è
Una sequenza di sillabe che si intorno alla sillaba accentata. (sillaba tonica in esempi: andamento ; andasse;andare; andarci; andarsene).
Le parole che troviamo nel vocabolario ma che, in una data lingua, non portano l'accento e si appoggiano all'aggregato accentato d'altre parole si dicono clitici. In italiano sono ciclici articoli, preposizioni, particelle pronominali. Sono proclitici i clitici che si appoggiano all'accento all'accento di una parola successiva (per es. gli in gli dirò); enclitici i clitici che si appoggiano ad una parola precedente (gli in gli dirò). La parola fonologica è una parola normalmente accentata cui siano aggregati dei clitici.
L'accento è realizzato con 2 diverse procedure foniche: l'accento espiratorio o d'intensità è realizzato con un aumento di tensione della sillaba accentata e un maggior volume di voce in rapporto alle altre sillabe; l'accento melodico o musicale
è realizzato con un aumento della frequenza dellevibrazioni glottidale e, quindi, dell’altezza della vocale accentata in rapporto alle vocali delle altre sillabe.
L’italiano è, come tutte le lingue romanze, una lingua ad accento espiratorio. L’accento musicale è presente in svedese, lituano, lingue slave, e fu proprio delle lingue indoeuropee in fase antica, sanscrito, greco classico e, nel periodo classico, latino.
La collocazione dell’accento è completamente libera in giapponese; completamente fissa in polacco o francese; condizionata in arabo, latino classico, sanscrito; Relativamente libera in italiano. L’accento non risale di norma oltre la quartultima sillaba, su cui però cade solo in circostanze particolari, cioè per fenomeni di coniugazione, come in ca’pitano, fàbricano, oppure la presenza di particelle enclitiche, come in andàndosene, dice’ndoglielo, particelle che possono determinare
accenti sulla quintultima, come lùcidamelo, fàbbricacela. Ogni parola ha un suo accento.L’intonazione o prosodia: l’intonazione ascendente, discendente, sospesa segnalano 1)sintagmi,gruppi unitari di parole, 2) i rapporti tra sintagmi, 3) la focalizzazione di una tra le tante parole di unafrase, 4) il termine delle frasi; 5) particolari valenze delle frasi e/o delle loro enunciazioni.Da un fonema all’altro, da un’accentazione sulla terzultima (sdrucciola) ad una sulla penultima (piana)non ci sono variazioni intermedie. Fonemi, sillabe, accenti rendono discreta, cioè divisa in classidiscontinue, la possibile materia fonica. Le intonazioni, invece, variano in modo continuo.
CAPITOLO VI: PAROLE, LESSEMI E MORFI; LA GRAMMATICA.
Di volta in volta la parola indica:
- Parola grafica, ciascuno dei gruppi di lettere separati dai bianchi in una frase;
- Tipi o forme di parole quando le parole tornano ciascuna 2 volte, (con 2 repliche);