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Consonanti occlusive:
Bilabiali: p sorda, come in Pollo, b sonora come in Bocca
Dentali: t come in Topo, d come in Dito
Velari: k come in Cane, g come in Gatto
Uvulari: q sorda come in arabo IraQ
Consonanti fricative:
Bilabiali: p sorda come nella pronuncia fiorentina di tiPo, b sonora come in spagnolo caBeza
Labiodentali: f come in Filo, v come in Vino
Dentali: th come in inglese THink, THat
Palatali: s come in Sci, j come in francese Jour
Velari: x come in tedesco buCH, o spagnolo hiJo
Uvulari: R come in francese JouR
Glottidali: h sorda come in inglese Have, in tedesco Haben e nella pronuncia fiorentina di parole come poCo
Consonanti affricate:
Labiodentali: pf sorda come in tedesco aPFel
Dentali: ts come in paZZo, dz come in Zona
Palatali: c come in Cibo, g come in Gelo
Consonanti nasali:
Bilabiale: m come in Mano
Labiodentale: n come in
iNvitoDentale: n come in NavePalatale: n come in GnoccoVelare: n come in faNgo
LATERALI:Dentale: l come in LanaPalatale: gl come in Gli
VIBRANTI:Dentale: R come in RivaUvulare: R come in francese Rose, in tedesco Rot (rosso)
8Vocali e semivocali:
ANTERIORI (non arrotondate):Semivocale: i come in pIanoVocali: i come in vIno
CENTRALI:Medioalta: e come in francese jE o in inglese thE
POSTERIORI:Semivocale: w come in UomoVocali: u alta come in mUro
Fonologia: ogni suono producibile dall’apparato fonatorio rappresenta un potenziale suono del linguaggio, che chiamiamo ora “fono”. Un fono è la realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio. Quando i foni hanno valore distintivo, cioè si oppongono sistematicamente ad altri foni nel distinguere e formare le parole, si dice che funzionano da fonemi. I foni sono le unità minime della fonetica; i fonemi sono le unità minime della fonologia/fonematica.
La fonologia studia l'organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico. La parola "mare" è costituita da 4 foni diversi in successione; posso pronunciare ognuno dei fonicostitutivi della parola in modi diversi ma la parola rimarrà sempre "mare". Ciascuno dei 4 foni distingue/oppone la parola in considerazione da altre parole: "m" oppone "mare" a "pare", "care".. La parola "mare" è quindi formata dai 4 fonemi /m/a/r/e/. Un fonema è dunque l'unità minima di seconda articolazione del sistema linguistico. Un fonema è una classe astratta di foni, dotata di valore distintivo, cioè tale da opporre una parola ad un'altra in una data lingua. Foni diversi che costituiscono realizzazioni foneticamente diverse, ma prive di valore distintivo, di uno stesso fonema si chiamano allofoni di un fonema: in italiano per [r] – [R] (r moscia ululare cioè moscia).
Sono due allofoni dello stesso fonema, dato che possono comparire nella stessa posizione senza dar luogo a parole diverse. Una coppia di parole che siano uguali in tutto tranne che per la presenza di un fonema al posto di un altro in una certa posizione forma una coppia minima, che identifica sempre due fonemi. "mare", "care", "pare" sono coppie minime.
Fonemi e tratti distintivi: i fonemi sono unità minime di seconda articolazione, e non sono ulteriormente scomponibili; non è possibile scomporre un fonema /t/ in due pezzi più piccoli. Il fonema non è un segno perché privo di significato, ma i fonemi si possono però analizzare sulla base delle caratteristiche articolatorie che li contrassegnano: potremmo identificare /t/ come "occlussiva dentale sorda", /d/ come "occlusiva dentale sonora". Le caratteristiche articolatorie diventano tratti distintivi, che permettono di analizzare i fonemi.
Maniera economica. Un fonema, si può ulteriormente definire come costituito a un fascio di tratti fonetici distintivi che si realizzano in simultaneità. La teoria dei tratti distintivi è stata sviluppata in fonologia. In linguistica si è giunti a formulare un certo numero chiuso e limitato di tratti che permetterebbero di dar conto di tutti i fonemi attestati e possibili nelle lingue del mondo.
I fonemi dell'italiano: non tutte le lingue hanno gli stessi fonemi. Gli inventari fonematici delle diverse lingue del mondo sono costituiti in genere da alcune decine di fonemi. L'italiano standard ha 30 fonemi. L'inventario fonematico dell'italiano è connesso con numerosi problemi: per trascrivere foneticamente occorre basarsi sul modo in cui una parola è pronunciata (fonia), e non sulla grafia, che spesso può essere fuorviante. È problematico lo statuto delle consonanti lunghe o doppie se accettiamo per esempio
“cane” vs“canne” che costituiscono una coppia minima. Nella pronuncia dell’italiano esistono molte differenze regionali. Le opposizioni fra /s/ /z/, fra /ts/ /dz/, fra /j/ /i/, fra /w/ /u/. nell’italiano del settentrione la fricativa dentale è sempre realizzatasonora in posizione intervocalica, quindi [kieze] vale “chiese” nel caso di “edifici di culto” che nelcaso di “domandò”; mentre in toscano si distingue fra [kieze] con la sonora nel caso di edifici diculto e [kiese] con la sorda nel caso di domandò. Al nord casa si pronuncia [kaza] con S sonora,ma al centro sud [kasa] con S sorda.È problematica l’opposizione fra vocali medioalte e vocali mediobasse; è tipica della varietàtoscoromana in italiano ma è ignota nelle altre varietà regionali. Quindi avremo /’peska/ “azione dipescare” vs.
‘pEska’ “frutto”. Sillabe: sono le minime combinazioni di fonemi che funzionino come unità pronunciabili. Una sillaba è costruita attorno a una vocale: una consonante o una semivocale ha sempre bisogno di appoggiarsi a una vocale che costituisce il perno/apice della sillaba. Ogni sillaba è formata da almeno una e solo una vocale è da un certo numero di consonanti. Esistono condizioni sulla distribuzione delle consonanti all’interno della sillaba. In ogni lingua ci sono strutture sillabiche canoniche cioè preferenziali. In italiano la struttura canonica, utilizzando V per indicare la vocale e C per indicare la consonante: CV come in “mano”, V come in “ape”, VC come in “alto”, CCCV come in “strano”. Il dittongo è una combinazione di fonemi interessanti, in quanto è la combinazione di una semivocale e di una vocale come in “aiuto”.
“”pieno”; il trittongo prevede la combinazione di due semivocali e una vocale come in “aiuola”, “miei”.
Fatti prosodici/soprasegmentali: vi è una serie di fenomeni fonetici e fonologici che riguardano non i singoli segmenti, ma la catena parlata nella successione lineare. I fondamentali fra di essi sono l’accento, il tono, l’intonazione e la lunghezza o durata relativa.
Accento: è la particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba. In italiano l’accento è dinamico o intensivo, cioè la sillaba tonica è tale grazie a un aumento del volume della voce, in altre lingue l’accento è musicale, connesso all’altezza della sillaba.
La posizione dell’accento all’interno di una parola, può essere libera o fissa. In certe lingue è fissa come in francese, dove l’accento cade sempre sull’ultima sillaba. In altre lingue la posizione è
libera e l'accento può cadere su una qualunque delle sillabe dellaparola.
In italiano l'accento è libero, può trovarsi sul:
- ultima sillaba come in "qualità" parola tronca
- penultima sillaba come in "piacere" parola piana
- terzultima sillaba come in "camera" parola sdrucciola
- quartultima sillaba come in "capitano" (3° persona plurale del verbo capitare) parola bisdrucciola
In italiano l'accento interviene a differenziare parole diverse a seconda della sua posizione. "Esàpitano" (3° persona plurale del verbo capitare) vs. "capitàno" (nome), vs. "capitanò" (3° persona singolare del passato remoto di capitanare).
Tono e intonazione: i fenomeni di tonalità e intonazione riguardano l'altezza musicale con sui lesillabe sono pronunciate e la curva melodica a cui la loro successione da luogo.
Tono è l'altezza relativa di pronuncia di una sillaba. In molte lingue tonali il tono può avere valore distintivo come nel cinese mandarino in cui [ma] con tono alto e costante è la parola per "mamma" mentre con tono basso discendente-acendente vale come "cavallo".
L'intonazione è l'andamento melodico con cui è pronunciata una frase o un intero gruppo tonale. In molte lingue l'intonazione distingue il valore pragmatico di un enunciato, cioè permette di capire se si tratta di un'affermazione, di una domanda, di un ordine o di un esclamazione.
Lunghezza/durata/quantità: riguarda l'estensione temporale relativa con cui i foni e le sillabe sono prodotti. Ogni fono può essere breve o lungo. La lunghezza delle vocali o delle consonanti può avere valore distintivo. In italiano non ha funzione distintiva e meno che non prendiamo in considerazione le consonanti doppie come
“cane” vs. “canne”. Per le vocali la durata in italiano non è pertinente. In molte lingue la durata vocalica funziona datratto pertinente. In latino classico dove “malum” con al “a” breve è “male, malanno” mentre con la “a” lunga è “mela”.
Cap. 4° MORFOLOGIA
Morfemi: morfologia viene dal greco (morphè “forma” + logìa “studio”, da logos “discorso”).
L’ambito d’azione della morfologia è la forma o meglio la struttura della parola.
Definiamo parola la minima combinazione di morfemi costruita attorno a una base lessicale, che funziona come entità autonoma della lingua.
Criteri che identificano la parola:
- All’interno della parola l’ordine dei morfemi che la costituiscono è rigido/fisso gatto (gatto) manon ogatt (ogatt)
- I confini di parola sono