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ORIENTALE ALLA FINE DELL'ETA' DEL BRONZO

1200 aC si verificarono grandiosi spostamenti di popolazioni che investirono inAttorno alpieno le civiltà della zona egeo-anatolica e siro-palestinese. I protagonisti di queste invasionifurono i "Popoli del Mare". Il faraone Merneptah riuscì a bloccare una prima coalizione di invasori (Achei, Sardi, Siculi, Tirreni e Lici). Un secondo assalto all'Egitto fu sventato da Ramses III.

Da Ugarit abbiamo testimonianze di una corrispondenza tra Ammu-rapi (ultimo re di Ugarit) e il sovrano di Alasia (Cipro). Ammu-rapi avverte l'altro di ogni avvistamento e gli suggerisce di fortificarsi per resistere all'assalto che incombe dal mare.

L'ultimo re Ittita attaccò poi Alasia assoldando navi dei popoli del mare e a Ugarit prevalse una politica di collaborazione con gli invasori. Tuttavia, nel 1190 aC la capitale degli Ittiti venne distrutta. La lingua si estinse, ma il Luvio, del gruppo anatomico come.

L'ittita sopravvisse. Le dirette discendenti del Luvio venivano ancora parlate attorno al 500 a.C.

Nel XII secolo da Creta- Palestina = Filistei?

Attorno al 2000 a.C in Grecia si verifica un profondo cambiamento culturale. Fino al XII secolo a.C (fine periodo Miceneo) infatti, non si verificano invasioni. La distruzione dei Palazzi Micenei potrebbe essere stata provocata dai popoli del mare, aiutati magari dalle classi inferiori dello stesso regime palaziale (i Dori), oppure i Dori, confinati dalla periferia, avrebbero occupato il Pelopponeso dopo la devastazione dei Popoli del mare.

Capitolo quarto: LA LINGUA MINOICA

L'interpretazione del minoico:

  1. È stato abbandonato il metodo di comparazione con altre lingue note per la decifrazione del minoico.
  2. Il metodo probabilmente più efficace è il metodo combinatorio, fondato cioè sull'analisi delle parole nei vari contesti in cui ricorrono.

Per alcune parole minoiche, come "sa-sa-me" (sesamo) o...

“ki-ki-na” (tipo di “fichi”), l’identificazione del significato è supportata dall’etimologia e quindi dipende dall’omografia con lalineare B, oltre che dal’ esame del contesto e/o dei dati di contorno.

Dati statistici ed elementi morfematici

2. Sulle tavolette del lineare A non troviamo frasi lunghe e complesse, ma ricche di breve intestazioni tipo la natura del negozio giuridico o dell’atto amministrativo registrato. Al contrario i documenti non amministrativi presentano frasi abbastanza lunghe e quindi non si prestano all’analisi combinatoria. Però sono individuabili:

  • terminazioni ricorrenti come -ja , -re , -ti, - ne. Le ultime 3 hanno la più alta percentuale di ricorrenze finali, Facendo pensare a delle forme suffissate e quindi a degli elementi morfologici del minoico.
  • Possibile prefisso “a-“

Antroponimi in “–a-re”

3. Nel lineare A è presente una classe di termini uscenti

in –a-re che alcuni contesti sicuri qualificano come antroponimi.

Elementi non onomastici

4. Si sono isolate queste “parole funzionali” (o vocabulary-words), sulla base delle loro particolari posizioni nei contesti dei documenti archivistici. Quelle che possiamo ottenere da un esame di tutti i testi di lineare A non sono molti, perché le tavolette sono state redatte in modo assai schematico, quasi stenografico, e contengono specialmente toponimi o antroponimi. (segue lista di 150 parole con accanto l’eventuale traduzione, esempio: sa-sa-me = sesamo; pa-ta-qe=relativo a vasi)

Esistono inoltre delle fra sette ricorrenti ancora in fase di decifrazione.

Capitolo ottavo: LE FORMULE DEDICATORIE DELLE TAVOLE DA LIBAGIONE E I TESTI “NON AMMINISTRATIVI”

1. I testi “non amministrativi”

Nella Creta Minoica, la scrittura appare quotidiana. Dei 6000 testi in lineare B, non sono che registrazioni amministrative, ma se ben interrogate, non sono gelose di

informazioni eccedenti quel livello. Per esempio sulla tavoletta PY Tn 316, forse sono registrati dei sacrifici umani. Parliamo di testi "non amministrativi" sotto questa rubrica negativa per l'impossibilità di rinchiudere la varietà della documentazione minoica all'interno della polarità "amministrativo/religioso", in quanto alcuni testi potrebbero essere espressione di esigenze comunicative laiche, come lo spillo di Mavro Spillo. La "formula primaria" della libagione.

Un importante gruppo di testi iscritti sulle Formula "primaria":"tavole da libagione" ci consente di (Ia) a-ta-i-jo-wa-ja(X) elemento variabile ricostruire la formula dedicatoria minoica (Ib) (j)a-sa-sa-ra-me "standard". (Ic) u-na-ka-si (Id) i-pi-na-ma (Ie) si-ru-te 3

Con lo studio del reperto SY Za 2, possiamo notare che il suo schema è rigorosamente rispettato nell'ordine, ma è ridottissimo: Ia + X +

“olive” + Ic + “olio”

Il fatto che Ib ( sia stato sostituito con “olive” ci appare come una prova che (j)a-sa-(j)a-sa-sa-ra-me)sa-ra-me non fosse la divinità, ma piuttosto un termine indicate l’”offerta sacra”.

a-ta-i-jo-wa-ja invece, non potendo essere il nome del dedicante ( che non potrebbe essere semprelo stesso) non potrà che essere il nome della divinità.

X invece, sempre diverso nella forma ma sempre uguale nella posizione e quindi nella funzione,potrebbe essere un antroponimo (il dedicante?) . Oltretutto capita che l’elemento X termini in –a-re,che come abbiamo visto prima è fortemente sospettato di indicare un antroponimo.

La formula secondaria della libagione:

  1. il suo solo punto di contatto con la formula primaria è l’elemento (j)a-sa-sa-ra-me, che come vistodesigna l’oggettodell’azione sacra di dedica.

Lo spillone di Mavro Spillo

è stato segnalato

velocemente nella relazione di scavo Forsdyke 1926-1927, senza accenni all'ascritta che porta, forse perché allora era ancora invisibile. La frase ha come ultima parola "ta-te-i-ka-za-re". Le prime supposizioni la individuano come il nome del proprietario (essendo uno spillone per acconciature, il proprietario sarà stata una donna nobile), visto che gli antroponomi designano anche nomi femminili. Ma non potrebbe essere il nome del "donatore"? Il resto dell'iscrizione potrebbe essere una dedica, forse amorosa. Minoico (I-)da-ma-te5. Verso della metà degli anni 90 venne pubblicato un testo brevissimo: l'iscrizione KZ Za 2 sulla "cuillère" da Citera. Prima d'ora si era trovato la scritta, preceduta da una I, sulle due asce di Arcalori, che fece molto scalpore. Si poteva infatti dividere in "Ida-mater", traducibile in "madre Ida" (Ida è il monte più famoso a Creta).

“mater” fece scalpore perché avrebbe dotato alla lingua minoica un’origine indoeuropea! Con la nuova scritta invece, si potrebbe interpretare come (i-)da-ma-te, vedendo per esempio nell’“i” un prefisso dedicatorio, e in “da-ma-te” la dea Demetra.

Appendice II: IL DISCO DI FESTO

1. Scoperta e datazione

Viene scoperto il 3 luglio 1908. Lo strato di terra su cui si trovava il disco (posizionato di costa) non sembrava corrispondere a un pavimento, perché la terra non era stata battuta e conteneva avanzi ceramici dello stesso genere e della stessa epoca.

Il vano 8, dove è stato trovato il disco, somiglia alla stanza del tesoro di Hagia Triada. Assieme al disco era presente una tavoletta scritta in lineare A.

La zona, tuttavia, è stata perturbata nel corso della storia e sulla base degli strati stratigrafici non è possibile dare una datazione all’oggetto. Pernier tuttavia lo situa suppone contemporaneo.

Alla costruzione del palazzo di Crosso, mentre altri, sulla base dei cocci del periodo ellenistico trovati vicino, lo attribuiscono a un momento tra -1700 aC e il periodo ellenistico.

MA:

  1. I reperti minoici trovati nel vano 8 sono preponderanti inoltre potrebbe darsi che cocci e reperti siano stati mischiati prima di essere stati presentati a Pernier che al momento del ritrovamento non era sul posto.
  2. Se fossero meno antichi, si troverebbero più riscontri e riferimenti, mentre il disco di Festo è completamente isolato.
  3. Sul disco sono presenti raffigurazioni identiche già attestate nella Creta del II° millennio aC. Questo è, a nostro parere, la prova decisiva della sua appartenenza al mondo e all'orizzonte culturale minoico-miceneo.

Secondo Godart:

-Il verso della lettura va dalla periferia al centro (dx sx): tutti gli uomini e gli animali guardano verso l'origine della riga, come è norma nota per molte altre scritture (come il...

(geroglifico egiziano o anatolico)-la faccia A precede la B-il contenuto non è amministrativo-il carattere è quasi certamente sillabico-mancanza di qualsiasi connessione o associazioneveramente attendibile con altre scritture cretesi odell’intero bacino del Mediterraneo (solo 2 segni sucentinaia dei segni attestati nelle scritture cretesiassomigliano a 2 segni -dal tracciato semplice- deldisco di Festo) Lato A2 petroglifi, in Valcamonica, assomigliano molto a 2segni del disco, ma tra le 2 culture c’è un abissocronologico e geografico, rendendo assurda l’ipotesi diun ravvicinamento.

2. La questione della decifrabilità

Le 61 “parole” e i 242 segni che compongono il discopermettono indagini di tipo combinatorio .Il disco è stato plasmato con argilla depuratissima,cotto intenzionalmente dopo la scrittura ( e nonasciugato al sole come si faceva per le tavolette“riciclabili” bagnandole nuovamente).La linea che

delimita il rigo è incisa, mentre i 242 segni sono stati impressi con appositi punzoni, che si presume fossero d'oro. Può darsi che i punzoni siano stati fatti realizzare da Lato Bun 'autorità politica come "modelli ufficiali". Si tratta presumibilmente del primo caso nella storia di un'iscrizione realizzata con l'aiuto di caratteri mobili! Si sarebbe trattato di una riforma davvero radicale, che sarebbe stata però travolta in seguito alla catastrofe che distrusse i primi palazzi, nel 1700 a.C. circa. Una "riforma senza seguito", come questa ipotizzata, spiegherebbe lo sconcertante isolamento del reperto che, sotto molti punti di vista, ha un'importanza eccezionale. C.W Ceram nel libro "Civiltà sepolte" sostiene che senza i "dilettanti" la scienza sarebbe rimasta molto in
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Facchetti Giulio.