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"GIANNI DORME SUL DIVANO"
È una frase transitiva che può essere parafrasata, mantenendo lo stesso significato, dicendo "Gianni è invidioso di Piero". I rapporti semantici sono gli stessi. Cioé il rapporto che c’è tra "invidioso" e i suoi due argomenti è lo stesso che c’è tra il verbo "invidia" e i suoi due argomenti. Il sentimento dell’invidia parte da Gianni e arriva su Piero. Gianni si qualifica come argomento esterno o esperiente, colui da cui parte l’azione, e Piero si qualifica come tema, cioè punto di arrivo. Questa frase non ha un predicato verbale, ma un predicato aggettivale. "Invidioso" è un aggettivo transitivo che ha un argomento interno, pertanto il primo argomento con cui si unisce è quello interno. L’argomento interno degli aggettivi è introdotto quasi sempre dalla preposizione "di". La copula "è" non.
fa parte del sintagma aggettivale per la definizione di sintagma, che, per definizione, contiene la testa e tutti i suoi argomenti e aggiunti. La copula non è né un argomento né un aggiunto (è un elemento obbligatorio e gli aggiunti sono facoltativi ma anche perché anchegli aggiunti hanno un ruolo semantico con la testa), ma non fa neanche parte della testa. "E'" non è un aggettivo e "è" può essere separato da "invidioso". E' qualcosa che non fa parte del sintagma aggettivale, ma farà parte della struttura di frase. La maggior parte degli aggettivi sono intransitivi, cioè non hanno argomento interno. Es: "GIANNI E' BELLO" Ci sono dei casi in cui la posizione di specificatore di un sintagma aggettivale è vuota. Bisogna tenere presente che l'aggettivo ha due funzioni: 1) FUNZIONE PREDICATIVA -> "Gianni è bello", "il libroè interessante”, “Gianni è invidioso di Piero” sono tutti aggettivi predicativi. Cioè rappresentano il predicato della frase e sono tutte frasi con predicati non verbali.
2) FUNZIONE ATTRIBUTIVA→quando si attribuisce una qualità, appunto si chiamano aggettivi qualificativi (i dimostrativi, possessivi ecc non sono aggettivi qualificativi, ma si chiamano determinanti).
La funzione predicativa è questa: “Il ragazzo è bello” del ragazzo predico che è bello, quindi →l’aggettivo rappresenta il predicato della frase.
La funzione attributiva è: “Il ragazzo bello è arrivato” “bello”, in questo caso, è solo un →aggiunto perché potrei anche dire “il ragazzo è arrivato”.
La differenza è la seguente: Se nel secondo caso eliminassi l’aggettivo “bello” potrei comunque dire “il ragazzo è arrivato”.
inquanto è una frase che sta in piedi anche da sola. Ma, se lo eliminassi nel primo caso, non potrei mai dire "il ragazzo è". Quando l'aggettivo ha funzione attributiva è un modificatore del nome, è un aggiunto del nome, che può essere eliminato. Quando rappresenta il predicato della frase non si può eliminare. Lo specificatore è pieno quando l'aggettivo ha funzione predicativa, è vuoto quando ha funzione qualitativa. L'aggettivo "bello" è intransitivo, quindi la sua struttura da aggiunto è: "IL RAGAZZO BELLO" è un sintagma nominale. Il sintagma aggettivale "bello" è un aggiunto al nome.
REGOLA DELLA STRUTTURA DEL SINTAGMA AGGETTIVALE:
- A+ Compl (arg.int) → A'
- Spec (arg. est) + A' → AP/A''
- Adj+A' // A'+Adj → A'
STRUTTURA DEL SINTAGMA PREPOSIZIONALE "Il libro è sul tavolo"
ha un predicato non verbale, ma ha un predicato preposizionale perché del libro predico che è sul tavolo.
Le preposizioni sono quasi tutte transitive e quindi hanno un argomento interno. Inoltre "sul" è una preposizione articolata formata da "su" + "il" e si dividono perché "il" fa parte del sintagma nominale.
La presenza o no dell'argomento esterno dipende se le preposizioni hanno una funzione predicativa se sono dei predicati hanno l'argomento esterno, se sono degli aggiunti no. → "GIANNI INCONTRO' SUO PADRE PER LA STRADA"
La struttura è molto diversa rispetto quella di "Gianni è per strada" perché in questo caso il sintagma preposizionale non è aggiunto, ma è un predicato preposizionale.
Ci sono delle preposizioni intransitive, soprattutto in inglese. "THE LIGHT IS OFF" è predicativa perché della luce.
predico che è spenta. Essendo intransitiva, ha l'argomento esterno ma non ha l'argomento interno. Si possono avere anche degli aggiunti ma bisogna capire se sono degli aggiunti al sintagma preposizionale. Esempio: "il libro è sul tavolo grande" è un aggiunto al nome, non alla preposizione "grande". "il libro è proprio sul tavolo" "proprio" è un aggiunto al sintagma preposizionale. REGOLE DEL SINTAGMA PREPOSIZIONALE: 1) P + Compl (arg. Int) → P' 2) Spec (arg. est) + P' → PP/P'' 3) Adj+P'//P'+Adj → P' Ricapitolando: 3 NP + 3 VP + 3 AP + 3 PP = 12 regole Con 3 sole regole possiamo classificare la struttura di tutti i sintagmi di tutte le lingue. Chomsky ha formulato nel 1970 la teoria x-barra (teoria universale di struttura sintagmatica) in cui la x è un'incognita che può stare per il verbo, nome, aggettivo, preposizione.
E da qui derivano tre regole: 1) X + Compl (arg. Int) → X' Prendo la testa X, aggiungo il complemento (con eventuale argomento interno) e ottengo X', chiamato proiezione intermedia (costituente di livello 1, più ampio della semplice testa X). 2) Spec (arg. Est) + X' → X''/XP Nello specificatore genero l'eventuale argomento esterno e lo unisco alla proiezione intermedia, ottenendo X'', il sintagma di qualsiasi categoria X. 3) Adj + X'//X' + Adj → X' Qualsiasi testa può essere modificata da un aggiunto, che posso mettere sia a sinistra che a destra. La cosa importante è che rimango allo stesso livello. Le 12 regole sono diventate 3. Abbiamo generalizzato: con sole 3 regole possiamo esprimere la struttura dei sintagmi di qualsiasi categoria di qualsiasi lingua. La rappresentazione grafica della teoria x-barra è: La prima è la struttura intuitiva di frase che è costituita dall'unione disoggetto e predicato → questo viene fuori dalla teoria dell'acquisizione di L1. La seconda è la teoria x-barra in cui: YP = complemento (y è un'altra incognita per dire che è un sintagma diverso da x) ZP = specificatore (z è un'altra incognita). Confrontando queste due strutture, notiamo che sono diverse perché da un lato ho una testa che proietta i suoi 3 livelli di proiezione, dall'altro lato ci sono due sintagmi insieme. "MARIA È MOLTO GELOSA DI SUA SORELLA" sintagma aggettivale. Il sintagma nominale "il tavolo di cucina" è l'argomento interno della preposizione "su" e va sviluppato. "Di cucina" non è un aggiunto alla preposizione, ma è un aggiunto di "tavolo" perché lo specifica. Per rappresentare il sintagma "di cucina" ci sono due alternative giuste: 1) Lasciarlo così com'è e quindi nonsvilupparlo2) Se lo si vuole sviluppare, bisogna mantenere i tre livelli:
La teoria x-barra (teoria universale di struttura sintagmatica) una teoria che vale per tutte le lingue e rappresenta la struttura dei sintagmi. Si chiama x-barra perché x sta per una qualsiasi categoria (nomi, verbi, agg, prep) e le barre indicano i livelli di proiezione. Questa teoria è inclusa nei principi di GU.
La frase è un sintagma? Si perché, per capire che la frase è un sintagma si applicano i test di costituenza. Es: Gianni mangia la mela cosa succede? Gianni mangia la mela. Quindi può essere pronunciata in isolamento come risposta ad una domanda di tipo aperto. Posso anche coordinare la frase con un costituente dello stesso tipo: "Gianni mangia la mela e Maria mangia la mela".
Si può anche spostare la frase all'interno di un costituente più ampio: "tutti pensano che Maria mangia la mela". La frase risponde
positivamente a tutti i test di costituenza.
La frase, essendo un sintagma, deve uniformarsi allo schema x-barra, che è stato formulato per una qualsiasi testa x (non solo per N,V,A,P). Il sintagma frase quindi deve avere una testa.
Qual è la sua testa? Ogni sintagma è la proiezione massima di una testa (il sintagma verbale è la proiezione massima di V, il sintagma nominale è la proiezione massima di N) quindi ogni frase è la proiezione di una testa X.
Cosa sono ausiliari (aux) e copule? Non sono dei verbi perché non occupano la stessa posizione dei verbi. Due parole appartengono alla stessa categoria quando hanno la stessa distribuzione, cioè quando occupano lo stesso posto nella frase ma ausiliari e verbi non occupano la stessa posizione.
Avere un significato grammatica significa avere lo stesso significato di una flessione: "mangiò" + -ò (passato, 3 persona singolare) → mangi- "ha mangiato"
“ha” (ha lo stesso significato di -ò, cioè esprime il tempo passato e l’accordo 3→singolare). Questi elementi sono delle flessioni, come la desinenza finale della forma sintetica“mangiò”, cioè è una parola sola formata da due morfemi che hanno due tipi di informazionidiverse:- da un lato l’informazione semantica del mettersi in bocca qualcosa- da un lato l’informazione grammaticale del tempo e dell’accordo.“Ha mangiato” è una forma analitica, cioè formata da due morfemi liberi (due parole che possonoessere separate) ma l’ausiliare “ha” porta le stesse informazioni della flessione “-ò”.Ausiliari e copule sono delle flessioni→morfemi liberi che danno informazione sul tempo esull’accordo. Il tempo è un principio della GU ed è una relazione tra il tempo dell’evento espressodal predicato e il tempo in cui
pronuncio