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FENOMENI DI BASE: FENOMENO ORIGINARIO

I massimi di Goethe

La vita umana è vita cosciente di sé stessa, essa non è assolutamente ma "sa di sé" e questo "sapere di sé" è per essa costitutivo, costituisce la sua differenza specifica.

Goethe nelle sue massime 391-93, tenta una triplice differenziazione di gradi:

A) primo stadio: (Monadico: unità originaria dalla quale deriva la serie dei numeri - sostanze attive e indivisibili che rispecchiano tutta la realtà - ciò che è indivisibile, solo, unico)

La vita, nella forma monadica, deve essere intesa come processo, come movimento, come il flusso di coscienza che non si arresta mai. (la vita è un continuo divenire e mutare).

B) secondo stadio: così la vita della

È lo stadio in cui la vita si accorge di sé nella forma del

“fare”, monade viene in luce all’esterno e si manifesta nel suo agire e reagire.

C) terzo stadio: Come diveniamo conoscibili per gli altri? Solo attraverso l’oggettivazione, attraverso l’opera che creiamo. Solo nella nostra opera siamo conoscibili agli altri. L’opera appartiene più al mondo esterno che a noi stessi, infatti l’essere dell’opera, della creazione, sopravvive al suo creatore.

II° la svolta contro i fenomeni originari L’irruzione della riflessione Goethe non è un filosofo sistematico, non vuole spiegare e svelare l’assoluto ma ha un incomparabile sentimento per i veri fenomeni originari, che soltanto appaiono e sono, ma che non si possono ulteriormente spiegare. Fondarsi nei e sui fenomeni originari: è questa l’attitudine che Goethe ci richiede. Vivere e agire sono le cose ultime, non possono essere ulteriormente conosciute e spiegate. Ma questa attitudine, richiesta da Goethe in quanto artista,

È possibile nella totalità dellavita spirituale? E’ possibile una unità immediata senza rotture?

No, piuttosto, la rottura stessa appare come una necessità insita. Infatti anche la funzioneintellettuale del domandare appartiene alle funzioni essenziali dello spirito e questafunzione (quella del domandare) è l’inizio di tutta la filosofia.

Socrate non chiede da dove proviene tutto ciò, ma si chiede a che scopo. Laquesta è l’acquisizionetrasfigurazione della vita attraverso la forma della domanda,socratica. La vita ci è data, ma noi dobbiamo rendere conto di essa e questaresponsabilità è l’inizio di ogni integrità filosofica.

E d’ora in poi nulla si può sottrarre a questo interrogare. L’irruzione dellae sottopone tutto alla sua critica “corrosiva”.“riflessione” è in tal modo compiutaLa filosofia, d’ora in poi, si è dedicata a

Questa critica introduce una forma più rigorosa di interrogare, del (forma dubitare così la critica si estende fino ai limiti della scetticismo tale di dubbio metodico e conoscitivo). Il dubbio, però, in questo caso, è ben accetto in quanto è lo strumento positivo della conoscenza e funzione della conoscenza filosofica.

Ora sorge la nostra domanda: come possono essere conciliati fenomeni originari e riflessione? Come si può salvaguardare quella forma dell'immediatezza che Goethe accorda ai fenomeni originari unitamente alla tutela del diritto del pensiero? (contraddizione tra due proposizioni riferite al medesimo oggetto ognuna L'antinomia delle quali è dimostrabile come vera) si riafferma continuamente, purtroppo.

Dobbiamo per forza votarci a una delle due parti? Si può serbare il rispetto per i fenomeni originari senza violare lo spirito della critica? Questa è la domanda che ci vogliamo porre nella parte seguente.

VISIONE D'INSIEME DEI FENOMENI ORIGINARI

Ci riallacciamo alle Massime di Goethe per conseguire una visione d'insieme dei fenomeni di base dalle quali dobbiamo prendere le mosse per ottenere una qualche via d'accesso alla realtà. Non siamo "noi", nel senso di soggetto cosciente, coloro che, nella forma della cogitatio (forma del pensiero) deducono la realtà. Questa forma del dedurre non è applicabile ai fenomeni di base: essi sono "prima" di ogni pensare e dedurre e sono loro che dischiudono e rendono manifesta la realtà. Essi sono per noi le vere fonti della conoscenza della realtà, sono lo sguardo che gettiamo sul mondo. (esempio a pag. 169) In questa prima apertura d'occhi si dischiude il fenomeno realtà. Noi lo perseguiamo secondo le tre direzioni fondamentali che anche nell'esposizione di Goethe si separano chiaramente.

A) della monade, della vita stessa. Non è Primo momento: fenomeno

dell’”io”, derivabile da qualcosa d’altro, piuttosto è a fondamento di ogni altra cosa. (quindi si può dire che l’”io” è un’entità irriducibile ed è divenire costante). In questo primo momento, infatti, troviamo solo un’unica cosa, essenziale, che non è un essere ma un movimento fluente che non conosce pausa.

B) Questo agire e Secondo momento: il fenomeno fondamentale dell’agire. operare è un secondo momento essenziale, costitutivo della nostra coscienza della realtà. Non solo diamo prova di noi stessi, ma diamo anche prova di qualcosa che ci si oppone e da questa resistenza sorge la coscienza dell’oggetto. Ciò che ci si oppone, ciò che ci resiste lo troviamo originariamente come un “tu”. Non è qualcosa che ha un proprio essere differente da noi, ma è un qualcosa che ha un senso e ha una propria volontà, ci contende lo spazio dell’azione.

Questo vivere l'uno con l'altro (lo si vede negli animali) è un vero e proprio fenomeno di base, originariamente costitutivo, non deducibile da nient'altro. Rispetto allo C) Terzo momento: è la sfera dell'opera che si apre dinnanzi a noi. Stadio dell'agire, l'opera appare come qualcosa di oggettivo ma di più fisso. L'opera è il movimento, il fine dell'agire e in essa anche l'agire giunge alla sua fine. L'agire è terminato, si è concretizzato nell'opera e l'opera è un distanziamento dall'"io", un'estraniazione, una posizione completamente nuova che sola ci conduce alla vera coscienza della realtà. Dalla coscienza dell'opera sorge la vera coscienza delle cose. Il passaggio all'opera (prodotto) e all'utensile schiude all'uomo la sfera oggettiva. La sfera delle cose è la sfera dell'oggettività e attraverso.

di essa raggiungiamo lo spirito dell'oggettività come ultima avanzata nella realtà. Solo ora la finestra che conduce alla realtà (oggettività) è del tutto aperta. La visione della realtà si dispiega innanzi a noi nelle opere e nel linguaggio rappresentativo. Abbiamo dinnanzi a noi i tre fenomeni originari (di base) che noi stessi non possiamo e non vogliamo ulteriormente spiegare ma che sono la chiave per la realtà:
  1. fenomeno dell'IO
  2. fenomeno dell'AGIRE
  3. fenomeno dell'OPERA
o altrimenti detti fenomeni dell'IO, del TU e dell'ES (il fenomeno del sé, il fenomeno dell'Altro o "psichico estraneo" e il fenomeno del Mondo o "realtà oggettiva"). Che cosa può fare l'analisi psicologica per rendere i fenomeni di base "visibili"? A questo vogliamo rivolgere la nostra attenzione.
  1. FENOMENI DI BASE: RAPPORTO CON LA PSICOLOGIA
La psicologia deve

mantenere la sua autonomia, cioè deve comprendere i fenomeni di base dal "suo punto di vista". E' evidente, come già visto, che dal punto di vista delle scienze i fenomeni originari non sono visibili e la scienza della natura, in quanto tale, non può mai assumere questi fenomeni nel suo punto di vista e ancor meno spiegarli esaurientemente.

Nasce qui una disputa tra la psicologia come scienza naturale e la psicologia come scienza dello spirito e a partire da ciò si chiariscono le polemiche metodologiche condotte sulla psicologia.

L'ideale della coscienza obiettivante (conoscere è obiettivare obiettivo)

Conoscere un oggetto non significa altro che determinarlo, definire cioè il suo posto nello spazio e nel tempo e, nello stesso tempo, stabilire il suo rapporto con altri oggetti che si trovano in altri posti nello spazio e nel tempo.

Se seguiamo questa via scientifico-naturale cosa diventano i

sono stati negati o ridotti a fenomeni fisici. Questo approccio ha portato a una visione materialistica della psicologia, in cui tutto ciò che è mentale è ridotto a processi fisici nel cervello. Tuttavia, questa visione riduzionista ha suscitato molte critiche e dibattiti nel corso del tempo. Alcuni sostengono che ci sia ancora un elemento mentale o spirituale che non può essere spiegato solo in termini fisici. Altri sostengono che la psicologia dovrebbe essere considerata una scienza a sé stante, con i suoi propri principi e metodi di indagine. In ogni caso, è importante considerare che la comprensione dei fenomeni psichici è ancora un campo di ricerca in evoluzione e che le risposte definitive potrebbero non essere ancora disponibili.erano per essa "incomprensibili" e a causa di ciò litralasciava o cercava di tradurli nella sua dimensione. Per esempio, in questa psicologia il fenomeno del "pensiero" è scoperto solo tardi e per strane vie. In quale modo, a questo punto, ci si può aspettare una svolta? Intanto bisogna dire che non tutta la psicologia del XIX sec. è confluita nella psicologia naturalistica e sperimentale. ad essa e che Ci sono stati pensatori che si sono opposti hanno spiegato che, per questa via, i fenomeni originari non sarebbero mai stati resi visibili. Per ciò bisognava tornare dal semplice osservare all'esperire (conoscere, dare prova) In particolare ha sostenuto questa "psicologia dell'esperienza vissuta" T. Lipps rivendica il diritto all'introspezione e distingue i fenomeni del sentimento, della volontà e del pensiero non riconducibili al semplice sentire. SENTIRE, VOLERE, PENSARE, si p
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
21 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguaggi politici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Bellini Paolo.