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L'ITALIANO ISTITUZIONALE

Come si colloca l'italiano istituzionale nel panorama dell'italiano contemporaneo? Daniela Pellutino parla di un ecosistema istituzionale al cui interno analizza che cosa comunica la pubblica amministrazione, chi/a chi comunica e in che modo:

Cosa comunica?

  • Informazioni specialistiche giuridicamente rilevanti;
  • Informazioni di pubblica utilità (Es: la struttura e la sequenza di indicazioni generali nell'App Immuni);
  • Messaggi di coesione sociale (messaggi che servono per sollecitare le persone a comportarsi in una determinata maniera);
  • Campagne promozionali che cercano di mantenere alta la reputazione di una pubblica amministrazione;

Chi comunica?

  • Public affairs (PA) L'essere di dominio pubblico, in cui gli atti, le attività e le scelte di una pubblica amministrazione siano raggiungibili e condivisibili da parte di tutti i cittadini;
  • L'informazione e la Comunicazione;

A chi comunica?

Stakeholder Qualsiasi individuo o gruppo di individui che possono influenzare o essere influenzati da un'organizzazione e possono essere portatori di diritti e di interessi. Reti sociali I cittadini; Imprese e istituzioni; Terzo settore (settore dell'economia, PES (Parti Economiche e sociali), ONG (Organizz. Non Governative), OSC (Organizz. della società civile). Media Destinatari della comunicazione pubblica, se intesi come i mezzi di comunicazione di massa attraverso i quali i cittadini vengono messi a conoscenza delle problematiche della pubblica amministrazione. Come comunica? Attraverso i linguaggi istituzionali mediali. La pubblica amministrazione comunica anche attraverso i media, a seconda delle situazioni e del tipo di comunicazione pubblica si può intraprendere una comunicazione scritta, parlata o digitata. Artefatta e artificiale è considerata da sempre la lingua della burocrazia, tanto che la sua parodia è diventata.un luogo comune, dove ad essere sempre presa di mira è soprattutto la continua ricerca di nobilitazione antirealistica. In questo ambito è particolarmente importante l'ecologia linguistica, ovvero la cura delle parole che vengono usate. Negli ultimi 30 anni sono stati fatti vari tentativi per rendere meno incomprendibile e meno criptica la lingua della comunicazione pubblica istituzionale, interventi partiti spesso direttamente dal governo (il centro della pubblica amministrazione). Questo perché si entra in una fase di comunicazione bidirezionale, in cui il cittadino viene percepito come soggetto attivo della comunicazione. Dalla fine degli anni 70', infatti, cominciano a imporsi 3 fattori destinati a modificare le comunicazioni tra Stato e cittadini: - L'ampliamento dei compiti dello Stato; - La maggiore consapevolezza dei diritti di cittadinanza; - La nuova struttura dell'arena pubblica (affermazione della cultura dei media); Il primo tentativo

Risale al 1993, curato da Sabino Cassese il quale fu uno dei primi, assieme a Tullio Di Mauro, a mettere in pratica una serie di principi che provengono dagli studi linguistici sull'efficacia e sulla semplificazione del testo. Nel 1997 Fioritto pubblicò, invece, un manuale dove evidenziava gli strumenti per semplificare il linguaggio delle amministrazioni pubbliche. Anche in ambito della comunicazione interna sono stati fatti dei tentativi per cercare di rendere più semplice e comprensibile il linguaggio istituzionale, come, ad esempio, le circolari emanate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nei primi anni 2000. L'ultimo intervento istituzionale sulla lingua istituzionale risale al 2011 e vede, in questo caso, il coinvolgimento diretto dell'Accademia della Crusca, insieme all'istituto di Teorie e Tecniche dell'informazione Giuridica. Unire, quindi, competenze giuridiche e linguistiche per arrivare a creare una guida il più chiara ed

efficace possibile. Nel 1987, seguendo lo schema di Gaetano Berruto, l'italiano burocratico poteva essere considerato una varietà di prestigio ed aveva una collocazione al di sopra dell'italiano standard. Oggi, invece, complici i nuovi media digitali si sta spostando un livello di comunicazione molto più vicino al parlato. Nell'aggiornamento del 2012 il modello di prestigio dell'italiano burocratico, infatti, è stato sostituito dall'italiano aziendale. Dunque, la burocratica rimane solo la lingua degli uffici pubblici e delle istituzioni, d'altra parte negli uffici delle aziende private trionfa la varietà che noi chiamiamo "aziendalese". L'italiano aziendale non guarda come modello all'italiano burocratico, ma all'italiano dell'economia e della finanza. Quest'ultima varietà continua a essere di grande prestigio sociale che comincia ad essere utilizzata anche dalle stesse

istituzioni politiche.

LEZIONE 10 (CAPITOLO 3) DAL BUROCRATESE ALL'AZIENDALESE

La burocrazia moderna arriva in Italia, nel cosiddetto triennio rivoluzionario, alla fine del 1700 (1796/1799), successivamente alla rivoluzione francese. I francesi portano un nuovo tipo di amministrazione e si diffonde la definizione di burocrazia, un nuovo tipo di lingua farcita di francesismi che si diffusero negli uffici privati, ma anche in quelli delle grandi aziende e delle piccole imprese private (Es: capoufficio ritratto nel "Demetrio Pianelli" di Emilio De Marchi del 1890 che imbellettava i suoi testi con forme desuete). Il passaggio dal burocratese all'aziendaleseriguarda la progressiva perdita di prestigio di questa lingua degli uffici intesa in senso classico, sostituita dall'affermazione, nella seconda metà del 900', dell'aziendalese che viene dalle grandi filiali delle multinazionali italiane. Inizialmente la distinzione tra le due diverse

“lingue” non era così netta, tanto che Italo Calvino in suo celebre intervento contro “l’antilingua della burocrazia” del 1965, accomunava nella sfera burocratica avvocati, funzionari, gabinetti ministeriali e consigli d’amministrazione. Egli con il suo intervento intendeva che il problema non era tanto la lingua italiana (concreta, precisa), ma il problema è che in Italia era presente una lingua italiana che da secoli portava avanti un italiano che viveva solo negli usi ufficiali (l’antilingua Il problema non era, quindi, l’italiano perché la gente normale lo usava in maniera più o meno quotidiana, ma era l’idea di un italiano ufficiale/burocratico, una lingua non comunicativa, che veniva imposto “dall’alto”). Calvino affermava che una delle caratteristiche principali dell’antilingua era il “terrore semantico”, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso

Un significato che non vuole dire niente o, comunque, qualcosa di vago e sfuggente. Oggi l'italiano burocratico è considerato un modello superato e perdente, espressione di una tipologia sociale ormai priva di prestigio. Il suo posto è stato preso dall'italiano aziendale, ovvero da quella lingua settoriale costituita di anglicismi, che inizia a diffondersi a partire dagli anni Ottanta del 900', per poi affermarsi, con penetrazione più rapida e capillare, nel corso degli anni Novanta. Questa varietà caratterizza ormai il modo di esprimersi non solo dei manager e dei business men, ma anche per imitazione ed emulazione dei lavoratori che occupano i gradini più bassi della scala gerarchica. La comunicazione aziendale o d'impresa porta con sé un'idea di efficienza e di dinamismo legata a miti come la nuova economia o le nuove professioni e di fatto si propone come la nuova lingua degli uffici. La lingua della burocrazia e quella

dell'impresa presentano almeno un punto in comune: questa tecnicità è sostanzialmente finta. Non c'è bisogno di un linguaggio settoriale marcato e diverso dall'italiano comune (come nel caso delle scienze "dure" in cui le cose da descrivere sono talmente tecniche che richiedono un altro tipo di lessico) per descrivere ciò che si sta dicendo, non c'è un'esigenza di recisione terminologica univoca. Qui c'è bisogno di un tono da addetti ai lavori, che dia l'idea/la sensazione di una competenza specifica settoriale e che, quindi, contraddistingua chi è dentro al sistema e chi no. Certo sia nell'una che nell'altra ci sono, comunque, alcune parole riferite a nozioni che non si potrebbero definire altrimenti (tecnicismi specifici), ma questo nucleo deriva quasi completamente dalle discipline a cui si appoggiano (il linguaggio aziendale, ad esempio, riprende questi tecnicismi dalla).

sferaeconomica e dalla finanza). Per il resto quasi tutte le parole e le espressioni che caratterizzano il burocratese e l’aziendalese sono identificabili come “tecnicismi collaterali”, ovvero termini caratteristici di un certo ambito settoriale, ma legati non a effettive necessità comunicative bensì all’opportunità di adoperare un registro elevato, distinto dal linguaggio comune:

  • Nomi astratti: integrazione, implementazione, valore aggiunto, realizzazione;
  • Aggettivi: proattivo, qualificato, ottimizzato;
  • Verbi: inizializzare, sviluppare, processare, elaborare, supportare;
  • Giri di frase: porre in essere, essere preposto a;

LEZIONE 11

Alcuni esempi di comunicazione aziendale:

Es 1 Comunicazione aziendale interna ad una grande società per azioni (di tipo uno a uno e improntata all’informalità), caratterizzata da soluzioni linguistiche lessicali particolari e dominanti in questo tipo di comunicazione (presenza di vocaboli

astratti tipici del linguaggio burocratico e ripresi dall'aziendalese);

Es 2 Altro tipo di messaggio di comunicazione interna mostra caratteriben diversi: non è una comunicazione uno a uno (di tipo privato), ma una persona scrive a diversi destinatari (comunicazione pubblica). Aumenta il grado di formalità, rispetto alla comunicazione interna precedente, con l'utilizzo di un lessico specialistico (Es: anglicismi come corporate, o tecnicismi come asseverazione e finanziamento). Anche l'uso del simbolo / per indicare un'alternativa è tipico dell'aziendalese.

Es 3 Comunicazione esterna che viene utilizzata all'interno di unpieghevole di un'azienda che offre servizi di consulenza. Ritroviamo un condensato di tutte quelle frasi, formule e parole ast

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
41 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rickyvarotto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguaggi per la comunicazione pubblica digitale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Antonelli Giuseppe.