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LA LINGUA DELLA TELEVISIONE

CENNI STORICI

La tv in Italia inizia nel ’54;

3 grandi fasi:

1. monopolio RAI → programmazione su palinsesto settimanale, ogni giorno un genere di

trasmissione; nascita secondo e terzo canale RAI, programmi suddivisi; ruolo tv pedagogico;

generi svariati, film, rubriche, informazione; ruolo unificante e modellizzante sul piano

linguistico.

2. emittenza privata e libera concorrenza, ’76, Corte Costituzionale apre strada a emittenza

privata, concorrenza nazionale (’84 Fininvest, poi Mediaset, raggiunge 3 reti); modello

americano, competizione tra networks, finanziati da pubblicità e gratuiti per utenti;

concorrenza stravolge i canoni, aumentare numero ascolti e catturare + pubblico; da

palinsesto settimanale a giornaliero, tv “generalista”, rapporto colloquiale e complice con il

pubblico; serialità, programmazione a fasce o strisce, + spettatori chiamati in causa;

“infotainment”, spettacolarizzazione dell’informazione, telegiornali cambiano da speaker

impersonali a giornalisti che interpretano notizie.

3. televisione digitale → “narrowcasting”, tv pagata da utenti tramite abbonamento;

programmazione per cerchia ristretta, trasmissione via satellite o cavo; palinsesti con canali

tematici, “boquets” (pacchetti di canali), ripetizioni cicliche di programmi, con “video on

demand” lo spettatore gestisce il suo palinsesto; personalizzazione del consumo, tv ‘fai da

te’.

GENERI TELEVISIVI:

programmi contenitore, di lunga durata, inglobano molte forme di spettacolo (primo

• esempio ’76 RAI “Domenica in” con Corrado);

fiction, basata su invenzione narrativa, mondo fittizio, caratteristica serialità: si divide tra

• ‘serie’, numero determinato di episodi di generi svariati

◦ ‘serial’, numero infinito puntate e ritmo lento, diviso tra ‘soapopera’ e ‘telenovela’;

talk show (Costanzo/De Filippi), spettacolo tipo salotto televisivo con ruolo centrale del

• conduttore, tutti parlano di tutto; intrattenimento, macrogenere con trasmissioni distensive e

argomento leggero; informazione e cultura, macroarea con telegiornali e rubriche;

rappresentazione della realtà, macrogenere diviso in ‘real tv’, rappresentazione trasparente

• della vita quotidiana, e ‘reality show’, rappresentazione mediata e organizzata

dettagliatamente (caso ‘Grande Fratello’ sottocategoria forse destinata a diventare

macroarea);

film, parte significativa dei palinsesti, uguali a cinema ma a prezzi ridotti;

• forme miste: ‘infotainment’,‘sportainment’, ‘edutainment’.

• ANALISI LINGUISTICA

LA LINGUA IN TV: mezzo di comunicazione di massa per eccellenza; tv è specchio di tante realtà

linguistiche contemporanee; si intrecciano varietà diastratiche, diatoniche e diafasiche.

TESTUALITA’:

dialogo a 2 o più voci, alcune trasmissioni monologo (“Chi l’ha visto”);

• grado di pianificazione più elevato in monologhi, testi già programmati secondo scalette;

• ‘parlato recitato’ (“Passaparola”, “Striscia la Notizia”), battute spontanee e casuali;

• in fiction gli attori recitano alla lettera (“Centovetrine”) o meno (“Finalmente soli”);

• improvvisazione elevata in talk show (“Uomini e donne”), varietà sociolinguistiche

• notevoli;

grado di pianificazione più basso nel trasmesso televisivo che si avvicina al

• ‘parlato-parlato’; segnali discorsivi e congiunzioni a inizio frase come presa di parola,

assenti in programmi cultura e informazione; i fatismi sono ricorrenti nel parlato dialogico.

SINTASSI:

periodare breve e frammentato, ricorrenti i monoproposizionali;

• il ‘che’ polivalente (“Uomini e donne”), dove si è più vicini al parlato spontaneo;

• periodi più articolati in programmi con prevalenza di monologhi (telegiornali);

• sintassi marcata in trasmissioni + controllate, dislocazioni in fiction; nell’improvvisato

• (“Uomini e donne” e “Passaparola”) frequenti mancati accordi sintattici.

MORFOSINTASSI:

atteggiamento duplice del trasmesso televisivo,

a volte estremamente rispettoso della grammatica,

• altre tende molto meno verso lo standard;

• stile di alcuni programmi verso parlato medio, spesso marcato a livello diastratico.

LESSICO:

rispecchia l’uso in lingua contemporanea, sia scritto che parlato;

• in alcuni testi c’è ricerca di termini notevoli (fiction), in altri lingua spontanea e multiforme

• (interviste e talk shows);

genericismi in programmi di parlato spontaneo;

• colloquialità un po’ ovunque, tranne trasmissioni culturali e d’informazione; modi di dire e

• luoghi comuni con intenti comici; non si scade mai nel triviale ma ci sono espressioni

colorite (“Striscia la notizia”);

pochi casi di voci ricercate, settorialismi e tecnicismi (telegiornali); stranierismi presenti ma

• per lo più prestiti integrati da tempo; regionalismi prevalentemente voluti e pianificati, pochi

spontanei. LA LINGUA DEL CINEMA

Particolare forma di parlato con caratteristiche correlate al mezzo che la trasmette e, nelle pellicole

italiane più recenti, assimilabile al parlato conversazionale.

Cenni storici

Anni del primo cinema sonoro → quadro linguistico italofono; manifestazioni dialettali rare

• Ventennio fascista → bandito l'uso del dialetto e delle lingue straniere, il cinema elabora un

• suo italiano tipico, meno formale e sostenuto, una lingua però lontana dall'uso vivo.

Neorealismo → il cinema acquisisce una propria lingua espressiva e funzionale: impiego

• delle parlate locali, uso del dialetto in funzione realistica

neorealismo rosa → rinuncia dei dialetti per esigenze di mercato

• Anni '60: commedia all'italiana → soluzioni comunicative che si rifacevano agli usi

• linguistici contemporanei: il parlato filmico modellato sulla base della lingua quotidiana,

facendo proprie le varietà di italiano regionale, in particolare la varietà dell'italiano dell'uso

medio.

Anni '70 → uso sperimentale del parlato, repertorio stabile di codici e registri, sempre più

• assimilabile a quello spontaneo.

Analisi linguistica

Nel tentativo di riprodurre l'immediatezza del parlato spontaneo, la lignua del cinema si caratterizza

attraverso una serie di tratti tipici della modalità del parlato: ripetizioni, riformulazioni, pause, frasi

incomplete, segnali discorsivi.

Deissi → l'immagine filmica gioca un ruolo fondamentale. La presenza dei deittici

• sottolinea il carattere conversazionale delle sceneggiature

impressione di verità →

• lessico → costruisce l'informalità del parlato, attraverso l'esclusione di registri alti e formali

• segnali discorsivi con

• funzione interazionale → sancisce l'aspetto fàtico: richiamare l'attenzione, sollecitare il

◦ consenso

funzione metatestuale → dipende dalla pianificazione di un testo orale e possono essere

◦ focalizzatori, che mettono in rilievo i punti centrali della conversazione (proprio, ecco,

appunto) oppure fenomeni di riformulazione che evidenziano la riprogrammazione

continua del testo parlato e l'assenza di cancellabilità

meccanismi sintattici di focalizzazione → dislocazioni, tema sospeso, frasi scisse, c'è

• presentativo, topicalizzazione contrastiva, soggetto posposto al verbo.

Forme e paradigmi → suddivisione dei tempi abbastanza ridotta: presente, passato,

• imperfetto. Si sottoutilizza l'articolazione dei tempi, modi e diatesi, ma cura l'espressione

della modalità

presente pro futuro

◦ presente storico

◦ uso del passato prossimo sul remoto

◦ imperfetto fantastico

◦ imperfetto onirico

◦ imperfetto ipotetico

◦ imperfetto epistemico

◦ futuro epistemico

plurilinguismo → testimonianza di come la lingua del cinema sia spesso indicativa di

• particolari realtà linguistiche (commutazione di codice, enunciazione mistilingue).

LA LINGUA DEI QUOTIDIANI

INTRODUZIONE

GENERALITA’: lettura quotidiani, già bassa, resa più scarsa da tv, giornali gratuiti e on line;

alcune testate innovano il linguaggio (“la Repubblica”), altri rimangono fedeli a stile più formale

(“La Stampa” e “Il Giornale”); le agenzie diffondono notizie, rielaborate secondo esigenze, più o

meno a seconda del giornale; composizione articolo dal pc, giornalista rielabora e/o scrive

autonomamente il pezzo; impaginazione automatica, non esistono più redattori, correttori di bozze e

tipografi, più facile presenza di refusi.

QUOTIDIANI TRADIZIONALI:

Linguaggio caratterizzato da:

invadenza discorso diretto,

• incremento interviste e apertura verso colloquialità, e

• scarsa separazione tra notizia e commento,

• minore funzionalità informativa e sovrapposizione di tipi testuali differenti;

• espressività pervade scrittura in ogni suo settore,

• scrittura situazionale (connotazione, metafore, elementi parlato);

• componente oralizzante: linea evolutiva normale della lingua e volontà di vivacizzare la

• scrittura;

diminuiscono letteriarità (‘elzeviro’, articolo di taglio saggistico/letterario, non più presente

• in tutti i quotidiani) e burocraticismo;

aumenta influsso tv (infotainment): scontata acquisizione notizie attraverso tv prima di

• giornali, aumento elementi visivi; lessico, presente differenziate, tecnicismi in articoli

settoriali, lingua improntata a stile brillante.

QUOTIDIANI GRATUITI:

Notevole densità informativa, molte notizie e articoli brevi; molti articoli a firma

redazionale, rielaborazione minima o nulla;

ampi spazi per componente visiva e pubblicità (sostegno finanziario per giornali stessi);

• argomenti, ruolo maggiore cronaca, spazio notevole per attualità;

• tendenza a brevità e frammentazione, lessico con voci comuni, presenza stereotipi e

• influenza parlato.

QUOTIDIANI ON-LINE:

Ambito della lingua trasmessa, deve molto a quella dei cartacei; pochissime testate solo on-line,

molti quotidiani hanno versione in rete, spesso uguale;

Caratteristiche specifiche on-line:

immediatezza,

• ipertestualità,

• struttura a blocchi;

• sintassi come cartacei;

• colloquialità,

• presenza attualit&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
15 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valsfm di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua italiana e comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Piotti Mario.