Anteprima
Vedrai una selezione di 17 pagine su 79
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 1 Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 2
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 6
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 11
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 16
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 21
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 26
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 31
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 36
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 41
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 46
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 51
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 56
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 61
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 66
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 71
Anteprima di 17 pagg. su 79.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lineamenti di Arte moderna: 400 e 500 - Appunti Pag. 76
1 su 79
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

E L INA S C IMEN TO OMA R B IN O IR EN ZEP ie ro d e l la F ra n c e sc a

Piero della Francesca fu una delle maggiori figure del Rinascimento: propose immagini caratterizzate da una cristallina essenzialità monumentale e da un accorto calcolo di rapporti metrici e coloristici. Una pittura stabile, statica e bilanciata. Riprese da Masaccio la maestosità plastica delle figure, ma la rifiutò l'attualizzazione drammatica delle scene sacre; per Piero della Francesca l'immagine era la sede del dominio razionale degli elementi figurativi, non uno studio della psicologia umana; al suo spettatore chiedeva un coinvolgimento intellettuale, non emotivo. In Piero della Francesca unì la maestosità della forma di Masaccio con il colore di Beatosintesi, Angelico. Attorno al 1439, Piero lavorava con Domenico Veneziano e con Alessio Baldovinetti al ciclo perduto di affreschi per la chiesa di Sant'Egidio. Il Politico della Misericordia, 1445

Polittico della Misericordia è la prima opera nota di Piero della Francesca. È suddiviso in 23 scomparti: è stato realizzato in quindici anni, completato con l'aiuto di collaboratori. Quelle dipinte esclusivamente da Piero sono la Crocifissione e i maggiori santi di sinistra, ovvero San Sebastiano e San Giovanni Battista, dove è chiara l'influenza di Masaccio: basti paragonare la predella della Crocifissione con il Polittico di Pisa di Masaccio. Sono masaccesche anche le espressioni dei volti, squadrate, e la materialità pesante dei corpi. La tavola centrale del polittico, tuttavia, ha le caratteristiche delle opere mature dell'artista: il plasticismo masaccesco qui non è scomparso, ma sottoposto ad una severa regolarizzazione geometrica. Le figure, come in Paolo Uccello, diventano nitidi corpi geometrici (come le teste nettamente ovali) rilevati dalla luce e dal colore.

Il Battesimo di Cristo, Secondo Pandolfo

Il Battesimo di Cristo fu dipinto entro il 1450: la sua ricchezza figurativa si unisce ad una curiosa iconografia: gli angeli a sinistra, anziché reggere le vesti che Cristo si è tolto per entrare nel fiume Giordano, assistono all’evento tenendosi per mano. Secondo alcuni si tratterebbe di un’allusione alla riconciliazione della Chiesa d’Occidente con la Chiesa d’Oriente. Cristo, raffigurato frontalmente, occupa l’asse centrale del quadro, asse attorno al quale tutta la composizione è bilanciata, secondo un accorto calcolo di pesi. Anche in quest’opera, Piero della Francesca utilizza gli strumenti della geometria per evidenziare la sacralità della scena. La staticità di Piero, infatti, è la stessa del Tributo di Masaccio o della Cupola di Brunelleschi, ispirata all’arte antica e regolata dalle leggi razionali, caratteristiche apprezzate da un pubblico borghese.

della Leggenda della Croce di Jacopo da Varagine. Utilizzando la sua maestria nella prospettiva e nella rappresentazione dei volumi, Piero dipinse scene di grande intensità emotiva, come la Crocifissione e l'Adorazione della Croce. Le sue opere sono caratterizzate da una grande attenzione ai dettagli e da una ricerca della perfezione formale. Piero della Francesca è considerato uno dei più grandi pittori del Rinascimento italiano.funzionali alla storia, poiché allusivi all'ideale della crociata che si intendeva intraprendere per liberare Costantinopoli. "L'incontro di Salomone con la Regina di Saba" rimanda, come in Ghiberti, all'unione della Chiesa d'Oriente e d'Occidente; "Il sogno di Costantino" e la sua "Vittoria su Massenzio" celebrano una vittoria armata del cristianesimo sul paganesimo. Questi affreschi sono disposti su tre livelli, distribuiti in modo da valorizzarsi e riecheggiarsi reciprocamente. Le scene, inoltre, assumono un carattere più cortese ed elegante, come si può notare dai vestiti elaborati delle donne rappresentate, ma il tono narrativo continua a non prevalere sullo spettacolo geometrico cristallino. Anche nelle scene di battaglia, come la Vittoria su Massenzio e la Battaglia di Eraclio e Cosroe, Piero della Francesca non sfocia nel dramma, ma rimane fedele alla sua poetica, rappresentando una sorta di.battaglie al rallentatore. Se si confrontano queste scene di guerra con quelle della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, si nota che entrambi gli artisti non hanno rinunciato al rigore geometrico, ma solo Piero è riuscito ad evitare l'enfasi e il dinamismo, a favore di una sacralità e maestosità degna di una pala d'altare. Il Sogno di Costantino è il primo notturno della pittura italiana: da questo affresco si deduce che le chiare tinte apprese da Angelico e dal Veneziano non erano più sufficienti per risolvere il nuovo problema dell'artista, ovvero quello della luce, di cui invece i fiamminghi erano da tempo maestri. Il notturno, infatti, fu un'invenzione fiamminga; l'arte fiamminga colpì profondamente Piero della Francesca, tanto da spingerlo ad unire il rigore geometrico e la prospettiva fiorentini al luminismo e naturalismo tipico dei pittori nordeuropei. Piero della Francesca alla corte di Federico

o da Montefeltro Pienamente inseriti nel contesto urbinate sono opere quali il dittico coi ritratti di Federico da Montefeltro e di sua moglie Battista Sforza: sono ritratti cerimoniali, in posa medaglistica di profilo cara alle corti del '400. L'influsso fiammingo è evidente nella minuziosa descrizione del nodo dei capelli di Battista Sforza e nel dettagliatissimo paesaggio. Di tradizione fiamminga sono anche i bagliori di luce che si riflettono sul pastorale vitreo del Sant'Agostino, o la stoffa ricamata con storie religiose di cui si compone il manto del santo. La luce è materializzata, mentre irrompe dalla finestra in una stanza scura, nella Madonna di Senigallia, del 1470. In quest'opera matura si può notare come Piero stesse assorbendo sempre più i germi del naturalismo, senza però rinunciare al saldo dominio geometrico della composizione.

La Pala di Brera (Sacra conversazione), 1472-74

commissionata dal duca d'Urbino, rappresenta sia il traguardo del pittore, sia il manifesto dell'umanesimo matematico trionfante nella cultura urbinate, di cui Piero fu protagonista anche come trattatista, con il suo trattato "De prospectiva pingendi". Qui l'architettura dipinta è quanto mai maestosa, illusiva e dominante, tanto da diventare protagonista dell'immagine, al pari delle figure sacre e a cui si lega grazie ad un complesso gioco compositivo e simbolico. L'uovo di struzzo che pende all'interno del coro è simbolo dell'Immacolata concezione, nonché emblema di Montefeltro; è anche il centro di una grande macchina prospettica, la sua forma viene riecheggiata in un movimento centrifugo di cerchi che si allargano. Alla figura della Vergine compete la posizione più rilevante, perché è emblema dell'Ecclesia, quindi simbolicamente legata all'ambientazione architettonica, ma anche.

Perché allusione a Battista Sforza, così come il bimbo allude al figlio Guidobaldo, erede al trono di Urbino: è proprio per questo motivo che il Duca appare ritratto da solo e non con i familiari, come la tradizione di ogni ritratto votivo richiede.

Il Palazzo di Urbino; Francesco di Giorgio Martini, lo Studio lo palazzo ducale fu voluto da Federico da Montefeltro, i lavori durarono 30 anni, poiché non si trattò di erigere un semplice edificio, ma una città in forma di palazzo. In un primo tempo fu innalzato un corpo rettilineo; nel suo nucleo centrale il palazzo consiste di un edificio quadrilatero a tre piani, raccolto attorno a un cortile porticato. È un assemblaggio di parti diverse, disposte su diversi livelli, che proprio nella sua frammentazione ha la sua caratteristica unitaria, adattandosi alla natura accidentata del terreno su cui sorge.

Il senese Francesco di Giorgio, fu architetto, ma anche scultore.

Pittore e trattatista, è un tipico rappresentante dell'umanesimo matematico di Urbino. Riprende gli ideali irrazionali tipici della pittura senese, come la sua Annunciazione, con figure goticamente allungate e innaturalmente disposte, e una resa prospettica errata, come nel leggio. Nel campo della scultura il rilievo della Flagellazione, è al passo con le novità umanistiche con figure concitatamente mosse ma organiche. Come Alberti, scrisse un Trattato di architettura, interamente illustrato. Federico da Montefeltro gli affidò la costruzione di castelli fortificati a difesa del suo ducato: da un lato analizzò attentamente la forma più adatta per rendere gli edifici invulnerabili ai colpi dei cannoni, dall'altro seguí il suo estro fantasioso, come a Sassocorvaro, dove imitò nella pianta della rocca la forma di una tartaruga. Nel trattato numerosi sono inoltre gli edifici sacri a pianta centrale, ispirati a ideali di armonia.

simbologia cosmica. Nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, presso Cortona del 1485, dimostra di preferire la praticità della croce latina all'astratta perfezione dellapianta centrale. L'ambiente più celebre del palazzo ad Urbino è l'intimo studiolo che Federico da Montefeltro si fece costruire e decorare entro il 1476 con dipinti e tarsie lignee intese ad esaltare

Dettagli
Publisher
A.A. 2009-2010
79 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Caffiero Marina.