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URSS.
Il processo di integrazione europea
Pochi mesi dopo il fallimento della CED, il padre dell’Europa, Jean Monnet, accarezzava il progetto
di integrazione europea. Sarà il ministro degli Esteri olandese che nel maggio 1955 propone il
progetto di Monnet di realizzare l’integrazione europea nell’ambito dell’energia nucleare a scopo
pacifico. Nasce anche l’idea di promuovere l’integrazione dei mercati e delle economie con
l’obiettivo di creare un mercato comune europeo (approccio funzionalista). Queste idee vengono
presentate alla conferenza di Messina di giugno e vengono studiati i due progetti, che avanzano
parallelamente. Viene deciso di creare una commissione che elabori dei trattati e che sarà presieduta
dal ministro degli Esteri belga Spaak. Iniziano i lavori della commissione, a cui prende parte il
delegato inglese fino alla fine del 1955, quando la Gran Bretagna deciderà di non parteciparvi più
perché non vuole perdere la sovranità nazionale e non crede che i progetti possano avere successo. I
lavori della commissione vengono presentati alla conferenza di Venezia nel maggio 1956: questi
negoziati coinvolgono i paesi membri della CECA.Nel 1956 la Francia, che ha un ruolo centrale,
appare più interessato al progetto sull’energia nucleare: spera infatti di sfruttare le competenze degli
altri paesi per costruire un proprio arsenale nucleare nazionale. La crisi di Suez imprime uno slancio
ai negoziati, perché la Francia si rende conto che fardello coloniale è diventato troppo pesante.Nel
marzo 1957 c’è la firma dei trattati di Roma, che prevedono la nascita della CEE e dell’EURATOM.
Di fatto, la CEE ha l’obiettivo di integrare le economie creando un mercato unico, abbattendo le
tariffe doganali interne e innalzando le tariffe doganali verso i paesi terzi, promuovendo la libera
circolazione di beni, capitali, persone e merci. Vengono creati gli organismi della comunità: la
Commissione, titolare del potere esecutivo; il Consiglio dei ministri, con il potere decisionale;
l’Assemblea parlamentare, eletta a suffragio universale nel 1979; la Corte di Giustizia.L’Italia ha il
ruolo di ospitare tutti questi incontri, ma in realtà non arriva molto preparata al processo negoziale.
Difende i propri interessi introducendo il principio della libera circolazione dei lavoratori: intende
europeizzare il problema della disoccupazione mandando i lavoratori all’estero e istituendo il fondo
sociale europeo.La Gran Bretagna ne rimane al di fuori, ma non si limita ad un atteggiamento
passivo: nel 1959 crea un nuova organizzazione, l’Area europea di libero scambio. I paesi
partecipanti sono Gran Bretagna, Austria, Portogallo, Svizzera e i paesi scandinavi. Essa non
prevede istituzioni comuni e di fatto fallirà li suo obiettivo.
Il processo di decolonizzazione
Generalmente si intende la fine della seconda guerra mondiale come inizio del processo di
decolonizzazione, ma si presenta come forza dirompente e raggiunge l’apice nel 1960, quando ben
16 nuovi stati furono ammessi all’ONU. Se nel 1945 l’ONU era composta da 51 stati, di cui 9
asiatici e 3 africani, i suoi membri sarebbero divenuti 99 nel 1960 e 144 nel 1975. Nel 1965 solo il
Portogallo continuava ad essere una potenza coloniale. La maggioranza die paesi che entrano a far
parte dell’ONU sono africani e asiatici.Per decolonizzazione s’intende lo smantellamento degli
imperi coloniali, l’affermazione dell’indipendenza delle colonie, che si danno un’organizzazione
sociale ed economica per uscire dalla propria arretratezza. Le colonie erano state fondamentali per
la ricchezza europea e uno strumento del dominio dell’Europa nel diciannovesimo secolo. Per
quanto riguarda il colonialismo francese, si parla di assimilazione dei possedimenti coloniali alla
nazione francese. La Francia adotta il principio di assimilazione soprattutto in Indocina (Vietnam,
Laos, Cambogia), dove i francesi reprimono ogni sorta di protesta.Sebbene si ponga nel 1945
l’inizio del processo di decolonizzazione, in realtà già all’indomani della prima guerra mondiale si
parla del principio di autodeterminazione dei popoli con i 14 punti di Wilson. La soluzione trovata
del sistema dei mandati è un modo attraverso cui Gran Bretagna e Francia si spartiscono anche il
Giappone, i possedimenti dell’Impero ottomano e della Germania. In realtà, alcuni mandati di tipo
A ottengono l’indipendenza: l’Iraq nel 1932; l’indipendenza di Siria e Libano viene promossa negli
anni ’30 e nel 1945 entrano a far parte dell’ONU. Il protettorato è un territorio controllato da una
altro stato che si riserva di rappresentarlo in ambito internazionale, ma gli concede autonomia sul
piano interno. Nella colonia, di fatto, la sovranità non appartiene alla popolazione autoctona ma allo
stato straniero
L’India ottiene l’indipendenza nel 1947, al termine di un processo di lunga durata. Viene creato il
Pakistan per la pressione dei musulmani, che non volevano essere soggetti alla maggioranza indù: ci
sono un Pakistan occidentale (Bangladesh) e un Pakistan orientale. Nel 1971 ci saranno dei conflitti
tra le due parti del Pakistan, che porteranno alla nascita del Bangladesh. Nel 1975 ci saranno degli
altri conflitti tra India e Pakistan per il controllo della regione del Kashmir.
La nascita dello Stato di Israele
L’Inghilterra aveva il mandato sulla Palestina. Nel gennaio 1933 arriva al potere Hitler e inizia
l’emigrazione ebraica, che si fa sempre più consistente, tanto che nel 1939 in Palestina vivevano
400 mila ebrei e 600 mila arabi.Nel 1939 la Gran Bretagna pubblicò un Libro Bianco, in cui si
prevedeva la creazione di uno stato palestinese indipendente la cui amministrazione sarebbe stata
suddivisa tra arabi ed ebrei e si poneva limiti all’immigrazione degli ebrei.Il problema
dell’emigrazione ebraica esplode durante la seconda guerra mondiale, nel momento in cui giungono
le notizie sul trattamento che Hitler aveva riservato loro nei campi di concentramento. Si crea una
forte lobby degli ebrei americani che iniziano a esercitare pressioni sulla Gran Bretagna per la
nascita di uno stato ebraico in Palestina. Anche gli arabi esercitavano pressioni affinché nascesse
stato uno stato arabo indipendente in Palestina.Il nazionalismo ebraico era nato alla fine
dell’Ottocento ai confini dell’Impero russo: era un movimento di intellettuali che aveva l’obiettivo
del ritorno nella terra dei padri. Non si ritentava che questa terra dovesse essere in Palestina: Herzl
lancia l’ipotesi di creare uno stato ebraico in Africa, inoltre tra il 1880 e 1920 si era verificata una
forte emigrazione di ebrei negli USA, dove avevano creato una comunità molto numerosa e
organizzata.Durante la seconda guerra mondiale, mentre molti arabi collaboravano con i tedeschi in
funzione antiebraica, in Palestina nasce un’integrata ebraica nell’esercito inglese. Sorgono anche
gruppi estremisti, come l’Haganah, e gruppi terroristici, autori di una politica di attentati antiarabi.
Nel momento in cui nasce Israele, quest’organizzazione fonda le basi dell’esercito israeliano.Negli
USA c’era una lobby ebraica molto influente e l’amministrazione Roosevelt mantenne un
atteggiamento calmo, attento ai rapporti col mondo arabo. Roosevelt dà segnali incoraggianti agli
ebrei, ma le promesse sono sempre accompagnate dalla rassicurazione che non sarebbero state prese
decisioni senza il consenso degli arabi. Con la fine della guerra e delle condizioni delle persone
uscite dai campi, Truman esercita pressioni sulla Gran Bretagna perché accetti l’ingresso di 100
mila ebrei in Palestina. Gli inglesi si trovano fra due fuochi: da una parte le pressioni amaricane,
dall’altre le pressioni arabe.Gli inglesi adottano una tattica dilatoria che andrà avanti fino all’aprile
1947, quando chiedono all’ONU di decidere in merito allo status della Palestina. Viene istituita la
commissione d’inchiesta UNSCP (United Nations Special Committee on Palestine), che elabora un
piano che prevede la creazione di due stati, un arabo e uno ebraico, e l’internazionalizzazione di
Gerusalemme, città santa per tutte le religioni. Questo piano viene accettato dai sionisti, i quali si
vedono riconoscere da un organismo internazionale il proprio diritto a esistere. Il piano viene
approvato con 33 voti favorevoli, che comprendono USA e URSS; i voti contrari sono 13 e
comprendono tutti gli stati arabi. La Gran Bretagna si era astenuta. L’ONU decide che la Gran
Bretagna dovrà lasciare il paese entro il primo agosto 1948. Tuttavia, gli arabi si sentono traditi
dalle potenze occidentali e si rifiutano di accettare il piano. Inizia una fase di gravi disordini e
attentati che porterà la Gran Bretagna a lasciare il proprio mandato in anticipo, nel maggio, perché
non è in grado di controllare il caos nel paese.A questo punto viene proclamata unilateralmente la
nascita dello stato di Israele e i sionisti già organizzano un esercito composto da 60 mila uomini.
Israele viene riconosciuto subito da alcune potenze, comprese USA, URSS e Gran Bretagna. Israele
stipula un accordo segreto con la Transgiordania, che in cambio della promessa di non contrastare il
conflitto fra Israele e i paesi arabi ottiene la promessa di poter controllare la Cisgiordania.Scoppia il
primo conflitto arabo-israeliano, che vede la grande preparazione di Israele e l’impreparazione dei
paesi arabi e porterà alla fuga di centinaia di miglia di profughi dalla Palestina verso i paesi vicini.
Gli israeliani combattono contro un esercito composto da egiziani, siriani, libanesi e militari della
Lega araba, che viene creata nel 1945.Israele occupa più territori rispetto a quelli previsti dal piano.
L’ONU cerca di mediare inviando il proprio emissario Bernadotte, ucciso da un estremista ebraico.
Il suo successione Punch certifica l’annessione di questi territori da parte dell’ONU. Nel 1950 nasce
la Giordania, con la Transgiordania che unisce la Giordania ai propri territori. Di fatto si viene a
creare una situazione di conflittualità latente che accompagnerà tutta la seconda metà del ‘900.
Il caso dell’Indocina
Dopo la seconda guerra mondiale, i francesi desiderano tornare a rioccupare i territori indocinesi,
ma di fatto, nel momento in cu tornano in Indocina nel 1945, si trovano ad affrontare un movimento
che è il fronte per l’indipendenza del Vietnam e che prende il nome di Viet Minh. È dominato dal
partito comunista e dalla figura di Ho Chi Minh, che di fatto dichiara la nascita della repubblica del
Vietnam del Nord nel 1945. Nel momento in cui i francesi tornano in Indocina controllano soltanto
il Vietnam del Sud e la Cambogia.
Nel 1946 i francesi cercano di dare un nuovo assetto ai rapporti con le ex colonie attraverso