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SECONDA PARTE
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25/02/16
Dopo l’Austria Ungheria nascono stati multinazionali dove c’è un’etnia che domina le altre in
maniera oppressiva.
Il Congresso di Vienna funziona per un secolo, poiché i principi su cui si fonda sono condivisi da
tutte le grandi potenze. L’assetto della pace di Parigi invece non funziona, poiché è solamente un
compromesso per raggiungere un determinato obiettivo.
L’Impero Ottomano cessa di esistere perché negli anni ’21, ’22, ’23 nasce la Turchia odierna sotto
la guida di Kemal Aka Turk (dei turchi).
Il trattato di Sèvres (con l’impero Ottomano) è l’unico ad essere rivisto e sarà sostituito dal Trattato
di Losanna nel ’23. Le conferenze internazionali cominciano ad avvenire sempre in Svizzera,
poiché questa è uno stato neutrale. Nell’800 le conferenze si facevano nel Paese che era il fulcro
dell’attività diplomatica europea. Nell ‘900 si fanno in Svizzera.
La guerra tra la Grecia e la Turchia provoca grandi trasferimenti di popolazione, poiché la Grecia
viene sconfitta e tutti i greci che sono in Turchia devono tornare in Grecia e viceversa.
Un’altra situazione è quella dei confini tra Russia e Polonia. I russi ormai sono Bolscevichi,
arrivano alle porte di Varsavia, e si verifica il “Miracolo della Vistola” i polacchi prevalgono.
Dopo la Grande Guerra ovviamente la Poloni si espande a ovest, verso la Germania sconfitta, si
crea così il c.d. “corridoio polacco”.
Un’altra questione irrisolta è quella della frontiera orientale dell’Italia. Tale questione verrà risolta
con il Trattato di Rapallo del 1920 e con il trattato di Roma del 1924.
Tornando al “corridoio polacco” (corridoio di Danzica), questo è la causa dello scoppio della
Seconda Guerra Mondiale. Questa è l’ultima rivendicazione di Hitler (“chiedo Danzica e poi non
chiederò più niente”). In realtà Danzica era una città tedesca.
La Prussia Orientale era divisa da questo corridoio da tutto il resto della Germania era una
situazione inaccettabile per i tedeschi.
Anche i Sudeti (regione della Boemia), che sono tedeschi del sud, invasano criteri di nazionalità.
Essi chiedono di essere annessi alla Germania, ma si proibisce tale soluzione.
Dopo la Grande Guerra Guglielmo II si Hohenzollern deve essere giudicato da un tribunale speciale
per aver offeso la “morale interazionale”.
Alla Germania si impone il pagamento di “riparazioni”. E’ un concetto nuovo. Di solito lo
sconfitto doveva pagare al vincitore un’indennità di guerra. Si pagava perché si perdeva. Le
riparazioni sono un concetto diverso, carico di valenza morale. La Germania e i suoi alleati sono
responsabili della guerra. La Germania deve pagare quindi perché è colpevole, ha peccato.
“La Pace di Versailles difettò fin dal principio di validità morale” tutti i tedeschi intendevano
scrollarsi di dosso almeno una parte di tale trattato non appena se ne fosse presentata l’occasione. I
trattati di pace sono “trattati ineguali”. Si poteva fare una pace più giusta. Era quello che volevano
gli inglesi, per evitare problemi per il futuro ovviamente i francesi volevano qualcosa di diverso.
Nell’Ottobre del ’18 il governo tedesco chiese di aprire i negoziati per un armistizio a Wilson. Egli
rispose che prima avrebbero dovuto liberarsi del Kaiser, e instaurare la democrazia. Si pensava
quindi tra i tedeschi che instaurando la democrazia sarebbero stati trattati meglio. Così non fu, visto
il Diktat di Versailles. Pierre Renouvin rileva la presenza di clausole dure, ma nessuna garanzia nel
caso queste non vengano rispettate.
Per quanto riguarda l’assetto dell’Impero Asburgico gli alleati cercarono di applicare il principio di
nazionalità. Si crearono così stati scontenti della Pace, stati revisionisti e stati tutto sommato
soddisfatti. E’ chiaro che applicare il principio di nazionalità nell’Europa centro orientale è un
rompicapo, poiché le popolazioni sono mischiate. Il vincitore, quando c’è un caso dubbio
avvantaggiano sempre gli alleati e scontentano sempre gli sconfitti.
Cecoslovacchia e Jugoslavia sono stati artificiali, basati su fondamenta false. Lo Stato poteva
fondarsi sulla storia. Cechi e slovacchi hanno una storia diversa, e inoltre i cechi opprimono gli
slovacchi. Ma i Cechi sono solo il 48% della popolazione, il resto sono slovacchi, tedeschi,
ungheresi, polacchi…Questo spiega perché la Cecoslovacchia era destinata a rompersi. Gli
slovacchi quindi appena possono cercano di prendersi l’autonomia e l’indipendenza.
La situazione della Jugoslavia è simile.
01/03/16
PROBLEMA ADRIATICO
Problema adriatico o questione di Fiume. Poi sarà più noto come la “questione di Trieste”. L’Italia
con il Patto di Londra aveva ottenuto la promessa di una serie di territori nei quali non aveva
incluso la città di Fiume. Aggiungiamo che la città di Fiume è a maggioranza italiana, ma se già
andiamo nel sobborgo di Porto Paros la maggioranza è croata.
Tutte le cittadine dell’Istria sono a maggioranza italiana. Il contado però è a maggioranza slava che
è slovena e croata. L’Istria che per secoli aveva avuto una sua dimensione unitaria, poiché
apparteneva all’Impero Austroungarico, dopo la Prima Guerra Mondiale l’Istria appartiene tutta
all’Italia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Istria conserva la sua unitarietà, anche se fa parte del
regime comunista di Tito. Dopo la dissoluzione della Jugoslavia l’Istria apparterrà alla Slovenia e
alla Croazia.
La Slovenia e la Croazia sono nate con una forte accentuazione dell’identità, e questo ha portato al
fatto che le minoranze italiane che ancora vivono li, non si giovano molto delle condizioni di
libertà.
La situazione dell’Italia alla conferenza della pace è quella di un Paese che chiede il riconoscimento
del Patto di Londra. Gli anglo francesi vogliono riconoscere all’Italia il contenuto del Patto di
Londra, ma non la città di Fiume. Per gli USA inoltre, il Patto di Londra non esiste, poiché non lo
hanno sottoscritto. Il Presidente Wilson ha inoltre una posizione filo Jugoslava, quindi l’Italia è
svantaggiata.
L’Italia possiede le proprie truppe ancora in tutti i territori che rivendica. Ovviamente dopo il ’45 la
situazione sarà ribaltata. I comunisti di Tito occupano tutti i territori e sono arrivati per primi a
Trieste.
Il Trattato di Rapallo del 1920 è favorito da posizioni che si sono spostate dalla parte dell’Italia. E’
scomparso Wilson dalla scena politica e c’è una trattativa diretta tra Italia e Jugoslavia. Dopo la
Seconda Guerra Mondiale non ci saranno mai trattative dirette tra Italia e Jugoslavia.
Il Trattato di Rapallo è un trattato liberamente negoziato, però ogni trattato è il riflesso dei rapporti
di forza tra i contraenti, e quindi, quando nel 1945 il governo italiano cercherà di prendere come
base per una soluzione il trattato di Rapallo che è stato liberamente negoziato, commette una
consapevole ingenuità, poiché i rapporti di forza sono completamente cambiati. Un’altra cosa che
bisogna menzionare è la c.d. “linea Wilson”, proposta dal PDR USA è una frontiera sfavorevole
all’Italia ed è una frontiera che l’Italia rifiuta con sdegno. L’Italia sarebbe ben felice di avere la
linea Wilson invece dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma questa è ormai divenuta un miraggio.
Per quanto riguarda Fiume si prevede che questa venga costituita in Stato libero. Dopo la Prima
Guerra Mondiale viene costituito il territorio libero di Fiume e dopo la Seconda Guerra Mondiale
verrà costituito il territorio libero di Trieste. Queste soluzioni sono sempre temporanee.
Gabriele d’Annunzio (in guerra c’è andato e ha perso un occhio), era stato un poeta interventista e
un poeta soldato. Egli compie un gesto di insubordinazione, che mostra come lo Stato italiano stia
perdendo il controllo, poiché alla testa dei “legionari fiumani” occupa Fiume. La soluzione di
Fiume trovata nel 1920 non è quella definitiva. Nel 1924 ci sarà il trattato di Roma, con il Quale
Fiume va all’Italia e Porto Paros alla Jugoslavia.
Gli USA tornano all’isolazionismo (neoisolazionismo), per una serie di ragioni: di politica
internazionale, di politica interna e di errori del presidente Wilson.
Il PDR Wilson vuole che il Covenant della Società della Nazioni sia incluso all’inizio di ogni
trattato di pace. Ma questi non sono ratificati e bisognerà rifarli senza il Covenant.
Perché questo ritorno all’isolazionismo? Per la delusione dei risultati della conferenza della pace.
Questo perché gli USA, essendo una democrazia, per entrare in guerra, avevano dovuto promettere
all’opinione pubblica grandi cose, che poi non furono rispettate. Questa guerra avrebbe dovuto
essere la guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre.
C’è ovviamente poi anche il fattore partitico nella misura in cui i democratici sono
internazionalisti, il partito repubblicano è isolazionista.
Poi gli USA saranno Bipartisan e la distinzione tra Repubblicani e Democratici sarà irrilevante.
L’élite della costa Atlantica guardava all’Europa, era più internazionalista, ma esiste un’America
profonda a cui non importa nulla di partecipare alle vicende europee. C’è poi la delusione dei
liberals (i progressisti) delusi dai risultati della conferenza della pace.
Gli slogan delle campagne elettorali ora sono “America is First”. Più che di isolazionismo
bisognerebbe quindi parlare di nazionalismo americano.
Quali sono i limiti del ritorno all’isolazionismo? La Guerra ha trasformato gli USA da Paese
debitore a Paese creditore, il che comporta una serie di legami economici necessari. Un’altra
eccezione del ritorno all’isolazionismo è la partecipazione degli USA alle discussioni sul disarmo.
Inoltre proprio dagli USA arrivano due piani per quanto riguarda le riparazioni tedesche (Piano
Dowes e Piano Young).
La Russia Bolscevica è preda della guerra civile, ci sono le armate bianche, anticomuniste, che
combattono contro il potere bolscevico. Le armate bianche non verranno aiutate dall’Occidente,
anche perché dopo cinque anni di guerra è difficile impegnarsi in una nuova guerra, e per di più
contro i comunisti, che incarnano un’idea molto pop