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DISTURBI DELLA PERSONALITÀ
Il disturbo della personalità e il ritardo mentale sono due condizioni che esordiscono
precocemente e che vanno a condizionare in modo importante la vita della persona;
mentre il ritardo mentale concerne un minus, o riduzione delle capacità cognitive, che
molto difficilmente si ripristina anche tramite interventi riabilitative, i disturbi della
personalità si definiscono come segue:
Disturbo della personalità = risposta maladattativa rispetto a cui ci si pone in una soglia
mobile compresa tra i tratti comuni della personalità e le condizioni patologiche indicate
come disturbo.
Tale soglia è definita come una soglia mobile, che dipende e varia a seconda dello
sviluppo psicologico della persona (= l’io) e dai fattori ambientali e socio-culturali (= il
mondo) in cui la medesima persona vive.
Personalità = struttura rappresentativa della vita psichica personalizzata, cioè specifica e
peculiare per un determinato individuo che fa riferimento all’io e al mondo.
Io = moderatore delle funzioni delle potenzialità psichiche dell’individuo, con caratteristiche
funzionali-genetiche e di apprendimento del contesto in cui è inserito.
Mondo = oggetto dell’Io che concorre all’edificazione della personalità di base attraverso
l’azione plasmatrice e adattativa degli influssi socio-culturali e dei sistemi educativi.
Tratti comuni della personalità = serie di esperienze che adulti, appartenenti ad una
medesima cultura e con tipi di comportamento sovrapponibili, trasmettono in modo
analogo a bambini dello stesso gruppo sociale, delineando una concezioni di valori,
attitudini affettive e norme sociali affini e sovrapponibili. Quindi è un insieme di variabili che
variano da gruppo sociale a gruppo sociale e da ambiente ad ambiente.
Nell’attuale società, i valori forti vanno svanendo causando una crisi dei tratti comuni della
personalità, portando a disturbi della personalità, facendo mancare la forza plasmatrice
che nel passato ha portato alla formazione di società solide.
La personalità, che è una risultante di un processo di integrazione e di sintesi dinamica di
elementi psichici e fisici suscettibile a modificazioni, è composta essenzialmente da due
elementi:
• Elementi congeniti (= corredo costituzionale) parte della personalità ereditata
sotto forma di informazione genetica.
• Elementi acquisiti (= corredo culturale) parte della personalità che sta sotto
l’influsso dell’ambiente.
Altri concetti base che entrano in gioco quando si parla di personalità sono:
• Temperamento = base organica, insieme delle capacità e predisposizione innate
che fanno da supporta ai lineamenti affettivi individuali. Fa riferimento al corredo
costituzionale ed è una caratteristica per lo più fissa e rigida.
• Carattere = modalità di manifestarsi di una personalità, cioè il modo e lo stile
secondo il quale la personalità stessa si manifesta di fronte ad avvenimenti esterni
o nell’azione spontanea. Fa riferimento al corredo culturale e di modula sulla
situazione e sull’ambiente.
La personalità è quindi composta da una parte rigida e innata e da una parte in continuo
divenire e in cambiamento, che si adatta al mondo esterno.
La combinazione di temperamento e di carattere, nel processo di formazione della
personalità, fa emergere dei tratti.
Tratti = modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare all’ambiente e a se stessi che
vengono manifestati in molti contesti differenti (= per es. un tratto di ossessività all’ordine
che è costitutivo e stabile all’interno della personalità di un individuo non è considerato
disturbo, perché innato il tratto non è indice di malattia, ma sono caratteristiche
specifiche).
Il disturbo in sé è tale se ostacola il normale decorrere della vita quotidiana; inoltri, più tratti
definenti non sono da considerare sintomo di disturbo.
Il disturbo della personalità ha criteri di definizione che consistono in:
• Un modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia
marcatamente rispetto alle aspettative della cultura di un individuo ( discostamento
dall’azione di persone che sono simili a noi e che vivono nel medesimo contesto di
appartenenza) e concerne modificazioni in almeno due dei seguenti ambiti:
Cognitività = modi di percepire e di interpretare se stessi, gli altri e gli
- avvenimenti
Affettività = la varietà, intensità, labilità e adeguatezza della risposta emotiva
- Funzionamento interpersonale (= relazione con gli altri)
- Controllo degli impulsi
-
• Il modello abituale patologico risulta inflessibile e pervasivo in una varietà di
situazioni personali e sociali (= ripetitività nel comportarsi e confrontarsi alla
società)
• Il modello abituale patologico determina disagio clinicamente significativo e
compromissione del funzionamento sociale, lavorativo e altre aree importanti
• Il modello abituale patologico è stabile e di lunga durata e l’esordio può essere fatto
risalire almeno all’adolescenza o alla prima età adulta (= il disturbo va scemando
dopo i 60 aa per decadimento e irrigidimento cognitivo)
• Il modello abituale patologico non risulta meglio giustificato come manifestazione o
conseguenza di un altro disturbo mentale.
• Il modello abituale patologico non risulta collegato agli effetti fisiologici diretti di una
sostanza/farmaco o di una condizione medica generale (es. trauma cranico).
La valutazione si basa sul maggior numero di fonti di informazione, procedendo con più di
un’intervista. Il decorso parte dall’adolescenza o nella prima età adulta e spesso alcuni
disturbi della personalità tendono a rendersi meno evidenti o ad andare incontro a
remissione con l’età. Può verificarsi una marcata alterazione del funzionamento sociale e
lavorativo, mostrandosi persistente o episodica. Raramente queste persone richiedono
l’ospedalizzazione a meno che non ci sia un disturbo sovrapposto (= uso di sostanze
psicoattive o DDM).
Il disturbo si manifesta con comportamenti antisociali o violenti e con sintomi come quello
depressivo, mentre disturbi dell’umore e dell’ansia sono molto comuni. Frequentemente
l’individuo è insoddisfatto dell’impatto che il suo comportamento ha sugli altri o sulla sua
incapacità a funzionare efficacemente. Questo può succedere anche quando i tratti che
conducono a queste difficoltà sono egosintonici (= considerati indesiderabili dall’individuo).
La maggior parte dei soggetti affetti da disturbi di personalità non si presenta al medico di
medicina generale per la diagnosi o il trattamento di questo disturbo: più spesso il quadro
sintomatologico del disturbo di personalità influenza la relazione tra clinico e paziente,
presentando difficoltà nel riconoscimento o nel trattamento di una condizione medica
generale.
Esistono 11 tipologie di disturbo della personalità, ma serve una valutazione tale da poter
dare una giusta collocazione; questo perché, tradizionalmente, nel diagnosticare i disturbi
della personalità, il clinico tende a cercare un singolo, specifico disturbo di personalità che
adeguatamente descriva l’abnorme funzionamento di personalità dell’individuo.
Frequentemente ciò è arduo, dato che molti individui mostrano caratteristiche che non
sono limitate ad un singolo disturbo della personalità. Deve essere fatta la diagnosi di più
di un disturbo di personalità se l’individuo soddisfa i criteri di più di uno. Perciò si è fatto
una valutazione di cluster che divide i disturbi della personalità in quattro gruppi:
• Gli individui che appaiono “strani” ed “eccentrici” disturbo paranoide, schizoide e
schizotipico (= disturbo vicino alla schizofrenia)
• Gli individui che appaiono “melodrammatici”, emotivi e imprevedibili disturbo
istrionico, narcisistico, antisociale e borderline
• Gli individui che appaiono “ansiosi” o paurosi disturbo di evitamento, dipendente e
ossessivo-compulsivo ((= disturbo vicino ai disturbi d’ansia)
• Disturbo non altrimenti specificato (NAS)
Nel disturbo paranoide:
• si ritrova diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli altri (tanto che le
loro intenzioni vengono interpretate come malevole), che iniziano nella prima età
adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro o più dei
seguenti 7 elementi:
Sospetta, senza una base sufficiente, di essere sfruttato, danneggiato o
- ingannato
Dubita senza giustificazione della lealtà o affidabilità di amici o colleghi
- È riluttante a confidarsi con gli altri a causa di un timore ingiustificato che le
- informazioni possano essere usate contro di lui
Scorge significati nascosti umilianti o minacciosi in rimproveri o altri eventi
- benevoli
Porta costantemente rancore, cioè non perdona gli insulti, le ingiurie o le
- offese
Percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri ed è
- pronto a reagire con rabbia o contrattaccare
Sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge
- o del partner sessuale
• Non si manifesta esclusivamente durante il decorso della schizofrenia, di un
disturbo dell’umore con manifestazioni psicotiche o di un altro disturbo psicotico e
non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale
Nel disturbo antisociale:
• È presente un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri,
che si manifesta fin dall’età di 15 anni, come indicato da tre o più dei seguenti 7
elementi:
Incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il
- comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte suscettibili di
arresto
Disonestà, come indicato dal mentire, usare falsi nomi, o truffare gli altri
- Ripetutamente, per profitto o per piacere personale
Impulsività o incapacità di pianificare
- Irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o assalti fisici ripetuti
- Inosservanza spericolata della sicurezza propria e degli altri
- irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere
- una attività lavorativa continuativa o di far fronte ad obblighi finanziari
Mancanza di rimorso, come indicato dall’essere indifferenti o dal
- razio