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LUDI
Cost action: progetto di azione COST (rete europea che finanzia progetti in ambito
tecnologico).
Del progetto interessa il gioco come progetto fine a se stesso, non con finalità di altro
tipo. All’interno del progetto ci sono università, centro di ricerca e istituti a carattere
riabilitativo. In totale sono 80 ricercatori.
LUDI adotta la definizione di gioco proposta da Garvey.
Ciò che è interessante è che il gioco procura piacere, gioia, divertimento, come
emerge dalle parole dei bambini. Tale divertimento deve essere autodiretto (sorga
dal bambino stesso, autonomo e predisposto da parte dell’adulto) e che abbia una
spinta e guida interna. Il bambino che gioca da solo ed autodirige il suo gioco.
I giochi sono stati classificati in:
- Stadi di complessità cognitiva
- Tipo differente di coinvolgimento dal punto di vista sociale
In alcuni casi un basso livello di complessità cognitiva corrisponde ad un basso
coinvolgimento dal punto di vista sociale, ma non è sempre vero poiché le due
dimensioni non sono correlate.
Lo studio ha fatto un esame di tutta la letteratura del gioco per autore indicando
l’anno in cui sono stati pubblicati. Se ci sono degli stadi nella classificazione, vengono
indicate insieme al tipo di classificazione di gioco individuato.
Dal 1945 vari autori si sono cimentati nella classificazione di gioco. A partire dalla
tabella LUDI ha creato una propria tabella a partire dalla classificazione cognitiva, da
un lato, e del coinvolgimento sociale, dall’altro.
Dal punto di vista della dimensione cognitiva abbiamo assunto soprattutto gli studi di
Piaget e quelli di Smilansky. Sono apparse, all’interno della dimensione cognitiva 4
dimensioni:
1. Giochi di pratica: giochi che permettono di esplorare un oggetto e le sue
caratteristiche sensoriali
2. Giochi simbolici
3. Giochi di costruzione
4. Giochi di regole
Dal punto di vista della dimensione sociale, esaustivi sono gli studi di Partner. Nel
LUDI si ha la divisione in:
- Gioco solitario
- Gioco parallelo
- Gioco associativo 62
- Gioco cooperativo
Giochi di pratica: si riferisce a due aspetti:
1. Esplorazioni con il corpo: esplorazione pratica
2. Semplici azioni con il corpo
Nel caso dei bambini atipici, le modalità di gioco non si presentano durante gli stadi di
sviluppo, come nei bambini normodotati.
Giochi simbolici: dare nuovi significati agli oggetti, persone, azioni o eventi come fa
simbolicamente il bambino nell’usare gli oggetti quando rappresentano qualcos’altro,
attività del far finta o del far credere. Ci sono diversi livelli dei giochi simbolici con
complessità crescente:
- Simulazioni di azione da parte dei bambini. In questo stadio solo il corpo è
coinvolto
- Simulazione con gli oggetti
- Simulazioni con sostituzione, in cui l’oggetto diventa altro rispetto a quello che è
- Uso di oggetti assenti
Giochi di ruolo o giochi drammatici
Verso la fine cogliamo una dimensione sociale del gioco perché vengono messe in
campo abilità narrative. Si passa dal focus del giocattolo a quello legato ad uno
scenario di gioco dove potrebbe non esserci un oggetto. Vediamo che c’è già una
focalizzazione sociale, nonostante il gioco sia nella dimensione cognitiva. Porta a
competenze di tipo narrativo che si strutturano in altre competenze disciplinari che
vanno al di là del gioco.
Giochi costruttivi: evoluzione del gioco pratico dove c’è bisogno di combinare
insieme delle parti. All’interno della categoria troviamo tutti i giochi di costruzioni in
cui i soggetti devono incastrare vari elementi. Serve anche il gioco simbolico perché
bisogno di un fine per costruire un oggetto. Il bambino che costruisce una torre non
manipola solo gli oggetti, ma ha in mente una torre ben precisa. Il bambino riesce ad
immaginare la torre.
Gioco di regole: gioco più complesso perché risulta dalla combinazione delle
possibilità prodotte dalle tipologie precedenti.
Dimensione sociale
Si interseca a quella cognitiva, senza avere degli stadi. Si ha però una distinzione fatta
da Pattern:
1. Gioco solitario: la ICF riconosce un ruolo di gioco anche nel bambino che
guarda gli altri giocare. Non è ancora un gioco solitario perché il bambino non
sta giocando, ma esso osserva le regole e cerca di trovare un aggancio per
entrare nel gioco. Il bambino gioca con oggetti, giochi o materiali. Il bambino
gioca da solo e in maniera indipendente da ciò che accade intorno a lui
2. Gioco parallelo: il bambino gioca con materiali, giochi o giocattoli in presenza
di altri bambini, spesso impegnati nello stesso gioco, ma che non ha a che fare
con essi. Viene considerato un gioco degno di attenzione perché diventa la base
per costruire il livello successivo, associativo
3. Gioco associativo: il bambino è ancora focalizzato nell’attività solitaria, ma c’è
un livello considerevole di condivisione. I bambini si prestano i giochi, aspettano
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il proprio turno, osservano l’attività dell’altro. In questo gioco iniziano le prime
interazioni
4. Gioco cooperativo: questa volta c’è una condivisione di finalità ed obiettivi.
Condivisione di ruoli per una partecipazione comune ad un gioco comune.
Assegnazione dei ruoli diversi. Sul piano della socializzazione è quello più
complesso perché richiede un certo livello di adattatività comportamentale
Aggiungi tabella giochi e aree cognitive coinvolte
Il progetto si è rivolto a diverse categorie di disabilità, quelle che nell’ambito
dell’OECD, vengono classificate sotto la tipologia A (Legge 104 italiana): disturbi
motori, sensoriali, cognitivi e del comportamento nel senso più complesso. Rimangono
fuori tutte le disabilità relative allo svantaggio culturale e sociale.
In Italia non c’è una classificazione del disturbo del linguaggio.
Categorie di disabilità LUDI
Gioco nei bambini con disturbi intellettivi
La maggior parte dei bambini con disturbo cognitivo hanno difficoltà nella
comunicazione, regolazione delle emozioni, ritardo nel linguaggio, difficoltà nel
processamento delle emozioni, problemi attentivi e nelle funzioni esecutive, difficoltà
di transfer (non riuscire ad adattare delle regole apprese in un contesto, ad un altro).
La gravità dell’ID caratterizza la natura delle caratteristiche del gioco dei bambini. Il
gioco spontaneo, nel bambino con ID, non emerge naturalmente e
spontaneamente, come avviene nel bambino normo-tipico.
Sono più attenti alle caratteristiche fisiche del gioco, piuttosto che alle loro possibilità
rappresentative. Questi bambini rimangono per un tempo più lungo sul gioco pratico,
andando raramente a scegliere quello simbolico.
Sono interessati dal gioco di manipolazione. Si nota una maggior ripetitività del gioco
e si presenta in forma meno varia. Emerge, in maniera ritardata, il gioco simbolico.
Lo sviluppo del gioco avviene come nei bambini tipici, si passa dalle stesse fasi (come
avviene nei bambini Down).
Per quanto riguarda la dimensione sociale, i bambini ID mostrano una proporzione
maggiore di gioco solitario rispetto ai coetanei normodotati; interagisce meno con i
pari; mostra bassi livelli di complessità nel coinvolgimento. Hanno, inoltre, specifici
problemi nell’interazione e a prendere l’iniziativa nel gioco con i pari. Nel gioco
cooperativo avranno difficoltà, rimanendo a livello di gioco parallelo o associativo.
Il gioco cooperativo con i pari è molto elevato dal punto di vista delle richieste
cognitive, linguistiche e sociali. Non è solo il gioco ad essere compromesse, ma anche
le aree di sviluppo che servono per raggiungere questo gioco.
Il bambino con disabilità intellettiva non ha una rete sociale a causa della mancanza di
tempo dovuta alle molte attività di fisioterapia che deve fare. Ha poche opportunità di
giocare con i coetanei all’esterno del contesto riabilitativo. Quasi sempre il loro
compagno di gioco è un adulto (genitore, educatore o insegnante) o i fratelli.
Le madri che interagiscono nel gioco con i figli con disabilità intellettiva tendono ad
essere più direttive e supportive rispetto alle altre madri.
Il gioco del bambino con disabilità intellettiva è simile, nel suo sviluppo, con quello dei
bambini senza disabilità, ma le difficoltà che incontra son dovute alla disabilità.
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Scenari di gioco e partner supportivi possono dare a questi soggetti la possibilità di
giocare per il puro piacere di giocare.
Gioco nei bambini con lo spettro autistico
ASD è una condizione mentale complessa manifestata da un ampio range di
anormalità cognitiva, emozionale e nel neuro-sviluppo. Il nucleo è legato alla
limitazione dell’interazione sociale e nella comunicazione, così come alla presenza di
schemi stereotipati, fissi di comportamento, e ad una mancanza di interessi nei
confronti dei pari. I giochi preferiti dai bambini con autismo sono molto limitati. Il gioco
dei bambini autistici è diverso nella sua natura di gioco.
È difficile classificare come gioco un’attività svolta da questi bambini dal momento che
non usano il linguaggio, o lo usano con difficoltà, e dal fatto che hanno grosse difficoltà
nel riconoscimento di sé.
Giocano in maniera:
- Ripetitiva
- Restrittiva
- Non simbolica
Gioco centrato sulle particolarità sensoriali o semplicemente fisiche. I bambini
impegnati in questo gioco ripetitivo e che coinvolge solo l’aspetto sensoriale, per loro
è un gioco serio, che va in profondità ed è intenzionale.
Spesso i giocattoli, essendo attrattivi, portano il soggetto ASD ad isolarsi poiché il
gioco risulta essere più attrattivi delle persone.
I bambini con autismo trovano difficoltà a gestire il proprio tempo libero, non trovano
piacere in esso. Tutto quello che non è rigidamente strutturato, diventa motivo di
stress perché non sanno come riempire quel tempo. Esiste una branca di ricerca che si
occupa di come occupare il tempo libero del bambino affetto da autismo. Il tempo
libero li mette in crisi perché mette in luce gli aspetti più limitanti di questa disabilità,
come scegliere tra i giochi.
I giochi tecnologici sono utili per i bambini autistici durante il tempo libero, ma è
necessario fare attenzione all’uso che ne viene fatto poiché possono essere
estremamente attrattivi dal punto di vista sensoriale, senza però portare il soggetto ad
interagire con i coetanei.
Non c’è responsività e interazione sociale che vanno inse