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LEZIONE 5: I MUSEI TEDESCHI

Anche la Germania è attiva dal punto di vista museale, soprattutto nelle città di Monaco e Francoforte: nella prima nel periodo che

va dal 1816 al 1830, fu progettata la glittoteca da Leo Von Klenze, commissionata da Ludovico I di Baviera. Il museo prendeva a

modello il Louvre (come tutti all'epoca) che conteneva una raccolta di pietre antiche incise. La sua struttura ricorda un tempio, a

indicazione che il museo è il luogo deputato alla contemplazione artistica. La Grecia è infatti ispiratrice dell'architettura e le opere

d'arte devono essere adorate. La glittoteca è un museo esteticamente bello e funzionale. Tutti gli ambienti prendono luce dal

cortile interno, non essendosi finestre all'esterno. Gli affreschi spiccavano sulle pareti, ma non sono più visibili poiché il museo fu

danneggiato gravemente durante la seconda guerra mondiale, e gli esterni furono poi ricostruiti. Le opere di arte antica, quando

erano forse nel contesto originale, non erano localizzate in ambienti disadorni, quindi i museologi europei cercavano di ricreare

spazi decorati. All'interno del museo sono custodite le statue del frontone del tempio di Atena ad Egina, fortunatamente protette

durante la guerra e de-restaurate negli anni 70; fu tolto, ovvero, tutto quello che aveva aggiunto il restauro integrativo eseguito da

Torvalsen. In questi anni assistiamo sempre di più a una specializzazione fra i musei (uno per l'antichità classica, uno per l'arte

medievale, uno ancora per la rinascimentale). Klenze progettò anche la pinacoteca di Monaco, dove adottò forme rinascimentali,

mentre il suo allievo,Gartner, progettò la neve pinakothek, che ospitava opere di arte contemporanea tedesca, la cui collezione

aveva una preziosa fonte nella collezione privata di Klenze. A Berlino fu realizzata l'isola dei musei: uno luogo protetto, deputato

sia al centro di potere politico, rappresentata dal palazzo del sovrano, che religioso, rappresentato dalla cattedrale. Schinkel

progettò nel 1830 l'altes museum, per il re di flussi a Federico III. L'esterno ricorda un tempio, con un lunghissimo pronao, al

piano terra è collocata la collezione di antichità, al primo piano le pitture. Al centro, in corrispondenza della cupola, è presente una

sala che funge da centro: la rotonda, ispirata al Pantheon romano. Là sono esposte delle sculture che sono staccate dalla parete,

isolate, fra le quali è presente il famoso busto di Nefertiti. Stuler, allievo di Schinkel, progettò il neve musum, distrutto nella

seconda guerra mondiale e poi ricostruito. I principi tedeschi erano in competizione per trovare più reperti e opere da donare ai

musei; le pareti del museo erano rosso pompeiano, con decorazioni dorate e cariatidi. Lo stesso architetto progetta nel 1866 la

national galerie, contenente arte contemporanea tedesca (fu la prima a proporre l'impressionismo francese). Nel 1871 La Germania

si unifica, e non è un caso che nel frontone di questo museo la Germania sia personificata, rappresentata come mecenate e patrona

delle arti. Un altro museo importante è il BODE, il quale era un grande esperto di pittura olandese del 1600 e rinascimentale

fiorentina. Ispirato a forme rinascimentali e neobarocche, il bode si apre al pianterreno con la ricostruzione di una basilica

brunelleschiana, all'interno delle cui nicchie sono inserite delle opere d'arte italiane, acquistate dopo la soppressione degli ordini

contemplativi, voluta da Pietro Leopoldo, granduca di Toscana. Bode riempie il museo di period rooms, divide le opere per

contesto geografico e artistico. Osserviamo adesso il Pergamon museum, finito nel 1930 e costruito appositamente per ospitare il

famoso altare e la porta di Ishtar. Dorner, il progettista, nel 1964 parla del museo di Hannover come esempio per la sua

eterogeneità, ponendosi il problema di come raccontare l'arte e comprendendo l'importanza dell'arte contemporanea, osteggiata dal

nazismo, per amore della quale fuggì negli Stati Uniti. Fu proprio per il museo di Hannover che Dorner progettò un "gabinetto

astratto, insieme a Lisitzky, proponendo un museo interattivo, che coinvolge lo spettatore.

LEZIONE SEI:I MUSEI LONDINESI E LE CASE-MUSEO

Nel 1851 fu organizzata a Londra l'esposizione universale, realizzata al crystal palace (progettato da Paxton), che poi diventerà la

sede del Kensinghton museum, poi del Victoria and Albert. L'esposizione fu realizzata per confrontare la produzione industriale

europea. Si pensava che, osservando gli oggetti del passato si migliorasse la tecnica del presente. Il principe Albert incoraggiò le

esposizioni poi si richiamavano più persone che i canonici musei, e fu proprio l'esposizione che iniziò a far parlare di pubblico di

massa. L'architettura del palazzo era in vetro e ghisa, facilmente smontabile, se necessario. Si iniziò a capire l'importanza dei

servizi per il pubblico in quell'occasione, la necessità di alloggi e punti di ristorazione vicini, nonché dei trasporti.

Nel 1800 si diffuse il modello di casa museo, che ispirerà il museo di ambientazione degli anni '20. Le case museo nascono spesso

per volontà dei collezionisti, e sono musei privati. In Italia, a Milano, è presente il museo Poldi-Pezzoli, che fu gravemente

danneggiato durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito: Gian Giacomo Pezzoli apparteneva a un' importante famiglia ed

era un appassionato collezionista soprattutto di oggetti esotici, per custodire i quali ricreò ambientazioni esotiche nella propria

casa. Vediamo infatti ambienti di gusto cinese e giapponese, mediorientale e indiano. Nel 19º secolo si iniziano anche a cercare

elementi di arte applicate, come la falegnameria o l'oreficeria capaci di impreziosire ulteriormente un ambiente. In molte case

venivano costruite delle cappelle private in stile neogotico, con oggetti riprodotti o pesantemente restaurati. Nel museo milanese le

sale danneggiate sono state ricostruite col gusto moderno. Un altro museo sulla stessa lunghezza d'onda è il museo Valsecchi-

Bagatti, che vuole ricreare gli ambienti di una tipica casa rinascimentale lombarda. A Firenze troviamo il museo Stibbert, ch e

prende il nome dal suo allestitore e proprietario, figlio di un inglese e di un'italiana. Il padre era diventato ricchissimo lavorando

con la compagnia delle Indie orientali. Iniziò a collezionare oggetti, abiti, ritratti (raccolti non tanto per la personalità

rappresentata quanto per i vestiti indossati), ma soprattutto armi a partire dagli anni 70 del 1800 e, nel 1902 lasciò la casa e la sua

collezione in eredità al Comune di Firenze. Suggestiva è la sala della cavalcata, dove assistiamo ad una parata di cavalieri. Lui

comprava e restaurava le armature, acquistando le rotte e facendole integrare dai capaci artigiani fiorentini. Non solo ambienta gli

oggetti collezionati, ma li spettacolarizza, mettendo in scena combattimenti e cavalcate e utilizzando a tal fine cavalli di legno e

manichini. A Parigi incontriamo la casa Jacqemar-Andrèe, frutto del collezionismo di due coniugi interessati all'arte orientale e al

settecento veneziano. Molto eclettici nelle loro scelte.

Dopo l'unità d'Italia si svilupparono moltissimi musei civici che seguivano questo tipo di allestimento, ambientato e

spettacolarizzato, e proprio nel 1909 questa museologia viene messa in crisi (che tuttavia si verificherà molti anni dopo), criticata

pesantemente da Filippo Marinetti nel manifesto futurista. paragona il museo al cimitero, come un luogo che non può offrire

nessun tipo di aiuto all'arte, anzi, ne accelerano il decesso. In seguito, nel 1928, Roberto Papini scrive un articolo dove critica la

monotonia delle case contemporanee, sostenendo che si dovrebbe incoraggiare l'acquisto di arte contemporanea, non la ricerca

delle antichità, per di più false. Un tipico museo di ambientazione è il museo Ca' d'oro di Venezia, allestito dal barone Franchetti

nel 1928. In una sala in stile rinascimentale sono posti dipinti rinascimentali, e costruisce intorno al San Sebastiano di Mantegna

un'edicola di marmo. In parallelo c'è una grande pubblicazione di libri da parte di storici dell'arte, soprattutto sul Rinascimento,

nei quali si indagava soprattutto la vita privata dei protagonisti della storia. Compare però una branca della storia dell'arte che

vuole eliminare la tendenza a romanzare il passato, il quale veniva visto come contrapposto alla contemporaneità (quadro di

Giacomo Frauretto "passeggiata in piazza Venezia" ambientato nel 1700). La galleria Davìa-Bargellini è un altro esempio di casa

trasformata nel 1924, da Malaguzzi Valeri in un museo: raccoglie opere assai diverse fra loro. In questi anni è attivo Roberto

Longhi, il maggiore critico di storia dell'arte italiana del periodo e l'inventore del metodo attributivo, il quale si opponeva sia ai

musei di ambientazione che ai progetti futuristi, sostenendo che la storia dell'arte andasse studiata soltanto sulle opere, e che i

materiali dell'ambiente non avessero nessun valore. Analizziamo ancora il palazzo Venezia a Roma, che divenne la sede del

governo fascista; nel 1929 Hermanin allestisce il museo del Rinascimento italiano, dove molti oggetti erano riprodotti su modello

di quelli rappresentati in quadri famosi. Nella sala del mappamondo ricreava uno stucco di Mantegna, ma il museo non fu mai

aperto e la residenza fu trasformata in palazzo di rappresentanza. Ugo Ojetti nei taccuini (1914-1943) denuncia la falsità del

museo, sottolineando però che alla maggioranza piace la falsità, sia di Mussolini e dell'allestimento, e alla falsità vogliono credere.

Tutt'altro discorso deve essere fatto per il museo civico di Castelvecchio, presso Verona, progettato nel 1926 da Antonio avena e

Ferdinando forlati. Il palazzo che ospita il museo apparteneva a Cangrande della scala, e raccoglieva tutte le opere provenienti da

donazioni. Palazzo vecchio a Firenze, invece, dopo l'unità d'Italia veniva utilizzato come Parlamento, e solo nel 1921 fu un museo

realizzato. L'ambientazione era molto misurata, non fu ricreato niente, ma furono cercati dei mobili originali e restaurati.

Un'operazione museologica molto importante fu la scoperta dello studiolo di Francesco I: fu ritrovato dall'architetto Lenzi, il quale

si basò su documenti archivistici.

LEZIONE 7:IL CONVEGNO DI MADRID E I MUSEI AMERICANI

Nel 1934, al convegno di Madrid, furono trattati diversi temi: il diradamento delle opere d'arte, la flessibilità degli allestimenti,

facilmente smontabili, l'illuminazione e l'importanza della climatizzazione per il restauro preventivo. Furono prese a modello i

musei americani, confrontati con il museo del Louvre, all'epoca piuttosto affollato, che nel 1935 studiò una ristrutturazione di

alcuni padiglioni: la nike di Samotracia fu liberata

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Publisher
A.A. 2013-2014
11 pagine
8 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Tardis di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Museologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Pegazzano Donatella.