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Coazione a ripetere: espressione della filosofia freudiana: tutte le volte Pasolini cerca di mettere in scena
questa idea di fare una riflessione razionale ma tutte le volte questa dimensione razionale si rivela
fallimentare e che il mondo sta altrove, non razionabile.
Linguaggio molto povero.
Nell’umile Italia: ripetizione di poche parole: popolo, nazione, umile, Italia. Pasolini è bloccato in uno
schema che cerca di spiegare il mondo ma che puntualmente fallisce. Ha questo bisogno di spiegarsi il
mondo e non riesce a farlo: non ha altri strumenti di questi, non può essere veramente popolo e non può
essere veramente borghese. Questa è la contraddizione.
Seconda sezione
Tra i due mondi, la tregua in cui non siamo: apparentemente tregua, ma in realtà non è una tregua perché
continuo conflitto tra la dimensione popolare e quella borghese, contraddizione da cui non riesce ad uscire.
Vorrebbe agire ma non riesce; rimane prigioniero del caparbio inganno (illusione della rivoluzione) che
affonda nella morte.
Il resto è la verifica di un luogo, il cimitero, dove c’è quello che resta della potenza borghese.
Terza sezione
Questa tomba porta scritto: Cinera Gramscii. Ha intorno un nastro rosso.
Momento in cui si avvia il dialogo con l’assente. Cosa dice?
Come parla di Gramsci: sento quale torto e quale ragione (contraddizione) tu avessi stilando le supreme
pagine (“Quaderni dal carcere” che raccolgono le riflessioni di Gramsci scritte in carcere, uno dei libri
fondamentali per Pasolini come per molta cultura della sinistra italiana). Giudizio su Gramsci è complesso:
aveva ragione, ma allo stesso tempo torto, si sbagliava. dell’antico dominio: non vengono sepolti
Siamo in un cimitero dove è sepolto il seme non ancora disperso
solo stranieri ma anche grandi famiglie. Concentrato del mondo aristocratico e borghesi, ma è finito questo
mondo, perché da lontano si sentono i rumori delle incudini.
Il borghese Gramsci, che aveva ragione ma anche torto, che è sepolto insieme ad altri esponenti della sua
classe, in un cimitero che manifesta la fine di questa classe, è contrapposto al suono dell’incudine, che attesta
la fine del mondo borghese. Questo discorso che sembra oggettivo finisce per parlare di sé. Si rappresenta
povero, vestito dei panni dei poveri, come il popolo con difficoltà a sbarcare il lunario, ma che però non è
povero: se amo il mondo, come il popolo, lo faccio per un ingenuo, non razionale, amore sensuale. Ma
contraddizione: amo il mondo come un tempo lo odiai. Se in esso mi feriva il male borghese di me borghese:
sta entrando in gioco un sistema di riferimenti che non quadra: c’è il Pasolini che ama il mondo in modo
emotivo e c’è il Pasolini che odia il mondo di povertà e lo odia perché lo vorrebbe cambiare, trasformarlo in
qualcosa di positivo: il male borghese di me borghese: c’è il borghese che odia se stesso perché vorrebbe
appartenere alla dimensione popolare e il borghese contento di se stesso perché sa almeno progettare
razionalmente il cambiamento del mondo. Tutto questo in un nodo che non si scioglie: infatti dice che vive
perché non sceglie, perché vive in questa contraddizione. 12
Nel mondo non appare rancore, ma la parte che ne ha il potere, ovvero la borghesia. I termini non hanno più
logica: prima il mondo apparteneva al popolo e ora il mondo che non disprezza è la borghesia.
Il linguaggio cambia continuamento di segno: uno stesso termine è positivo e negativo allo stesso tempo.
Il mondo che odio: dimensione popolare come la borghesia, a questo punto non è chiaro, anche se
probabilmente è il popolo.
Progetto di capire il mondo si sfalda perché gli strumenti di cui Pasolini dispone per comprendere la realtà
circostante non funzionano: difficolta da parte della letteratura a misurarsi con la storia. Anche Montale.
Sereni, dopo il 1947, quando pubblica la sua seconda raccolta di poesia “Diario di Algeria”, non scrive più
fino al 1965 quando pubblica “Gli strumenti umani”: 18 anni di silenzio perché parlare del tempo presente
non è possibile: il poeta si sente inadeguato rispetto al tempo in cui vive.
Pasolini declina in modo personale una situazione propria di tutti gli scrittori degli anni Cinquanta/Sessanta.
Quarta sezione
“Lo scandalo del contraddirmi”. Pasolini si propone di non fare poesia lirica, che parla di sé, ma solo di
storia, ma alla fine non fa che parlare sempre e solo di sé e della sua incapacità di essere chiaro e limpido
come vorrebbe ma solo capace di contraddirsi.
solo del caos in cui vive l’autore.
Non ci dice niente del mondo, ma
Con Gramsci c’era sul piano razionale perché era l’indicazione della borghesia che possiede la storia e
progetta il cambiamento, ma adesso è sul piano emotivo. un’emotività più profonda.
Pasolini è con Gramsci emotivamente a favore e contro per
era un ufficiale dell’esercito, quindi borghese. Pasolini si sente traditore nei confronti del
Padre di Pasolini
padre. Ma traditore in che senso? Perché ha fatto il comunismo? Può essere.
Io traditore del mio paterno stato forse perché ho sposato la causa del comunismo, mi sento legato alla
borghesia dagli istinti e dalla passione. Contraddizione: fino ad adesso aveva identificato gli istinti e la
passione con la dimensione popolare. a Gramsci di cui gli interessa l’allegria, non la sua lotta.
Si sente attratto da una vita proletaria antenata
Questa identificazione con il popolo è religione ma anche poetica: tutto irrazionalità.
Che significa “astratto amore, non accorante simpatia”? prima ha detto che si identifica a livello religioso e
poetico con questa dimensione popolare, ma poi dice di non essere sincero e che non nutre una simpatia
irrazionale per loro. Nodo che Pasolini di sé non riesce a sciogliere e quindi si traduce al di là dell’apparenza
logica, ma l’oggetto di cui parla cambia continuamente.
La millenaria lotta implica la perdita della dimensione originaria fondamentale per Pasolini e questo implica
un meccanismo di nostalgia e spiazzamento.
Traditore del paterno stato ovvero della borghesia per aver scelto il comunismo e per sentirsi attratto dal
popolo.
“ad esso attaccato nel calore” esso è la dimensione borghese ma anche riferimento alla condizione popolare
perché parla del calore degli istinti e dell’estetica passione che non appartengono alla borghesia. In
quell’esso apparentemente logico che fa riferimento al paterno stato, si innesta un procedimento di devianza.
La logica del discorso diventa solo apparente.
La logica e la sintassi sono solo apparenti, solo una falsificazione a cui Pasolini si aggrappa per tenere in
piedi pezzi di sé che insieme non stanno: scrittura schizofrenica.
Lingua non più razionalizzabile, poeta apparentemente chiaro e logico.
Alla fine il punto di vista ricomincia a essere quello del borghese: continuo oscillare tra posizioni
perché “riesce a dirne solo delle cose giuste ma non
contraddittorie. Si capisce che parla da borghese
sincere” perché non riesce a identificarsi per istinto nella dimensione popolare perché è borghese, quindi ha
simpatia ma non identificazione. con l’esaltazione dei valori borghesi.
La cosa paradossale è che questa parte della poesia finisce
“come i poveri povero…” umilianti speranze: del cambiamento. Sembra un uomo del popolo, ma riemerge il
borghese aspetti esaltanti di essere un borghese. Il possesso è la cultura, la storia, non la ricchezza materiale.
Rovescia ulteriormente chiedendosi a che cosa serve la luce della storia e della cultura se non possiede la
vita?
Siamo continuamente tra l’apologia della condizione borghese e l’esaltazione istintuale della vita popolare
senza trovare mai la soluzione. 13
6/5/14
Le ceneri di Gramsci
Eravamo arrivati alla fine della 4 sezione, ovvero il punto in cui il discorso investiva la questione della
contraddizione interna che Pasolini stesso rileva. La riflessione sulla storia su quello che è accaduto in Italia
finisce per essere una riflessione sulla crisi interna di Pasolini stesso. Questo aspetto evidente nella sezione 4
si accentua ulteriormente nella 5.
In tutta la sezione 4 parla in prima persona, pioi nella quinta parla di una generica entità che chiama
individuo. Elementi che sembrano rimandare alla simpatia per la dimensione popolare. Tutto è visto dal pdv
di un individuo, che non sappiamo chi sia.
Vizi prenatali, destino che questo individuo si trova addosso fin dalla nascita e si traduce in colpe reali, parla
di oggettivo peccato.
Pratica il vizio.
Gli interni e esterni atti sono i pensieri e i comportamenti che lo rendono una creatura vivente non sono
immuni dall'effetto delle religioni, in cui è predominante l'aspetto della morte.
Le religioni sono istituite a ingannare la luce. Il cristianesimo è una sovrapposizione che razionalizza il
popolo, falsificazione.
Individuo che prova le stesse passioni del popolo ma anche in una dimensione culturale, segnata dalla
religione.
Le sue spoglie sono destinate al Verano, uno dei cimiteri più noti di Roma e aggiunge che le sue spoglie
destinate a essere seppellite stanno insieme con una volontà di lotta contro le falsificazioni religiose.
La lotta di questo personaggio contro le falsificazioni religiose è frutto di una credenza cattolica. Le sue
manie di cui dispone il cuore sono gesuitiche, ovvero l'atteggiamento sentimentale è frutto di una
disposizione cattolica. Personaggio attratto da una dimensione popolare ma partecipa di una dimensione
culturale che è attività e rivolta. Questo individuo è Pasolini stesso.
Cattolicesimo come elemento di formazione ma contro cui si rivolta.
È un dandy provinciale: profondo amore per l'arte e viene dalla campagna. Altro indizio che ci fa capire che
è Pasolini. Inoltre si muove tra autorità, ovvero l'ordine, e l'anarchia, ovvero trasgressione.
Finalmente ci dice "io vivo" quindi ci dice esplicitamente che è lui che elude la vita perché vive in una
dimensione culturale ma vorrebbe vivere come il popolo.
Il due poli del conflitto riemergono e l'orizzonte storico viene cacciato sullo sfondo perché il personaggio
parla di se stesso e della sua difficoltà di mettere ordine ai conflitti interni.
Il resto della sezione è interessante. Primo momento in cui siamo ancora a Roma, al cimitero degli inglesi di
fronte alla tomba di Gramsci, accanto al quale c'è la tomba di Shelley che ci fa tornare al tirreno, alla
maremma e alla Versilia: viaggio analogo a quello dell'Appennino. Riattraversa l'