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2. LE CULTURE NATIVE AMERICANE

Rispetto al distanziamento dell’Occidente cristiano, il rapporto tra la natura e i suoi abitanti delle civiltà precolombiane

è del tutto diversa in quanto si basa su una relazione di prossimità. L’uomo è considerato parte integrante della natura,

ogni elemento è parte del suo essere dai movimenti cosmici alla vita e morte stessa. In questo concetto non vengono

escluse le forze contrarie e negative alle forze cosmiche, anzi queste collaborano e cooperano tra di loro, diventando

parte integrante della vita stessa. Ogni esemplare della natura possiede e diffonde energia magica e misteriosa: queste

sono o divinità o una manifestazione della divinità stessa. La sacralità della natura non si riduce dunque al concetto

occidentale di animismo, ma si tratta di un’irruzione continua dell’infinito nel finito, di una costante presenza del sacro.

Per questo animali e uomini sono costituiscono un insieme universale che allo stesso tempo è sia materiale che

immateriale. Alla base di questo concetto possiamo trovare il dualismo: le civiltà precolombiane, infatti, si basano sul

numero due e sul suo doppio quattro. Le coppie e il dualismo caratterizzano l’idea dell’armonia come incontro di

energie complementari che non si annullano reciprocamente. Non è prevista l’esclusività del bene o del male: qualsiasi

uomo, come qualsiasi animale, è considerato incline a tutti e due gli aspetti. La visione dualista si riflette, quindi, in

ogni aspetto della realtà anche quella politica, di cui un grande esempio possiamo trovarlo nella civiltà inca. Nelle

civiltà andine, il dualismo, soprattutto quello tra uomo e animale, animale e animale, uomo e piante, rappresenta la

relazione tra energie di esseri diversi che si fondono insieme.

Cultura maya

Per le culture precolombiane gli animali sono presenti a diversi livelli, ma ogni civiltà, pur condividendo molte

caratteristiche ognuna presenta alcuni tratti distintivi e peculiari. La cosmo visione dei maya prevede la suddivisione del

mondo secondo l’orientamento dei quattro punti cardinali e il suo centro: in ogni punto cardinale si trova l’albero sacro

della ceiba, ciascuna abitata da una specie diversa di uccelli. Un’altra ceiba di colore verde è posizionata al centro

dell’universo. Nella rappresentazione dello spazio, un’altra coppia è costituita dai protettori della pioggia situati nei

quattro punti cardinali rappresentati da delle rane, mentre quattro giaguari vegliano sui campi. Anche lo scorrere del

tempo viene rappresentato in figure zoomorfe. In tutti i calendari maya compaiono animali che sono associati ai giorni e

aai mesi, la cui presenza viene messa in relazione al carattere e al destino dei nati in un determinato momento. Nella

lingua maya, il concetto di mondo è espressa dalla parola Kajulew, che è l’uninone di due parole cielo e terra; questo

termine mette in evidenza due lati principali: la complementarietà tra i due elementi e l loro intrinseca connessione,

quindi ne evidenzia l’unità. Con il binomio cielo-terra, viene indicata la fusione dell’aspetto fisico e quello spirituale,

l’umo con la sua intelligente e sensibilità intuisce e comprende la molteplicità dell’unità. Questo concetto è espresso in

miti che manifestano la visione duale e quadrangolare del mondo.

Tutte queste informazioni, possiamo trovarle nel Popol Vuh, antico testo maya. Innanzitutto, l’elemento preesistente

nella formazione del mondo è la dualità cielo-terra. La scena primordiale è caratterizzata dal vuoto, dal silenzio e

dall’immobilità. Il testo crea quest’immagine del nulla ponendo una serie di negazioni, enunciando ciò che non c’è. Il

testo sembra disegnare due piani paralleli, uno sopra e uno sotto. Nello spazio intermedio, dove il movimento è

ascendente dal mare e discendente dal cielo, si incontreranno gli dei. Con il loro intervento, questo stato di tranquillità,

verrà sconvolto con la luce per imporsi sull’indistinto che caratterizza l’oscurità. Gli dei, infatti, vivono nella luce piena

di coscienza e di pensare. Il silenzio è configurati come nulla, come zero, ma per i maya rappresenta l’inizio di tutto,

infatti il numero zero viene rappresentato come un seme. Gli dei quindi si incontrato e stabiliscono la “crescita” del

mondo, unendo il pensiero con la parola. Dalla parola si forma la terra. La scena primordiale è quindi cambiata rispetto

alla visione tradizionale; qui mancano due elementi importanti: suono e movimento. Ciò che stabiliscono gli dei sono la

semina a l’albeggiare, dove la prima rappresenta la nascita della vita (discesa nella terra e risalita come germoglio),

mentre l’altro rappresenta un’uscita dall’oscurità verso la luce formato da movimenti che vanno dall’alto verso il basso

(semina) e dal basso verso l’alto (albeggiare). Gli dei esortano i maya; vogliono che questi riescano a parlare e a

produrre suoni ben definiti, vogliono che adorino gli dei stessi e che siano alimento per loro. C’è quindi un’unione tra il

divino e il mondo terrestre, tema centrale della religione maya. Gli animali non riescono a parlare con gli dei e per

questo vengono condannati alla catena alimentare: la loro carne sarà mangiata, saranno cibo per gli altri animali. Ciò

che differenzia gli uomini dagli animali, quindi, è la parola; la capacità di sapersi esprimere che rappresenta la coscienza

e la razionalità.

Viene associata l’idea dell’ “albeggiare” all’uomo, ma in questo caso si ha bisogno di altri elementi. L’uomo è quindi

considerato un essere non definito che deve individualizzarsi assumendo la coscienza di sé, che gli permetterà di

alimentare gli dei attraverso la preghiera. I diversi tentativi di plasmare l’uomo configurano anche il cammino

dell’essere, da un’identità indefinita a una sua individualizzazione. Gli dei cercano di creare l’uomo utilizzando vari

materiali. Inizialmente utilizzano il fango, ma delusi del risultato lo distruggono e provano con il legno. L’uomo di

legno è in grado di parlare, di camminare e di riprodursi, ma non ha né anima né intelligenza, non hanno la capacità di

ricordare e di pregare gli dei. Insoddisfatti anche questa volta, gli dei decidono di distruggere gli uomini di legno, ma la

vendetta degli dei è accompagnata dalla ribellione degli oggetti di uso quotidiano e degli animali domestici, in quanto

questi erano stati solo sfruttati senza che avessero sentimenti. La colpa dell’uomo di legno è quindi duplice: si sono

dimenticati degli dei ed hanno sfruttato la ricchezza della natura senza rispetto; questo concetto potremmo racchiuderlo

nella mancanza di religiosità. In un brano del Popol Vuh c’è una rivalutazione degli animali, in quanto aiutano gli dei

alla creazione stessa dell’uomo utilizzando il loro sangue e la propria energia vitale. La materia prima utilizzata per la

creazione dell’uomo è il mais, che fa si che essi siano coscienti. Il mais viene macinato nove volte, dove il numero nove

evoca la morte, ed è proprio qui che si capisce che l’uomo sarà un essere mortale perché la morte è la sua stessa

situazione originaria. I primi uomini portano il nome dell’animale sacro, il Giaguaro, e le loro mogli iniziano i quattro

lignaggi tutti associati agli animali. L’interdipendenza non riguarda solo il mondo animale, ma la relazione di ciascun

essere con gli altri. La reciprocità è quindi anche tra gli uomini e questo si perfeziona completandosi con l’altro. Questi

episodi, non solo riscattano la presunta inferiorità degli animali, ma stabiliscono il rapporto di interdipendenza tra il

mondo naturale e quello divino e tra il mondo umano ed animale. Una delle componenti costitutive dell’antica cosmo

visione maya e dell’etica che ne deriva è dunque il principio di reciprocità tra l’uomo e tutti gli altri esseri, e questa

unità sostanziale genera un vincolo intimo e profondo tra tutte le parti e quindi sono in perenne comunicazione. Infine,

l’uomo maya, fa parte di un’etica in cui qualsiasi tentazione di dominare in modo violento e dispotico ciò che lo

circonda, consapevole che niente e nessuno può collocarsi fuori dalla natura.

Cultura nàhuatl

Il rapporto tra uomo e animale può essere trattato partendo da una cosmologia del corpo inteso come realtà che occupa

allo stesso tempo spazio e tempo e come veicolo per l’interazione con le dimensioni nascoste nell’esistenza. Nella

cosmo visione nàuthal, si riconosce come elemento centrale una struttura dualistica di elementi opposti che spiegano il

movimento e l’armonia dell’universo. Tutti gli esseri sono formati da due sostante, una percettibile l’altra impercettibile

e ricevono dagli dei delle emanazioni di si mescolano tra loro che entrano nel corpo come entità spirituali che nutrono le

forze vitali. Gli organi dell’organismo dotati di una speciale e necessaria forza vitale sono diversi. Il primo è il cuore,

considerato come un intero centro autonomo in cui si generano gli atti più importanti dell’esistenza (vitalità,

conoscenza, sentimenti, emozioni e memoria); al contrario, la coscienza dell’io circola in tutto il corpo come il sangue;

il secondo centro è composto da occhi e faccia in cui si producono le sensazione e le percezioni; il terzo dal fegato,

organo della vitalità e della forza, luogo dell’energia che dà coraggio, tranquillità e felicità. Un ruolo molto importante è

ricoperto anche dal sole che è vita, calore, tempo e giorno.

Tutta la vita, umana ed animale, è generata da un’attività creatrice degli dei attraverso l’intersezione di forze vitali; la

vita non è quindi un’espressione immutabile dell’essere, ma un evento. Nella visione ciclica dell’esistenza, la vita e la

morte sono sempre all’inizio e alla fine; la morte è quindi una restituzione di energia. L’elaborazione del pensiero

filosofico è affidata ai saggi che devono insegnare agli altri come diventare saggi. L’uomo si differenzia dagli animali e

dalle piante perché un essere non finito. Si individua il concetto di persona nel difrasismo “volto e cuore”. I due termini

indicano la fisionomia interiore e la sua fonte di energia: l’uomo è un essere potenziale che può individualizzarsi,

diventare persona acquisendo il proprio rostro-corazòn. L’opacità del cuore viene separata attraverso i vari insegnamenti

per diventare una persona. La persona è quindi formata da questa dualità ed è solo una cosa con la s

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
12 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/06 Lingua e letterature ispano-americane

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dile1992 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura ispano-americana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Canfield Martha Luana.