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Potere contrattuale clienti: i compratori possono avere un forte potere di negoziazione che porta ad abbassare la
redditività media del settore inducendo i produttori ad applicare prezzi bassi o a migliorare le prestazioni.
Aumenta quando gli acquirenti riescono a concentrarsi; il prodotto rappresenta una quota significativa dei costi
dell’acquirente; il prodotto non è differenziato; i costi che il cliente dovrebbe sostenere per il cambiamento sono
bassi; i clienti sono sensibili al prezzo; i clienti possono integrarsi a monte. Più è alto il potere contrattuale più si
riduce l’attrattività di un settore. Il potere contrattuale dei clienti aumenta quando gli switching cost sono bassi.
Potere contrattuale fornitori: i fornitori hanno un impatto significativo sula redditività e sui margini di un settore.
Un segmento non è attrattivo se i fornitori sono in grado di elevare i prezzi e diminuire le quantità. Aumenta
quando: i fornitori sono concentrati; i fornitori di prodotti sostitutivi non esistono o sono pochi; il prodotto fornito
è un elemento importante nel processo produttivo dell’acquirente; i costi legati al cambiamento del fornitore sono
elevati; i fornitori possono integrarsi a valle. Il potere contrattuale dei fornitori aumenta quando gli switching
cost sono alti.
Più è elevata la concorrenza nel settore e peggiore sarà la situazione per le imprese che vi operano. Un settore
non è quindi attrattivo se: vi operano molte imprese potenti ed aggressive; il suo sviluppo è stabile o in declino;
l’entrata richiede ingenti investimenti in capitale fisso; i costi fissi sono alti; le barriere all’uscita sono elevate;
bassa differenziazione dei prodotti (perché per ottenere quote di mercato possiamo solo ridurre i prezzi).
Le lacune del modello:
La presenza di rapporti di complementarietà tra i prodotti: considera solo il rapporto di sostituzione tra
i prodotto e non anche quello di complementarietà
La presenza di rapporti di natura cooperativa tra le imprese di un settore: sempre più spesso le imprese
mettono in atto comportamenti di collaborazione o cooperazione anche in modo non esplicito
La turbolenza di molti settori che renderebbe poco utile una rappresentazione statistica della situazione
concorrenziale: modello non appropriato per settori in continua evoluzione 28
È lo strumento principale di analisi delle attività attraverso cui creare vantaggio competitivo. Disgrega l’impresa
nelle singole attività, ogni attività è generatrice di costi e ricavi, vediamo quale attività ci consente di ottenere il
maggior vantaggio competitivo.
Le attività primarie sono quelle in cui si articola ilo processo di produzione e vendita in senso stretto:
Logistica in entrata: pianificazione e gestione consegne fornitori; ricezione fisica materiali e controlli di
conformità; destinazione dei materiali ricevuti al magazzino; smistamento materiali agli impianti di
produzione; gestione magazzini materie prime e semilavorati.
Attività produttive: predisposizione impianti; organizzazione del ciclo produttivo; trasformazione fisica
degli input in prodotto finito; assemblaggio dei semilavorati; collaudo; manutenzione impianti; controllo
qualità; movimentazione degli output verso i magazzini di prodotti finiti; testing prodotto; imballaggi.
Logistica in uscita: gestione magazzini prodotti finiti; pianificazioni consegne ai distributori;
movimentazione prodotti in uscita; gestione delle consegne ai distributori; evasione degli ordini.
Marketing e vendite: gestione forza vendita; attuazione politiche commerciali; politica di prezzo; azioni di
comunicazione.
Servizi: assistenza post vendita; analisi della soddisfazione del cliente; sviluppo delle relazioni con i clienti;
fornitura servizi aggiuntivi come riparazione e manutenzione o istallazione prodotti.
Le attività secondarie sono finalizzate a rendere possibile il miglior svolgimento delle attività primarie e sono
trasversali a tutto il sistema aziendale:
Attività infrastrutturali: la più importante di quelle secondarie, si occupa di pianificazione strategica e di
marketing; programmazione e controllo di gestione; amministrazione; gestione finanziaria; rapporti
istituzionali e affari legali; gestione delle localizzazioni produttive
Gestione delle risorse umane: formazione e assunzione, selezione del personale; addestramento; sviluppo
delle carriere; retribuzione e incentivazione; relazioni sindacali.
Sviluppo della tecnologia: sviluppo della conoscenza; ricerca di base e applicata; innovazione di processo e
di prodotto.
Approvvigionamenti: analisi e selezione dei fornitori; gestione delle relazioni con i fornitori; gestione degli
acquisti finalizzati alla produzione; determinazione del prezzo di fornitura. 29
La catena del valore non deve essere considerata in maniera isolata ma all’interno di un sistema all’interno del
quale a monte troviamo i fornitori e a valle i distributori e i clienti. La nostra impresa ha una catena del valore per
ogni business unit (BU= unità organizzativa all’interno dell’impresa per ogni prodotto). Per quanto riguarda il
posizionamento delle catene del valore con più business unit, si può utilizzare una maniera “standard” in cui le
catene del valore delle business unit si trovano dopo alla catena del valore dei fornitori:
Oppure un sistema ibrido dove ad esempio sopra ai fornitori possiamo inserire la catena del valore della business
unit che ci fornisce una materia prima fondamentale (e grazie a questa Bu possiamo raggiungere un vantaggio
competitivo di leadership di costi), dopo ai fornitori inseriamo la business unit dell’oggetto che vendiamo e sotto
la catena del valore dei canali distributivi inserisco la catena del valore di una nostra bu che distribuisce il nostro
prodotto (in questo modo ho dei grossi vantaggi competitivi: posso applicare prezzi diversi e ottengo informazioni
sul consumatore finale).
Esempi: caso Ikea ha ottenuto vantaggio competitivo cancellando la catena del valore della distribuzione, ha
ottenuto la leadership di costo grazie alla distribuzione diretta. Porti a casa e te lo monti. Caso Del (computer):
tramite la customizzazione del prodotto, ti costruivi tu il tuo oggetto, in modo tale da ridurre le scorte di
magazzino e vendere prodotto a basso prezzo.
Il concetto di catena del valore può essere esteso all’insieme di relazioni finalizzate alla realizzazione delle attività
primarie e secondarie: relazioni con i fornitori, relazioni interne/esterne per la realizzazione del processo
produttivo, relazioni con i clienti, relazioni con gli attori nell’ambito allargato e relazioni interne/esterne per la
realizzazione delle attività di supporto della catena del valore creano un valore aggiunto all’azienda. Il valore finale
è il margine che noi otteniamo, la differenza tra i ricavi e i costi grazie alle relazioni che abbiamo messo insieme.
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Gli strumenti tradizionali. La balance scorecard è uno strumento a supporto della gestione strategia che consente
di tradurre la vision e la mission aziendale. Misura il conseguimento di questi obiettivi utilizzando più variabili
perché ci troviamo all’interno di un ambiente dinamico e bisogna tenere conto di più prospettive. All’interno di una
realtà organizzativa complessa come quella di un’impresa, l’impiego dei tradizionali sistemi di controllo, basati su
misure economico-finanziarie, può risultare inadeguato a causa dell’intrinseco limite nell’identificare
correttamente e tempestivamente dinamiche che hanno un’importante impatto sull’attività corrente e,
soprattutto, su quella futura. Il comportamento di manager e dipendenti all’interno dell’impresa è condizionato dal
sistema di misurazione (es. reddito netto alla fine dell’anno ma potrebbe trovare delle strategie per massimizzare
il profitto in modo non ottimale per l’azienda: nel breve periodo vendo gli asset, ottengo un guadagno ingente ma
nel lungo magari danneggio l’azienda) e report che questa decide di adottare, il management non dovrebbe quindi
semplicemente scegliere tra misure finanziarie e misure operative. C’è quindi la necessità di avere a disposizione:
Un numero molto elevato di informazioni che segnalino i punti in cui intervenire e le conseguenze che questi
interventi possono provare all’interno e all’esterno dell’azienda.
Bilanciare adeguatamente gli interventi per evitare che il beneficio ottenuto in un settore dell’attività si
trasformi in un danno per un altro, ciò allo scopo di garantire che la strategia perseguita venga
efficacemente utilizzata. Ovvero la balance scorecard. La vision è la
posizione/immagine che l’impresa vuole avere nel
medio/lungo termine (ad esempio per gli smart-
phone motorola potrebbe dire “ nei prossimi 10
anni voglio diventare il primo nel settore).
Definiamo quindi gli obiettivi e le strategie da
utilizzare per arrivare alla vision. Valutiamo da 4
prospettive (finanziaria, dei clienti, di
apprendimento e di crescita e dei processi
interni), capiamo quali sono i fattori critici di
successo, scegliamo gli indicatori di performance
utili per misurare il raggiungimento degli obiettivi
preposti e fissiamo dei valori target (es. Roe 10%)
e piani di azione dei manager (riformulazione delle
strategie in ottica di miglioramento continuo).
Kaplan e Norton, gli inventori della balance scorecard, hanno proposto di fissare dei target (obiettivi) e di
monitorare con continuità l’attività attraverso quattro differenti prospettive:
1. Sviluppo e crescita: per realizzare la nostra vision, come sosterremo la capacità di cambiare e migliorarsi?
Valuta il futuro dell’azienda e la sua capacità di crescita. Guarda al futuro sviluppo dell’azienda in termini
di capacità e di competenze del personale, di motivazione, di responsabilizzazione, di coinvolgimento del
personale e di sistema informativo. Valutazione del motore intangibile dell’impresa e la capacità
dell’impresa di innovare, migliorare costantemente prodotti e processi e di apprendere. Risponde alla
domanda: come possiamo cambiare, evolvere e migliorare nel futuro?
2. Processi interni: per soddisfare i nostri azionisti e i nostri clienti in quali processi di business dobbiamo
eccellere? Questa prospettiva identifica quali sono i processi chiave in cui l’organizzazione deve eccellere
per supportare la proposta valore ai clienti, essere competitiva e creare valore per l’azienda. Obiettivo:
qualità dei prodotti, misure: % di prodotti difettosi. 31
3. Clienti: per realizzare la nostra vision, come dobbiamo apparire ai nostri clienti? Conoscere come la propria
attività sia percepita dai clienti è uno degli obiettivi