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INDICE
CAPITOLO 1: La gestione aziendale 3
CAPITOLO 2: La misurazione della gestione aziendale 7
CAPITOLO 3: Il sistema di controllo 15
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1. LA GESTIONE AZIENDALE
1.1 LA GESTIONE AZIENDALE
La gestione aziendale può essere analizzata sotto la prospettiva oggettiva e quella soggettiva.
Nella prospettiva soggettiva, la gestione è l'insieme di attività con cui si realizzano i processi di decision-making.
Sotto la prospettiva oggettiva, la gestione aziendale è l'insieme di operazioni di natura economica che si
sviluppano nell'ambito dell'azienda; esse sono:
- operazioni di finanziamento;
- operazioni di investimento;
- operazioni di produzione;
- operazioni di disinvestimento;
- operazioni di rimborso e remunerazioni.
Tali operazioni, susseguendosi nel tempo, danno vita al ciclo della gestione.
Esso ha inizio con le operazioni di finanziamento, che consentono di reperire le risorse per far partire il
progetto iniziale.
Al momento della costituzione è necessario che ci sia il capitale aziendale, inteso come capitale di costituzione
(apporto dei soci) più le risorse apportate a titolo di capitale di debito.
Il capitale iniziale presente permette l'acquisto dei fattori produttivi per l'inizio del processo produttivo. I fattori
produttivi vengono acquistati previo pagamento di un prezzo, che, nel caso di fattori a fecondità semplice deve
essere recuperato con la vendita del prodotto ottenuto dall'unico ciclo produttivo cui il fattore ha partecipato.
Diversa la situazione se ci si riferisce a fattori produttivi a fecondità ripetuta, per i quali il recupero è affidato ai
più cicli di produzione in cui parteciperà il fattore.
Il tempo di recupero assume molta importanza, in quanto deve considerare anche l'obsolescenza e la
senescenza del fattore produttivo.
La disponibilità e l'impiego di tali risorse finanziarie consente di far partire il processo di produzione. Al termine
del processo di produzione, l'azienda provvede a cedere l'output sul mercato tramite le operazioni di
disinvestimento: la cessione dell'output avviene dietro pagamento di un prezzo che dovrà andare a ricostituire
il capitale aziendale, permettendo così il pagamento dei debiti e dei dividendi.
Se il prezzo non è remunerativo, il capitale finale sarà minore di quello iniziale e di conseguenza bisognerà
investire nuovo capitale per non compromettere l'equilibrio presistente.
Quanto descritto ci fa capire come il ciclo di gestione sia:
- circolare;
- completo;
- continuo nel tempo.
Condizione essenziale perché il ciclo possa trovare continuità è la seguente: 3
Prezzo vendita = costi di acquisizione + costi processo produzione + mark up
Se tale condizione è rispettata, l'azienda potrà procedere con nuove operazioni di investimento e quindi con
nuovi processi di produzione; il rispetto di tale condizione è fondamentale per dare continuità al ciclo, nella
realtà ci sono talmente tante variabili che fanno sì che tali operazioni finiscano per accavallarsi che risulta
davvero complicato fare un'analisi.
Il sistema gestionale si articola per attività o per livello aziendale e inoltre interagisce con gli altri sistemi
fondamentali.
1.2 IL FINANZIAMENTO DELLA GESTIONE
La gestione, per essere svolta, ha bisogno di continue risorse finanziarie.
Il fabbisogno di risorse può esaminato in relazione a due momenti:
- la fase di costituzione o start-up, in fase di costituzione vengono introdotte risorse a titolo di capitale di rischio
e di debito, nella fase di start-up bisogna quantificare le risorse necessarie allo svolgimento del ciclo della
gestione;
- fase di funzionamento, durante il funzionamento, la principale fonte di finanziamento è la gestione, più
particolarmente la vendita dell'output del processo produttivo; la vendita tuttavia è condizione necessaria ma
non sufficiente, in quanto è anche importante che avvenga in condizioni di equilibrio economico.
Il prezzo del bene x deve di conseguenza essere maggiore alla sommatoria dei costi sostenuti per la produzione
del bene x, ivi compresa la quota di costo relativa ai fattori produttivi a fecondità ripetuta.
Se la sommatoria dei ricavi è superiore alla sommatoria dei costi si ha che il capitale finale è superiore a quello
iniziale: la differenza positiva, secondo Gino Zappa, rappresenta il reddito.
Se altrimenti la sommatoria dei ricavi è inferiore al complesso dei costi, si ha che il capitale finale è inferiore a
quello iniziale, tale differenza negativa viene definita perdita. Il ciclo economico in questo secondo caso non ha
creato ricchezza bensì ne ha consumata: se la perdita è lieve si può anche aspettare il successivo ciclo di
gestione per ricompensarla, altrimenti bisogna subito reintrodurre del capitale in azienda.
Ciò consente di mettere in evidenza due punti meritevoli di riguardo:
- il legame tra gestione economica e gestione finanziaria, la gestione economica attraverso le vendite genera la
premesse per la gestione finanziaria, ma la vendita è condizione necessaria ma non sufficiente, in quanto
legata al rispetto del vincolo economico della gestione, la solvibilità del cliente e i tempi di pagamento;
- persistenza delle condizioni di non rispetto dell'equilibrio economico, tale persistenza obbliga l'azienda a
ricorrere ad apporti di capitale, e tali ricorsi non sono illimitati. Il rispetto dell'equilibrio genera invece una
ricchezza virtuale, virtuale in quanto legata alla solvibilità del cliente che, se risultasse insolvente, non
apporterebbe all'azienda ricchezza effettiva. Se l'azienda dovesse poi ricorrere al capitale di terzi, ricorrerebbe
all'indebitamento, che altro non è che l'anticipo in un dato momento del consumo di ricchezza futura.
1.3 LE CONFIGURAZIONI DEL CAPITALE AZIENDALE
A seconda del momento della vita aziendale, il capitale aziendale può assumere diverse configurazioni.
All’inizio dell’attività si parla di capitale di costituzione, rappresentato dai conferimenti dei soci; esso coincide
col capitale sociale a meno che i soci abbiano fatto versamenti attraverso la costituzione di riserve di capitale.
Il capitale aziendale è rappresentato nelle fonti di finanziamento dello stato patrimoniale ed è composto da
capitale sociale e riserve.
Le riserve possono essere classificate secondo diversi criteri:
- natura, qui si dividono in riserve di utili e di capitali;
- vincolo, qui si dividono in obbligatorie (es. statutaria, legale, azioni proprie) e facoltative; 4
- disponibilità, qui si dividono in riserve disponibili e riserve indisponibili.
Le riserve possono rappresentare una garanzia per non intaccare il capitale sociale; inoltre possono essere
utilizzate per la capitalizzazione dell’azienda.
Gli aumenti sociali possono essere a pagamento, ossia mediante il conferimento di nuove risorse da parte dei
soci o mediante l’ingresso di nuovi soci, quindi in questo caso aumento il valore del patrimonio netto, e gratuiti,
che avvengono mediante il trasferimento di risorse presenti all’interno delle riserve al capitale sociale, qui
aumenta il capitale sociale ma non il patrimonio netto nel suo complesso.
Le ultime due configurazioni del capitale sociale sono rappresentate dal capitale di cessione o economico e dal
capitale di liquidazione.
Il primo rappresenta il capitale in una prospettiva di continuità, ma nell’ipotesi della vendita dell’azienda; il
secondo invece è la configurazione del capitale in una prospettiva di non continuità, quindi nel momento della
chiusura dell’azienda.
In tutte le configurazioni il capitale è composto dagli stessi elementi, ciò che cambia è l’aspetto quantitativo.
1.4 AUTOFINANZIAMENTO AZIENDALE
Durante la fase di funzionamento, la principale fonte di autofinanziamento aziendale è rappresentata dalla
gestione.
Il finanziamento aziendale può avvenire anche attraverso il c.d. autofinanziamento, ossia la capacità
dell’azienda di generare risorse finanziarie necessarie al proprio sostentamento.
La non capacità di generare risorse finanziarie autonomamente obbliga l’azienda a dipendere da terzi,
attraverso un sistema di finanza derivata. È invece importante che l’azienda viva di finanza originaria.
L’autofinanziamento aziendale può essere di due tipi:
- autofinanziamento proprio, strettamente legato alla capacità di creare ricchezza;
- autofinanziamento improprio, ovvero imputando a conto economico costi non monetari, ovvero che non
fanno fuoriuscire ricchezza verso l’esterno, ne sono un esempio le riserve di utili, con le quali si può fare la
capitalizzazione dell’azienda, e l’ammortamento.
1.5 COSTI NON MONETARI: L’AMMORTAMENTO
L’ammortamento è un procedimento tecnico contabile attraverso il quale un costo pluriennale viene ripartito
tra più esercizi.
Il costo sostenuto dall’azienda per l’acquisizione del fattore produttivo viene definito costo storico ed è iscritto
all’interno dello stato patrimoniale tra le attività.
La partecipazione del bene al processo di produzione viene misurata con l’imputazione di una quota di costo
all’esercizio, detta quota di ammortamento.
Ne deriva che l’ammortamento è la quota di costo che misura il livello di utilità apportata al processo di
produzione da un cespite.
La quota di ammortamento, logicamente ed economicamente parlando, dovrebbe essere variabile, è infatti
impensabile che un fattore produttivo a lento rigiro venga utilizzato ogni anno allo stesso modo; il codice civile
italiano invece stabilisce la quantificazione delle quote di ammortamento in modo costante.
Se al costo storico si sottraggono le quote di ammortamento, si arriva al valore attuale del bene, denominato
valore netto contabile. All’aumentare della sommatoria delle quote, le quote medesime tendono al valore
storico e il valore netto contabile a 0.
Quando il fattore produttivo è stato completamento utilizzato, l’azienda non ha nessun obbligo a sostituirlo,
tuttavia ciò comporterebbe perdere i vantaggi dell’ammortamento, non potendo più ammortizzare un cespite
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già del tutto ammortizzato, e inoltre si troverebbe con un fattore produttivo tecnologicamente arretrato.
L’ammortamento è quindi una forma di autofinanziamento improprio, una forma di autofinanziamento
improprio imperfetta, in quanto non tiene conto del diverso valore della moneta nel tempo, considerando il
solo costo storico.
1.6 COSTI NON MONETARI: L’ACCANTONAMENTO A FONDI RISCHI E ONERI
I fondi rischi e oneri sono delle poste iscritte all’interno dello stato patrimoniale tra le passi