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IX

Analisi delle collezioni ecclesiastiche post battaglia di Lepanto durante la crescita del potere

della chiesa che aveva appena superato una forte crisi economica e di valori.

Si sviluppa un barocco grandioso e solenne, impregnato di classicismo ma vitale, ricco e

dinamico che si svilupperà fino al 700 e verrà chiamato grande maniera, non è barocco, non è

classico ma si avvale delle conoscenze delle due correnti e trova nella Roma antica i grandi

modelli. Si creano delle collezioni presso i cardinali nipoti, cioè quelle figure che si nutrivano

di personaggi più importanti per legami di parentela. La galleria, la presenza di grandi specchi

per aumentare gli spazi, sono canoni che permeano questa cultura. Nasce la tradizione di

dipingere sugli specchi. Quando si parla di quadreria nelle gallerie seicentesche bisogna

pensare a collezioni distribuite secondo estetica e non secondo stile. L’attenzione allo stile

entrerà un secolo più tardi con Winckelmann. Nel 600 trionfa l’attenzione per l’estetica che si

avvale di sedie, tende e arredamento dorato che muta lungo tutto il secolo. Sono più pesanti e

scure all’inizio e gradatamente diventano più chiare, più leggere e più pastello, soprattutto

grazie all’arte francese e alla diffusione per il rococò. In queste collezioni, accanto alle opere

classiche archeologiche, si trovano opere di ogni genere. Nella Galleria Borghese si trovano,

acquistate da Camillo Borghese, le opere della collezione di Cavalier d’Arpino, maestro di

Caravaggio. Presso i Colonna si rifugiò Caravaggio dopo l’omicidio del 1606, fu accolto con

favore dalla moglie Anna Borromeo. Tiziano e Paolo Veronese sono molto presenti nelle

collezioni romane e determinano influenze molto importanti, come l’arrivo del Cristo Morto di

Mantegna nel 500 che cambia il modo di vedere la prospettiva e il dramma, lezione subito

recepita dai caravaggeschi. Nel 600 arriva anche la Regina di Svezia dopo aver abdicato e

porta la sua collezione di Paolo Veronese, da qui i veneziani diventano importantissimi

determinando un grande cambiamento con amore per i colori chiari, per i quadri di grandi

dimensioni. Si viene a produrre un rapporto tra opere esposte e artisti attivi diventando esse

stesse fonte di ispirazione. L’allestimento attuale di Villa Borghese è settecentesco, le sculture

del Bernini, destinate ad essere viste a tutto tondo, erano messe a muro. Difatti persisteva nei

modi espositivi la tradizione quattro/cinquecentesca che permaneva come metodo espositivo

da utilizzare, quasi una regola. Col riallestimento a fine del 700, la collezione Borghese si

adattò ad un nuovo tipo espositivo, segno che nei due secoli che separano la prima e la

seconda collezione, l’interesse per la scultura era fortemente cambiato e cominciava a sentirsi

la necessità di una visione diversa, che tenesse conto anche della bellezza delle sculture nella

loro integrità, compreso il “dietro”. Scipione Borghese fu grande committente del Bernini e

lasciò il suo nome nel furto della Deposizione Baglioni di Raffaello. Era considerata una delle

opere più importanti della pittura. La collezione aveva originariamente le sculture al pian

terreno, causa le problematiche di statica, e le pitture al primo piano. Un altro elemento che

caratterizza le collezioni del 600 è la varietà di opere, di genere e di epoca. Nella collezione

Doria Pamphili sono presenti quadri di Filippo Lippi, di Lorraine, nonostante il paesaggio

fosse considerato una tematica inferiore. Il collezionismo in questo momento è ricco di

sfaccettature, infatti nei primi del 700 si diffonde l’interesse per i soggetti di genere,

soprattutto per le piazze. Ferdinando de’ Medici, figlio di Cosimo de’ Medici era grande

amante di questa tipologia e aveva deciso di ritirarsi in Palazzo Pitti e di far costruire come

sua residenza un mezzanino andando contro ogni tradizione di famiglia ma impostando

un’importante collezione di quadri di paesaggio. Le collezioni sono distinguibili dalle cornici,

ad esempio le cornici dei Farnese sono dorante con i gigli, simbolo della famiglia. Le cornici

spesso non vengono cambiate, quindi ci permettono di ricostruire la storia degli spostamenti

di un quadro. Quando i dipinti vengono fatti viaggiare per mostre o eventi culturali, vengono

tolte le cornici o vengono fatte viaggiare separatamente. Deve essere richiesta la cornice da

viaggio, cioè una cornice posticcia, che è molto cara (tra i 6 e i 10 mila euro) ed è un piccolo

bagaglio che un dipinto deve continuare a mantenere e usato ogni qualvolta l’opera deve

viaggiare. Nasce anche l’interesse per la conservazione delle opere e quindi per il restauro.

Comincia a diffondersi l’interesse per le sete, per le tappezzerie e per i pavimenti che

cominciano ad avere un tipo di decorazione che diventerà tipico delle gallerie. L’allestimento

prende importanza a 360 gradi. A dettare le regole dei futuri musei, sono i Musei Vaticani che

perseguono un cammino che porterà poi alla definizione anche dell’architettura museale,

fondata sulle forme dell’antichità come la basilica, la rotonda e il tempio. Viene teorizzata in

Francia verso la fine del 700. Parte dal museo Pio Clementino che comincia dal collezionismo

del cardinale Alessandro Albani. Villa Albani si colloca alla metà del 700, non è un luogo per

abitare, è espositivo ma non per la visita del pubblico. Serve per incontrare persone, per

sviluppare un’arcadia, una frequentazione tra intellettuali, ma comincia a porre le basi del

museo neoclassico. Lo zio del cardinale Albani, Clemente XI è il vero ideatore dei musei che

costituiranno la regola dell’architettura museale. L’architetto di Villa Albani fu molto famoso

per la sua tendenza tra classicismo e rococò di Marchionni. Canoni dettati da Mengs, quindi

classicista e soggetti di Winckelmann. Le opere erano distribuite secondo il soggetto, ancora

sullo schema gioviano. La suddivisione per stile è ancora assente. Per la prima volta la

scultura non rimane all’aperto e viene portata all’interno per questioni di conservazione. La

scultura perde la sua funzione di decorazione dei giardini ed entra a far parte ufficialmente

delle collezioni d’arte. Bartolomeo Cavaceppi, restauratore ufficiale di Villa Albani per quanto

riguarda le sculture. Scrive anche dei trattati, questo ci fa capire che sta diventando una vera e

propria scienza. Winckelmann fu consulente del cardinale Albani e soprattutto di Clemente X.

Fu ideatore del collezionismo pontificio e diete il via alle collezioni definitive. Dopo di lui ci

sono altre due figure importanti che sono l’istituzione del museo di antichità cristiana e del

museo del profano. Col primo si voleva entrare nel fondamento della costituzione della

religione, contiene molte opere di carattere paleocristiano. Nasce qui un interesse per

l’oggetto di vita quotidiana, quindi per l’archeologia.

X

Il concetto di tutela si è formato negli stati della chiesa per salvaguardare il patrimonio, nel

700 con il diffondersi con il gusto neoclassico, stava per essere depredato. Nascono i primi

musei vaticani, si crea un gusto per la salvaguardia, pochi anni dopo viene emanato editto

Pacca 1820. La visione dell’editto è molto moderna, nasce un gusto poetico per la rovina,

come contesto culturale, tutela di un patrimonio che appartiene allo stato della chiesa dal

punto di vista morale.

Le tappe dei musei romani

Clemente XIV nel 1770, inizia e fonda il museo clementino realizzato in 20 anni e parte con la

donazione Mattei, donazione di antichità, richiede uno spazio, e viene inserita nel Belvedere,

Clemente XIV ha il senso della salvaguardia, come la cappella di Mantegna, poi distrutta dal

successore. Clemente tutela la vita del museo, l’architetto è Simonetti, che crea le basi

dell’architettura museale, prevede delle formule poi diventati topos, come la forma circolare

di carattere espositivo. Tale forma è difficile da gestire e organizzare, specie se si hanno solo

dipinti, dopo Clemente segue Pio VI, dopo 1l 1774, in epoca neoclassica, Pio VI Braschi non

badava a spese a trasformazioni urbanistiche che portassero il suo nome, come i 3 obelischi

romani. Sarà lui a demolire la cappella del Mantegna che era caduto in disgrazia, forse per

questo il Cristo morto esce da Milano e viene acquisito da Canova e Bossi. Anche a Milano si

demolisce molto a quell’epoca viene distrutto san Dionigi da Piermarini. Il rispetto del

medioevo dai classicisti è pari a Zero, viene inoltre distrutta la chiesa di Santa Maria di Brera.

L’architetto di questa ultima fase dei musei vaticani è Giovanni Battista Visconti e il figlio

Quirino, verranno costruite molte rotonde, fondano un museo di sculture e antichità classiche,

il modello è il pantheon, il museo pio clementino ebbe 2 pubblicazioni:

itinerario istruttivo, prevede insieme di formazioni

 catalogo 1782, uno dei primi cataloghi di Enio Quirino Visconti

nasce un nuovo genere architettonico: architettura museale, la Francia detta le regole della

modernità, questo è evidente ancora oggi. In Francia si diffonde l’interesse per l’architettura

museale con borse di studio e premi Roma a partire dal 1655 grazie a Bernini che lo

suggerisce a Luigi XIV. Nelle scuole dell’800 si parla spesso dell’organizzazione museali.

I musei cominciano ad aprire al pubblico durante le ore del giorno, con i lucernari che

garantivano illuminazione di molte ore. Si comincia a parlare degli orari per garantire la

presenza del pubblico, si diffonde il concetto di pubblica utilità nato a Roma nei musei

Vaticani. Si entra nel merito dell’organizzazione del lavoro, nasce nuovo assetto del mondo

sociale. Si comincia ad avere la necessita di tutelare il patrimonio, grazie ad una serie di leggi

si definisce un documento definito che ha una sua struttura complessa che abbraccia tutti i

fenomeni della salvaguardia, edito nel 1820 di Pacca, entra nel merito del patrimonio di scavo,

irradiazione ed esportazione del patrimonio all’estero. Emerge la creazione di una

commissione che ha capacità decisionali, un vero e proprio magistrato, tutti dovevano

denunciare quello che avevano nel territorio e chiedere le autorizzazione per gli scavi. Oggi gli

uffici esportazione affiancate alle soprintendenze, hanno un protocollo individuale, il

sovrintendente entra in merito solo se c’è un vincolo. La commissione è autonoma. Gli stati

vaticani vietavano con l’editto, di far uscire una serie di opere. Il vaticano era molto ricco,

poteva prevedere di avere tanta liquidità per avere opere importanti. La legge del 1820 era

molto libera, le opere vendute potevano essere acquistate dal vaticano, nel caso non venissero

acquistate potevano essere esport

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
32 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vanderwoodsen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tutela e valorizzazione dei beni culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Bandera Sandrina.