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FIRENZE
Figura di Lorenzo dei Medici che nei suoi scritti e nei suoi interventi medita fortemente su
considerazioni tipiche del platonismo ovvero sulle due anime: una contemplativa della bellezza terrena
rattristata dall'inevitabile perdita di essa e l'altra contemplativa degli aspetti eterni.
Abbiamo visto come, in rapporto alle considerazioni sulla transitorietà di Lorenzo, il Verrocchio scopre
un principio che arriverà fino al caravaggismo ovvero quella della rappresentazione del tempo
attraverso la figurazione: la luce che emerge su un profondo e oscuro fondo e dimostra la bellezza nel
suo sviluppo attimale (qui, ora), ha implicito un suo divenire e un suo decadere.
Questo aspetto costituisce il primo momento della riflessione sulle due anime.
Possiamo leggere il suo pensiero dietro la costruzione di 2 architetture straordinarie volute e dirette da
Lorenzo stesso e interpretate dal suo grade architetto Giuliano da San Gallo, sono:
- la villa di poggio a Caiano (che permette l'estesa contemplazione della bellezza nel tempo
destinata a coincidere con la sua morte in un ambiente chiuso che è il salone voltato a botte
[risultato di interventi successivi di Leone X e poi dei Medici che ci sono vissuti e morti come
Francesco I], infatti la contemplazione dell'arco solare termina con la loggetta, corrisponde al
pensiero poetico di Lorenzo che si identifica con girasole che segue il corso del sole e si secca
rivolto nel momento in cui il sole scompare).
- La chiesa di Santa Maria delle Carceri con quel voltone che invece si apre per far risplendere la
luce nel carcere.
Lorenzo attribuisce alla stessa Firenze dei significati attraverso l’interesse urbanisco per Via Laura (oggi
via Capponi) che identifica a metà tra contemplazione dell’esteriorità transitoria e della varietas del
centro con le cupole di luce.
Nella cultura laurenziana della città di Firenze si ha una generazione di artisti che riflettono molto su
questi pensieri, sull'anima e sulla maggiore o minore identità con il principio di luce della divinità; molto
vicino a Lorenzo è BENEDETTO DA MAIANO
PORTALE DELLA SALA DEL TRINBUNALE in Palazzo Vecchio (1480).
Crea un portale sovrastato dalla figura del Battista (che identifica la
città di Firenze) come amico che attende di incontrare chi è capace, con
la sua virtù, di illuminarlo (sviluppa il pensiero di Desiderio di
Settignano nel tondo Arconati del 1460). Benedetto da Maiano rende il
Battista una figura a tutto tondo possente che si impone sul fondo, è
accompagnato da figure di bambini che nel pensiero platonico sono
demoni, i quali si stringono attorno a delle candelabre che implicano la
luce che sale verso l'alto. Come dice Giovanni all'inizio del suo vangelo,
la figura del Battista è il testimone della luce. Benedetto ha fatto sì che
la figura di Giovanni si volga col volto e col busto (secondo una
modalità già vista in Donatello) verso colui che gli si para sulla destra,
con l'indice della mano sinistra lo identifica come Gesù. Il volto mostra
l'incontro dei suoi occhi con gli occhi dell'amato atteso e ricercato e si
riconoscono reciprocamente in una stretta unità.
Nella plastica dimostra un cambiamento rispetto ai caratteri scorporati di Desiderio da Settignano,
rispetto a quelli più graziosi di Rosselino e a quelli più schematici Mino da Fiesole perché ha una plastica
sensibile nella superficie del marmo come una pellicola premuta, capiamo c'è un aggiornamento dei
pensieri aristotelici sull' anima, forma del corpo, in base a quello che dice il Ficino: usa delle parole
molto significative perché dice che "l'anima è la forma del corpo ma non è timida, è potente. È espressa
perché è colei che mostra i moti dell'interiorità e fa restare saldamente unito il corpo che nella morte si
scompone” qui vediamo proprio l’anima di Battista che si tende verso l'amato e si fa formare dall'amato
stesso a questa meravigliosa dolcezza, semplicità e purezza che si legge nei tratti del suo volto. Questo è
confermato anche dai colori che Benedetto sceglie, considera la scala dell’immaginazione di Ficino e
modula i colori passando dai colori più scuri (immaginazione terrena) a quelli più chiari e splendenti
(immaginazione sublime). Considera la scala dei 12 colori di Ficino, al 10 posto mette il candido (il
marmo), all'11esimo lo splendido (l’oro dei capelli), il 12 è lo splendore di Dio e di Cristo che irradia il
Battista con la sua luce e lo plasma con la sua identità trovandolo disposto nell'anima a riceverla.
In questo modo la bellezza del volto diventa (come dice Ficino nel libro dell'amore) lo splendore di Dio,
e il guardarlo ridesta la mente alla divinità stessa, si capisce ora il discorso dei due candelabri che fanno
del Battista il testimone veridico della luce di Dio.
Questi discorsi trovano conferma in un altro capolavoro di Benedetto da Maiano:
IL PULPITO DELLA CHIESA DI SANTA CROCE (anni 80 del 400).
Al centro pone sintomaticamente un'altra
immagine di questa comunione
amichevole che plasma l'amante
all'amato, cioè il momento delle stimmate
che nella leggenda di Bonaventura è
quello in cui Gesù stampò sé stesso
nell'anima e nel corpo dell'amante,
questa trasfusione di forme è dimostrate
attraverso un parallelismo fra l'aprirsi del
corpo di Francesco, in un atteggiamento
di recipiente, e l'aprirsi del corpo di Cristo in un atteggiamento di colui che
riempie;
Questi pensieri sono al centro dell’idea di realizzare 5 storie di Francesco in
una loggia architettonica di una balaustra da cui il predicatore parla e lancia le sue parole perché
formino l’anima dell'umanità raccolta intorno.
Benedetto ha fatto in modo che la tendenza radiante della loggia (con queste meravigliose colonnine
aggettanti) fosse amplificata attraverso il collegamento a raggera del basamento.
CAPPELLA DI SANTA FINA ( San Gimignano)
Benedetto lavora con il Ghirlandaio ed esegue l'altare e il sepolcro della Santa
Fina, il Ghirladaio rappresentò i due episodi della santa.
Sul basamento del sepolcro Benedetto inventa una straordinaria figurazione
dell'anima di Santa Fina che è come se si stesse lanciando dal piedistallo
contro un vento, quello che per Ficino è il vento caldo che viene dal basso e
che porta le anime in cielo mentre quello freddo le schiaccia verso la terra.
Che sia un vento lo dice il gonfiarsi della vela e soprattutto i capelli che
vengono innalzati.
Anche in questo caso Benedetto ha creato un sottile velo che è proprio l'immagine dell’anima che
preme per farsi plasmare dalla divinità, il petto così importante che viene rappresentato è proprio
l'immagine del ventre che come sostiene Ficino "nell'uomo è più molle rispetto agli animali perché più
propenso a ricevere il marchio della divinità".
Benedetto da Maiano fu uno degli artisti che, come il Ghirlandaio o Poliziano, Lorenzo volle accogliere al
giardino di San Marco dove creò una sorta di scuola aperta e libera per la formazione di giovani di
talento, l'incontro con i grandi uomini di pensiero e con le collezioni che Lorenzo aveva dell'arte antica
potevano essere ammirate e diventare d’ispirazione.
SAN SEBASTIANO.
È l'ultima opera di Benedetto, trovato nella sua bottega al momento della morte, ora si
trova presso la chiesa dell'Istituto della Misericordia;
Anche qui c'è la miracolosa forza interna che preme a dilatare il volto ma soprattutto il
petto rendendolo morbido alla scrittura della divinità; proprio perché Benedetto studiò
nel giardino di San Marco, si capisce come questa immagine dei primi anni '90 (morì nel
'94) passò poi nelle mani di un altro giovanetto che frequentava in quegli anni il
giardino di San Marco: Michelangelo.
In questa situazione culturale, sotto l'ombra di Lorenzo, viene a Firenze un grande artista come il
Signorelli e nascono a Firenze altri grandi pittori come il Ghirlandaio, Botticelli, Filippino, Piero di Cosimo
e Leonardo.
Vedremo come i primi 3 artisti intrepretino i pensieri platanoci mentre Leonardo e Piero di Cosimo se
ne distaccano.
SIGNORELLI EDUCAZIONE DI PAN
Va a Firenze offrendo al Magnifico un’immagine diversa rispetto a
quella del Perugino, l’anima non è destinata alla morte come quella
di Dafni ma viene rappresentato il trionfo.
Pan è una divinità medicea che ha un potere pacificante nel mondo;
questo identifica l'anima più profonda di Lorenzo, cioè quella della
pace con la divinità e quindi con l'umanità. Per far questo il Signorelli
adotta una struttura disegnativa che prevale sulle tenerezze e le
individualità della superficie della pelle.
CAPPELLA S. BRIZIO, Duomo di orvieto (primi anni del '500)
Angelico aveva iniziato la decorazione delle volte ma morì.
Rappresenta dei nudi nel momento della resurrezione della
carne che avviene per i buoni nel momento dell'estremo
giudizio. Fonda le strutture del nudo sulla geometria
interna che articola e regge le superfici, lo fa con immagini
commoventi come i due giovanetti che, ritrovata la carne,
ritrovano anche le antiche amicizie abbracciandosi, toccandosi, accarezzandosi, ma senza inclinazioni
sensuali perché in realtà sono le loro anime che si toccano ed esprimono il ritrovato amore.
Un altro artista che interpreta il pensiero di Lorenzo e il Ghirlandaio che insieme al Botticelli
rappresenta la rinascita, il primo della grande tradizione brunelleschiana della geometria, il secondo,
invece, del disegno donatelliano.
GHIRLANDAIO
negli anni 80, dopo che egli aveva già affrescato la cappella di Santa
Fina con primo grande cenacolo (quello del monastero benedettino di
Passignano in Val d'Elsa), lo vediamo con il capolavoro nella chiesa di
Santa Trinita nella CAPPELLA SASSETTI (famiglia legata ai medici).
Rappresenta le storie di San Francesco, vediamo l'episodio della
conferma della regola; nella raffigurazione di questa immagine il
Ghirlandaio usa una prospettiva che delimita e regola lo spazio, è
perfetto lo scandirsi delle figure nella profondità in relazione allo
spazio.
Con una ricerca di equilibrio e di armonia che è data dal disegno, fa sì che queste immagini non siano
narrative ma presuppongono la contemplazione delle figure che si sospendono in questa dimensione di
armonia; Vasari nelle Vite dice che "era uno spirito perfetto perché non aveva bisogno di strumenti
come la squadra o il compasso per individuare la geometria ma a o