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N.B.

• Nelle rivendicazioni plebee c'era un aspetto molto importante, quello economico: si chiedeva infatti, l'abolizione dei

debiti ed un'equa distribuzione della terra, in particolare delle terre via via conquistate. Dall'altra parte invece i patrizi

insistevano sull'occupazione di queste terre da parte di famiglie più ricche.

• Il divieto del connubium, matrimoni misti fra patrizi e plebei, viene considerato introdotto dalle leggi delle XII Tavole.

Verrà poi abolito.

Quindi, organizzazione della plebe:

• Assemblea, organizzata dapprima in curie poi in tribù.

• Magistrati:

- tribuni della plebe: originariamente due; sacrosanti; ius auxilii quindi intercessio.

- edili: 2; cura dei templi e dell'archivio e della cassa plebea nel tempio di Cerere.

• Concilium plebis tributa, dove si approvavano i plebiscita

2.6 Il problema agrario

L'utilizzazione delle terre conquistate fu differente in rapporto all'età storica:

– Nel corso del V secolo gli incrementi territoriali conseguenti alle vittorie consentirono la distribuzione di terra ai

cittadini meno abbienti, e la tradizione annalistica ha interpretato come leggi agrarie di tipo graccano ( cioè

distribuzione di terre ai proletari ) i provvedimenti che si ebbero in questo periodo, a cominciare dalla Lex agraria del

console Spurio Cassio del 486 a.C. Nel V secolo poi dovevano essere in vigore forme di sfruttamento comunitario delle

terre conquistate, specialmente per quanto attiene alla pastorizia, che era un complemento indispensabile alla vitalità

delle piccole proprietà.

– Nel IV secolo invece ci fu una rudimentale organizzazione agrimensoria del suolo ( limitatio ), con la creazione di

centurie quadrate regolari. I gromatici erano quei tecnici che dovevano misurare il terreno e suddividerlo in parcelle

regolari.

– Lo stato romano arrivò ad avere un'ampia disponibilità di terra con le conquiste in Sabina fra 305 e 290 a.C. Si poté

allora sperimentare per la prima volta un complesso sistema di sfruttamento del terreno, con distribuzioni viritane,

vendita a cittadini abbienti ad opera di questori e deduzioni di colonie.

– La vera e propria occupazione di terreno pubblico da parte di privati si ebbe però ancora più avanti, verso la metà del

III secolo, soprattutto dopo le grandi confische seguite alla guerra annibalica. Sembra poi che la legge agraria Licinia

Sestia del 367 a.C., abbia ammesso anche i plebei all'utilizzo del terreno pubblico.

N.B. Le Leggi Licinie Sestie ( 367 a.C. )

i due tribuni della plebe Gaio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano riuscirono a far approvare 3 leggi contro la

potenza dei patrizi a vantaggio della plebe-

1. sui debiti, che ne risolveva il problema.

2. Sui limiti di possesso dell'agro pubblico ( Lex Licinia de modo agrorum ): viene stabilito un limite di estensione

massima di terreni pubblici che poteva essere occupato da un privato

3. sull'elezione di un console plebeo, con la quale si ottenne la pacificazione tra patrizi e plebei per quanto riguardava

l'accesso alla magistratura più elevata. Tuttavia ancora per qualche anno continuarono ad esserci collegi di soli patrici e

solo dal 342 a.C. si affermò la consuetudine di eleggere ogni anno un patrizio e un plebeo. A partire dal 172 a.C.,

troviamo sempre più frequentemente collegi consolari composti da due plebei.

4.L’età medio-repubblicana

3.1 Dalla conquista di Veio alle Leggi Licinie Sestie

La conquista dell’importante città etrusca di Veio ad opera della non chiara figura di M. Furio Camillo nel 396 a.C.,

dopo una guerra decennale, rappresentò un evento epocale nella storia di Roma. La vasta estensione del territorio

conquistato con il conseguente insediamento di ben 4 tribù e distribuzione di terra fertile e ricca di varie strutture,

modificò profondamente la società e l’economia romana. Al tempo stesso bisogna considerare la conquista come il

primo risultato della nuova compagine militare romana, riorganizzata nei decenni precedenti. Ad una maggiore

disponibilità di contadini arruolabili ( accresciuta ancora dalle distribuzioni di terre, che aumentavano il numero degli

adsidui delle classi medie censitarie ), veniva anche a corrispondere una più consapevole partecipazione della plebe alal

vita politica, una maggiore sensibilità politica e quindi un più deciso impegno anche nelle azioni militari. È da questo

momento, dunque, che Roma comincia la sua espansione in Italia.

Durante la guerra di Veio, ci racconta Livio, accadde che da una situazione nella quale si combatteva armandosi a

proprie spese e si conducevano campagne militari che duravano una sola stagione, si passò a guerre che duravano più

stagioni. In conseguenza di ciò si dovette procedere al pagamento di uno stipendium al soldato ( il cosiddetto saldo

militare ) il quale non poteva tornare subito a coltivare il suo ager. Per finanziare questo stipendium, inoltre, bisognava

necessariamente introdurre il pagamento di un tributum ex censu da parte de non reclutabili. Sempre Livio riporta

un’iniziativa dei tribuni, i quali dichiaravano che avrebbero dato il loro sostegno a chi non avesse versato il tributo per

le truppe. I senatori appoggiavano questa iniziativa e pagarono per primi. Ora, questo passo è interessante perché ci

mostra come al tempo non esistesse ancora la moneta d’argento, per cui, in questo caso, i senatori dovevano trasportare

gli assi da una libbra ( 1 libbra = 320 gr. circa ) da versare come tributum con dei carri.

Veio fu dunque distrutta e inglobata, e l’ager romanus venne ad essere più grande del doppio rispetto a quello che era

prima. questo aumento consentì di risolvere un problema di sovrappopolamento: in base ad un senatus consultum

quindi, si provvide a distribuire l’ager in lotti di 7 iugeri, i quali erano concepiti per garantire la sussistenza delle

famiglie contadine. Dal momento che queste famiglie erano molto ampie, Livio ci dice che non si tenne conto solo del

pater familias ma ci contarono gli uomini liberi presenti in ogni famiglia; in questa prospettiva quindi, i cittadini erano

più invogliati ad allevare i propri figli.

L’ascesa di Roma fu solo temporaneamente interrotta dalla conquista gallica della città ( sacco gallico del 390 a.C.

secondo la cronologia varroniana, ma in realtà il sacco fu del 387 o 386 a.C. ). La tradizione parla di un incendio, del

quale però non si sono trovate tracce archeologiche anche se è possibile che parti della città siano state danneggiate o

distrutte. Che siano andati dispersi materiali documentari, importanti per la storia più antica della città, è invece una

leggenda che serviva a spiegare una fase storica poco documentata e conosciuta. Certamente testi legislativi come le XII

Tavole, documenti epigrafici e templari, si salvarono.

N.B. dal 390 al 410 d.C. ( per 800 anni circa ) Roma non venne più presa e saccheggiata dai nemici.

La ripresa romana dopo il sacco gallico fu rapida. I decenni centrali del IV secolo videro Roma nell’offensiva contro i

Volsci per il definitivo controllo della regione pontina; con i Volsci si schierarono in alcuni casi anche i Latini, i quali

comunque erano ancora alleati di Roma con il Foedus Cassianum del secolo precedente ( 493 ). Ma nel frattempo la

situazione era ormai profondamente cambiata per la grande crescita in potenza di Roma, che era diventata troppo

pericolosa per le comunità latine. Le ragioni dell’alleanza dunque stavano per venir meno, come dimostrerà la guerra

del 341-336 a.C. Anche Praeneste ( Preneste ) e Tibur ( Tivoli ), importanti città latine ma non appartenenti alla Lega,

combatterono contro Roma, ma furono sconfitte.

Anche nella vita interna della città si avverte una vivacità nuova negli aspetti politici, sociali ed economici. In campo

politico in particolare, con il crescere del benessere e l’aumentata partecipazione plebea, si fecero più acuti i contrasti

per la dirigenza patrizia e i gruppi plebei in ascesa. Fondamentali in tal senso sono, nel 367 a.C., le Leggi Licinie Sestie

( di cui si è già parlato sopra ).

3.2 Il problema dei debiti

Nel IV secolo il grave problema dell’indebitamento coinvolgeva buona parte degli adsidui. Ora, quando un piccolo

contadino era costretto per varie ragioni, spesso al di fuori della sua volontà ( cattivi raccolti per cause climatiche o la

lontananza dal suo podere in servizio militare ), era costretto a contrarre un debito piuttosto in natura che non

monetario, con un proprietario maggiormente in grado di resistere a quelle avversità; in altre parole, era costretto a dare

in servitù il suo lavoro al creditore, al posto della pecunia, fino all’estinzione del dovuto. Varrone cin informa poi che

chi forniva il suo lavoro in servitù era definito nexus o anche oboeratus. Una delle prime forme di schiavitù a Roma fu

dunque la schiavitù per debiti che la Legge Petelia del 326 a.C: avrebbe poi soppresso.

La personalità dominante alla fine del IV secolo fu quella di Appio Claudio Cieco, una figura complessa, su cui la

tradizione ha opinioni contrarie: per un verso sembra essere stato avverso ai plebei, mentre per un altro sembra essere

stato un uomo democratico. Ad ogni modo la sua censura del 312 a.C. si distinse in due opere pubbliche fondamentali:

- L’acquedotto dell’aqua Claudia;

- La via Appia, che inizialmente collegava solo Roma con Capua, una città che inserì Roma in un mondo come

quello magno-greco, caratterizzato dall’uso della moneta e che cominciava a fornire importanti esponenti alla

nuova élites. La creazione della via Appia mostra dunque la direttrice fondamentale dell’espansione romana

verso l’Italia meridionale, soprattutto per quanto riguardava i commerci ( questa espansione, però, non era

voluta da una parte della classe dirigente romana ).

Appio Claudio nonostante fosse patrizio, dimostrò comunque una certa capacità di adeguarsi ai tempi ed attuò una serie

di riforme volte a rompere il privilegio dei più ricchi. Innanzitutto, da censore, effettuò la lectio senatus ( “scelta dei

senatori” ) ammettendo anche persone di umili origini, come ad esempio i figli dei liberti. Egli poi fece qualcosa di più,

ossia introdusse una nuova maniera di effettuare il censimento, consentendo al cittadino di iscriversi nella tribù che

voleva: ciò significava che venne ad essere eliminata la disparità di coloro che abitavano a Roma e non avevano un

pezzo di terra, e quindi si raggiunse lo scopo di una distribuzione più paritaria dei cittadini.

Ad ogni modo, nel 304 a.C. ci fu la censura di due personaggi che provvidero ad annullare le innovazioni democratiche

di Appio Claudio: furono quindi espulsi alcuni senatori e venne abolita la possibilità di scegliere in

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
24 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gabriorzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Lo Cascio Elio.