Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IVOLUZIONE L PRIMATO DELLA CONTEMPLAZIONE NELLA VITA CRISTIANA
Permette di comprendere il successo della vita contemplativa all’interno dell’universo eremitico e, successivamente,
delle comunità cenobitiche. Il «santo di Dio» lontano dal mondo e dalle cose, riassume in sé, nella concezione
antropologica proveniente dalla cultura greco-latina, il grado più alto di libertà e di indipendenza che fosse possibile
all’epoca. Ma se il primato della contemplazione rinvia alla cultura greco-latina, l’innesto della rivelazione cristiana
dota un tale percorso di una forte carica normativa. Non si contempla stoicamente l’ordine delle cose in quanto tale,
ma un principio di verità che implica una necessarie riforma interiore ed un nuovo atteggiamento verso sé stessi e verso
il mondo. Si comincia a contemplare per mettere ordine in se stessi.
I perché da il primato all'azione sulla contemplazione:
L CRISTIANESIMO COME MOTORE DELLA PRIMA TRASFORMAZIONE
• La parabola dei talenti, mostra come il valore morale non dipenda dai doni
ricevuti, ma da come li si impiega. Ogni gerarchia sociale che rifletta le semplici
disuguaglianze naturali è fuori gioco.
• La conseguenza sarà la valorizzazione del lavoro.
• Chi non lavora non mangi (S.Paolo) confronto con “L'aristocratico non
lavora”
• «I monaci sono veramente tali quando vivono del lavoro delle proprie mani,
come i nostri padri e gli Apostoli» (Benedetto da Norcia) 534 d.C.
Un uomo che non lavora non è solo un uomo povero, ma anche un pover uomo, in quanto non è ‘coltivato’, e non ci si
umanizza senza passare attraverso il lavoro. La virtù non è solo il riflesso si una natura gratificata dalla nascita
fortunata, ma al contrario, una lotta senza requie contro le inclinazioni alla pigrizia ed all’egoismo.
Dalla contemplazione, si passa all’impegno. Dall’ascesi come estraneazione contemplativa, si passa all’ascesi
come azione. «L’idea di una trasformazione della natura è forse suggerita da un mutamento
notevole sopravvenuto verso l’830 nell’illustrazione dei calendari: fino a quel
momento avevano rappresentato i mesi attraverso le costellazioni che vi
risultavano osservabili, adesso lo fanno attraverso i lavori umani, in primo luogo
agricoli, che vi sono collegati(prima nei calendari si raffiguravano i segni
zodiacali, ora sono raffigurati i lavori quotidiani dell'uomo)» (Prague)
'
L EDUCAZIONE DEI MODERNI
Il mondo percepito come comprensibile e penetrabile da una parte all’altra pone la prassi al posto della contemplazione.
Ad un universo da contemplare si sostituisce la conoscenza di un passato da acquisire in funzione di un mondo da
comprendere e di una civiltà da costruire.
Il riferimento al patrimonio culturale consolidato fa riferimento ad una
precisa posizione sociologica: quella dell’erede (abbiamo bisogno di sapere
da chi discendiamo per capire la modernità=nani sulle spalle di giganti,
dobbiamo acquisire l'eredità). Il pensiero stesso, nelle sue diverse
manifestazioni che compongono la cultura, non è innato. Esso è il risultato
di una lenta costruzione umana, di una tradizione, di un’eredità che ogni
generazione riceve dalla precedente e la rielabora, la arricchisce, la
trasforma e l’approfondisce. (Laurent Lafforgue)
Noi non produciamo alcunché di nuovo se non a partire da ciò che abbiamo ricevuto.
4 secoli prima: Leon Battista Alberti “voi giovani, consacrate gran parte del vostro tempo allo studio delle Lettere! Siate assidui,
attardatevi a conoscere le cose passate e degne di memoria, applicatevi a comprendere le memorie migliori, cercare di ornare la
vostra anima delle vesti migliori … sforzatevi di conoscere le cose umane e divine, le quali sono in perfetto accordo con le Lettere.
Non c’è congiunzione di voci o di canti che possa eguagliare l’armoniosa semplicità di un verso di Omero, di Virgilio o di qualche
altro grande poeta.”
Riassumendo: dalla contemplazione, si passa all'azione, ma c'è bisogno di acquisire l'eredità.
Per Pico della Mirandola la dignità dell’uomo non deriva più dalla posizione che gli è stata assegnata nel
cosmo, una volta per tutte, bensì nella possibilità di oltrepassare costantemente qualsiasi posizione.
L’uomo diviene l’essere il cui agire non deriva dalla propria sostanza, ma è quest’ultima a derivare
dall’agire. Anziché ricevere la sua esistenza già bella e fatta dalla natura, l’uomo è nella necessità di
(Dio aveva dato a tutti gli animali
acquisirla, di dargli una forma attraverso la virtù e attraverso l’arte.
delle qualità, all'uomo ha dato la qualità dell'intelligenza per piazzarsi dove preferisce e riuscire
a risolvere ogni difficoltà= Primato dell'azione dell'uomo altrimenti non gli resta nulla).
Ci sono più cose sulla terra e nel cielo, Orazio, di quante non possa
sognarne la tua filosofia.=La curiosità prende il posto della
contemplazione. (Amleto, Shakespeare)
“ci fu una volta qualcuno che poteva guardare lo stesso spettacolo o lo
stesso oggetto con l’occhio di un naturalista o di un pittore, di un fisico,
o di un poeta. E nessuno di questi sguardi era superficiale.” (Paul
Valéry)
I :
N SINTESI
• Vincere i vizi per cogliere la verità attraverso la contemplazione del mondo (ascesi come contemplazione)
• Vincere i vizi operando nel mondo attraverso la valorizzazione dei propri talenti (ascesi come azione) Le cose
sono state messe così e non devo toccarle, devo controllare le passioni e non sviluppare talenti
• L’eredità di quanto è stato già realizzato come presupposto per l’acquisizione di nuove conoscenze e la
realizzazione di nuove opere. Tutto va guardato con estrema attenzione, si è attenti al mondo perché si è attenti alla vita.
L A FINE DEL LEGAME CON IL TRASCENDENTE
Ogni differenza tra il mondo sublunare, imperfetto, e quello perfetto degli astri scompare.
Nessuna parte è superiore all’altra. Con Galileo si chiude l’era simbolica: lo spazio non è
che un campo di forze libero da qualsiasi dimensione soprannaturale, la natura è aperta alla
sperimentazione, così come è aperta ad uno studio senza remore.
Il caso Galileo va molto più in là del conflitto tra leggi della scienza e principi dogmatici. (Per il
quale sarà costretto ad abiurare il 22 giugno del 1633).
Ciò che si produce è la vittoria di un modo radicalmente nuovo di concepire la scienza, la
ragione e la stessa cultura. Perché?
Dalla scienza come contemplazione alla scienza come azione;
- si tratta di agire, non più solo contemplare
- Dalla ragione come esperienza alla ragione come sperimentazione;
bisogna sperimentare, non si può dire che il sole tramonta, bisogna dire che la terra gira.
- Dalla cultura come ascesi alla cultura come metodo.
la cultura non è vincere i vizi, la cultura è un metodo di lavoro
Con Galileo la fisica dell’esperienza cede il posto ad una fisica della deduzione. Dall’evidenza empirica del senso
comune si passa all’autorità dell’evidenza matematica. Il reale ed il vero non si rivelano più: si dimostrano.
“Il metodo occupa il centro luminoso del sapere. Passare attraverso la forma della dimostrazione matematica, diviene
la conditio sine qua non di ogni vera scienza.” (Ernst Cassirer)
Per E. Husserl la filosofia, intesa come attitudine interrogativa verso la realtà, dopo aver caratterizzato la civiltà europea
entra in crisi a partire da Galileo. Questi non segna la vittoria della scienza sull’ignoranza, ma compie “la
sostituzione attraverso la quale il mondo matematico diventa l’unico reale. Il mondo realmente presente
nell’intuizione, realmente sperimentato e sperimentabile” è, di fatto, nascosto e reso inutile.
L' R
ECLISSI DEL INASCIMENTO
La continuità armoniosa tra le Lettere e la Scienza si interrompe. La letteratura continua a sussistere, a risiedere ed a
svilupparsi. Ma essa è oramai neutralizzata, disinnescata, derealizzata, soggettiva. Essa evolve in un mondo illusorio,
dove la terra è un suolo e dove il sole tramonta. Essa riporta fedelmente ciò che vede, ciò che gli appare, ma l’apparenza
non è la verità. Per Galileo, l’Iliade o l’Orlando Furioso sono “l’opera della fantasia di un uomo per il quale la verità di
ciò che scrive è l’aspetto meno importante.”
Un compagno di strada influente: Réné Descartes, come Cartesio e Galileo avrebbero cambiato l’epistemologia.
Dal libro delle sue memorie: “Educato allo studio delle Lettere fin dalla mia prima
infanzia ed al principio che, attraverso queste, mi sarebbe stato possibile accedere ad
una conoscenza chiara e certa di tutto ciò che è utile alla vita, mi impegnai ad
apprenderle. Ma non appena ebbi completato lo studio di queste, mutai rapidamente
opinione. Trovandomi imbarazzato da così tanti dubbi ed errori, pervenni alla
conclusione di non averne tratto alcun profitto e di avere semmai approfondito,
sempre di più, la mia ignoranza.”
A : Descartes abbandona gli studi per conoscere il mondo,
LLA RICERCA DEL VERO
viaggiare, incontrare persone di diverse condizioni. “ho appreso a non credere
alcunché in modo definitivo di tutto ciò che mi aveva persuaso solo attraverso l’esempio e i costumi. Ma la realtà non
gli restituisce che una serie infinita di esperienze cui manca il criterio ordinatore. Lo scetticismo era l’unico elemento
che lo caratterizzava. E allora cosa fa? Fa la rivoluzione, trasforma lo scetticismo in dubbio sistematico. Si trattava
così di trasformare lo stato del dubbio, emerso tanto dagli studi quanto dalle esperienze di vita, in un esercizio metodico
del dubbio in quanto tale.
“non accettare mai alcunché per vero se non l’avessi conosciuto nella sua reale evidenza.”
“non comprendere niente di più nei miei giudizi, di quanto non apparisse chiaro e distinto al mio spirito.”
L E OPPOSIZIONI FILOSOFICHE
Tentativi diversi e molteplici di opporsi a quella che appariva come una riduzione degli ambiti di conoscenza
Jonathan Swift: l'elogio della mediazione.
“Racconto completo e veritiero della battaglia esplosa venerdì scorso tra i libri Antichi e i Libri Moderni nella
Biblioteca St. James” (1704) La disputa tra il ragno e l’ape. Perfezione geometrica della ragnatela, ma intrappola molti animali,
l&