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Montesquieu
Prendiamo in esame il suo testo più famoso, "Lo spirito delle leggi" (1748). Si chiede il perché si sono fatte determinate leggi e non altre e perché alcune sono efficaci e altre no. È convinto che la ragione sia capace di districarsi tra le leggi e governi nella storia che sono molto diversi tra loro. Anni prima Montaigne aveva elencato un insieme di leggi agli antipodi tra loro presentandolo come il regno dell'arbitrio. Montesquieu pensa che gli uomini non siano guidai da fantasia e anzi crede di vedere delle regolarità, si oppone al caso e alla fortuna. La tendenza generale trascina con sé gli accidenti particolari; deve spiegare in modo razionale le leggi e i costumi. Il suo è un secolo molto scientista dove le scienze "dure" sono un modello per le altre scienze; Montesquieu seziona molte rane per mostrare un principio fisico ad esempio. Usa i suoi viaggi, le sue letture, le sue conoscenze storiche.per cercare la mollache genera tutta questa differenza. La legge è un sistema di rapporti con eventi esoggetti diversi. Montesquieu ci lavora per 20 anni di seguito e ha una strutturacomposita, i primi 8 libri riguardano la teoria dei governi, dal nono al tredicesimo parladel rapporto dello Stato con la libertà, garantita da una certa distribuzione dei poteri(è af-fascinato dall'Inghilterra e deluso dalle Repubbliche), dal quattordicesimo aldiciottesimo prende in esame le cause fisiche, le leggi sono in relazione allacostituzione fisica di un certo Paese, nel diciannovesimo arriva al-lo spirito generale delle leggi, formato da governo, religione, tradizione, costumi eclimi; da qui gli argomen-ti spaziano in discorsi dettagliati ma meno importanti nella storia del pensiero politico,nel ventinovesimo c'è la maniera per comporre le leggi, il legislatore deve essereanimato da uno spirito di moderazione. Lo "Spiri-to delle leggi" non
È un trattato, non esprime la sua teoria in modo sistematico. Le leggi sono i rapporti necessari per la natura, prima delle leggi scritte c'era una giustizia primitiva (in polemica con Hobbes). Esamina la teoria dei governi con tre tipologie: repubblica, monarchia e dispotismo con l'aggiunta di due sottocategorie di repubblica, quella democratica e quella aristocratica. In ogni governo si distingue ciò che lo fa essere tale (la natura) e ciò che lo muove (lo spirito) e le leggi devono riferirsi ad entrambi diventando vive e prendendo forza; la corruzione ha inizio dai principi del governo i quali trascinano tutto, nel bene e nel male.
La repubblica democratica come natura ha il popolo che appare sotto due forme, come sovrano e come suddito, e le leggi sono importanti; ciò che non può essere fatto bene dal popolo deve essere delegato a ministri nella pubblica piazza (riferimento al modello antico) lasciando loro parte dell'autorità.
Secondo l'autore il popolo agisce troppo o troppo poco mentre il governo richiede regolarità. Una repubblica deve avere piccole dimensioni perché tutti possano conoscere gli interessi degli altri in modo da essere vicini al bene comune. La virtù è la politica, il sacrificio del proprio interesse per il bene pubblico; se governa uno solo è più facile correggersi rispetto alla corruzione della maggioranza. La virtù non deve venire meno e l'educazione deve essere molto forte, ogni cittadino deve amare il governo per salvaguardarlo. Non ci deve essere il lusso per motivazioni artificiali (sul lusso molti autori sono divisi, è il caso di Mendeville che lo appoggia e Rousseau che lo critica); la società sta diventando società dei consumi, Montesquieu ritiene che ci si debba contenere per non far emergere il vizio. Il regime si corrompe quando viene meno l'uguaglianza o quando diventa estrema sfociando in una
tirannia con il popolo che mantiene l'uguaglianza non contando nulla sotto il despota. La democrazia è la forma di governo più difficile, nella sua epoca esistevano due repubbliche aristocratiche, Venezia e la Polonia. La natura dell'aristocrazia è quella di essere pochi, è una democrazia filtrata con il governo riservato a cittadini distinti per nascita ed educati a governare. Il principio è lo spirito di moderazione che impedisce ai nobili di essere eccessivi. Nella monarchia governa un solo individuo secondo leggi fisse che ne arginano i capricci. Sono fondamentali i poteri intermedi tra i sudditi e il monarca; senza di essi il potere non sarebbe frenato da nulla, essi sono come piccole dighe o canali lungo i quali il potere scorre più lento; questi sono la nobiltà, il clero e le città. È necessario anche il corpo che custodisce le leggi fondamentali, sono i parlamenti e sono le leggi stesse ad impedire al monarca diFare esclusivamente i propri interessi. Qui sta il segreto della monarchia, questo gioco di forze e controforze mantiene l'equilibrio (nel 1789 viene "sbugiardato" dallo scoppio della rivoluzione francese). Il principio della monarchia (che si basa sulla preminenza e sui ranghi) è l'onore e l'ambizione. Le monarchie si corrompono quando si tolgono le prerogative e i privilegi ai corpi e alle città.
Ultima forma di governo è il dispotismo, governo violento di uno senza leggi fisse, fatto più per bestie che per uomini. Il principio del dispotismo è la paura con il silenzio delle città, il despota non può mai abbassare la guardia perché ha nemici ovunque. L'educazione instilla la paura e abbassa le persone perché siano servili, il sapere è qualcosa di pericoloso. Le leggi sono poche, quelle fondamentali. Si ispira ai "selvaggi" nativi americani e ai governi orientali (pur essendoci.
esempi non così disastrosi come Russia e Prussia). La maggioranza è sottomessa al potere, è un governo facile ed uniforme. La libertà politica si trova solo in alcuni governi moderati e consiste nel poter fare ciò che si deve voler fare e nel non poter fare ciò che non si deve voler fare, il tutto stabilito dalle leggi. L'abuso di potere è sempre possibile e questo fino a che non ci sono dei limiti, solo un altro potere può impedire l'abuso. Il potere deve essere frammentato e solo l'Inghilterra al tempo aveva realizzato questa frammentazione; si ispira a Locke che aveva però distinto solo legislativo ed esecutivo (che per lui comprendeva il giudiziario). I tre poteri devono essere separati per evitare accentramenti eccessivi ed interessi personali. Nel governo inglese si trova il popolo, la nobiltà e il monarca in un governo misto dove la prima forza è il popolo. I suoi rappresentanti sono scelti subase locale, dove si conoscono le esigenze e le persone del luogo. In questa scelta c'è la definizione della camera dei comuni. La nobiltà è giusto che sia ereditaria in modo che abbia interesse a conservare le proprie prerogative; i nobili sono un corpo che limita le richieste popolari. A questi due gruppi è affidato il potere legislativo con assemblee differenziate in modo che il peso di una camera sia bilanciato dall'altra (stessa cosa nella Repubblica italiana di oggi). Il monarca ha il potere esecutivo. Il fine è la libertà, il mezzo è una monarchia mista con prerogative moderate e forze che si bilanciano tra loro. Il legislativo delibera, l'esecutivo convoca il legislativo e ha potere di veto, il giudiziario è staccato dagli altri due ma deve seguire le leggi emanate. Il monarca è sacro e inviolabile. Questo congegno non rischia forse l'immobilità? C'è un movimento negli affari.Né troppo lento né troppo veloce che tende a portare aventi il governo.4Rousseau. discorso sulle arti e lePrendiamo in esame tre testi fondamentali, il primo è il “scienze” “discorso sull’origine della disuguaglianza”del 1750, il secondo è il 1754 e“contratto sociale”.poi il È un illuminista ma anche un anti-illuminista.L’accademia di Digione lancia una gara per rispondere alla domanda se ilRinascimento abbia contribuito a migliorare i costumi, Rousseau risponde e vince ilpremio andando controsenso facendo il bastian contrario (gli Illuministi pensavano cheil genere umano è destinato al perfezionamento e il fatto che l’umanità è arrivata aduna situazione grazie alle scoperte scientifiche e all’applicazione pratica dellel’Enciclopedie,tecniche); prendendo uno dei massimi testi dell’illuminismo, si trovauna cosa atipica, un sacco di tavole disegnate a mano che
riproducono le macchine degli artigiani. Per Rousseau le scienze e le arti stendono ghirlande di fiori sulle catene che tengono l'essere umano e semplicemente nascondono e rendono sopportabile una triste realtà. Esse soffocano il sentimento di libertà originaria per cui sembravano nate e ne fa schiavi. È il primo autore politico che va contro corrente che inaugura una tradizione critica nei confronti di valori considerati ovvi come il benessere e i consumi, una tradizione che arriva fino ai giorni nostri (esempio attuale: Ivan Illich). I costumi dell'uomo erano rozzi ma naturali e la diversità dei comportamenti rivelava quello che gli uomini erano e trovavano la base della reciproca convivenza in questo fatto di capire immediatamente chi si era e cosa si voleva, nei costumi adesso regna una vile e ingannevole uniformità come se tutti fossero usciti dallo stesso stampo seguendo mode e costumi ma mai il proprio spirito, non ci si mostra perciò che si è. Rousseau contrappone l'essere e l'apparire e gli uomini diventano un gregge dove tutti fanno le stesse cose nello stesso modo. La società è caratterizzata da vizi e da una serie di valori che sono scomparsi, regna la diffidenza e il sospetto dietro questo velo di cortesia. L'amore di patria è meno forte e si dice essere diventati "gente dabbene", Rousseau afferma che se qualcuno venisse tra noi si farebbe un'idea completamente opposta alla verità, le anime si sono corrotte di pari passo allo sviluppo delle scienze che andavano verso la perfezione mentre l'uomo decadeva. Alcuni popoli sono rimasti immuni da questa diffusione delle conoscenze, più arretrati ma con costumi più puri, Rousseau analizza il caso di Sparta, sempre giudicata come arretrata, che rivaluta poiché bandiva le arti e le scienze; è il primo in un breve arco di anni ad esaltare Sparta. I popoli consideratipiù arretrati dovrebbero considerarsi felici, le scienze e le arti spesso sono nate dai vizi (astronomia dalla superstizione, medicina dalla malattia, musica dalla tristezza, pittura dalla vanità).