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Federico II: lo stupore del mondo
Viene declinata in senso individuale. Federico II venne definito immediatamente dai suoi contemporanei, stupor mundi, lo stupore del mondo. Riuscì a unificare sotto di sé tutto l'impero e scelse, nonostante potesse sceglierla su tutto il territorio che andava dalla Germania fino alla Sicilia, di avere come sede della sua corte, Palermo, il capoluogo siciliano che dotò di monumenti ancora adesso molto significativi. Ma in verità si affidò ad una corte sostanzialmente cosiddetta itinerante, soprattutto nei periodi in cui lui stabilmente soggiornava nel meridione d'Italia nella Sicilia, usava viaggiare in tutti i suoi possedimenti che dotò di castelli significativi. In verità rimaneggiò molto spesso castelli normanni che già erano in sede, il Castello di Melfi, il Castello di Lagopesole, ma basti pensare anche all'esperienza fondante di Castel del Monte in Puglia. Certamente anche a Gioia del Colle ci sono tantissimi.luoghi minori, ce n'è uno meraviglioso rimaneggiato da Federico In questo primo paese della Calabria, sulla costa Ionica, a Rocca Imperiale. Non c'è luogo della nostra Italia meridionale che non sia stato toccato dall'enormità della presenza federiciana. Casteldel Monte con tutto quello che è, la classicità antica la possanza e tutta la novità del discorso anche esoterico. Pensiamo a tutto quello che significa la forma ottagonale, il mistero di questo meraviglioso oggetto, manufatto architettonico. La corte interna ottagonale, una bellezza tutta italiana, alla quale è stata dedicata la moneta da un centesimo. È un'enormità dal punto di costruttivo architettonico, progettuale. Questi monumenti testimoniano un'esperienza di governo del tutto nuova, rinnovata nel mondo medievale ecco perché è vero che tutti gli imperatori si erano ispirati a quello che rimaneva dell'Impero Romano. Anche
Carlo Magno aveva nominato il suo impero Sacro Romano Impero, ma Federico II fa una cosa più grande e più enorme rispetto a quello che era successo prima. Cioè, essendo Federico II un uomo di grandissima apertura mentale, non schiavo del potere temporale dei papi né del loro potere spirituale, Federico II venne scomunicato dal papà e poi ci fu riavvicinamento. Nasce come fortemente ribelle all'autorità papale. Federico II rappresenta anche un svecchiamento o comunque un rinnovamento della feudalità intesa nel senso medievale perché è il primo imperatore dell'universo medievale che si fornisce un Corpus di leggi, l'ultimo corpus di leggi che noi avevamo conosciuto è il Corpus di leggi di Giustiniano che Dante citerà nel 6^ canto del Paradiso come modello di riferimento per la sua idea di Impero, ma Federico II ci dà una cosa che ci porta direttamente in un altro universo e la sua esperienza è.Fondante anche da questo punto di vista. Le costituzioni melfitane mettono infatti per la prima volta un freno allo strapotere dell'imperatore perché se c'è un libro di costituzione un po' come la Carta Magna Libertatum che noi celebriamo nella cultura inglese. Ma le costituzioni melfitane riprendendo dalla cultura antica alcuni caposaldi, delimitano lo strapotere dei feudatari. Il feudatario aveva potere di vita e di morte sui suoi sudditi allora avere una Costituzione alla quale anche l'imperatore fosse tenuto ad obbedire rappresenta un avanzamento, una prospettiva, uno sguardo rivolto a quello che accadrà dopo e ci fa capire perché un uomo come Dante, un singolo cittadino della città di Firenze, di questi liberi comuni che comunque avevano un minimo di asservimento all'imperatore, cioè c'era un accordo del tipo noi siamo liberi nel nostro territorio però poi dopo comunque paghiamo una quota di servaggio all'imperatore.
Dante si rese conto di quanto fosse innovativa l'esperienza di Federico II soprattutto dal punto di vista costituzionale. Innanzitutto le costituzioni melfitane di cui celebreremo l'8^ Centenario dal 1231. Però è già dal 1220 che comincia diciamo questo fermento per Federico II. Melfi è un paese che oggi consideriamo quasi un piccolo paese però non bisogna dimenticare che Melfi è un centro di grande importanza che Ferdinando Galiani, un illuminista del '700 diceva Al Borbone, un illuminista napoletano politico. Diceva caro Borbone tu devi toglierti dalla capitale Napoli che è una città troppo ingovernabile e devi trovare un luogo centrale all'interno dell'Italia meridionale dove mettere la tua Corte e aveva individuato proprio Melfi un po' come aveva fatto Federico II. Ma perché Melfi era proprio il centro, l'ombelico dell'Italia meridionale; su questi studi si è basato l'avvocato.Agnelli per sistemare proprio lì la fabbrica della Fiat che è oggi lo stabilimento più grande del mondo della FC Hiding, del nuovo consorzio che è nato. È l'ombelico d'Italia cioè non c'è praticamente la ferrovia, non ci stanno le strade manell'ombelico d'Italia c'è la più grande fabbrica di automobili oggi in azione nel mondo. Per l'avvocato Agnelli le motivazioni erano di più ordini perché lui aveva bisogno di togliere la fabbrica dalla città dove gli operai potevano organizzarsi più facilmente in organizzazioni sindacali e poi per chi la portava in un luogo dove la popolazione è umile e ha accettato diciamo anche cose indicibili pur di poter tornare al suo paese. Noi abbiamo questo retaggio della civiltà contadina che non era una civiltà rurale, cioè che andava che andava nelle fattorie separate dal luogo del paese ma i contadini.sfruttare al massimo le ore di lavoro disponibili. Inoltre, gli operai della Fiat di Melfi erano abituati a fare sacrifici e a lavorare duramente, proprio come i contadini che si alzavano presto al mattino per andare nei campi. Questa vita di sacrificio e di dedizione al lavoro è stata una caratteristica comune sia per i contadini che per gli operai della Fiat. Entrambi hanno sempre avuto un forte legame con la propria comunità e con il proprio territorio di origine. Il Borgo ai piedi del castello rappresenta simbolicamente il legame tra il potere temporale e spirituale. Il castello rappresenta il potere temporale, mentre la cattedrale rappresenta il potere spirituale. Questi due simboli sono ancora presenti oggi nei nostri paesi e rappresentano la storia e la tradizione del nostro territorio. Per la Fiat di Agnelli, questa divisione tra lavoro e comunità ha avuto un impatto significativo sugli operai. Gli operai, infatti, fanno lo stesso lavoro dei contadini, ma a differenza di questi ultimi, non possono tornare nel loro nucleo originario dopo il lavoro. Gli operai della Fiat, infatti, spesso provengono da regioni diverse e non hanno la possibilità di tornare a casa ogni sera. Questa situazione ha portato gli operai a dover accettare condizioni di lavoro che potrebbero essere considerate inaccettabili per un operaio torinese. Ad esempio, all'inizio della Fiat di Melfi, gli operai accettavano di rimanere in fabbrica per due turni di seguito. Questo permetteva di sfruttare al massimo la giornata lavorativa, ma richiedeva un grande sacrificio da parte degli operai. In conclusione, la vita dei contadini e degli operai della Fiat presenta molte similitudini. Entrambi fanno un lavoro duro e sacrificato, hanno un forte legame con la propria comunità e devono accettare condizioni di lavoro che potrebbero essere considerate inaccettabili per altri lavoratori.che succede nel resto del mondo.Che quel modello del policentrismo, cioè più centri sono disseminati sulla penisola però il policentrismo non deve portare a una cultura strettamente provinciale. Nulla di quello che è successo a Melfi al tempo di Federico II è provinciale, è successo a Melfi perché Federico II il monarca si circondava nella sua corte di funzionari che aveva selezionato tra i più grandi intellettuali del tempo. Un intellettuale al tempo di Federico II era uno che conosceva, aveva letto quanto più possibile, la lettura si faceva sui codici che sapeva scrivere che era una cosa difficile nel Medioevo. Si scriveva con la penna d'oca, era un'arte che si imparava dall'infanzia. Era un intellettuale che conosceva le norme, quindi spesso era un uomo di legge che sapendo scrivere e leggere poteva accertare alcune cose, innanzitutto i documenti legali, la proprietà, faceva quello che faceva il notaio della abbazia di
Montecassino quando chiedeva al contadino "Di chi sono queste terre?" allora lo metto per iscritto e lo certifico. Dunque una cultura di funzionari dello Stato che sono innanzitutto notai sono notai. Ora in Italia anche noi siamo ancora nel Medioevo, il notaio ancora una professione che in Italia si esercita. Il notaio deve certificare la validità dei documenti, ora ce n'è molto bisogno nell'epoca digitale di certificazione di validità dei documenti perché è molto facile falsificare i documenti un po' più difficile lo era prima ma prima era difficile proprio leggerli documenti quindi il notaio aveva una specie di società discrivi, cioè quelli che sanno leggere e scrivere di cui si circondò Federico II. Ma poi essendo un uomo tolse via diciamo la cultura scritta, quello che si leggeva e si scriveva, li sottrasse al predominio dei conventi dove si esercitava l'arte della scrittura e della lettura negli.
Scriptoria medievali erano solitamente i conventi dove i giovani venivano addestrati alla scrittura, alla miniatura e all'uso degli inchiostri. Copiavano gli antichi codici per fornire a coloro che ne avevano bisogno. Nel Medioevo, i libri erano molto costosi e non è rimasta traccia di quanti libri Federico II abbia raccolto durante il suo governo. Sono rimaste le rovine dei suoi castelli, le costituzioni melfitane e alcuni scritti in latino, tra cui il suo trattato di caccia intitolato "De Arte Venandi Cum Avibus" (L'arte di cacciare con gli uccelli). Questo trattato riguarda la caccia con il falcone e si racconta che il castello di Lagopesole fosse particolarmente amato da Federico II perché lì poteva praticare la falconeria. Inoltre, Federico II circondò sé stesso di funzionari laici.