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La lingua scritta e la sua varietà
Oggi le mail non sono più paragonabili alla chat e si sono sostituite alla posta tradizionale (le raccomandate ad esempio arrivano come PEC). Ciò che si riconduce sotto l'etichetta di post è il trasmesso scritto, nei siti c'è di solito la lingua della scrittura con delle conseguenze (ad esempio l'attenzione nella lettura cala quando si guarda uno schermo). C'è la percezione che il web sia il territorio solo del trasmesso scritto e non anche della lingua scritta. Il registro (formale e informale) oggi è un grosso problema di gestione, soprattutto per i giovani.
5.) Diafasia, la variabilità della lingua in funzione della situazione comunicativa come il ruolo dell'interlocutore o il motivo. Sbagliato chiedere un favore come se si esercitasse un diritto. Usare un registro sbagliato o non saperlo usare può compromettere la situazione, la scelta del registro giusto è fondamentale.
Sull'asse diafasico
Sono compresi tre registri: formale, informale e formalizzato.
La dimensione diafasica viene rappresentata nel quinto asse ed è importantissima. Si misura con chiarezza la competenza linguistica dei parlanti. Le coordinate sono quelle di registro formale, informale e formalizzato. Quello formalizzato è proprio della comunicazione tecnico-scientifica, di addetti al lavoro con uno specifico lessico (informa scritta ma anche orale). L'interlocutore non è l'unico fattore ed è affiancato anche dallo scopo e dalla situazione, parlando al bar con un collega amico si tende a usare un registro informale ma in una mail lavorativa allo stesso collega si dovrebbe usare un registro formale perché la situazione è differente, ad un convegno si usa un registro formalizzato.
Non sempre le etichette di lingue specialistiche o settoriali rimangono omogenee nel tempo. Prendono il nome di lingue speciali (divise nelle sottocategorie sovrastanti).
Le lingue specialistiche sono legate a particolari ambiti del sapere (biologia, architettura, chimica) e si caratterizzano per particolari tipologie testuali (saggio, trattato) e particolarità sintattiche (fai questo/quello), ma soprattutto per il lessico, con una terminologia specifica con parole che non devono essere ambigue. Non vuol dire che non possano avere un significato comune nella lingua parlata ("termine" è un iponimo (particolare), "parola" è un iperonimo (generale)). Parte della terminologia non esce mai dalla materia di riferimento, parte risale nell'uso comune (un esempio possono essere i termini medici).
Il concetto di lingua settoriale può essere più sfuggente, ad esempio nel caso dello sport o della televisione, dove chi li usa è l'elemento identitario. Le parole della storia dell'arte sono di diversa natura, vi sono lingue specialistiche (scultura, architettura, pittura) e il critico d'arte che spiega l'opera.
traduce ad esempio il linguaggio architettonico (il messaggio che l'edificio manda) inventando dei modi per rendere significati usando parole che magari sono propri di altri saperi (lo stesso si può dire per i quadri), in certi casi sono creazioni effimere mentre in altri sono riutilizzate formando la lingua settoriale. Importante è anche il concetto di gergo (spesso usato a sproposito per le lingue specialistiche, settoriali o nella varietà diatopica). Tipico esempio è il gergo della malavita (palo, sbirro), usato per non farsi capire (prerogativa più importante della lingua gergale) ma anche per ribadire l'appartenenza ad un certo gruppo sociale. Molte parole del gergo della malavita sono ormai risalite alla lingua comune uscendo quindi dall'ambito gergale. Uno degli esempi più importanti è il gergo giovanile, che lascia alcune tracce nella lingua comune e si lega ad una certa epoca specifica. Si potrebbe parlare di gergo.giudiziario e della medicina per lo scivolamento delle lingue specialistiche nella gergalità per escludere. I tecnicismi collaterali potrebbero essere sostituiti da parole comuni ("avere sintomi" invece di "accusare sintomi"). Usare una lingua tecnica collaterale ha l'effetto di escludere (anche in modo involontario). Anche la lingua giudiziaria tende a cadere nel gergale anche se non dovrebbe. Non usare certi tecnicismi collaterali è visto come una forma di incapacità. Durante il praticantato si chiede di scrivere atti che se non presentano tecnicismi sono considerati mediocri anche se si è consapevoli che essi sono inutili e dannosi. La lingua dell'architettura è una delle più antiche in Italia ed è stata esportata nel mondo. Parlando di competenza linguistica è importante lo schema di Berruto. Sulla base di una sua descrizione dell'87 Berruto è interessato a proporci un contenuto.
datrasmettere e ci fa vedere come vi sono almeno 9 modi a seconda di dove ci siposiziona sugli assi per “dire a qualcuno che non si può andare da lui”. Nel suoschema l’asse diacronico non è considerato perché esamina solo l’italiano a luicontemporaneo mentre la dimensione diatropica negli anni ’90 non è ancoraincorporata. 5Per la competenza linguistica si può partire dall’articolo di Berruto del ’93, rappresentaparte dello spazio linguistico (diatopia e diacronia non sono toccate) e la competenzaè la capacità di muoversi in questo spazio.“Mi pregio di informarLa che la nostra venuta non rientra nell’ambito del fattibile”,italiano formale aulico, ai vertici degli assi. La maiuscola nel pronome clitico è moltoforte.Si incontra spesso l’italiano burocratico (soprattutto negli anni ’80 e ’90) con caratteredi negatività essendo poco trasparente
“Vogliate prendere atto dell’impossibilità dell’avenuta dei sottoscritti”.
Negli ultimi tempi si sta lavorando sulla maggiore chiarezza e trasparenza che spesso si lega alla sintesi anche se non sempre è corretto. La lingua burocratica è una delle prime ad avere trovato una convergenza linguistica (cosa comune in tutti gli Stati); gli organi di gestione dello Stato hanno bisogno di una lingua comune da nord a sud. Lo strumento era la lingua letteraria italiana con tutti i suoi difetti e limiti che si è poi consolidata nel tempo. Di nazionale non c’era tanto di più e in alcuni casi è stata messa a confronto con la lingua italiana standard.
Calvino pubblica un articolo diventato famoso riguardo ad un interrogatorio, ciò che viene detto in modo preciso dall’interrogato viene allungato e reso più complicato nella trascrizione fatta in questa “antilingua”, una definizione fatta da Calvino che spiega il
le due è l'uso del futuro e del presente e una seconda è la differenza "informo-dico", è un problema grammaticale e lessicale, spesso sono intercambiabili ma una delle due frasi è grammaticalmente scorretta, la 5 lo è perché l'azione si svolge nel futuro e "dire" è anche meno preciso di "informare" essendo un iperonimo. Nella 6 ci sono meno informazioni espresse linguisticamente ma ci sono le stesse della 5, siamo di fronte ad un caso di semplificazione senza perdita di contenuto. Ci sono dei distanziamenti dalla regola grammaticale difficili da classificare come errori perché non compromettono la struttura ma sbloccano il sistema grammaticale. È frequente trovare "lui" al posto di "egli" ad esempio che è di fatto una semplificazione che non compromette la struttura ("lui" sarebbe la forma per i complementi di "egli" che invecedai parlanti italiani come una sorta di modello di riferimento, anche se non è considerata corretta dal punto di vista normativo. Il secondo studioso è Berruto, che la definisce "italiano standard non standardizzato", sottolineando che è una variante dell'italiano standard ma con alcune caratteristiche non accettate dalla grammatica normativa. Infine, il terzo studioso è Cerruti, che la definisce "italiano standard non ufficiale", evidenziando che è una variante dell'italiano standard ma non riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni linguistiche. In conclusione, la lingua neo-standard è una variante dell'italiano standard che è emersa negli ultimi decenni e che viene utilizzata dai parlanti italiani come un modello di riferimento, nonostante non sia considerata corretta dal punto di vista normativo.“terrore semantico”, la paura di qualsiasi vocabolo che abbia un preciso significato (“stufa” diventa “impianto termico”, “ha fatto” diventa “ha effettuato”). La lingua, parafrasando Calvino, è viva ma l’italiano, per la sua storia, è sempre staccato dalla società e dalla vita (basti vedere la scelta di una lingua morta come modello, il fiorentino trecentesco). Un grosso preconcetto è la dicotomia tra essere italiani e essere massimi esperti della propria lingua; la lingua deve essere coltivata perché prima di tutto serve per pensare. La lingua è la chiave d’accesso al mondo e il modo per essere liberi. L’uso del “voi” ha un’origine diversa rispetto all’italiano burocratico (Paolo Belordinelli ha risposto sul sito della Crusca).“la informo che non potremo venire” (5)“le dico che non possiamo venire” (6)Una prima differenza tra
Daparlanti che non hanno una completa o approfondita conoscenza della grammatica; questo lega l'italiano alla dimensione diastratica ma anche diamesica. Ben più sistematico è Sabatini che li chiama "tratti dell'uso medio" ponendo l'accento sulla loro presenza nella storia della lingua e frequenti in un registro medio. Berruto nell'87 conia l'etichetta di "italiano neo-standard" perché per lui potrebbe diventare lo standard del futuro. Sabatini pone il problema in forma articolata e divide i tratti in fonologici, morfologici e sintattici con anche alcuni esempi lessicali. Paolo d'Achille ha testimoniato l'uso di alcuni tratti in diacronia. Ci possono essere tratti innovativi candidati a diventare standard, ad esempio "Vado a Roma piuttosto che a Bari piuttosto che a Napoli piuttosto che a Bologna", il "piuttosto che" qui è usato con valore disgiuntivo e nel caso ci siano.
solo due opzioni si rimane nell'incertezza; non è una semplificazione ma piuttosto complica, è un tratto nuovo e non è